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CIE = Lager: non è uno slogan

Repubblica 13 maggio 2013

Cie, la denuncia dei Medici per i diritti umani
“Condizioni di vita inumane, peggio del carcere”

Un anno di visite nei centri dove sono detenuti gli immigrati dei dottori dell’associazione rivelano abusi, situazioni degradanti. Docce senza acqua calda, mancanza di riscaldamento
di CORRADO ZUNINO

 

ROMA  –  Quattordici visite agli undici Centri di permanenza italiani, un anno di testimonianze raccolte (da febbraio 2012 a febbraio 2013), un dossier di oltre 200 pagine. Alla fine del lavoro i Medici per i diritti umani hanno certificato “condizioni di vita inumane, peggiori di quelle delle carceri” offrendo svariati motivi in più al ministro dell’Integrazione, Cecile Kyenge, per andare avanti nella sua opera: “I Cie e i Cara vanno superati”. I Cie ospitano immigrati in attesa di identificazione o di espulsione. I Cara gli immigrati che hanno chiesto asilo.

I lavoro dei Medici per i diritti umani fa comprendere, innanzitutto, una questione prettamente economica: i Cie non sono in grado di garantire condizioni dignitose ai “trattenuti” perché lo Stato italiano ha fortemente disinvestito su queste strutture. Alcuni esempi. La prima gestione del centro di Bologna è stata assegnata a una società che ha vinto una gara d’appalto al massimo ribasso pagando 69 euro per ogni straniero previsto. Scaduti i termini, la successiva gara è stata aggiudicata al Consorzio Oasi con un costo per straniero crollato a 28 euro. La qualità di ogni servizio  –  anche quelli primari  –  è collassata. A Crotone il costo affrontato dalle Misericordie d’Italia è addirittura 21,42 euro per “ospite”. Lo Stato dovrà porsi il problema dei Centri di permanenza innanzitutto dal punto di vista della sostenibilità economica. Nei quattro anni di vita la struttura di Caltanissetta è costata 19,8 milioni, causa (anche) un incendio che l’ha pesantemente compromessa. In tutti i centri ci sono state rivolte, devastazioni e incendi. Basta una banale scintilla affinché il disagio quotidiano diventi ribellione. Gli ultimi danni registrati al Cie di Gorizia per un’insurrezione interna sono stati di un milione di euro.

Il derivato di queste difficoltà di finanziamento e mantenimento è pesante. A Bologna la situazione era semplicemente disastrosa, fino a due mesi fa, quando il ministero dell’Interno ha temporaneamente chiuso il Cie per ristrutturazione. I medici, fotografando la situazione a febbraio 2013, hanno parlato di “mancanza di requisiti minimi di vivibilità”. Stanze prive di riscaldamento, finestre e vetri delle finestre perennemente danneggiati, estate e inverno. Le docce erano inservibili, o servite con acqua fredda. “I bagni non hanno porte, i lavandini sono stati divelti”. Pochi i vestiti da offrire ai trattenuti, insufficienti le coperte. Il capitolato del magazzino prevedeva la fornitura di un rotolo di carta igienica al giorno ogni cinque persone. Limitati gli spazzolini per lavare i denti e così il dentifricio, quasi mai disponibili assorbenti igienici (nel Cie bolognese sono state trattenute anche le donne). Il ricambio di biancheria, ha rilevato il dossier, avveniva ogni dieci giorni “nel migliore dei casi”. Nessuna attività ricreativa, nessuna carta dei diritti. “Sono frequenti le aggressioni al personale interno”. E questo è un dato che si ripete in tutti gli undici Cie.

Nel centro di permanenza di Milano il 95% dei trattenuti arriva dal carcere e nel 2012 sono state registrate dodici fughe. Un caso eclatante è stato quello che ha toccato il transessuale brasiliano Regina: aveva (e aveva dichiarato) l’Aids conclamato, al terzo stadio, frutto di violenze subite dalla famiglia d’origine. Nonostante la situazione clinica certificata da professionisti dell’Organizzazione mondiale della sanità, Regina è stato trattenuto per una settimana. A Gorizia il tunisino Mohamed, affetto da una grave forma depressiva aggravata da atti di autolesionismo ripetuti e da un preoccupante stato di deperimento fisico, è rimasto nel centro quattordici mesi.

