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NO OGM: convalidato il sequestro del campo

Dal messaggero veneto on line del 29/07/14

 

Il gip convalida il sequestro del campo di mais ogm

Il provvedimento era stato firmato d’urgenza dal pm Viviana Del Tedesco ed eseguito il 19 luglio dal Corpo forestale con la distruzione del raccolto

UDINE. Il gip del tribunale di Udine ha convalidato il sequestro preventivo urgente del campo di Colloredo di Monte Albano, coltivato con mais transgenico Mon810 dal leader dei pro-ogm, Giorgio Fidenato

Il provvedimento era stato firmato d’urgenza dal pm Viviana Del Tedesco ed eseguito il 19 luglio dal Corpo forestale con la distruzione del raccolto.

Il gip ha contestualmente emesso un decreto di sequestro preventivo ritenendo che il provvedimento cautelare sia l’unico modo per «impedire che la libera disponibilità dei fondi sui quali il mais era coltivato determini il pericolo di reiterazione del reato mediante la messa a dimora di nuove coltivazioni non consentite», «anche in ragione del comportamento sinora tenuto da Fidenato il quale, rivendicando costantemente la legittimità della coltivazione, dimostra il proprio intento di proseguire in tale attività anche in presenza di ostacoli normativi».

NO OGM: si sfalda il fronte pro-ogm?

 

Ieri a Colloredo agricoltori divisi tra “duri e puri” e chi teme di finire indagato. Fidenato: appena rientro distribuirò il mais. Si spacca il fronte Ogm, stop alla semina

 

COLLOREDO DI MONTE ALBANo
Al posto dell’annunciata semina di mais transgenico soltanto una sorta di “prova” per sondare la germinabilità delle sementi nello stesso campo distrutto per ordine della Procura lo scorso 19 luglio e dissequestrato l’altroieri. Un escamotage, la prova, che di fatto nasconde la rottura del fronte pro-Ogm tra i “duri e puri” (Giorgio Fidenato e Leandro Taboga) e chi, come Ennio Dordolo, contesta i toni usati dallo stesso Fidenato contro la Procura e quanti, come i contadini, ieri non se la sono sentita di seminare in grande stile per evitare l’iscrizione nel registro degli indagati. Dalla Sicilia, dove si trova per qualche giorno di ferie, Fidenato assicura che la semina avverrà in settimana e che il timore da parte degli agricoltori «ci sta tutto, tante e tali sono le pressioni». Fidenato rassicura che il fronte pro-Ogm verrà ricompattato al suo rientro dalla Sicilia, in programma mercoledì sera, e quindi nei giorni successivi sarà lui stesso a seminare i 6 mila 500 metri quadrati del campo di proprietà del biologo Taboga. «Non posso assolutamente condannare – dice ancora – chi ha avuto un po’ di timore. Sono situazioni assolutamente comprensibili. Da parte nostra metteremo subito alla prova la nuova legge regionale misteriosamente approvata dai nostri politici di cui non conosciamo il testo di legge spedito a Bruxelles». La “prova” di semina è stata giustificata da Taboga con la necessità di valutare la germinabilità delle sementi Ogm che hanno una data di scadenza. In realtà, lui stesso si era reso conto della necessità di rinviare la semina vera e propria viste le defezioni di Ennio Dordolo e di suo nipote Luca, quest’ultimo indicato come quello che materialmente avrebbe effettuato la semina con il trattore. Per questo, appena saputo delle assenze, aveva invitato gli agricoltori presenti a procedere con la semina a mano, informandoli che chi avesse accettato, con tutta probabilità, sarebbe poi stato iscritto nel registro degli indagati. «Oggi siamo qui – è stata la laconica replica di uno dei presenti – unicamente per festeggiare il dissequestro del campo. Poi, in settimana qualcuno provvederà alla semina». Ma non è questo il solo punto di frizione nel fronte Ogm. Diversi agricoltori hanno infatti contestato la modalità con cui si è arrivati all’appuntamento di ieri. «Meglio sarebbe stato – afferma un altro agricoltore – seminare senza farlo sapere e poi riferirlo ai media a cosa fatta. Così abbiamo soltanto prestato il fianco agli avversari del transgenico». Alla fine comunque tutti d’accordo sulla scelta della semina di “prova” e sull’opportunità del rinvio. «La vera notizia di oggi – sono ancora le parole di Taboga – è che il trattamento delle vespe anti-piralide non ha sortito grandi risultati. Qui c’è un campo trattato in questo modo e uno con i pesticidi. Bene, la vespetta è risultata efficace, ma soltanto per il 20 per cento del mais, mentre i pesticidi si sono dimostrati nettamente più efficaci. A questo punto gli agricoltori e gli utenti devono capire che le alternative sono soltanto due: o la scelta del mais trattato con i pesticidi, oppure quello transgenico. Noi continuiamo a dire che il mais Ogm è assolutamente sicuro e innocuo rispetto al trattamento con i pesticidi». Ieri nel campo di Colloredo di Monte Albano c’è stato anche un sopralluogo della Forestale che ha preso atto che nulla è stato seminato.
Dal Messaggero Vento dell’08 settembre 2014 di Domenico Pecile

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NO OGM: nuovo comunicato del Coordinamento per la difesa della biodiversità

Gli interventi legislativi e le loro applicazioni non sono sufficienti a salvaguradare la biodiversità.

Nelle ultime settimane sembra che il fronte pro-ogm stia incassando diverse sconfitte, mentre i contrari stiano ottenendo delle vittorie di cui molti si danno i meriti. Secondo noi la questione non sta proprio così. Per prima cosa, il coordinamento tutela biodiversità FVG non ritiene di aver vinto niente. Diamo, naturalmente, una valutazione positiva agli interventi legislativi effettuati nei gironi scorsi dall’amministrazione regionale, avvenuti anche a seguito delle numerose mobilitazioni popolari che hanno posto in evidenza i limiti della coesistenza. Ma riteniamo anche che gli strumenti legislativi non siano sufficienti. Infatti, essi devono ancora essere vagliati e valutati dal consiglio europeo e le recenti notizie provenienti dall’Efsa, non preannunciano nulla di buono. La scorsa primavera la Francia, aveva vietato la coltivazione del mon 810, anche alla luce delle ricerche del dott Gilles-Eric Séralini, biologo molecolare dell’Università di Caen, in Normadia, le quali dimostrano la nocività del transgenico. l’Efsa, ai primi di settembre ha comunicato il respingimento della richiesta della nazione cisalpina di vietare le colture ottenute con tecniche transgeniche. Non dimentichiamo, poi, la minaccia proveniente dai TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) il cui scopo primario è l’eliminazione delle barriere normative, viste come limiti di profitto dalle multinazionali. Tali barriere rappresentano degli standard orami consolidati in ambito europeo come le normative ambientali, i diritti dei lavoratori, le norme di sicurezza alimentare, comprese la restrizione sugli OGM, i regolamenti sull’uso di sostante chimiche tossiche, etc. Accordi che sono presi senza informare l’opinione pubblica, e non è un caso! Inoltre, ricordiamo che in Europa sono importati tonnellate di soia, colza e mais ottenuti da semi transgenici coltivati nel continente americano da cui si ottengono mangimi destinati agli allevamenti intesivi. Inoltre, è in scadenza il Dlgs del 10 agosto 2013, di cui non si sa nulla su come il Parlamento abbia intenzione di pronunciarsi. Tutto questo ci dimostra, che i soli interventi legislativi non sono sufficienti nel lungo periodo sul piano ecologico, essi sono solo delle toppe. Lo diciamo fin dall’inizio della nostra costituzione, e lo abbiamo ribadito in ogni nostro comunicato stampa e iniziative, per noi è fondamentale un cambiamento nel paradigma della produzione del cibo. Nei media locali si parla di rottura del fronte pro-ogm, ma noi non esultiamo di fronte a certe notizie, poiché quegli agricoltori hanno rinunciato non per una presa di coscienza sulla questione del transgenico e di fare agricoltura, ma bensì per paura di effetti sul piano legale. Finché ci saranno imprenditori agricoli e non contadini, nessun avrà vinto.