Nel Cie di Torino, quaranta dei centoventi trattenuti totali sono in terapia ansiolitica: assumono farmaci pesanti senza controllo medico, il Rivotril indicato per la terapia dell’epilessia e l’Akineton, con indicazione terapeutica per il morbo di Parkinson. Di questi farmaci fanno spesso abuso i pazienti tossicodipendenti. I casi di autolesionismo, a Torino, sono stati 156. Al Ponte Galeria di Roma, il più affollato centro di permanenza europeo, i bagni delle donne sono senza porte. Non esistono pettini, bisogna sistemare i capelli con le forchette. Il riscaldamento generale è rotto e spesso manca l’acqua calda. “Viviamo nella sporcizia”, ha raccontato una giovane rom bosniaca. E una ragazza rumena: “Durante il giorno non sappiamo cosa fare, non c’è niente da fare. Quando stai male e vai dal dottore non credono mai che parli sul serio, che soffri veramente”. A un trattenuto affetto da una malattia grave, raccontano i medici per i diritti umani, “non è stato concesso un colloquio con un sanitario”.

I marocchini intervistati a Crotone hanno dichiarato di essere “tenuti come animali”: i medici non hanno potuto visitare le loro stanze. I colloqui, anche quelli che hanno formato il dossier, sono stati possibili solo con un poliziotto a fianco. A Trapani, nel corso delle tre ore di visita dei medici per i diritti umani, gli altoparlanti hanno annunciato tredici tentativi di fuga.

A Lamezia Terme, dove l’appalto di gestione è passato da 46 euro per trattenuto a 30 euro, non c’è servizio barberia: tutti i barbieri di zona si sono rifiutati di prestarlo. Per radersi i trattenuti devono entrare in una gabbia grande come una cabina telefonica a ridosso del cortile e radersi sopra un montacarichi. Alla vista dei poliziotti, che devono evitare qualsiasi uso improprio della lametta.

I numeri. Nel 2012 sono stati 7.944 (7.012 uomini e 932 donne) i migranti trattenuti negli undici centri di identificazione ed espulsione (Cie) operativi in Italia. Di questi solo la metà (4.015) sono stati effettivamente rimpatriati con un tasso di efficacia (rimpatriati su trattenuti) del 50,54%. Con l’estensione della durata massima del trattenimento da 6 a 18 mesi (giugno 2011) le espulsioni sono aumentate solo del 2,3% rispetto al 2010, anno in cui il limite massimo per la detenzione amministrativa era ancora di sei mesi. Rispetto al 2011, l’incremento del tasso di efficacia è stato dello 0,3%. Se si compara il numero effettivo di rimpatri effettuati nel 2008 (anno in cui i termini massimi di trattenimento erano ancora di 60 giorni) con quello del 2012, si registra una flessione da 4.320 a 4.015 (-7,1%). Nel 2012 il numero complessivo dei migranti rimpatriati attraverso i Cie, secondo i dati della polizia di Stato, è stato l’1,2% del totale degli immigrati stimati in condizioni di irregolarità sul territorio italiano (326.000 al primo gennaio 2012). E ancora nel 2012 sono stati 1.049 i migranti fuggiti dai Cie, il 33% in più rispetto al 2011.
 

(13 maggio 2013)

Verso il 1° giugno. Manifestazione contro i CIE a Gradisca di Isonzo

cie

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Sabato 1° Giugno 2013

Gradisca d’Isonzo

 dalle 10.30 alle 13.00

in piazza unità a Gradisca

banchetto informativo e performance del Living Theatre

 

pomeriggio dalle ore 17.00 alle 21.00
 di fronte al lager

PresidioManifestazione

contro i CIE

Musica, interventi, performance del Living Theatre…

 Pullman da Pordenone

  Partenze da Trieste

 

Iniziative preparatorie:

Trieste – REPORT

Pordenone – REPORT

Udine

SCARICA IL DOSSIER NO CIE 2013

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CIE DI GRADISCA: in 13 a processo coinvolta anche il vice prefetto

da il Messaggero Veneto 18 maggio 2013

 

Appalti Cie e Cara, truffa da 2 milioni 300 mila euro

Gradisca, è quanto ipotizza la Procura della repubblica nella gestione dei centri. Sarebbero stati gonfiati i numeri delle presenze degli ospiti nelle strutture

 

di Franco Femia

 

GRADISCA. Non sono noccioline i soldi che, secondo la Procura della repubblica, sono stati truffati allo Stato nella gestione dei due centri di immigrazione di via Udine, il Cie e il Cara. Il primo ospita extracomunitari in attesa di identificazione ed espatrio, il secondo i richiedenti asilo politico. Entrambe le strutture sono gestite dalla Connecting People.