Consideriamo assurde e ridicole le provocazioni le recenti provocazioni di seminare il mais a settembre e crediamo che ci sia bisogno di interventi da parte di qualche assistente sociale per aiutare certe persone che sembrano aver perso il lume della ragione.

Desideriamo un mondo migliore, desideriamo nuove forme di relazioni sociali, desideriamo un altro modo di fare agricoltura, dichiariamo il nostro no agli Ogm perché diciamo NO all’agroindustria del profitto a discapito della fertilità della terra.

 

http://biodiversitafvg.wordpress.com/

OGM: il ritorno di Fidenato

Dal Messaggero veneto del 28/05/13

Fidenato al Governo «Ogm, consultatemi»

 


La Corte di giustizia europea ha riconosciuto le ragioni dell’imprenditore pordenonese Giorgio Fidenato, accusato di avere messo a coltura mais Ogm senza avere ottenuto l’autorizzazione prescritta dalla legislazione nazionale. La normativa europea non consente a uno Stato membro di opporsi alla messa in coltura sul suo territorio di ogm. L’ottenimento di un’autorizzazione nazionale costituirebbe, infatti, una misura di coesistenza volta a evitare la presenza involontaria di ogm in altre colture. «Ricordiamo che la Regione ha revocato la deliberazione sull’impiego degli ogm in agricoltura che vieta, se non per sperimentazione, l’impiego di sementi geneticamente modificate sul proprio territorio», spiega il deputato del Movimento 5 Stelle Aris Prodani. Per questo i deputati M5S hanno depositato un’interrogazione al presidente del Consiglio e ai ministri delle Politiche agricole e dell’Ambiente per sapere se l’esecutivo intenda rispettare subito gli impegni assunti con l’approvazione dell’ordine del giorno del Senato, adottando come criterio guida per la coltivazione degli Ogm la clausola di salvaguardia. E, proprio sulla clausola di salvaguardia – una norma, prevista dalla direttiva europea del 2001 e già applicata da vari paesi, che dà la possibilità a uno Stato di vietare sul proprio territorio la coltivazione di colture transgeniche nel caso si profilino rischi per la salute o per l’ambiente –, Giorgio Fidenato, quale «portatore di interessi», intende dire la sua. Quale titolare dell’azienda agricola “In Trois” e presidente di Agricoltori Federati, ha scritto ai ministri dell’Ambiente, della Salute e delle Politiche agricole, chiedendo «ai sensi del principio di trasparenza, di partecipare all’adozione del provvedimento amministrativo della clausola di salvaguardia, per analizzare congiuntamente le nuove prove scientifiche sulla rischiosità del Mon810 per la salute e per l’ambiente». Oggi, infine, Fidenato, a seguito del pronunciamento della Corte di giustizia Ue, chiederà il dissequestro di azienda, campi, conto corrente e trattore.

OGM: Dissequestrato il mais ogm.

dal Messaggero Veneto del 07/06/13

Fidenato, dissequestrate le sementi Ogm

Torna a essere proprietario dei terreni – cinque ettari e mezzo – di mezzi tecnici (dal trattore al computer) e soprattutto delle sementi della discordia: i semi di Mon 810, il mais transgenico riconosciuto dall’Europa, che aveva acquistato due anni fa e che sono diventati il simbolo degli agricoltori pro Ogm. Giorgio Fidenato, dopo l’ordinanza della Corte di giustizia europea, torna proprietario della sua impresa ad Arba. Il giudice del tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin, ottenuto il parere favorevole del pubblico ministero, ieri ha revocato il sequestro preventivo dell’azienda che ha sede legale ad Arba. Un decreto che suona come un anticipo di sentenza. E che per Fidenato diventa il via libera tanto atteso alla messa a dimora di mais transgenico. Il giudice, preso atto della richiesta che Fidenato ha presentato al pubblico ministero il 31 maggio, preso atto del parere favorevole del pm (datato 4 giugno) e soprattutto dell’ordinanza della Corte di giustizia europea sul caso Fidenato, conclude che «il fatto storico ascritto a Fidenato non può essere considerato reato dall’ordinamento nazionale come osservato efficacemente dal pm: ciò comporta la sopravvenuta dissolvenza del fumus commissi delicti, che impone la caducazione del vincolo». E che fa già intravedere una sentenza di assoluzione. Se Fidenato infatti è finito a processo per aver messo a dimora «sementi di mais di varietà geneticamente modificata (e segnatamente della varietà Mon 810) in carenza dell’autorizzazione…» dello Stato, la Corte di giustizia ha cassato l’ipotesi ritenendo che l’autorizzazione non debba essere concessa se le varietà sono già riconosciute dal diritto europeo. Come dire: la direttiva – anche se non recepita dallo Stato membro – è prevalente. E se la palla, dal punto di vista giuridico, ora passa allo Stato, per l’agricoltore il dissequestro è già un via libera alla possibilità di seminare. Per ora Fidenato non si sbilancia: «Diciamo che finalmente posso tornare a fare l’imprenditore agricolo» si limita a dire con gioia dopo il provvedimento del magistrato. «Ho già parlato con il custode giudiziario con cui il rapporto è stato sempre buono». La volontà di seminare Fidenato non l’ha però mai nascosta e fa intendere che a breve ci potrebbero essere novità, a questo punto alla luce del sole visto che la magistratura a accertato che lui non ha agito fuori legge. Oltre a dissequestrare i beni, il giudice ha revocato l’incarico al custode giudiziario – il direttore centrale delle Risorse agricole, Luca Bulfone – che entro la fine di luglio dovrà fare una relazione della gestione. Martina Milia

 

 Dal Messaggero veneto del 08/06/13

Ogm, esplode la polemica Zanin interroga la Camera

«Nel settembre 2012 una sentenza della Corte di giustizia europea ha dato una seria bacchettata al nostro Parlamento: non è possibile bloccare la messa in coltura di un prodotto Ogm se questo è già stato approvato a livello europeo. L’Italia, che ha sempre negato la propria autorizzazione, rischia l’infrazione comunitaria, mentre il mondo dell’agricoltura si trova spaccato in due». Lo dice Giorgio Zanin, parlamentare del Pd, in una interrogazione alla Camera. Il quesito «riguarda la situazione in cui versa lo Stato italiano, nonostante la cornice dei principi disposti dalla Legge 5 del 2005, il quale sembra privo di misure adeguate alla coesistenza tra la messa a coltura di varietà geneticamente modificate e di quelle biologiche per non compromettere la biodiversità ambientale e la qualità e la tipicità della produzione agroalimentare nazionale, bandiera del Made in Italy in tutto il mondo. A seguito dell’impegno del Governo ad adottare misure di salvaguardia al fine di evitare qualsiasi contaminazione votato durante la seduta del 21 maggio 2013 in Senato, chiediamo a Letta e alla sua squadra se i tentennamenti dei Governi che lo hanno preceduto possano aver compromesso la qualità e la sicurezza della produzione agricola del paese e, secondariamente, quali motivazioni stanno alla base del ritardo nel provvedere al divieto temporaneo e di urgenza della coltivazione Ogm». Contraria l’opinione di Futuragra, che da tempo si batte in difesa dell’agricoltura biotech: l’associazione rileva che in 15 anni «di coltivazioni di questo genere, non si è avuto alcun danno per l’uomo», danni che arriveranno se prevarrà un certo “oscurantismo ideologico” che impedisce la sperimentazione in questo settore. «Maggiore chiarezza di comunicazione circa l’illegalità in Regione di semine Ogm e una più intensa sorveglianza sulle possibile semine di mais Mon 810» vengono chiesti infine dalle associazioni ambientaliste Aiab, Wwf, Medici per l’ambiente e Legambiente, in una lettera alla presidente regionale Debora Serracchiani, dopo il dissequestro delle sementi di Giorgio Fidenato autorizzato dal giudice Piccin. Gli ambientalisti sollecitano «l’intensificazione della sorveglianza sulle semine e contestualmente una chiara definizione normativa e relativa comunicazione a tutti i settori sulla non legalità delle semine Ogm»

 

OGM: Fidenato ha seminato il suo mail ogm

Dal Piccolo del 16/06/13

Riparte la sfida degli Ogm Semina pubblica a Vivaro

 

di Domenico Pecile w VIVARO Polizia, carabinieri, vigili urbani. E anche la celere di Padova. Un deterrente tanto inevitabile quanto inutile. Si temevano proteste. Si ipotizzavano manifestazioni di dissenso. Si temevano addirittura provocazioni e scontri. Previsioni smentite. Tutto è filato liscio con buona pace delle forze dell’ordine e, soprattutto, di Giorgio Fidenato destinato a passare alla storia come il primo agricoltore che ha seminato mais transgenico in Italia, sfidando anche una recente decisione del nostro Parlamento. La “vittoria” di Fidenato. Forte, infatti, del decreto di dissequestro del tribunale di Pordenone che fa presagire una sentenza di assoluzione per la semina di mais Ogm risalente ormai all’aprile 2010, ieri Fidenato ha messo a dimora le sementi “incriminate” nel campo antistante la caserma Forgiarini. In quello stesso terreno che nell’agosto di tre anni fa fu preso d’assalto dai disobbedienti proprio quando le pannocchie erano pronte per essere raccolte. E ieri mattina, prima della semina sui tremila metri quadrati di supeficie, erano in molti a scommettere che le piante non arriveranno a maturazione. Probabilmente, ne è consapevole anche lo stesso Fidenato, che comunque è andato all’incasso di un successo sicuramente simbolico, ma di certo insperato fino a poche settimane fa. Nessuna protesta. Nessuno garantisce l’“incolumità” di quella semina per i prossimi mesi. «Quelle pannocchie non saranno mai raccolte», sentenzia un agricoltore. Era questo uno degli argomenti più gettonati tra quanti hanno assistito alla semina. Fidenato non ci pensa. Comunque vada, per lui è un successo anche perché ha potuto realizzare il suo sogno senza contrasti. Nessuna protesta organizzata, si diceva. Solanto alcuni dissidenti, qualche esponenti del M5S tra i quali la consigliera regionale Eleonora Frattolin e l’immancabile Graziano Garzit, ex presidente dell’Aprobio e agricoltore biodionamico. Imponente la presenza delle forze dell’ordine, tra cui Polizia di Stato in assetto antisommossa – sul posto anche il questore di Pordenone, Sergio Cianchi – e Carabinieri del Comando provinciale. Le forze dell’ordine temevano la presenza di no-global e movimenti ambientalisti che, invece, non sono arrivati. Attacco alla Coldiretti. Dura la presa di posizione di Garzit secondo cui quanto avvenuto ieri a Vivario «è la fase finale di un disastro annunciato. In 50 anni di monocoltura i nostri terreni hanno perso il 3/4 per cento di sostanza organica. Colpa della monocoltura e delle sirene come quella degli Ogm». «Balle – è la secca replica di Fidenato che in questa battaglia, oltre che dall’Associazione agricoltori federati, di cui è presidente, è spalleggiato dal Movimento Libertario, ieri presente con il presidente bergamasco Leonardo Facco – perché qui in molti barano. Credo sia doveroso ripetere che su 800 mila ettari di terreni coltivati a mais, in Italia vengono utilizzati 800 mila chilogrammi di antiparassitari. Un’enormità. Uno scandalo. Ma queste cose la Coldiretti le nasconde e non le dice. E non le dicono neppure i media quando affrontano questo problema». «In Regione – è il commento della consigliera regionale del M5S, Frattolin – spingeremo affinché venga applicata la clausola di salvaguardia approvata di recente dal Senato. È vero che c’è la sentenza europea cui Fidenato si sta aggrappando, ma è altrettanto assodato che in Italia vige la legge 5 del 2005 che prevede l’autorizzazione nazionale per la semina degli Ogm. Oggi siamo qui soltanto per manifestare il nostro sacrosanto dissenso». La Frattolin parla mentre Fidenato sale sul trattore per dare il via alla semina che si è svolta davanti a duecento persone, tra cui soprattutto sostenitori dell’iniziativa e, come detto, pochi dissidenti che si sono limitati a esporre alcuni striscioni tra i quali campeggiava la scritta provocatoria “Pianta canapa – più posti di lavoro, più soluzioni ambientali. Questa è una soluzione innovativa. No Ogm”. «Nel mondo – ha affermato Fidenato, dopo la semina delle sementi transgeniche e parlando da un palco improvvisato sopra un carro – c’è spazio per tutti»

 

 

 

Dal Messaggero veneto del 17/06/13

Semina di mais ogm

anche a Mereto

 

Dopo Vivaro, ieri Fidenato ha coltivato un altro campo. Proteste degli ambientalisti e del M5S che chiedono un intervento

 

di Alessandro Cesare

 

MERETO DI TOMBA. La battaglia di Giorgio Fidenato contro quella che definisce «la cultura totalitaristica» degli anti-Ogm prosegue. Dopo aver messo a dimora mais transgenico su un campo di 3 mila metri quadrati a Vivaro, ieri Fidenato ha cosparso le sementi Ogm anche in un terreno di Mereto di Tomba, in una sua proprietà di mille metri quadrati.

 

«Sto solamente continuando la mia attività di imprenditore agricolo», commenta Fidenato, quasi a voler scansare le polemiche nate dopo la sua semina transgenica.

 

Le critiche più aspre sono state sollevate dalle associazioni ambientaliste (Aiab, Legambiente, Greenpeace, Isde Wwf) e dal Movimento 5 Stelle, ma non tanto contro l’azione dell’agricoltore friulano, piuttosto contro la politica, per non aver ancora preso una decisione chiara e definitiva in merito. «C’è poco da protestare – continua Fidenato – perché c’è una sentenza della Corte di giustizia europea che mi permette di seminare questo mais.

 

L’Italia, essendo uno stato membro dell’Ue, deve accettare questa disposizione e adeguarsi. Siamo di fronte a una cultura totalitaristica di un gruppo – aggiunge – che tenta di imporre il proprio modello. È ora di lasciare libertà d’azione agli agricoltori». Fidenato è consapevole che il mais transgenico seminato sui suoi terreni, difficilmente potrà essere raccolto, essendo esposto ad atti di tipo vandalico. «Le persone di poco spessore culturale – continua l’agricoltore – non accettando chi la pensa diversamente da loro, si comportano mettendo in atto atti violenti.

 

La mia azione vuole essere una chiamata per tutti gli agricoltori, perché si rendano conto di cos’è il mais Ogm e di quali siano i suoi vantaggi». Fidenato è convinto dei benefici che il mais Ogm può portare alle coltura del Fvg: rendere inefficace l’attacco della piralide, un parassita in grado di riempire di tossine il granturco, e, di conseguenza, non costringere all’utilizzo di trattamenti insetticidi piuttosto vigorosi.

 

Le associazioni ambientaliste, però, non sono dello stesso avviso. «A forza di aspettare che qualcun altro agisca, si è lasciato il campo libero per il Fidenato’s show. È vero che il quadro normativo è a dir poco intricato – accusano Aiab, Legambiente, Greenpeace, Isde Wwf – ma a forza di aspettare che altri disbroglino la matassa il tempo passa, i semi germinano, le piante crescono, i pollini si disperdono, e le potenzialità di un modello agricolo di qualità si dissolvono. A questo si aggiunge il processo di perdita di fiducia nelle istituzioni, che in questa occasione sono accorse a protezione di pochi arroganti, calpestando la volontà della stragrande maggioranza di consumatori, cittadini e contadini friulani, che gli Ogm non li vuole».

 

Tra coloro che hanno criticato la semina transgenica, ci sono anche i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Ilaria Dal Zovo, Eleonora Frattolin e Cristian Sergo. «Non ce l’abbiamo con l’agricoltore Fidenato, che è nel pieno esercizio dei suoi diritti, ma con chi, per lentezza burocratica o incapacità decisionale, ha permesso di arrivare a questo punto. Fidenato – proseguono – sostiene che debba essere garantita la libertà di coltivazione finché non risulti dimostrata la pericolosità per la salute degli Ogm.