Il capo di imputazione con cui i pubblici ministeri Enrico Pavone e Enrico Pavone hanno chiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere dei vertici del consorzio siciliano parla di un milione e 800 mila euro riferiti alla gestione del Cie nel periodo 2008-2011; 500mila euro invece riguardano il Cara. In tutto 2 milioni e 300mila euro.

Una truffa che, secondo la Procura, sarebbe avvenuta gonfiando i numeri delle presenze degli ospiti all’interno dei centri immigrati. Le fatturazioni presentate alla Prefettura per i pagamenti, quindi, non sempre sono state conformi alle reali presenze degli ospiti.

La Connecting people, secondo il contratto dì’appalto, percepiva in quel periodo 42 euro al giorno per immigrato. E con questa cifra doveva gestire i centri e cioè fornire agli ospiti pasti, medicinali, vestiario e quanto di altro necessario. Ma anche su questi servizi sono state rilevate delle irregolarità sempre stando al capo di imputazione e di qui l’accusa pure di inadempimenti nella pubblica fornitura.

Imputazioni che dovranno ora passare al vaglio del giudice delle udienze preliminare, che ha già, come anticipavamo ieri, fissato l’udienza al prossimo 2 luglio. Udienza dove è già annunciata battaglia da parte dei difensori degli imputati che cercheranno di smontare, dati alla mano, le accuse mosse dalla Procura.

Diversa la posizione dei due imputati, dipendenti della Prefettura. La viceprefetto vicario Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo Telesio Colafati devono rispondere solo di falsità materiale e ideologica in atti pubblici. In concreto si imputa a loro di non aver verificato la congruità di quanto dichiarato in fattura sul numero degli ospiti presenti al Cie e al Cara.

C’è da sottolineare che per Colafati, sin dall’inizio dell’inchiesta, l’accusa è stata quella di falso e che mai è stato indagato di corruzione. Contrariamente alla viceprefetto Allegretto, che a un certo punto dell’indagine si era vista notificare anche l’accusa di corruzione. Nel prosieguo dell’inchiesta – nel frattempo erano cambiati anche i pm titolari dell’indagine – questa ipotesi di reato è caduta ed è rimasta quella iniziale di falso.

 
 

 

Da Il Piccolo del 17/05/13

Appalti al Cie, in tredici verso il processo

Coinvolta anche la viceprefetto. Associazione a delinquere chiesta per i vertici del consorzio che gestisce i centri immigrati. Udienza preliminare fissata per il 2 luglio

 

di Franco Femia GORIZIA Si è chiusa con 13 richieste di rinvio a giudizio l’inchiesta giudiziaria sugli appalti al Cie e al Cara di Gradisca d’Isonzo. Il gup ha fissato per il prossimo 2 luglio l’udienza preliminare in cui si deciderà la sorte dei tredici imputati. Tra questi la viceprefetto Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo della Prefettura Telesio Colafati che devono rispondere di falso materiale e ideologico in atti pubblici. I vertici della Connecting people, il consorzio siciliano che gestisce dal 2008 i due centri immigrati, devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello stato e a inadempienze di pubbliche forniture. Gli imputati sono Giuseppe Scozzari presidente del Consiglio di amministrazione e legale rappresentante della Connecting people, Ettore Orazio Micalizzi vice presidente del Cda, Vittorio Isoldi direttore della Connecting people, Giovanni Scardina direttore del Cie, Gloria Savoia direttrice del Cara (centro che ospita i richiedenti asilo politico), Mauro Maurino componente del Cda e Giuseppe Vito Accardo sindaco supplente. Il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per quattro dipendenti del Consorzio con le stesse imputazioni del vertici della Connecting people. La Procura della Repubblica contesta loro di aver ottenuto somme ben più alte di quelle dovute sulla gestione degli immigrati. Nelle fatture presentate alla Prefettura sarebbe stato indicato un numero maggiore di ospiti di quelli effettivamente presenti nelle due strutture gradiscane. Inoltre sono accusati di non aver fornito agli extracomunitari alcuni servizi che erano invece contrattualmente previsti come carte telefoniche prepagate e acqua. All’Allegretto e al funzionario della Prefettura viene contestato il fatto di non aver verificato la congruità delle fatture presentate e di averle vistate autorizzandone il pagamento. È caduta invece l’accusa di corruzione che era stata ipotizzata in primo momento per la viceprefetto e Colafati. Il periodo preso in esame nell’indagine, condotta dagli agenti della Digos e dalla Guardia di finanza, va dal 2008 al 2011, i tre anni in cui la Connecting people ha gestito il centro immigrati di via Udine dopo aver vinto l’appalto.L’avvocato Alberto Tarlao, che difende Scardina, Maurino e Savoia oltre a tre dipendenti del Consorzio, promette battaglia legale fin dall’udienza preliminare per smontare il capo di imputazione. «È una grande bolla di sapone – afferma il legale – e avremo modo di dimostrare, dati alla mano, che le fatture corrispondono al numero effettivo delle presenze di extracomunitari nei due centri». «Per quanto riguarda le forniture – aggiunge Tarlao – è stato fornito agli ospiti tutto quello che era contrattualmente previsto».