 

Noi, invece, riteniamo sia essenziale seguire il principio di precauzione, per il quale finché non venga dimostrata la non pericolosità del mais, non si debba coltivare – concludono i “grillini” –. Dove queste colture sono già presenti, stanno diventando la rovina dei piccoli agricoltori che, a fronte di un risparmio esiguo sui pesticidi, non hanno più la possibilità di produrre le sementi in modo autonomo».

 

OGM: nuova semina e sit-in (agg.22/06)

Messaggero veneto del 22/06/13

Fidenato dal prefetto La semina di Ogm arriva alle Camere

di Elena Del Giudice «Dal prefetto si sono recati tutti, lunedì ci andrò anch’io». Ovviamente per dire cose diverse, innanzitutto «che c’è una sentenza e va rispettata – dichiara Giorgio Fidenato, l’imprenditore agricolo che, forte del pronunciamento della Corte europea, ha seminato mais Ogm nei propri terreni – e che ogni provvedimento che anche questa Regione volesse assumere, sarebbe illegittimo perché contrario alla normativa Europea». L’iniziativa di Fidenato, ovvero l’incontro con il prefetto di Pordenone, Pierfrancesco Galante, segue quella della Coldiretti che aveva una diversa finalità, l’associazione di categoria sollecita infatti l’emanazione di norme nazionali o regionali di salvaguardia, tali da impedire la contaminazione, da parte degli organismi geneticamente modificati, di una vasta porzione di terreni agricoli. «Ho ascoltato tante sciocchezze – rincara Fidenato -, credo sia opportuno informare correttamente il prefetto, e quindi il governo». Secondo Futuragra, l’associazione che da tempo si occupa di Ogm, «la piaga delle aflatossine la si affronta con il mais Ogm perché essendo resistente all’attacco della piralide e della diabrotica, che genera queste micotossine tossiche, non determinerebbe questo problema». Dalle aflatossine sarebbe stato contaminato del latte messo nel circuito di vendita anzichè essere distrutto, come emerso dall’inchiesta dei Nas sul Cospalat che ha portato a diversi arresti in regione. In difesa degli Ogm si schiera Umberto Tirelli del Cro di Aviano, che ricorda come il mais geneticamente modificato risolverebbe il problema delle muffe e delle tossine, e invita a considerare «che già oggi la soia con cui vengono alimentati, ad esempio, mucche e maiali, è Ogm. Quindi già oggi mangiamo Ogm attraverso salami e bistecche. Utilizzare semi Ogm consentirebbe inoltre di ridurre i consumi di acqua per l’irrigazione e, soprattutto, i pesticidi e le altre sostanze destinate o a proteggere o a far crescere le piante, e quindi anche la quantità di atrazina presente nell’acqua». Infine, su richiesta della federazione provinciale di Pordenone di Sel, i parlamentari Franco Bordo (commissione agricoltura), Erasmo Palazzotto, e il capogruppo di Sel Gennaro Migliore hanno presentato un’interrogazione parlamentare sulla semina da parte di Giorgio Fideato di Ogm nel territorio pordenonese richiamando il governo italiano ad allinearsi con le normative europee a tutela «della salute umana, dell’ambiente e del modello socio economico e sociale del settore agroalimentare».

 

 

Dal Piccolo del 22/06/13

Mobilitazione della Coldiretti contro la semina di mais ogm 

GORIZIA Davanti a quello che è accaduto qualche giorno fa con la semina di varietà di mais Ogm è necessaria una mobilitazione trasversale che coinvolga non soltanto il mondo della produzione, ma la politica e la società civile – è questo quanto ha affermato il Presidente di Coldiretti Gorizia Antonio Bressan in occasione degli incontri che assieme al Direttore di Coldiretti Gorizia Bozzatto ha avuto con il Viceprefetto di Gorizia, il Questore Piovesana, il Presidente della Provincia di Gorizia Gherghetta e l’assessore provinciale all’agricoltura Mara Cernic. Nel corso degli incontro i due rappresentanti di Coldiretti hanno consegnato un documento di Coldiretti sul tema degli organismi geneticamente modificati. Oramai ha ripreso Bressan questa della semina degli Ogm e del loro impiego è una storia che si ripete da dieci anni, stiamo pagando i ritardi della politica che non decide. La stessa semina di mais ogm effettuata qualche giorno fa a Vivaro poteva essere evitata se i Ministeri competenti di Agricoltura, Sanità e Ambiente avessero adottato il Decreto si salvaguardia che avrebbe impedito la semina. Decreto che va assolutamente assunto con grande rapidita, prima della fioritura del mais pena la contaminazione delle colture tradizionali. Il nostro sistema agricolo non ha bisogno di Ogm, gli elementi di forza che rendono ad oggi l’agroalimentare l’unico settore che tiene o addirittura che cresce in termini di fatturato è la biodiversità, la ricerca da parte del consumatore di prodotti unici del territorio, l’ogm sappiamo cancella la biodiversità, è assurdo che si che voglia abbandonare un modello economico vincente come quello del agroalimentare made in Italy, copiato da tutto il mondo. A sostegno delle tesi anti ogm anche oltre il 75% della popolazione italiana, è questo quanto emerge da diverse indagini svolte in questi giorni sul tema. Il cittadino – ha ripreso Bressan – cerca nel cibo salubrità e sicurezza alimentare, cosa che gli ogm non sono in grado di garantire. Con il Presidente Gherghetta e l’assessore Cernic si è anche parlato del progetto carso 2014 che vedra’ anno prossimo il territorio della provincia di Gorizia, ospitare le celebrazioni per i 100 anni dall’ inizio della grande guerra. E’ paradossale hanno sottolineato Bressan e Gherghetta pensare di ospitare turisti in un territorio cosi ricco di prodotti agroalimentari a rischio di una contaminazione Ogm. Nel contempo hanno comunicato Bozzatto e Bressan Coldiretti assumerà tutte le iniziative a livello nazionale e locale per scongiurare l’impiego di sementi Ogm

 

 

Dal Messaggero Veneto del 21/06/13

Api e bandiere contro gli Ogm

Hanno scritto “No Ogm” con tanti semi sparsi per terra. Lì vicino hanno appoggiato in bella mostra un’arnia, il contenitore delle api, come simbolo della biodiversità da tutelare. E poi hanno sventolato le loro bandiere. Una quarantina di persone, in rappresentanza di 15 associazioni, si è presentata ieri mattina davanti al palazzo della Regione di via Sabbadini per protestare contro la semina di piante geneticamente modificate. I pericoli «Sono altissime le probabilità e quindi i pericoli della contaminazione accidentale», hanno denunciato schierandosi sul cortile interno del palazzo regionale. Luogo simbolo di quel potere che, secondo i manifestanti, non ha fatto nulla per bloccare la semina Ogm fatta a Vivaro e Mereto di Tomba dall’agricoltore “eretico” Giorgio Fidenato. «Non si capisce che si sta mettendo a rischio la biodiversità», ha denunciato Cristina Micheloni, dell’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), diffondendo le statistiche pubblicate da un’università canadese secondo cui il numero delle api si sia ridotto fino al 90 per cento nei campi coltivati con colza geneticamente modificata. Non solo api «Non solo per la tutela della biodiversità e delle specificità del territorio, la Coldiretti si è schierata contro gli Ogm anche per ragioni economiche», ha sottolineato Rosanna Clocchiatti, la presidente udinese dell’associazione che rappresenta il 66 per cento degli agricoltori in tutto il Friuli Venezia Giulia. Per la tipicità delle produzioni nostrane e contro le multinazionali che producono i semi transgenici si sono schierati anche Roberto Pizzutti del Wwf, i rappresentanti di Slow Food e di Aprobio ed Emilio Gottardo. Quest’ultimo, bandiera di Legambiente sulle spalle, ha annunciato per la prossima settimana, mercoledì 26 alle 18 (probabilmente a Palazzo Marpurgo), un incontro pubblico sui rischi dell’Ogm. E la politica? Presenti alla manifestazione anche rappresentanti locali del MoVimento 5 Stelle e il capogruppo del Pd, Cristiano Sharuli, che ha ribadito la posizione contraria agli Ogm della giunta: «Ci battiamo contro la massificazione della produzione». Una posizione che sembra unire gran parte degli schieramenti politici, come dimostra la legge regionale dell’8 aprile 2011 in materia. Ma, in attesa della sentenza di probabile assoluzione per Fidenato prevista per l’8 luglio, questa norma non può essere applicata perché in conflitto con le direttive e la sentenza della Corte di giustizia europea che ha dato il via libera alla semina del mais “Mon 810”, quello incriminato e piantato più volte in Friuli. Davide Lessi

 

 

di Elena Del Giudice Ogm: Coldiretti dal prefetto, e Greenpeace raccoglie, sul web, oltre 13 mila adesioni in poche ore in calce alla richiesta, rivolta al ministro, di fermare la contaminazione. «Se pensiamo di globalizzare anche l’agricoltura, allora è bene si sappia che farà il destino di tutti gli altri settori», cannibalizzata, annientata, distrutta. Impedire che questo avvenga è uno degli imperativi della Coldiretti che ribadisce il proprio “no” agli Ogm in agricoltura. Il presidente di Coldiretti Pordenone, Cesare Bertoia, con il nuovo direttore, Claudio Bressanutti, hanno incontrato ieri il prefetto di Pordenone, Pierfrancesco Galante, per parlare di Ogm, iniziativa duplicata nelle altre province e concomitante con la manifestazione nazionale di Roma. Coldiretti si mobilita per chiedere «una soluzione normativa al vuoto legislativo che si è venuto a creare e che consente, ad un solo agricoltore, di seminare mais geneticamente modificato che il restante 99% degli imprenditori non vuole». Coldiretti sollecita da tempo l’emanazione delle cosiddette “norme di coesistenza”, ovvero un quadro di regole che, rispettando la direttiva europea, consenta a chi vuole di seminare Ogm, e a chi non vuole la libertà di dedicarsi ai prodotti di qualità, senza correre il rischio di venire “contaminato” dagli organismi geneticamente modificati. Norme che non ci sono e che la sentenza della Corte europea ha rilevato autorizzando un agricoltore a seminare mais Ogm. «Abbiamo chiesto al prefetto – hanno proseguito Bertoia e Bressanutti – di rappresentare al governo questa necessità e quindi l’approvazione rapida della norma». La stessa richiesta Coldiretti l’ha rivolta alla Regione, all’assessore Bolzonello, perchè il Fvg si doti del regolamento sulla coesistenza, unico strumento che consenta alla produzione agricola di questo territorio di puntare sulla qualità, elemento distintivo che spinge anche l’export regionale. Di «scelta illegittima» parla invece Futuragra che rimarca come «per oltre 10 anni la politica italiana non ha voluto affrontare il tema degli Ogm in agricoltura e adesso cerca di metterci una pezza invocando una clausola di salvaguardia illegittima. La legge dà ragione agli agricoltori che vogliono seminare e non si può più impedirglielo». «Abbiamo depositato la proposta di risoluzione sugli Ogm redatta dall’on. Susanna Cenni e da me sottoscritta – dichiara il deputato del Pd, Giorgio Zanin -, per chiedere al governo l’applicazione della clausola di salvaguardia». Un appello arriva dall’europarlamentare Andrea Zanoni che esorta l’esecutivo a individuare soluzioni atte ad «contrastare le conseguenze della sentenza della Ue ed evitare che fatti simili possano verificarsi anche in altre regioni italiane».i Elena Del Giudice Ogm: Coldiretti dal prefetto, e Greenpeace raccoglie, sul web, oltre 13 mila adesioni in poche ore in calce alla richiesta, rivolta al ministro, di fermare la contaminazione. «Se pensiamo di globalizzare anche l’agricoltura, allora è bene si sappia che farà il destino di tutti gli altri settori», cannibalizzata, annientata, distrutta. Impedire che questo avvenga è uno degli imperativi della Coldiretti che ribadisce il proprio “no” agli Ogm in agricoltura. Il presidente di Coldiretti Pordenone, Cesare Bertoia, con il nuovo direttore, Claudio Bressanutti, hanno incontrato ieri il prefetto di Pordenone, Pierfrancesco Galante, per parlare di Ogm, iniziativa duplicata nelle altre province e concomitante con la manifestazione nazionale di Roma. Coldiretti si mobilita per chiedere «una soluzione normativa al vuoto legislativo che si è venuto a creare e che consente, ad un solo agricoltore, di seminare mais geneticamente modificato che il restante 99% degli imprenditori non vuole». Coldiretti sollecita da tempo l’emanazione delle cosiddette “norme di coesistenza”, ovvero un quadro di regole che, rispettando la direttiva europea, consenta a chi vuole di seminare Ogm, e a chi non vuole la libertà di dedicarsi ai prodotti di qualità, senza correre il rischio di venire “contaminato” dagli organismi geneticamente modificati. Norme che non ci sono e che la sentenza della Corte europea ha rilevato autorizzando un agricoltore a seminare mais Ogm. «Abbiamo chiesto al prefetto – hanno proseguito Bertoia e Bressanutti – di rappresentare al governo questa necessità e quindi l’approvazione rapida della norma». La stessa richiesta Coldiretti l’ha rivolta alla Regione, all’assessore Bolzonello, perchè il Fvg si doti del regolamento sulla coesistenza, unico strumento che consenta alla produzione agricola di questo territorio di puntare sulla qualità, elemento distintivo che spinge anche l’export regionale. Di «scelta illegittima» parla invece Futuragra che rimarca come «per oltre 10 anni la politica italiana non ha voluto affrontare il tema degli Ogm in agricoltura e adesso cerca di metterci una pezza invocando una clausola di salvaguardia illegittima. La legge dà ragione agli agricoltori che vogliono seminare e non si può più impedirglielo». «Abbiamo depositato la proposta di risoluzione sugli Ogm redatta dall’on. Susanna Cenni e da me sottoscritta – dichiara il deputato del Pd, Giorgio Zanin -, per chiedere al governo l’applicazione della clausola di salvaguardia». Un appello arriva dall’europarlamentare Andrea Zanoni che esorta l’esecutivo a individuare soluzioni atte ad «contrastare le conseguenze della sentenza della Ue ed evitare che fatti simili possano verificarsi anche in altre regioni italiane».

 

 

 

Dal Messaggero 20/06/13

Ambientalisti e Coldiretti: sit-in e protesta anti Ogm

Gli schieramenti “No Ogm” hanno serrato i ranghi. E, a meno di una settimana dalla semine show di Giorgio Fidenato nei campi di Vivaro e Mereto di Tomba, ambientalisti e associazioni di categoria si sono organizzati. La battaglia contro le piante geneticamente modificate continua. Sia sul fronte nazionale che su quello locale. Oggi a Roma, alle 14.30, una delegazione della Coldiretti Fvg, guidata dal presidente Dario Ermacora, parteciperà alla manifestazione organizzata dalla task force anti-Ogm davanti alla Camera dei deputati per denunciare l’immobilismo delle istituzioni. Ma già in mattinata a Udine, la presidente della maggiore associazione di rappresentanza degli agricoltori, Rosanna Clocchiatti, e il direttore della federazione Angelo Corsetti saranno impegnati in un doppio incontro: alle 9.30, con il prefetto Ivo Salemme e poi, alle 12, con il presidente della Provincia Pietro Fontanini. Non solo la Coldiretti, anche le truppe degli ambientalisti intendono dare il loro contributo. E si sono date appuntamento sempre oggi alle 11 davanti al palazzo della Regione, in via Sabbadini. «La manifestazione chiederà l’applicazione della clausola di salvaguardia, per vietare la messa a coltura di piante geneticamente modificate», spiega Elia Mioni di Legambiente. La clausola, prevista da una direttiva europea e approvata lo scorso maggio dal Senato, prevede la possibilità per uno Stato membro di proibire la coltivazione di colture transgeniche sul proprio territorio in caso di rischi per l’ambiente o la salute. Oltre a Legambiente, in piazza ci saranno anche l’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab), il Wwf e Slow Food. Un manifestazione che, nelle intenzioni degli ambientalisti, «serve a denunciare il rischio di nuove semine Ogm non autorizzate che mettono a repentaglio tutto il modello agricolo regionale». «C’è la possibilità che le semine di Vivaro e Merano si ripetano in tutto il Friuli senza nessun intervento dell’autorità», spiega Cristina Micheloni, dell’Aiab. Più duro l’ambientalista del Wwf Roberto Pizzutti che, oltre all’applicazione del divieto, chiede «la distruzione delle colture seminate». Max Plett, segretario regionale di Slow Food – l’associazione fondata nel 1986 da Carlo Petrini – cita invece una recente ricerca: «Se quasi sette italiani su dieci considerano gli organismi geneticamente modificati meno salutari di quelli tradizionali, dobbiamo batterci perché sia rafforzata la tutela del territorio da forme di inquinamento genetico». Il segretario aggiunge: «C’è da assicurare la competitività delle nostre produzioni tradizionali e di qualità». La manifestazione, un “sit-in creativo” cui sono invitati i simpatizzanti e i soci, intende sollecitare l’intervento delle autorità. «Per farle passare dal dire al fare», concludono gli organizzatori. Del resto, il quadro normativo è tutt’altro che chiaro. Da una parte, l’agricoltore “eretico” Giorgio Fidenato fa valere il dissequestro dei terreni deciso dal tribunale di Pordenone per i fatti dell’aprile 2010, una sentenza che fa presagire l’assoluzione per le semine di tre anni fa. Dall’altra gli ambientalisti e la Coldiretti vogliono far leva sulla clausola di salvaguardia e chiedono un quadro di riferimento legislativo certo. La battaglia continua. Davide Lessi

 

19/06/13

Mais Ogm anche a Mereto ma top secret

MERETO DI TOMBA Anche Mereto di Tomba alla ribalta per la semina di mais Ogm in un terreno coltivato dall’ormai noto imprenditore agricolo Giorgio Fidenato che alcuni giorni fa aveva compiuto la stessa operazione a Vivaro. Ma in paese nessuno è in grado di indicare la “proprietà” che è stata oggetto della semina. La notizia ha avuto un certo effetto, ma nessuno, tra i cittadini del capoluogo e amministratori, era a conoscenza del fatto appreso lunedì dalla stampa. Ce la riferisce lo stesso Fidenato, originario di Tomba, che attualmente vive e lavora appunto a Vivaro, in provincia di Pordenone. «Domenica mattina, alle 9, ho seminato il mais Ogm in un terreno di 1.000 metri quadrati di mia proprietà nella frazione di Tomba. In seguito, mi sono incontrato con alcuni amici di vecchia data e ho distribuito loro le sementi rimaste perché possano provare a piantarle nei loro orti». Ma il terreno è davvero di sua proprietà? «Sì», dice in “diretta” dal suo trattore. Dalla visura catastale non risulta, però, alcuna proprietà a Tomba a nome dell’imprenditore. Piccola pausa di riflessione: «Lo sapevo che andavano a pescare anche questa; giustamente il terreno è di proprietà di mia moglie, io ho con lei un regolare contratto di affitto». Così il piccolo “giallo” della proprietà è chiarito. Rimane l’atto della semina del mais Ogm – la cui coltivazione è stata autorizzata da una sentenza della Corte di giustizia europea – che a Tomba è avvenuta in totale sordina senza che nessuno abbia assistito al gesto, come era invece avvenuto in modo eclatante nei giorni scorsi a Vivaro. «Del fatto darò comunicazione alla Regione e chiederò che venga mantenuto il massimo riserbo sull’ubicazione del terreno per questioni di ordine pubblico, preferisco che lo stesso sia a disposizione delle sole autorità», afferma Fidenato che come un fiume in piena ribadisce: «La battaglia non è finita, anzi è appena iniziata contro le lobby e l’“imperialismo verde”. Io non faccio del male a nessuno, rispetto le scelte di tutti. Il biotech ha qualità maggiori del biologico. C’è una fetta di mercato che è disposta ad accettare questa mia scelta. Avrei dovuto pagare 40 mila euro per l’illegalità delle mie semine, ora chiederò i danni allo Stato per questi 12 anni di battaglie. Danni che dovrebbero pagare di tasca propria i politici che hanno preso decisioni in contrasto con la direttiva europea». Ma il consiglio comunale ha adottato già nel 2007 un atto, tuttora valido, proposto dalla Coldiretti in cui si sostiene la valorizzazione dei prodotti di origine naturale e locale, per cui è chiaro l’orientamento di Mereto verso le colture tradizionali anziché transgeniche. Maristella Cescutti

 

 

19/06/13

Lauri: possiamo fermare le semine Ogm di Fidenato

UDINE La Regione può fermare Fidenato: ha violato il principio di coesistenza. Lo sostiene il capogruppo di Sinistra ecologia libertà Giulio Lauri. «Viste le ripetute provocazioni e la semina di due campi in due giorni, dobbiamo evitare che Fidenato faccia altri danni e non possiamo solo continuare ad aspettare il decreto del governo Letta che abbiamo chiesto dopo la sentenza della Corte di giustizia europea: le semine di Fidenato violano infatti il “principio di coesistenza” tra le colture perchè non è evitata la commistione fra le sementi transegiche e quelle convenzionali e biologiche così come prevede la Legge 279/2004, lo strumento per fermarlo c’è». Lauri, che è anche vicepresidente della IV Commissione, ha espresso il proprio punto di vista all’assessore Bolzonello. «Le regole sulla coesistenza sono di competenza della Regione, e il Friuli Venezia Giulia non le ha ancora scritte. Sul nostro territorio il rischio di contaminazione delle altre filiere è quindi concreto, e la sentenza della Corte di Giustizia nulla cambia su questo aspetto: per questo stiamo insistendo con l’assessore per usare tutti gli strumenti in nostro possesso per fermare Fidenato: il problema è il danno irreversibile che egli può arrecare all’ambiente. E la libertà che lui invoca non c’entra nulla perchè la sua libertà finisce dove comincia quella degli agricoltori che non vogliono contaminati i propri campi, e dei cittadini che vogliono essere certi di quello che mangiano. Insieme a parte consistente del mondo agricolo della regione chiediamo il rispetto di un principio scientifico universalmente riconosciuto, quello di precauzione. La Regione può agire ed è bene che lo faccia subito».

 

OGM: Fidenato va avanti

Dal Messaggero Veneto del 26/06/13

Ogm, il ministro manda la Forestale Fidenato la stoppa

 

Volevano prelevare campioni di mais dai campi coltivati a Mon 810 da Giorgio Fidenato. Ma il presidente di Agricoltori federati è stato categorico: «Solo se avete un mandato dell’autorità giudiziaria». La prova muscolare del ministero delle politiche agricole non è servita. Fidenato dopo più di un’ora di faccia a faccia nel suo ufficio con tre dipendenti del corpo forestale dello Stato (due inviati da Padova, una da Roma), li ha congedati con una stretta di mano ma senza autorizzazione. E così la Forestale si è limitata a perlustrare gli appezzamenti di Vivaro (dove sono stati seminati 3 mila metri a mais Mon 810) e Fanna (dove il custode giudiziario aveva seminato mais tradizionale) e ad annunciare una sanzione per l’assenza di tabelle che “pubblicizzino” la coltura Ogm. L’improvvisata. Ieri mattina il personale inviato dal Ministero si è presentato a casa di Fidenato, ma lui era già a Pordenone, nella sede di Agricoltori Federati. E così una delegazione l’ha raggiunto in corso Lino Zanussi. Gli altri, con tanto di troupe televisive appositamente allertate, si sono spostati sui campi seminati in attesa del via libera dei colleghi per effettuare i controlli. Nel verbale si legge che la Forestale ha chiesto a Fidenato di poter accedere all’azienda “In trois” e al magazzino per verificare le sementi e di fare dei campionamenti nei campi. La risposta: «Solo con mandato dell’autorità giudiziaria». E difficilmente qualcuno a Pordenone concederebbe quel mandato. La sentenza attesa per l’8 luglio, sarà salvo colpi di scena di assoluzione per le semine del 2010. L’agricoltore ha fatto verbalizzare che «potranno essere fatte le verifiche solo quando le pannocchie saranno fiorite». I semi. A mettere in allerta il Ministero sarebbe stata la notizia, diffusa su internet, della distribuzione di 50 mila semi Ogm, «ma quella notizia l’avevamo smentita il giorno dopo» ricorda Fidenato, che ha confermato al personale della Forestale di aver messo a dimora i semi comprati nel 2011 in Spagna e dissequestrati dieci giorni fa. Semi che, una volta divenuti pannocchie, hanno già un futuro “sicuro”. «Il raccolto di Vivaro l’ho venduto a un allevamento che ne farà mangime – anticipa -. Gli altri mille metri che ho seminato a Mereto di Tomba, invece, diventeranno polenta Ogm». Il ministero. «Alla luce e nel rispetto della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea 6 settembre 2012 e di quella del 18 maggio 2013 – si legge nell’atto ministeriale – il diritto di coltivare Ogm deve convivere con il diritto dello Stato di condizionare la coltivazione ad adeguate misure di coesistenza con l’agricoltura tradizionale o biologica, al fine di evitare ogni possibile commistione di tali produzioni e conseguenti danni economici». Da qui la necessità che le aree siano appositamente tabellate e che ne venga data apposita comunicazione a Regioni e Province autonome. «Ho inoltrato ieri la comunicazione alla Regione» assicura Fidenato, ma «i controlli effettuati hanno evidenziato – scrive il Ministero -, comunque, la mancanza di tabelle indicanti l’origine transgenica della coltivazione, il che configurerebbe un illecito amministrativo. Sono al vaglio ulteriori responsabilità». Martina Milia

 

Zanin ironizza su Ciriani Zanoni sprona il governo

 

Plaude alla vigilanza della Forestale Coldiretti che sottolinea «la necessità a questo punto della firma del decreto sulla clausola di salvaguardia, unico strumento di cui disponiamo per risolvere definitivamente e rapidamente la questione». Il parlamentare del Pd, Giorgio Zanin, punge invece il presidente della Provincia Ciriani – che mettendo la Provincia dalla parte di Coldiretti. Cosa che non avvenne nel 2010 quando Zanin presentò un ordine del giorno al consiglio. «In quella occasione sia il presidente Ciriani – in buona compagnia con Zambon, Cella, Callegari e Padeletti – si astenne. Nel caso in cui si tratti, come pare, di una opportunistica “modificazione genetica” dell’opinione, propongo dunque agli amici di Coldiretti di vigilare attentamente» ironizza Zanin. Sulla vicende Ogm interviene anche l’eurodeputato Andrea Zanoni che plaude alla promessa del ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo di varare un decreto che vieti la coltivazione di Ogm in Italia. «Adesso il governo colmi le lacune sulla coesistenza tra colture tradizionali e colture geneticamente modificate e assuma una posizione forte contro gli Ogm in Europa» chiede Zanoni. (m.m.)

 

OGM: continuano i botta e risposta sui media

Dal Piccolo del 13/07/13

Mais ogm vietato in Italia

ROMA Il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo ha firmato, con i ministri della Salute Beatrice Lorenzin, e dell’Ambiente Andrea Orlando, il decreto interministeriale che vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato Mon810 sul territorio italiano. «Con il decreto vietiamo la sola coltivazione del mais Mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea. È un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguardia l’Italia dall’omologazione». Questo il commento del ministro delle Politiche Agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo. Il divieto è in vigore per un periodo di massimo 18 mesi. Il provvedimento sarà immediatamente notificato alla Commissione europea e agli altri 27 Stati membri dell’Unione europea. Il divieto di coltivazione del mais Mon810 è motivato «dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ne evidenzia l’impatto negativo sulla biodiversità, non escludendo rischi su organismi acquatici». «La nostra agricoltura – prosegue De Girolamo – si basa sulla biodiversità, sulla qualità e su queste dobbiamo continuare a puntare». Il provvedimento giunge a conclusione della procedura di emergenza attivata dal governo nell’aprile 2013, ed è giuridicamente sostenuto anche dal precedente provvedimento di divieto di coltivazione di ogm, adottato dal governo francese. Reazioni positive dalle associazioni ambientaliste ma soprattutto dagli agricoltori (Coldiretti e Cia) che vedono i primi risultati concreti dopo le loro battaglie con gli ogm.

 

12/07/13

Si riaccende la “guerra” degli Ogm

TRIESTE Giorgio Fidenato, l’agricolture “ribelle” di Vivaro noto per le sue battaglie pro Ogm, torna a far parlare di sè. Lo fa sferrando un attacco ad alzo zero contro la neo governatrice: «La presidente della Regione Debora Serracchiani, ex deputato europeo, si riempie la bocca di europeismo, ma alla prima occasione dà dimostrazione del contrario». Uno sfogo registrato a margine di un evento organizzato ieri proprio a Vivaro da Futuragra per promuovere l’utilizzo del mais geneticanente modificato. «È una vergogna – ha proseguito Fidenato, presidente di Agricoltori Federati – che quando la Ue ha dato parere favorevole alla coltivazione di mais transgenico, la presidente abbia fatto di tutto per metterci i bastoni tra le ruote». «Siamo all’oscurantismo del Medioevo – ha rincarato la dose Duilio Campagnolo, presidente di Futuragra -, poichè Regione e governo italiano non rispettano la normativa e le sentenze dell’Unione Europea e non permettono alla ricerca italiana di restare al passo con quella internazionale». «Siamo in una situazione paradossale – ha aggiunto Campagnolo – nella quale siamo costretti a importare Ogm in quanto non siamo autonomi nel quantitativo necessario di mais da utilizzare in zootecnia, ma non abbiamo l’autorizzazione a utilizzare gli stessi semi disponibili all’estero e che generano un prodotto che, una volta giunto nel nostro Paese, è perfettamente legale». Alla giornata di informazione e sensibilizzazione sull’utilizzo degli Ogm promossa a Vivaro hanno partecipato anche alcuni docenti di Università italiane, che hanno denunciato la mancanza assoluta di ricerca, non solo per gli Ogm, ma per l’agricoltura in generale. L’avvocato Francesco Longo, esperto e docente di diritto ambientale, ha infine spiegato perchè le norme dell’Ue sulla possibilità di utilizzo degli Ogm debbano essere rispettate dagli Stati membri: diversamente, si creerebbe una concorrenza sleale tra le diverse nazioni, favorendone alcune rispetto ad altre. «Si tratta di semi – ha spiegato – che sono stati sottoposti a severi controlli da parte di soggetti istituzionali pubblici».

 

 Dal Messaggero Veneto del 13/07/13

Stop del governo agli Ogm Fidenato: «Daremo battaglia»