UDINE/ Proiezione illegal

Venerdì 24 maggio 2013 ore 21.00 presso il Nuovo Spazio Sociale

illegal

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Foto e report presidio NO CIE a Trieste

Report che apparirà su Umanità Nova

 

Presidi contro il CIE in Friuli-Venezia Giulia

Da molti anni (da ben prima che venisse aperto nel 2006) per il movimento anarchico in Friuli-Venezia Giulia la lotta contro il CIE di Gradisca è stata un impegno importante. Pur con alti e bassi, pur se non sempre in modo continuativo, l’attenzione verso ciò che succedeva dentro il lager isontino non è mai venuta meno. L’ultima iniziativa significativa contro il campo si era svolta nel marzo del 2011: in occasione dell’ ”anniversario” dei cinque anni dall’apertura (a suon di manganellate sui manifestanti) i gruppi e le realtà anarchiche riunite nel “Coordinamento libertario contro i CIE” avevano dato vita ad un presidio con oltre 200 partecipanti che, per varie ore, avevano sparato musica e discorsi solidali davanti alle mura del centro nonché effettuato spontaneamente un blocco della statale (per questo erano arrivate nei mesi successivi decine di multe).  Quest’anno si è deciso (anche sull’onda dell’impegno anticarcerario che ha visto numerose iniziative fra Tolmezzo, Udine e Pordenone) di rilanciare l’iniziava sul tema. Come “Coordinamento regionale contro il CIE”, nuova denominazione creata per allargare ancora di più la partecipazione a realtà e individualità non anarchiche, si è lanciato un presidio per il 1 giugno davanti al CIE. Per pubblicizzare la manifestazione e tornare a parlare di questi temi si è deciso di effettuare delle iniziative locali nelle settimane precedenti. E così sabato 18 si sono svolti in contemporanea due presidi uno a Trieste e uno a Pordenone. A Trieste come Gruppo Anarchico Germinal avevamo anche organizzato un’assemblea pubblica i primi di maggio per presentare e allargare la partecipazione alle iniziative. Dall’assemblea è venuta fuori l’idea di lanciare il presidio del 18 come “Assemblea contro i CIE”.

Una splendida e inaspettata giornata di sole ci ha accolto assieme a…un banchetto della Lega che raccoglieva firme contro i clandestini nella nostra stessa piazza! Incredibilmente infatti la questura aveva autorizzato entrambe le iniziative in contemporanea senza battere ciglio. Si è deciso di procedere come previsto, convinti che ben presto i razzisti avrebbero fatto fagotto non appena capito che non era la giornata e la piazza giusta per loro. Dalle 17 quasi un centinaio di compagn*, simpatizzanti e antirazzisti hanno affollato il presidio allestito con un banchetto con materiali informativi, diffusione del nuovo dossier sul lager di Gradisca, pannelli, video, impianto audio per gli interventi e un grande striscione “Chiudiamo i lager di stato. Né a Gradisca né altrove!”. Centinaia le persone che si sono fermate a leggere i tabelloni, a vedere il banchetto e a prendere il volantino (finito a metà pomeriggio). Appena sono iniziati gli interventi al megafono che spiegavano le nostre ragioni per essere in piazza e denunciavano le leggi razziste lo sparuto manipolo di leghisti hanno capito che non era aria (hanno raccolto meno di dieci firme per la loro petizione razzista) e hanno smontato il loro gazebo e se ne sono andati fra gli sfottò degli antirazzisti. A quel punto il presidio si allargato occupando tutta la piazza. Verso le 19 come previsto si è svolta la performance teatrale del Living Theatre “LasciateCIEntrare” che ha coinvolto e incuriosito centinaia di passanti. Generale la soddisfazione per la giornata che ha visto anche molte persone informarsi per partecipare al presidio che ci sarà a Gradisca. Anche a Pordenone il presidio (indetto dal Coordinamento antifascista unitario che vede fra i principali promotori gli anarchici) ha avuto una buona riuscita con alcune decine di partecipanti (fra cui diversi immigrati) che hanno animato piazzetta Cavour con vari interventi al microfono e diffusione del dossier sul CIE. Anche qui forte è la tensione a essere in tanti a Gradisca il 1 giugno. A Udine invece è prevista una proiezione video sabato 24 nel nuovo spazio sociale della ex caserma Osoppo. L’appuntamento del 1 giugno alle 18 davanti al CIE di Gradisca sta crescendo. Per foto:www.info-action.net