di Elena Del Giudice PORDENONE Mais Ogm, divieto assoluto di coltivazione in Italia. Lo stop è legge con il decreto firmato ieri dal ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo con i ministri della Salute, Beatrice Lorenzin, e dell’Ambiente, Andrea Orlando e motivato dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura e da un approfondimento tecnico scientifico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ne evidenzia l’impatto negativo sulla biodiversità, non escludendo rischi su organismi acquatici. Il divieto resterà in vigore per 18 mesi e verrà immediatamente notificato alla Commissione europea e a tutti i Paesi della Ue. «Decreto strumentale che non avrà vita facile» dichiara Giorgio Fidenato, l’imprenditore di Vivaro che ha già seminato, pochi mesi fa, proprio il mais “incriminato” forte della sentenza della Corte di giustizia europea alla quale si era appellato dopo la distruzione di un primo raccolto avvenuta lo scorso anno. «Il decreto – spiega De Girolamo – colma un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte europea. È un provvedimento che tutela la nostra specificità e che salvaguardia l’Italia dall’omologazione». «Se vogliono renderci la vita difficile – è la posizione di Fidenato – sappiano che anche noi faremo altrettanto. Temo siano però anche poco informati circa le decisioni assunte dalla Ue e dalla Corte di giustizia. C’è già una sentenza riguardante la Francia la quale, invocando la clausola di salvaguardia aveva cercato di impedire la semina di mais Ogm, aveva adottato un provvedimento d’urgenza. Bene, la risposta della Corte è stata che i provvedimenti d’urgenza vanno assunti in presenza di un pericolo imminente, la qual cosa nel caso del Mon810 non c’è. La Corte – prosegue Fidenato – ha quindi affidato al proprio organo tecnico, l’Efsa, il compito di eseguire un’indagine sui rilievi francesi la cui risposta è prevista entro la fine di settembre. E di fronte a tutto ciò, cosa fa l’Italia? Vara un decreto per istituisce un divieto di semina per 18 mesi? Scusate se sorrido. Ce la vedremo nei tribunali italiani che ritengo saranno più attenti alle norme europee». E che accadrà al mais già in maturazione a Vivaro? «Non ne ho idea. Il provvedimento non può essere retroattivoma mi dicono – avanza l’imprenditore – che conterrebbe anche un ordine di distruzione del raccolto, nel qual caso ci opporremo». Alla luce del decreto, l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio chiede ora il «sequestro dei campi coltivati a Ogm in Friuli Venezia Giulia» e che «siano vietate ulteriori semine illegali». La Coldiretti, da un lato plaude al provvedimento del Governo, ricordando che si tratta di una decisione che ha il sostegno di 8 italiani su 10, e dall’altro sollecita «l’intervento della Forestale – dichiara il presidente della Federazione del Fvg, Dario Ermacora – per la distruzione delle piante Ogm. La difesa della distintività italiana deve essere una priorità della politica perché da essa dipende l’esistenza stessa del made in Italy che è il nostro petrolio, il nostro futuro, la nostra leva per tornare a crescere nell’alimentare». «Finalmente ci si risveglia dal lungo letargo con la firma auspicata sul decreto – dichiarano le associazioni Aiab, Isde, Legambiente, Slowfood -, strumento, a lungo richiesto per fare chiarezza e porre fine al lungo e incompiuto iter chiamato a sbarrare la strada alla coltivazione di Ogm in Italia». «Meglio tardi che mai» è la chiosa di Greenpeace

 

12/07/13

Nasce il Comitato anti Ogm: vanno distrutti

Nasce il coordinamento a tutela della biodiversità in Friuli Venezia Giulia per fare «applicare la legge regionale e per la distruzione immediata di ogni coltura ogm presente illegalmente sul territorio friulano». Lo spunto era nato da due esponenti di Legambiente, Oscar Missero e Paolo Giacomello di Montereale Valcellina, e, dopo due incontri con movimenti, esponenti vicini al centro-sinistra che vi hanno aderito a titolo personale e mondo ambientalista, è stato fondato il coordinamento, una voce in più nel panorama no ogm. Accusa la giunta regionale di «agire in maniera pericolosamente contraddittoria», per volere modificare la legge regionale, inserendo clausole per la coesistenza tra ogm e free. Secondo il coordinamento, però, la sentenza della Corte di giustizia Ue riguarda solo i provvedimenti nazionali emanati dai precedenti governi, quindi la legge regionale «va mantenuta e va distrutta la coltura mais ogm seminata illegalmente a Vivaro». Anche il Movimento 5 Stelle scende in campo contro gli ogm in Friuli, dove si sono «appena seminati seimila metri di terreno con Mon810». Sul fronte opposto, Futuragra, contesta il tavolo verde convocato per oggi dal vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello.

 

 

OGM: Fidenato vince il processo e chiede i danni

Dal Messaggero Veneto del 18/07/13

Assolto Fidenato, l’Ogm non è reato

PORDENONE Assolto perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Una sentenza, quella pronunciata dal giudice monocratico del tribunale di Pordenone Ridolfo Piccin, pressoché scontata: la procura aveva chiesto l’assoluzione di Giorgio Fidenato, leader di Agricoltori federati, dopo che, su richiesta del giudice, l’8 maggio si era pronunciata la Corte di giustizia europea. Il mais ogm Mon 810 si può coltivare, anche in Italia, dice l’Europa, senza la preventiva autorizzazione nazionale. Lo conferma la magistratura. Ma le battaglie dell’imprenditore agricolo di Arba e di Futuragra (associazione di agricoltori che si batte per l’introduzione delle biotecnologie), non sono finite. Il presidente Duilio Campagnolo non ha dubbi: «L’Italia è l’unico Paese in cui si devono condurre battaglie civili per fare impresa. Gli effetti di questo atteggiamento ideologico da caccia alle streghe sono devastanti: in 10 anni di mancato accesso all’innovazione, l’agricoltura italiana ha perso 5 miliardi di euro. Chi ha sbagliato paghi». C’è poi da approntare un ricorso al Tar, sottolinea il difensore di Fidenato, l’avvocato Francesco Longo, contro le nuove limitazioni imposte dal Governo: «Lede il principio del diritto comunitario, perché non fissa il quadro di coesistenza, ma esclude la coltivazione ogm per 18 mesi». Il processo – cominciato il 2 febbraio 2011 con l’opposizione al decreto penale di condanna da parte di Fidenato, al pagamento di 30 mila euro di multa e alla distruzione del mais ogm seminato a Vivaro e Fanna nella primavera 2010 – si è esaurito ieri con le richieste delle parti e la sentenza. «Assolvere Fidenato», è la richiesta della procura. L’avvocato di parte civile per conto della Provincia, Andrea De Col, ha giocato l’ultima carta: «Il diritto comunitario mette in discussione il diritto costituzionale alla proprietà e alla libertà dell’iniziativa economica. Si pronunci la Corte costituzionale». Richiesta alla quale si sono poi associate le altre parti civili: Regione, Slow Food, Coldiretti e Codacons Fvg. Ribatte la difesa: «L’unico limite è costituito dal danno per la salute o l’ambiente, che non c’è. Possono essere adottate misure di coesistenza, tra le diverse coltivazioni, non divieti». Al rientro dalla camera di consiglio, il giudice, che aveva già disposto il dissequestro di quanto sequestrato a Fidenato, all’indomani dell’ordinanza della Corte di giustizia europea, pronuncia sentenza di assoluzione. Nelle aule del tribunale di Pordenone il caso è chiuso. Non per Futuragra, che intende chiedere i danni di dieci anni di raccolto ogm perso. Non per Fidenato, che intende ricorrere al Tar contro il recente decreto del Governo che vieta per 18 mesi la coltivazione ogm. «Non esiteremo a impugnarlo nuovamente – annuncia Campagnolo – e a denunciare alla commissione europea questo ennesimo mostro giuridico, frutto dell’ignoranza demagogica in materia scientifica ed economica al pari delle norme anti ogm proposte dalla Regione Friuli Venezia Giulia». «Spero – ha detto Fidenato – che finiscano le guerre di religione e ci si sieda a un tavolo, senza prevaricazioni e mettendo al bando ipocrisie sul fatto che in Italia non c’è bisogno di ogm, quando invece i mangimi non possono più fare a meno di mais transgenico e ne sono pieni»

 

Confermata la scelta della Corte europea

UDINE «La sentenza non ci sorprende». Lo afferma Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, commentando l’assoluzione di Giorgio Fidenato per la semina di mais Ogm. «Il processo – prosegue Burdese – è stato condizionato in maniera determinante dall’intervento della Corte di giustizia europea di maggio che noi avevamo criticato nel metodo e nel merito». Per Stefano Cavallito, Alessandro Lamacchia e Katjuscka Piane, legali dell’associazione della chiocciola, costituitasi parte civile nel processo, «l’ordinanza europea si è fondata su un fraintendimento grave sulla natura dell’autorizzazione alla semina degli Ogm».

 

Dobbiamo puntare sui prodotti tipici

UDINE «L’agricoltura italiana in questo momento non ha bisogno degli Ogm»: lo ha affermato il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo. «Non entro nel merito della sentenza del tribunale di Pordenone – ha detto il ministro –, sarebbe scorretto commentare qualcosa che non conosco. La nostra scelta di vietare gli Ogm in Italia è una scelta politica di mercato, ma anche di rispetto di ciò che ci chiedono gli agricoltori italiani e i cittadini. Noi siamo conosciuti in tutto il mondo per la tipicità e la biodiversità, per l’eccellenza dei nostri prodotti. Fare attraverso gli Ogm un prodotto simile a quelli della Cina e dell’America ci farebbe finire di essere quegli straordinari esportatori del made in Italy agroalimentare che siamo».