un compagno

 

18 05 13 trieste CIE

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CIE DI GRADISCA: truffa da 2,3 milioni

Dal Piccolo del 19/05/13

Gestione Cie, truffa da 2,3 milioni

 

di Franco Femia GRADISCA Non sono noccioline i soldi che, secondo la Procura della repubblica, sono stati truffati allo Stato nella gestione dei due centri di immigrazione di via Udine, il Cie e il Cara. Il primo ospita extracomunitari in attesa di identificazione ed espatrio, il secondo i richiedenti asilo politico. Entrambe le strutture sono gestite dalla Connecting People. Il capo di imputazione con cui i pubblici ministeri Enrico Pavone e Enrico Pavone hanno chiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere dei vertici del consorzio siciliano parla di un milione e 800 mila euro riferiti alla gestione del Cie nel periodo 2008-2011; 500mila euro invece riguardano il Cara. In tutto 2 milioni e 300mila euro. Una truffa che, secondo la Procura, sarebbe avvenuta gonfiando i numeri delle presenze degli ospiti all’interno dei centri immigrati. Le fatturazioni presentate alla Prefettura per i pagamenti, quindi, non sempre sono state conformi alle reali presenze degli ospiti. La Connecting people, secondo il contratto dì’appalto, percepiva in quel periodo 42 euro al giorno per immigrato. E con questa cifra doveva gestire i centri e cioè fornire agli ospiti pasti, medicinali, vestiario e quanto di altro necessario. Ma anche su questi servizi sono state rilevate delle irregolarità sempre stando al capo di imputazione e di qui l’accusa pure di inadempimenti nella pubblica fornitura. Imputazioni che dovranno ora passare al vaglio del giudice delle udienze preliminare, che ha già, come anticipavamo ieri, fissato l’udienza al prossimo 2 luglio. Udienza dove è già annunciata battaglia da parte dei difensori degli imputati che cercheranno di smontare, dati alla mano, le accuse mosse dalla Procura. Diversa la posizione dei due imputati, dipendenti della Prefettura. La viceprefetto vicario Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo Telesio Colafati devono rispondere solo di falsità materiale e ideologica in atti pubblici. In concreto si imputa a loro di non aver verificato la congruità di quanto dichiarato in fattura sul numero degli ospiti presenti al Cie e al Cara. C’è da sottolineare che per Colafati, sin dall’inizio dell’inchiesta, l’accusa è stata quella di falso e che mai è stato indagato di corruzione. Contrariamente alla viceprefetto Allegretto, che a un certo punto dell’indagine si era vista notificare anche l’accusa di corruzione. Nel prosieguo dell’inchiesta – nel frattempo erano cambiati anche i pm titolari dell’indagine – questa ipotesi di reato è caduta ed è rimasta quella iniziale di falso

 

Per i dipendenti torna lo spettro del ritardo nei pagamenti

GRADISCA E intanto per i dipendenti del Cie e del Cara, in tutto una settantina, sembrano concretizzarsi nuovi ritardi nell’erogazione degli stipendi. Da fonti interne si apprende che sarebbero due le mensilità attualmente in arretrato per i lavoratori della Connecting People: operatori, personale sanitario e amministrativo, magazzinieri. La cartina tornasole di un rapporto difficile, quello fra Prefettura e il consorzio cooperativistico trapanese. Dopo un’infinita guerra a colpi di carte bollate, Connecting People è rimasta in sella. La cooperativa siciliana si è vista aggiudicare dalla Prefettura una nuova gestione che si concluderà nel 2014. Formalmente si tratta di una compagine societaria differente rispetto a quella che gestisce il Cie dal 2008 . Anche se tutti i posti di lavoro esistenti – avevano spiegato i vertici di Connecting People – sono stati confermati “con contratti a tempo indeterminato”. I lavoratori sono stati tutti riassorbiti dalla “nuova” società. «Il pagamento delle retribuzioni – dichiarava l’ultima nota ufficiale di Connecting – é stato regolarmente effettuato fino a gennaio 2013. Tale situazione di arretrato – era stata la precisazione del cda di Connecting – é da addebitare in toto al ritardo nei pagamenti da parte della Prefettura, che sono fermi a dicembre 2012 e che sono stati decurtati per ben 18 mesi del 20% di quello spettante all’ente gestore per i servizi resi». (l.m.)

 

Pullman da Pordenone per Gradisca

Il “Coordinamento Regionale contro il CIE” organizza
Sabato 1° Giugno 2013 a Gradisca d’Isonzo (GO)

dalle ore 17.00 alle 21.00
Presidio/Manifestazione contro i CIE

DA PORDENONE FAREMO UNA CORRIERA CON PARTENZA ORE 15.00 (luogo da definire) e ripartenza da Gradisca ore 20.00 (arrivo a PN ore 21.30 circa)

IL COSTO E’ di 5 € a testa
che può arrivare a 3 € se riempiamo ulteriormente la corriera, per cui DIFFONDETE!!

PER PRENOTARSI:
antironde@gmail.com o tel. 333.4866588 (Stefano)

La solidarietà è un’arma, l’antirazzismo e l’antifascismo valori imprescindibili!
CHIUDIAMO TUTTI I LAGER CIE, NOSTRA PATRIA E’ IL MONDO INTERO!

Coordinamento Antifascista Pordenonese – Ass.ne Immigrati Pordenone

 

EVENTO FB

Partenze da Trieste per il 1 giugno

Partenze da Trieste: stiamo organizzando più auto possibili. L’appuntamento per tutt* è per Sabato 1 giugno alle 15.30 in piazza Oberdan per partire assieme e caricare tutti.
Chi viene ed ha auto a disposizione con dei posti se lo fa sapere prima è meglio: scrivere a gruppoanarchicogerminal@hotmail.com

NO CIE/ Foto e report Gradisca 1° Giugno 2013

Superate le 700 visite a questa pagina | Video |

Circa 150 persone hanno partecipato al presidio regionale contro il CIE di Gradisca d’Isonzo sabato 1° giugno

01 inizio

 

 

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NO CIE/ rassegna stampa sul 1° giugno

Messaggero Veneto online

Protesta e manifestazione
al Cie di Gradisca

Foto

 

Manifestazione di protesta al Cie di Gradisca

«Serracchiani e grillini dicano cosa pensano del Cie. Se vogliono chiuderlo, o condividono un suo ritorno a pieno regime». Torna a spirare il vento della contestazione nei confronti della struttura isontina per immigrati irregolari. Un centinaio di manifestanti (guardato a vista da una quarantina di agenti) ha partecipato al presidio davanti all’ex caserma Polonio, mentre in precedenza erano stati organizzati uno spettacolo e una distribuzione di materiale informativo in centro a Gradisca. (Foto Bumbaca)

 

Dal Piccolo del 02/06/13

http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/06/02/news/la-serracchiani-dica-cosa-pensa-del-cie-1.7186847

«La Serracchiani dica cosa pensa del Cie»

 
GRADISCA «Serracchiani e grillini dicano cosa pensano del Cie. Se vogliono chiuderlo, o condividono un suo ritorno a pieno regime». Torna a spirare il vento della contestazione nei confronti della struttura isontina per immigrati irregolari. Un centinaio di manifestanti (guardato a vista da una quarantina di agenti) ha partecipato al presidio davanti all’ex caserma Polonio, mentre in mattinata erano stati organizzati uno spettacolo e una distribuzione di materiale informativo in centro a Gradisca. «Riprendere questa battaglia è doveroso – afferma Paolo De Toni, portavoce del Coordinamento regionale contro il Cie – anzi, per molti non si è mai interrotta. Parliamo di un luogo in cui i diritti umani sono sospesi, calpestati, e che costituisce anche un enorme spreco di denaro pubblico oltre che un’occasione per affari poco chiari come dimostrano le recenti inchieste e il ritardo nei pagamenti dei lavoratori». «Chiudiamo i lager di Stato», «Siamo tutti clandestini», hanno scandito i manifestanti. (l.m.)

 

un altro report: