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Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
da senza frontiere
Che il CIE di Gradisca fosse particolare rispetto agli altri lager lo abbiamo detto più volte negli articoli di questo blog. Due recenti novità non fanno che rafforzare questa convinzione.
Iniziamo dalle novità sulla gestione. E’ quasi un anno infatti che la gestione affidata alla Connecting People viene continuamente prorogata senza che ci si capisca una granchè. Quello che è certo è che in corso una “guerra” all’ultima carta bollata per aggiudicarsi la grossa torta in palio che vede in campo la Connecting People, la Gepsa (il colosso transalpino che aveva vinto in prima istanza la gara d’appalto per la gestione delle due strutture sino al 2014, salvo però vedersi congelare l’aggiudicazione definitiva per alcuni elementi di irregolarità emersi nelle credenziali delle imprese italiane a esso collegate (le romane Cofely Italia e Sinergasia e la siciliana Acquarinto) e la Cooperativa Minerva (il vecchio gestore della struttura). La gestione alla Connecting è stata prorogata fino a fine febbraio, per un totale di un anno di proroga. Non ci risulta che una cambio di gestione in un Cie sia mai stato più sofferto, senza contare che periodicamente vengono fuori problemi legati al ritardo nel pagamento degli stipendi dei dipendenti che lavorano all’interno.
L’altra anomalia è legata all’entrata dei giornalisti. Come forse alcuni sanno è stato reitrodotto il permesso a visitare i CIE per i giornalisti. Questa possibilità è però a discrezione dei prefetti e, guarda caso, il prefetto di Gorizia ha deciso di non far entrare i giornalisti in quello di Gradisca.
Tempo fa ci chiedevamo “cosa nascondono?” dietro quelle mura, oggi ce lo chiediamo con ancora più preoccupazione e rabbia.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo del 16/02/12
Gradisca, entro marzo il Cie a pieno regime
di Luigi Murciano GRADISCA Si decide fra una settimana il destino del Cie e del Cara di Gradisca. E con esso, quello dei suoi dipendenti. Clima teso tra i lavoratori del doppio centro immigrati della cittadina isontina in vista del pronunciamento definitivo del Tar, annunciato per il 22 febbraio, in merito al ricorso sull’assegnazione dell’appalto tra il colosso francese Gepsa e l’attuale ente gestore, il consorzio siciliano Connecting People. Il gigante transalpino, come si ricorderà, aveva vinto in prima istanza la gara d’appalto per la gestione delle due strutture sino al 2014, salvo però vedersi congelare l’aggiudicazione definitiva per alcuni elementi di irregolarità emersi nelle credenziali delle imprese italiane a esso collegate (le romane Cofely Italia e Sinergasia e la siciliana Acquarinto). Il Consiglio di Stato aveva poi bocciato il ricorso della società francese, confermando la decisione presa dal Tar nel primo grado di giudizio. Fra una settimana arriverà però il pronunciamento nel merito della vicenda. Giova ricordare che sia il colosso francese dell’edilizia carceraria Gepsa, sia Connecting People sono di fatto nella stessa situazione: entrambe erano state ammesse alla procedura di aggiudicazione con riserva. Rimane dunque alla finestra (e in gioco) anche il soggetto terzo classificato nella procedura di gara, la goriziana Minerva, anch’essa pronta – secondo indiscrezioni – a entrare nella partita legale. Sul piatto vi sono 15 milioni di euro per una gestione di tre anni. La Fisascat-Cisl segue con attenzione la vicenda: «Non importa chi si aggiudicherà il contratto – fa sapere il sindacato – non siamo interessati al prevalere di uno piuttosto che dell’altro: la Cisl è già pronta a garantire i posti di lavoro per tutti i dipendenti sia nel caso di cambio che di proseguimento dell’appalto». A llerta, infine, sul problema stipendi, che nei mesi scorsi aveva sollevato più di un’apprensione tra i dipendenti della cooperativa operante nel centro di Gradisca: «Abbiamo già sollevato la questione al datore di lavoro – segnala la Cisl – e abbiamo chiesto che non si ripetano più i ritardi sui versamenti, che hanno contribuito a minare la serenità dei lavoratori». Le prossime settimane saranno determinanti al Cie anche per la conclusione dei lavori di ristrutturazione e il paventato, progressivo ritorno a pieno regime con i suoi 248 posti disponibili. Attualmente gli ospiti del centro di identificazione sono appena una quarantina, a fronte dei 44 posti della zona verde e degli altri 68 della rossa, recentemente ripristinate. Con i 136 posti ancora mancanti e oggetto di intervento nella zona blu, in primavera il Cie sarà riportato alla sua piena efficienza, perlomeno potenziale.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Cose losche intorno al lager di Gradisca chi l’avrebbe mai detto!!!
Dal Messaggero Veneto del 22 febbraio 2012
Cie, si indaga su gestione e forniture
Inchiesta della Procura: blitz di Digos e Gdf nella Prefettura di Gorizia per acquisire fatture e documenti sull’appalto
GORIZIA. Lunedì, l’accesso degli agenti della Digos e degli uomini della Guardia di finanza di Gorizia negli uffici della Prefettura del capoluogo isontino, per l’acquisizione di una consistente mole di documenti, relativi all’ultima gara d’appalto per la gestione del Cie e del Cara di Gradisca d’Isonzo.
Oggi, al Tribunale amministrativo regionale di Trieste, la prima udienza per la trattazione di merito del ricorso proposto, lo scorso agosto, dal consorzio “Connecting people” di Trapani, gestore “uscente” dei due Centri, contro la Prefettura goriziana, per l’annullamento del decreto che, il 24 giugno, aveva aggiudicato l’appalto al raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa.
Impugnazione cui era seguita la sospensione del passaggio di consegne al gruppo vincitore e che aveva permesso alla cooperativa siciliana di mantenere la guida delle due strutture. Due fronti giudiziari, quello penale e quello amministrativo, per un unico oggetto d’indagine: il Centro di identificazione ed espulsione e il collegato Centro di accoglienza per richiedenti asilo di via Udine.
Era stata la Procura della Repubblica di Gorizia, qualche mese fa, ad aprire un fascicolo, per far luce, in particolare, sulla regolarità delle fatturazioni delle varie forniture. L’attenzione degli investigatori, coordinati dai sostituti procuratori Luigi Leghissa e Valentina Bossi, si era subito indirizzata verso la “Connecting people”. L’ipotesi di reato alla quale i magistrati stanno lavorando è la frode in pubbliche forniture.
Ma i filoni d’indagine, a quanto appreso, sarebbero molti di più. Compresa l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato, a sua volta riconducibile a una presunta incongruenza tra il numero degli ospiti di volta in volta presenti nei due Centri e le fatture presentate al ministero. Al momento, l’unica persona iscritta sul registro degli indagati risulta essere il legale rappresentante della cooperativa, peraltro già sottoposta a perquisizione. Il sospetto, a quanto è dato sapere, è che non sia stata rispettata la convenzione, che prevede l’assegnazione da parte del Viminale di una quota forfettaria per ciascun ospite. L’ipotesi, insomma, è che le forniture – a cominciare dalla mensa – non siano state conformi, rispetto alle liste degli immigrati realmente accolti al Cie e al Cara.
Da qui, la necessità di acquisire quanta più documentazione possibile non soltanto sull’ultima gara d’appalto, ma anche sulle fatture presentate al ministero. Per farlo, la Procura ha istituito un apposito pool di investigatori, formato da agenti della Digos e militari delle Fiamme gialle. Sono stati loro, lunedì mattina, a fare visita alla Prefettura di Gorizia. Ossia, all’organo di governo locale che ha gestito la gara d’appalto e che, in quanto emanazione del Viminale, ha curato i vari pagamenti. Di più, al momento, gli inquirenti non dicono. L’impressione, però, è che si sia soltanto all’inizio di un’inchiesta molto più ampia.
Da Il Piccolo del 22 febbraio 2012 — pagina 39
Indagine sulla fornitura di materiali al Cie e al Cara
GRADISCA Le forniture del Cie e del Cara di Gradisca finiscono sotto indagine. E oggi il Tar dovrebbe pronunciarsi in maniera definitiva sull’esito dell’appalto da 15 milioni di euro per la nuova gestione dei due centri nei prossimi tre anni. Le indagini riguardanti Cie e Cara andrebbero avanti già da alcuni mesi, disposte dal sostituto procuratore Luigi Leghissa ed eseguite dal comando provinciale della Guardia di Finanza. In particolare, le Fiamme Gialle vorrebbero vederci chiaro sulle forniture di materiali per l’assistenza alla persona (indumenti, vettovaglie, pasti, medicinali e quant’altro) che l’ente gestore delle due strutture per immigrati – il consorzio siciliano Connecting People – fattura poi alla Prefettura di Gorizia come previsto dal contratto d’appalto. Parliamo dei 42 euro al giorno che la coop trapanese deve giustificare allo Stato come pagamento per l’assistenza alla persona. Una cifra “pro die e pro capite”: vale a dire al giorno e per immigrato. Gli uomini del capitano Zorzut in queste settimane avrebbero svolto diversi accertamenti all’ex caserma Polonio e acquisito numerosi documenti contabili per verificare la regolarità di queste forniture e delle relative fatturazioni emesse. Il responsabile della Connecting People sarebbe stato raggiunto da un avviso di garanzia: fra le contestazioni anche il numero di ospiti dichiarati dalla cooperativa. «A livello informale avevamo sentito che c’erano stati dei controlli al Cie e al Cara – spiega il viceprefetto vicario Gloria Allegretto – ma questo è tutto. In Prefettura infatti sinora non è pervenuta alcuna richiesta di accertamenti o di acquisizione documenti». Oggi, intanto – sciopero degli avvocati permettendo – il Tar è chiamato a dipanare l’intricata matassa della gestione dei due centri, ormai prorogata di quasi un anno a Connecting People. L’appalto era stato provvisoriamente aggiudicato al colosso francese Gepsa in associazione temporanea d’impresa con tre soggetti italiani (le romane Cofely e Sinergasia, la siciliana Acuarinto) con un’offerta da 34 euro pro die e pro capite. Ma alcuni elementi di perplessità emerse nella cordata avevano congelato l’aggiudicazione definitiva. Era stato il soggetto secondo classificato, l’uscente Connecting People a presentare ricorso contro la Prefettura per l’assegnazione al colosso francese, ottenendo il congelamento e – di fatto – la proroga della propria gestione. Il contro-ricorso transalpino venne bocciato (ma non nel merito) dal Consiglio di Stato in attesa dell’odierno pronunciamento del Tar. Alla finestra la “Minerva” ma soprattutto i dipendenti delle due strutture. Luigi Murciano
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
da il Messaggero Veneto del 23 febbraio 2012
Appalti al Cie, nuovo blitz in Prefettura
Digos e Gdf hanno acquisito documenti su un secondo filone d’indagine: nel mirino, le procedure di gara del giugno 2011
GORIZIA. Seconda mattinata di lavoro nella Prefettura di Gorizia per la task-force formata da agenti della Digos e da militari della Guardia di finanza, costituita ad hoc dalla Procura della Repubblica di Gorizia, per indagare sul caso di presunta frode in pubblica fornitura al Cie e al Cara di Gradisca d’Isonzo, finito al centro di un’inchiesta coordinata dai pm Luigi Leghissa e Valentina Bossi. Questa volta, però, l’accesso degli inquirenti agli uffici del palazzo di Governo di piazza Vittoria è servito a raccogliere documentazione utile a far luce su un secondo filone d’indagine: le procedure seguite per bandire e poi aggiudicare l’ultima gara d’appalto per la gestione 2011-2014 dei due Centri a un raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa.
Appalto aggiudicato con decreto del 24 giugno scorso, ma rimasto in “stand-by”, a seguito del ricorso al Tar proposto dalla “Connecting people” di Trapani – la cooperativa che aveva gestito le strutture isontine fino al 2011 e che continua a mantenerne la conduzione in “prorogatio” – contro la Prefettura goriziana, per ottenere l’annullamento di quello stesso decreto, con il quale avrebbe dovuto avvenire il passaggio di consegne alla ditta vincitrice.
Fatti collegati all’altro filone, dunque, e inseriti nello stesso fascicolo, ma per i quali, al momento, non figura alcuna persona indagata. Anche perchè – fanno sapere i magistrati – molto dipenderà dall’esito che avrà il procedimento in corso davanti al Tribunale amministrativo regionale del Fvg. Ieri, a Trieste, è stata celebrata la prima udienza per la trattazione del merito del ricorso. La sentenza è attesa entro sette giorni. Ma sono gli stessi pm a invitare alla prudenza e a escludere un’immediata corrispondenza tra l’eventuale illegittimità amministrativa e un altrettanto eventuale profilo di illecito penale rispetto alla validità della gara. La situazione, insomma, si presenta ancora molto fluida.
Qualora le carte acquisite in Prefettura ieri mattina dovessero confermare le ipotesi al vaglio degli inquirenti, tuttavia, l’inchiesta si allargherebbe a un nuovo fronte investigativo, riconducibile all’ipotesi di reato della turbativa d’asta. Ipotesi ascrivibile, in astratto, sia ai soggetti che hanno partecipato alla gara, sia a coloro che l’hanno gestita.
Tutta da chiarire anche la vicenda legata alle forniture di beni, che aveva portato il pool di poliziotti e finanzieri in Prefettura la mattina di lunedì e che vede già iscritto nel registro degli indagati il legale rappresentante della “Connecting people”. L’avviso gli è stato notificato in occasione della perquisizione cui la cooperativa era stata sottoposta alcuni mesi fa. Nel mirino, le fatturazioni delle forniture: dalla mensa, all’acqua, alle schede telefoniche. Tutti beni finanziati dal ministero degli Interni, in base a una precisa convenzione, che fissa una quota forfettaria per ciascun ospite.
Gli investigatori intendono dunque verificare la regolarità delle fatture emesse dall’ente gestore: capire, cioè, se siano state conformi rispetto al numero degli immigrati di volta in volta presenti all’interno del Centro di identificazione ed espulsione e del collegato Centro di accoglienza per richiedenti asilo e rispetto a quanto poi erogato dal ministero degli Interni attraverso la Prefettura. Non basta. L’indagine punta anche a verificare se il denaro erogato sia stato poi effettivamente utilizzato, per realizzare i servizi indicati. Da qui, l’ipotesi della frode, anche se – a detta degli stessi magistrati – il confine è talmente labile, da non escludere, in futuro, di formulare anche o riformulare il capo nell’ipotesi di truffa ai danni dello Stato.
Entrata nel vivo l’estate scorsa, l’inchiesta era partita poco più di sei mesi fa sulle ceneri di vecchi procedimenti relativi a vicende non ancora chiarite e collegate a diverse segnalazioni e proteste di ospiti dei due Centri di via Udine.
Dal Piccolo del 23/02/12
Cie, ipotesi di truffa per i trapanesi
di Luigi Murciano wGRADISCA Frode. O persino truffa ai danni dello Stato. Queste le ipotesi di reato avanzate dalla Procura di Gorizia nei confronti della Connecting People di Trapani, attuale gestore di Cie e Cara di Gradisca, per presunte anomalie nelle forniture e nelle fatturazioni. L’esistenza dell’indagine, coordinata dai sostituti procuratori Leghissa e Bossi, era emersa a sorpresa martedì, appena 24 ore prima dell’udienza con cui ieri il Tar di Trieste ha discusso il ricorso del medesimo consorzio siciliano contro la Prefettura di Gorizia. Oggetto del contendere, l’aggiudicazione della gestione del centro immigrati ad una cordata capeggiata dalla francese Gepsa, cui Connecting contesta alcune carenze documentali. La sentenza sarà depositata entro una settimana. Ma intanto a fare rumore è ben altro, e cioè l’indagine della Procura volta a chiarire se la mole di forniture dichiarate da Connecting People alla Prefettura di Gorizia sia regolare. E soprattutto rispondente al reale numero di ospiti presenti nella doppia struttura gradiscana. Sotto la lente l’acquisto dei materiali per l’assistenza alla persona (indumenti, vettovaglie, pasti, medicinali, schede telefoniche, sigarette): materiali che Connecting People deve rendicontare alla Prefettura per ottenere dal Viminale il forfait da 42 euro al giorno per immigrato alla base del contratto. L’inchiesta potrebbe sfociare in un rivolo civile e uno penale: dalla frode in forniture alla truffa allo Stato. L’inchiesta sarebbe scattata già prima dell’estate, dopo alcuni controlli periodici. Sono stati presi in esame pure fascicoli già aperti in passato sulle forniture dell’ultimo biennio. Digos e Guardia di Finanza hanno acquisito documenti nei locali del Cie e altrettanto avrebbero fatto nella sede goriziana della Prefettura. Un avviso di garanzia ha già raggiunto il legale rappresentante di Connecting People. Per la coop trapanese come detto sono ore calde anche su un altro fronte. Ieri al Tar di Trieste si è svolto il dibattimento sul ricorso che Connecting People ha presentato contro l’aggiudicazione della gestione (per il prossimo triennio) alla francese Gepsa in associazione temporanea con le italiane Cofely, Sinergasia e Acquarinto. Una “torta” da 15 milioni di euro. Giunta seconda nell’appalto dell’anno scorso, Connecting (in carica dal 2008) aveva ricorso contro la Prefettura ottenendo il congelamento dell’aggiudicazione e la proroga della propria gestione per un altro anno.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Connecting People: al Cie raddoppiati i posti di lavoro
Dal Piccolo del 25/02/12
di Luigi Murciano GRADISCA Nessuna notizia di indagine, perlomeno allo stato attuale. Lo ribadiscono ufficialmente, i vertici di Connecting People, l’ente gestore di Cie e Cara di Gradisca finito al centro di un’indagine della Procura goriziana per presunte fatturazioni anomale nelle forniture di beni per l’assistenza agli immigrati. «Siamo all’oscuro di qualsivoglia iniziativa nei nostri confronti», dichiara Giuseppe Scozzari, presidente e legale rappresentante del consorzio trapanese. La Procura della Repubblica aveva disposto l’acquisizione di documenti relativi alle fatturazioni emesse dalla cooperativa siciliana alla Prefettura di Gorizia. Secondo le ipotesi tali fatture non sarebbero sempre state rispondenti alla reale presenza di ospiti nelle due strutture per migranti, ritoccando quindi verso l’alto il forfait che lo Stato come da contratto eroga all’ente gestore. Altro filone riguarderebbe la nuova gara d’appalto che vede Connecting People contestare al Tar l’avvenuta aggiudicazione a Gepsa, con un terzo ente (la coop goriziana Minerva che del Cie è stata il primo gestore) che potrebbe pure rientrare in gioco. Piuttosto, c’è amarezza per una fuga di notizie arrivata proprio 24 ore prima del dibattimento al Tar sul ricorso contro la Prefettura. «Se è vero che c’è un’indagine, noi siamo tranquilli. Non abbiamo niente da nascondere e riteniamo che i nostri lavoratori meritino di non vedere infangata l’immagine dell’impresa per cui lavorano, per quanto di buono ha realizzato anche col loro impegno». Secondo Connecting People, a distanza di cinque anni dall’insediamento nel territorio, sono oltre 70 i lavoratori a tempo pieno anche attraverso progetti finanziati dalla Ue. «Connecting People non solo ha migliorato in modo palese gli standard di gestione del Cie di Gradisca d’Isonzo, stabilizzando i 40 lavoratori che operavano con la Minerva – tiene a sottolineare Scozzari – ma ha quasi raddoppiato i posti di lavoro».
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo del 08/03/12
Casi di scabbia al Cie Tre medici sotto inchiesta
Grazie agli impegni e agli investimenti della Regione, nel 2011 gli incentivi hanno permesso a circa 5.500 famiglie di ottenere un contributo per l’acquisto di una automobile a basso consumo energetico. Lo ha annunciato il vicepresidente della Regione, Luca Ciriani, a margine della predisposizione della delibera di Giunta che sintetizza i risultati del provvedimento e rendiconta i risultati dell’investimento effettuato dall’Amministrazione regionale. «Il provvedimento attivato nel 2011 – ha spiegato Ciriani – ha permesso di rinnovare parte del parco macchine regionale, immettendo sulle strade circa 5.500 nuovi veicoli Euro 5 a basso consumo o ecologici. Si tratta di un importante risultato, in quanto le famiglie hanno potuto usufruire di un contributo per abbassare il costo dell’acquisto e al tempo stesso si è favorito il ricambio di automezzi vecchi e inquinanti». La Regione ha investito oltre 5,4 milioni di euro per sostenere con il contributo pubblico l’acquisto di 5.426 veicoli Euro 5 e 63 auto ecologiche. di Luigi Murciano wGRADISCA Tre medici indagati per la mancata segnalazione di casi di scabbia fra gli ospiti del Cie e del Cara. Nuovo colpo di scena con protagonista la doppia struttura per migranti di Gradisca d’Isonzo: è di ieri la notizia che tre sanitari alle dipendenze della Connecting People, il consorzio siciliano che dal 2008 gestisce il centro immigrati di via Udine, sarebbero finiti sotto la lente della magistratura per avere omesso di segnalare alle autorità la presenza di alcuni casi di dermatosi contagiosa all’interno della struttura isontina per migranti. Uomini delle Fiamme Gialle e della Digos avrebbero acquisito nei locali del presidio sanitario del centro immigrati una folta documentazione, a partire dalle cartelle cliniche. Il fatto contestato risalirebbe allo scorso inverno. A fine novembre, dopo l’individuazione di un caso sospetto di dermatite, una dozzina di richiedenti asilo del Cara erano stati infatti posti in isolamento per evitare che la presunta epidemia dilagasse. Questione peraltro delicata dal momento che gli asilanti sono liberi di circolare in orario diurno sul territorio isontino. La Prefettura goriziana, al tempo interpellata, dichiarò che successive analisi svolte presso l’azienda sanitaria isontina avevano fatto rientrare l’allarme. L’indagine sull’omessa diagnosi segue di poche settimane quella sulle presunte false fatturazioni per le forniture di materiali nell’assistenza alla persona che la stessa Connecting People di Trapani avrebbe emesso nei confronti della Prefettura goriziana (e quindi dello Stato), gonfiando la reale presenza di ospiti all’ex caserma Polonio. Lo scopo: incrementare le entrate derivanti dal forfettario di 42 euro al giorno ad immigrato previsto dal contratto. In quel caso il reato ipotizzato sarebbe di truffa allo Stato. Proprio come qualche settimana fa, la notizia del caso-scabbia trapela a poche ore da un decisivo appuntamento al Tar di Trieste: oggi, secondo indiscrezioni, potrebbe infatti essere depositata la sentenza sul ricorso che la Connecting People ha presentato contro la Prefettura di Gorizia per la revoca dell’affidamento triennale della nuova gestione di Cie e Cara al colosso francese Gepsa a causa di “gravi carenze formali” nella presentazione dell’offerta. Secondo indiscrezioni, anche questo bando di gara sarebbe finito al vaglio degli inquirenti. Interpellato sul nuovo fronte di indagine aperto nei confronti della coop siciliana, il componente del comitato esecutivo della Connecting People Mauro Maurino esprime al tempo stesso tranquillità e sconcerto: «C’è un atmosfera strana. Non abbiamo alcuna notizia di avvisi di garanzia né per questa vicenda né per quella relativa alle fatturazioni. Solo acquisizioni di documenti. Ma fa piacere che la notizia trapeli, così tutti possono capire cosa sta accadendo. Prima di denunciare un caso di scabbia, bisognerebbe averlo diagnosticato. Ma né il personale sanitario del Cara, né i successivi accertamenti specifici nelle strutture ospedaliere hanno condotto a una diagnosi. Ci sarà pure un motivo… Piuttosto è quantomeno curioso che Finanza o Digos si occupino di dermatiti».
Messaggero veneto del 08/03/12
Scabbia al Cie, indagati tre medici
La lettera porta la data del 2 novembre 2009 e fu inviata dalla Prefettura di Gorizia alla Questura dello stesso capoluogo isontino, per chiedere il riscontro giornaliero della rispondenza tra quanto indicato nei mattinali di “Connecting people” e quanto rilevato dalla polizia, ai fini della correttezza e della congruità dei pagamenti effettuati, a fronte delle fatture emesse dal consorzio trapanese. È attorno a quella nota, acquisita già nel corso degli accessi effettuati da Gdf e Digos nel palazzo di Governo a metà febbraio, che gli inquirenti hanno costruito buona parte delle indagini, volte a verificare la regolarità delle forniture eseguite dall’ente gestore (“Connecting people”, appunto), all’ente pagante (la Prefettura, in quanto emanazione del Viminale). L’ipotesi al vaglio è che, nell’ambito di quelle operazioni, siano stati commessi reati di peculato e frode in pubbliche forniture. Ed è in quella medesima direzione che stanno muovendo le ulteriori acquisizioni disposte dai pm nella stessa Prefettura. Ordini di servizio, direttive interne e qualsiasi altra disposizione volta a disciplinare le procedure di pagamento delle fatture, ma anche le modalità dei controlli a monte dei mandati di pagamento e le competenze e relative responsabilità in capo alla Prefettura. (l.d.f.) di Luana de Francisco wGORIZIA Continuano a ritmo serrato gli accessi della speciale task-force formata da militari della Guardia di finanza e agenti della Digos negli uffici della Prefettura di Gorizia, nei quali la Procura del capoluogo isontino ritiene siano conservati documenti di massimo interesse per la maxi-inchiesta avviata poco più di sei mesi fa sulle modalità di gestione e di fornitura di servizi alla persona del Cie e del Cara di Gradisca d’Isonzo, ma anche sulle stesse procedure della gara d’appalto che, lo scorso giugno, portò all’affidamento dell’attuale gestione (2011-2014) a un raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa. Due le ipotesi di reato formulate dai magistrati, i pm Luigi Leghissa e Valentina Bossi, nel procedimento che ha già portato gli inquirenti ad acquisire una notevole mole di materiale cartaceo nel palazzo del Governo e, almeno in un’occasione, anche nella Questura di Gorizia: non soltanto la frode nelle pubbliche forniture, come già anticipato nei giorni scorsi, ma pure il peculato. E molti di più – oltre una dozzina -, a quanto appreso, i filoni d’indagine ai quali la Procura starebbe lavorando. Compreso quello che vede già iscritti sul registro degli indagati tre medici. Tutti coinvolti in qualità di sanitari operanti all’interno delle due strutture per conto dell’ente gestore, il consorzio “Connecting people” di Trapani, tutt’ora alla guida dei centri in “prorogatio”. Per effetto, cioè, della decisione del Tar del Fvg di sospendere l’aggiudicazione dell’appalto al gruppo Gepsa, in attesa di discutere nel merito il ricorso promosso dal consorzio siciliano contro la Prefettura. Al centro del fascicolo, i casi di scabbia accertati al Cie e al Cara il 30 novembre scorso. L’accusa contestata ai tre professionisti è di avere omesso di denunciare alle competenti autorità il manifestarsi di episodi o di sospetti episodi tra gli ospiti del Centro di identificazione ed espulsione e del collegato Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Omissioni e ritardi di segnalazione, dunque, ma anche di intervento, per non aver posto in essere le misure igieniche, atte a impedirne la diffusione. Da qui, il decreto di perquisizione disposto dai magistrati e notificato dai Cc del Nas di Udine ai tre indagati: il 69enne Salvatore Cutrupi, residente a Cormons, il 59enne Carlo Snidero, a Dolegna del Collio, e il 38enne Walter Ziani, a Gorizia. Obiettivo: acquisire tutta la documentazione medica relativa ai casi di scabbia e le comunicazioni intercorse tra i gestori dei due Centri, l’Azienda sanitaria e la Prefettura. L’allarme era scattato già all’indomani dell’accertamento dei primi casi e a lanciarlo era stato il Sap, preoccupato per i rischi di eventuale contagio corsi dal personale di Polizia. Tanto più in assenza di dati certi sul numero e sull’identità stessa delle persone infette. A gettare acqua sul fuoco, tuttavia, era stata la stessa Prefettura, precisando come l’immigrato del Cie cui era stata diagnosticata la scabbia fosse stato messo in isolamento e come le analisi dell’Ass sugli ospiti del Cara fossero risultate tutte negative. Quanto al filone relativo alle forniture, finora risulta indagato soltanto Giuseppe Scozzari, legale rappresentante di “Connecting people”, sottoposta a perquisizione già nelle prime fasi dell’inchiesta. Nel mirino, le fatturazioni delle forniture: dalla mensa, all’acqua, alle schede telefoniche. Tutti beni finanziati dal ministero degli Interni, in base alla quota forfettaria fissata per ciascun ospite. Gli investigatori intendono verificare la regolarità delle fatture emesse dall’ente gestore. Capire, cioè, se siano state conformi rispetto al numero degli immigrati presenti nel Cie-Cara e rispetto a quanto poi erogato dal Viminale attraverso la Prefettura. Ma anche se il denaro erogato sia stato poi effettivamente utilizzato per realizzare i servizi indicati e se non vi sia dunque stata truffa ai danni dello Stato. Nel fascicolo sulle presunte responsabilità penali (l’ipotesi è il peculato) in relazione alla gara bandita dalla Prefettura per l’affidamento della gestione 2011-2014, intanto, è o starebbe per confluire un nuovo importante elemento d’indagine: i pareri a suo tempo chiesti dalla Prefettura all’Avvocatura distrettuale dello Stato di Trieste sulla procedura di gara.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Messaggero Veneto del 10/03/11
«Gestione trasparente, non siamo truffatori»
di Luana de Francisco GORIZIA «Siamo un gruppo di imprenditori sociali, che negli ultimi anni è riuscito a garantire un posto di lavoro a una settantina di persone. Eppure, qualcuno ci dipinge come un clan di truffatori. Non sappiamo ancora perchè, nè dove avremmo sbagliato. Ma siamo pronti a chiarire ogni cosa». Il giorno dopo la vittoria al Tar del Fvg, nel ricorso promosso contro la Prefettura di Gorizia per l’annullamento dell’aggiudicazione al Rti guidato dalla francese Gepsa dell’appalto per la gestione 2011-2014 del Cie-Cara di Gradisca d’Isonzo, il consorzio “Connecting people” di Trapani fa festa soltanto a metà. A frenare l’entusiasmo per una sentenza che, di fatto – salvo ulteriori ricorsi al Consiglio di Stato da parte di Gepsa, o al Tar da parte di Minerva, diventata ora seconda in classifica – consegna ufficialmente le chiavi dei due Centri al consorzio siciliano, restano le incognite legate alla maxi-inchiesta avviata dalla Procura di Gorizia sulle modalità di gestione tenute dalla stessa “Connecting people” già dal 2008. «Il Tar ci ha dato ragione e di questo non possiamo che essere soddisfatti – afferma Mauro Maurino, componente del Comitato esecutivo di “Connecting people” -. I primi a beneficiarne saranno i nostri dipendenti, che in questo modo potranno contare su un periodo di lavoro certo. Altrettanto dicasi per la comunità gradiscana, cui saranno risparmiate le turbolenze tipiche di un eventuale avvicendamento nella conduzione di strutture come queste». In attesa di firmare il contratto (l’offerta era stata fissata su un forfait di 42 euro al giorno a immigrato), l’attenzione si concentra ora sulle indagini, che i pm Leghissa e Bossi hanno delegato a Digos e Gdf. «Non avendo visto gli atti – premette Maurino – non possiamo che muoverci nel campo delle ipotesi. Rispetto all’accusa di frode in pubbliche forniture, potrebbe trattarsi delle sigarette, per le quali conserviamo sempre una “riserva”, attingendo non soltanto alla nostra speciale tabaccheria, ma anche a punti vendita esterni. Ovviamente, non si tratta nè di contrabbando, nè di commercio abusivo. Oppure dei materassi ignifughi, visto il clamore dell’estate scorsa, quando avevano comunque preso fuoco: anche in questo caso, siamo assolutamente tranquilli, perchè possediamo tutta la certificazione necessaria a dimostrare che non sono materassi falsi. Se per forniture si intendono le schede telefoniche – continua -, siamo in una botte di ferro: ogni consegna è stata documentata. E altrettanto dicasi per i pasti, visto che non è mai successo che un ospite sia rimasto digiuno». Quanto alla supposta mancata conformità delle fatture rispetto al numero degli immigrati presenti nelle strutture, Maurino suggerisce una duplice interpretazione. «Potrebbero esserci stati degli errori nella compilazione del mattinale, dovuti al ritardo nella lettura degli ultimi fax sugli arrivi e le partenze. Errori comunque recuperati con le cosiddette fatture di ristorno. Oppure – continua – la discrepanza potrebbe essere legata a un meccanismo contrattuale che prevede la clausola di salvaguardia nel caso in cui le presenze scendano sotto il 50%. Eventualità nella quale l’ente ha comunque diritto di fatturare il 50% della commessa». Ben poco da dire, invece, sulla turbativa d’asta. «A meno che non ci venga contestata la corruzione di un pubblico ufficiale – dice Maurino -, noi non c’entriamo di sicuro. Tanto più, alla luce della graduatoria da noi stessi impugnata»
Dal Piccolo del 09/03/12
Il Tar annulla l’appalto sul Cie
GRADISCA Al Cie di Gradisca, il Tar di Trieste annulla il cambio della guardia nella gestione. E’stata depositata ieri la sentenza con cui il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso della Connecting People contro la Prefettura di Gorizia. La coop siciliana aveva impugnato l’avvenuta aggiudicazione dell’appalto al colosso francese Gepsa per i prossimi 3 anni. L’azienda transalpina, presentatasi in associazione d’impresa con le aziende italiane Cofely, Sinergasia e Acquarinto, si era classificata prima proprio davanti all’attuale gestore Connecting People. Ma il Tar ha annullato il provvedimento di aggiudicazione per vizi formali e di merito. E’ ora lecito attendersi un ricorso di Gepsa al Consiglio di Stato. La Prefettura dal canto suo commenterà soltanto oggi la sentenza, dopo averne analizzate le motivazioni. Per Connecting People, in sella dal 2008 si tratta di un punto messo a segno dopo le recenti ombre. Il consorzio trapanese è appena finito sotto la lente della Procura per ipotesi di reato che vanno dalla frode in pubbliche forniture alla truffa ai danni dello Stato, senza contare l’indagine su tre medici – Salvatore Cutrupi, Carlo Snidero, Walter Ziani – accusati di non avere denunciato alle autorità la presenza al Cie di sospetti casi di scabbia. Ipotesi comprovata, secondo rumors, dall’ordinazione di medicinali per la cura della dermatite da parte dell’ente gestore. Smentisce comportamenti illegittimi Mauro Maurino, uno dei referenti di Connecting People, e commenta così la decisione del Tar: «Siamo felici soprattutto per i nostri lavoratori. E le indagini ci trovano assolutamente sereni seppure increduli». (l.m.)
Messaggero Veneto del 09/03/12
Cie-Cara, il Tar ribalta l’esito della gara
«Avevamo evidenziato già in novembre il problema del controllo medico al Cie e adesso gli accertamenti della Procura confermano la necessità di fare chiarezza fino in fondo per evitare che si verifichino altre falle nel “filtro sanitario” della struttura». A sottolinearlo è Angelo Obit, segretario provinciale del Sap (Sindacato autonomo di polizia) che commenta così la notizia del terzo filone d’inchiesta aperto dalla Procura sul Cie: filone che vede indagati tre medici accusati di aver omesso di denunciare alle autorità competenti il manifestarsi di episodi, o sospetti episodi, di scabbia tra gli ospiti del Cie e del Cara. «Ricordiamo che era stata proprio la Questura ad avviare l’indagine sulla vicenda scabbia – aggiunge Obit – e gli approfondimenti in corso sono doverosi perchè stiamo parlando di sicurezza sanitaria degli ospiti, degli operatori di polizia, dei lavoratori della struttura e più in generale dell’intera comunità cittadina di Gradisca. Ogni ospite che entra nella struttura viene sottoposto a visita medica ma a nostro avviso in questo caso c’è stata una falla in questo sistema di “filtro sanitario”. E’ possibile che i sintomi della scabbia siano sfuggiti al controllo medico? In tal caso bisogna adottare contromisure tali da garantire tutti, dagli immigrati a noi che lavoriamo nella struttura, affinché non accada più. Cie e Cara devono essere sicuri al cento per cento dal punto di vista sanitario. Si tratta di una priorità assoluta». (pi.ta.) di Luana de Francisco wTRIESTE Il consorzio “Connecting people” di Trapani continuerà a gestire il Cie e il Cara di Gradisca d’Isonzo. E non lo farà più in condizione di “prorogatio”, come avvenuto fino a ieri e dal giorno della scadenza del suo ultimo contratto, bensì in qualità di vincitore della gara d’appalto. Quella bandita dalla Prefettura di Gorizia nel dicembre del 2010 e conclusa lo scorso giugno con l’assegnazione della gestione 2011-2014 delle due strutture al Raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa. Ma finita praticamente subito al centro del ricorso che il consorzio siciliano aveva promosso davanti al Tar del Friuli Vg contro la stessa Prefettura, per ottenere l’annullamento dell’aggiudicazione. Ieri, il deposito della sentenza: accolto il ricorso e, quindi, annullato il provvedimento. Una decisione quanto mai attesa, quella pronunciata dai giudici del Tribunale amministrativo regionale (presidente Saverio Corasaniti, a latere Oria Settesoldi e Rita De Piero) a favore di “Connecting people”, considerata anche la bufera giudiziaria abbattutasi nelle ultime settimane sul Centro di identificazione ed espulsione e del collegato Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Al lavoro con una speciale task-force formata da militari della Gdf e agenti della Digos, la Procura di Gorizia sta indagando proprio sulle modalità di gestione tenute da quello stesso consorzio già a partire dal 2008 e sulla conformità delle fatture che emise per ricevere dalla Prefettura goriziana (intermediaria del ministero degli Interni) i soldi necessari al pagamento delle forniture dei servizi agli ospiti dei due centri. Più di dieci i filoni della maxi-inchiesta, coordinata dai pm Luigi Leghissa e Valentina Bossi, e tre le ipotesi di reato finora note: peculato e frode in pubbliche forniture, con iscrizione del legale rappresentante di “Connecting people”, da un lato – ipotesi per le quali gli inquirenti hanno già acquisito una vasta mole di documenti in Prefettura e Questura, oltre che nella sede del consorzio -, omessa denuncia alle competenti autorità di episodi di scabbia nel Cie-Cara, con iscrizione di tre medici operanti nelle due strutture per conto dell’ente gestore, dall’altro. Nel mirino degli investigatori, anche le procedure seguite per bandire e poi aggiudicare l’ultima gara d’appalto. Gara giudicata sospetta, insomma, sia sul piano penale, sia su quello amministrativo. Ieri, dunque, il primo verdetto. Nell’impugnare il decreto di aggiudicazione dell’appalto, il consorzio trapanese aveva contestato, in particolare, il fatto che il Rti guidato da Gepsa non avesse rispettato una delle formalità prescritte dall’Avviso a pena di esclusione. Non avesse cioè prodotto l’atto d’impegno a conferire mandato collettivo alla capogruppo “in caso di associazione o consorzi non ancora costituiti” nella forma prevista. Nè sarebbe stata dimostrata la capacità tecnica delle due ditte cooptate richiesta dal bando. Ondivago l’atteggiamento della commissione: prima, decise di ammetterlo con riserva, poi lo escluse e, infine, lo riammise «in applicazione dei principi di buona fede e favor partecipationis». Era il 22 febbraio 2011. Il successivo 24 giugno, quel raggruppamento sarebbe risultato aggiudicatario e la ricorrente seconda in classifica. Da qui, l’azione legale. Lapidario il giudizio del Tar: «In corretta applicazione dell’Avviso – si legge nel dispositivo – la controinteressata andava esclusa». Fondata, a parere del collegio, anche la censura relativa alla mancata dimostrazione dei requisiti delle cooptate. A questo punto, alla Prefettura non resterà che riprendere in mano l’offerta con la quale “Connecting people” aveva partecipato alla gara: 16 milioni 870.350 euro (5,6 milioni l’anno, per un forfait di 42 euro al giorno a immigrato), contro i 14 milioni 577.786 euro proposti da Gepsa (4,8 milioni l’anno e 34 euro pro die pro capite).
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
dal Messaggero Veneto del 24 marzo 2012
Caso Cie, avvisi in prefettura a Gorizia
Inchiesta sulle forniture, indagati per falso in atti pubblici il vice vicario e il capo Ragioneria: fatture per oltre un milione
di Luana de Francisco
GORIZIA. Erano il vice vicario prefetto di Gorizia, Gloria Sandra Allegretto, e il responsabile dell’Ufficio ragioneria della medesima prefettura, Telesio Colafati, a mettere il visto sui mandati di pagamento delle fatture emesse dalla “Connecting people” di Trapani per le forniture di servizi alla persona del Cie e del Cara di Gradisca d’Isonzo.
Ossia, in altre parole, a certificare la veridicità di quanto dichiarato dall’ente gestore in merito al numero degli ospiti di volta in volta presenti all’interno delle due strutture. Numero che la Procura di Gorizia, da oltre sei mesi al lavoro su una maxi-inchiesta che ipotizza, tra gli altri, i reati di frode in pubbliche forniture e peculato, ritiene sia stato invece sistematicamente gonfiato. E che questo sia stato possibile anche perchè chi avrebbe dovuto controllare nulla fece, invece, per impedirlo.
Da qui, le informazioni di garanzia notificate ieri mattina al vice vicario prefetto e al capo Ragioneria, contestualmente al decreto di sequestro disposto dai pm Luigi Leghissa e Valentina Bossi di tutti i mandati di pagamento relativi alle fatture emesse dal consorzio trapanese nel periodo compreso tra il settembre del 2008 e il giugno del 2011, data di scadenza del penultimo appalto.
Stando ai calcoli effettuati dagli inquirenti – le indagini sono state delegate a una speciale task-force formata da militari della Guardia di finanza e da agenti della Digos di Gorizia – sarebbero stati autorizzati pagamenti non dovuti per oltre un milione di euro. E ad autorizzarli sarebbero stati appunto Allegretto e Colafati, competenti per le attività di liquidazione delle fatture emesse dalla “Connecting people” e, in tale veste, indagati entrambi per l’ipotesi di reato di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.
Stando al castello accusatorio formulato dai magistrati, ciascuno per la propria parte avrebbero falsamente attestato l’avvenuto “controllo di congruità” dell’importo indicato in fattura. Attestazione che la Procura ritiene non conforme al vero, alla luce degli accertamenti che avrebbero già dimostrato una sovraffatturazione e cioè l’indicazione in fattura di un numero di ospiti superiore a quello reale. Con conseguente liquidazione di importi forfettari (che la convenzione tra ente gestore e Prefettura aveva fissato in 42 euro per ospite) più alti di quelli dovuti.
Il sequestro effettuato ieri nel palazzo di Governo di piazza Vittoria è soltanto l’ultimo atto di una complessa attività d’indagine, che, in febbraio, aveva portato già all’acquisizione – almeno in un’occasione, anche negli uffici della Questura – di una notevole mole di documenti riconducibili non soltanto ai pagamenti delle forniture (dalle mense, all’acqua, alle schede telefoniche), ma anche agli atti relativi alla gara bandita dalla prefettura per l’affidamento della gestione 2011-2014 del Centro di identificazione ed espulsione e del collegato Centro di accoglienza per richiedenti asilo.
Non basta. Per ricostruire i numerosi filoni d’indagine – oltre una dozzina, a quanto appreso – i magistrati hanno sentito decine e decine di persone informate sui fatti. Ultimi in ordine di tempo, il prefetto di Gorizia, Maria Augusta Marrosu, invitata giovedì a palazzo di giustizia, e l’allora questore di Gorizia e attuale questore di Udine, Antonio Tozzi, presentatosi invece ieri mattina.
Perquisizioni erano state eseguite anche nelle stesse strutture di Gradisca e nelle abitazioni di tre medici finiti a loro volta sotto indagine per i casi di scabbia accertati al Cie e al Cara il 30 novembre scorso. L’accusa contestata ai tre professionisti, tutti coinvolti in qualità di sanitari operanti all’interno dei due centri per conto del gestore, è l’omessa denuncia alle competenti autorità del manifestarsi di episodi o di sospetti episodi tra gli ospiti.
Da segnalare, intanto, la recente decisione del Tar del Fvg che, accogliendo il ricorso presentato dal consorzio trapanese, ha annullato la gara d’appalto che aveva aggiudicato la nuova gestione al Rti guidato dalla francese Gepsa, garantendo così continuità di gestione allo stesso consorzio uscente e secondo classificato “Connecting people”.
dal Piccolo del 24/03/12
Avviso di garanzia al viceprefetto per il Cie di Gradisca
Anche la Prefettura di Gorizia finisce nel tourbillon delle indagini riguardanti il Cie e il Cara di Gradisca. La Procura di Gorizia ha infatti emanato due avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti alti dirigenti degli uffici del Governo nel capoluogo isontino: si tratta di Gloria Sandra Allegretto, viceprefetto vicario, e Telesio Colafati, responsabile dell’area economico-finanziaria dell’ente. L’ipotesi di reato avanzata dai pm Luigi Leghissa e Valentina Bossi, titolari dell’indagine, sarebbe quella di falso ideologico. Nel mirino degli inquirenti vi sono infatti le presunte irregolarità nelle dichiarazioni relative alle forniture di materiali per l’assistenza alla persona: indumenti, servizio mensa, vettovaglie, schede telefoniche, medicinali e quant’altro. Reato che nelle scorse settimane peraltro era già stato ipotizzato anche nei confronti del consorzio cooperativistico trapanese “Connecting People” che gestisce (attualmente in deroga) la struttura per migranti, tanto da sfociare in un primo avviso di garanzia emesso nei confronti del legale rappresentante della cooperativa di Trapani, Giuseppe Scozzari. Avviso di garanzia che il consorzio siciliano aveva smentito fosse giunto al destinatario. I pm vogliono comunque vederci chiaro sulle modalità di gestione del doppio centro immigrati gradiscano: l’ipotesi è che le fatturazioni emanate dalla coop siciliana (e controfirmate dalla Prefettura) non siano state sempre conformi alla reale presenza di immigrati nelle due strutture. Sotto la lente, in sostanza, c’è il forfettario da 42 euro al giorno per immigrato che la Connecting People incassa dallo Stato – una volta certificato dalla Prefettura – per la gestione di Cie e Cara. L’indagine, condotta con l’apporto di Digos e Fiamme Gialle, è riferita al periodo compreso fra il febbraio 2008 (ovvero dall’affidamento della gestione alla coop trapanese) e il dicembre del 2011. Sull’argomento nelle ultime 48 ore i magistrati hanno ascoltato – ma non sono iscritti fra gli indagati – anche il prefetto di Gorizia, Maria Augusta Marrosu, e l’ex questore del capoluogo, Antonio Tozzi. Fitto riserbo sulle loro dichiarazioni agli inquirenti.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Dal Piccolo del 25/03/12
Cie di Gradisca: spesi cento milioni ma è ingestibile
di Luigi Murciano
GRADISCA Il Cie/Cara di Gradisca dal 2006 ad oggi è già costato alla collettività almeno un centinaio di milioni di euro fra costruzione, gestioni, ristrutturazioni, spese per i rimpatri. Ma in questo momento, più che una struttura all’avanguardia, pare una barca alla deriva. Stritolata da un paradosso sulla gestione: poco chiara secondo la Procura della Repubblica di Gorizia, che sta indagando la Prefettura e l’ente gestore Connecting People di Trapani per la presunta non conformità delle fatture per le forniture emesse dalla coop siciliana (e controfirmate dall’ente governativo) rispetto al reale numero degli ospiti. Gestione almeno formalmente ineccepibile, invece, secondo il Tar di Trieste, che ha accolto il ricorso di Connecting People contro la stessa Prefettura per l’avvenuta aggiudicazione dell’appalto da 15 milioni di euro al colosso francese Gepsa, ritenuta non legittima. Insomma, l’ennesimo controsenso all’italiana: per la giustizia amministrativa Connecting People può continuare a gestire i due centri; quella penale invece presto potrebbe doversi esprimere su eventuali illeciti commessi nel triennio 2008-2011 dal consorzio trapanese e, di riflesso, sulla mancata vigilanza della Prefettura. Questo alla base degli avvisi di garanzia diramati dai pm Bossi e Leghissa nei confronti dei due dirigenti della Prefettura: Gloria Allegretto, viceprefetto vicario, e Telesio Colafati, responsabile dell’area economico-finanziaria. L’ipotesi di reato per i funzionari sarebbe quella di falso ideologico, mentre per il legale rappresentante di Connecting People, Giuseppe Scozzari, l’ipotesi formulata va dal falso in pubbliche forniture sino alla truffa ai danni dello Stato. Un secondo filone d’inchiesta vede inoltre inquisiti tre medici per omissioni e ritardi sui sospetti casi di scabbia. In tutto questo bailamme Connecting People continua a gestire “in prorogatio” un Cie ben al di sotto del pieno regime: le presenze raramente superano la cinquantina di immigrati nonostante una ristrutturazione preossochè ultimata. Sulla carta, il Cie può ospitare 248 persone. Nella pratica – altro paradosso – non vi sono più le condizioni per riempirlo.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Messaggero Veneto del 03/05/12
«Inaccettabile la censura al Cie di Gradisca»
GRADISCA L’Assostampa del Friuli Venezia Giulia giudica inaccettabile e non più tollerabile la censura sul Centro di identificazione ed espulsione (Cie) e sul Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Gradisca «che colpisce esclusivamente gli operatori dell’informazione». L’Assostampa precisa che «a sei giornalisti che hanno presentato formale richiesta alla Prefettura di Gorizia l’ingresso è stato negato. Finora tutte le richieste dei giornalisti – individuali e collettive – sono state regolarmente respinte».
Dal Piccolo del 29/04/12
Blitz nel Cie di Gradisca: «È come una prigione»
di Luigi Murciano GRADISCA È visitabile da parlamentari, sindaci e consiglieri regionali. Persino da privati cittadini che siano accompagnatori delle pubbliche autorità. Ma per i giornalisti il Cie di Gradisca rimane tabù. È di fatto fallito sul nascere, perlomeno per quanto concerne la struttura isontina, il tentativo della campagna “LasciateCientrare” di consentire alla stampa di visitare il Centro immigrati. Nonostante gli appelli della Fnsi e dell’Assostampa del Friuli Venezia Giulia i cancelli sono rimasti chiusi per gli operatori dell’informazione. È andata meglio agli onorevoli Monai (Idv) e Strizzolo (Pd) e al consigliere regionale Antonaz, più il sindaco di Romans Davide Furlan, che però – specifica – è entrato a titolo personale quale accompagnatore di Monai. La Prefettura di Gorizia ha applicato alla lettera la circolare ministeriale che dispone il divieto d’ingresso ai media a quei Cie ancora interessati da lavori di ristrutturazione. E dire che in questo momento sul Cie di Gradisca c’è assai poco di compromettente da raccontare. Lontani i tempi di rivolte e incendi, rientrata almeno per ora l’emergenza degli sbarchi, la struttura è ai minimi storici di presenze: appena 22 ospiti, su una capienza reale di 248. Sembrano essere più numerosi gli agenti di polizia e i militari del Genio guastatori di Cremona che fanno i doppi turni per presidiare questo gigante dai piedi d’argilla, finito sotto i riflettori della magistratura per presunte irregolarità nelle fatturazioni dell’ente gestore alla Prefettura. Unanime il parere negativo di Monai, Strizzolo e Antonaz. «Questo è un carcere – afferma Monai – non è pensabile che una persona che non ha commesso illeciti trascorra 10 mesi qui dentro per essere identificato». Per Antonaz «servono soluzioni alternative». Secondo Strizzolo «vanno ridotti i tempi di permanenza e rafforzate le procedure di identificazione. Chiederò questo al governo, e di spiegare come mai a Gradisca i giornalisti non possano raccontare questa struttura». Ed è giallo su un presunto pestaggio ai danni di un ospite del Cie. Al termine della loro visita, Strizzolo, Monai e Antonaz hanno riferito di avere ascoltato la storia di un ospite tunisino, tossicodipendente, che riferiva di essere stato malmenato dai poliziotti tanto da mostrare loro alcune ferite sulla schiena. Immediatamente Monai ha chiesto di poter visionare con i suoi colleghi i filmati delle telecamere di sorveglianza. «Le immagini non danno alcuna evidenza di quanto accaduto – si è affrettato a precisare Monai – nè che vi siano responsabilità degli agenti». Ma i sindacati di Polizia non l’hanno presa affatto bene. «Le autorità in visita si sono recate direttamente dai trattenuti senza minimamente accertarsi delle condizioni di lavoro degli operatori di polizia e dell’esercito – il duro commento di Angelo Obit, segretario del Sap. Anche l’on Fedriga si è dissociato dall’iniziativa di Monai e si è schierato dalla parte dei poliziotti. «Tra l’altro, mentre la delegazione era intenta a visionare il filmato – rivela Obit – il tunisino ha aggredito e ferito un addetto alle pulizie». Successivamente alla visita della delegazione lo stesso ha lanciato calcinacci e pietre all’indirizzo degli operatori di vigilanza. «Per gli accertamenti dei fatti ci affidiamo serenamente alla magistratura» conclude amaro il segretario del Sap.
dal Messaggero Veneto del 29/04/12
Aggredito un operatore durante la visita al Cie
di Ilaria Purassanta GRADISCA Voci, poi smentite dai nastri della videosorveglianza, di un pestaggio che sarebbe stato perpetrato dalla polizia, poi l’aggressione di un addetto alle pulizie dello Sri Lanka. È stata una visita ricca di colpi di scena, quella che ha visto protagonisti, ieri mattina al Cie di Gradisca, i deputati Ivano Strizzolo (Pd) e Carlo Monai (Idv) e il consigliere regionale Roberto Antonaz (Rc). I tre esponenti politici hanno aderito alla campagna di mobilitazione nazionale “LasciateCIEntrare” e denunciato le condizioni di vita all’interno del centro. Nel corso della visita, un tunisino ha raccontato a Monai di essere stato preso a calci dalla polizia e ha esibito le escoriazioni sulla schiena. Altri ospiti hanno confermato tale versione. Monai, insieme con Antonaz e Strizzolo, ha preteso allora di visionare i nastri di videosorveglianza, per verificare cosa fosse successo, giovedì 22 aprile, alle 22. C’è stata una trattativa con la Questura di venti minuti («Prima ci hanno detto no, poi nì, infine abbiamo detto loro: non ce ne andiamo da qui finché non ce li fate vedere»). Nessun riscontro dai nastri per la versione dell’immigrato, ma soltanto, per dirla con Monai, «un legittimo uso della forza da parte di otto poliziotti e un militare che hanno riportato di peso l’immigrato dall’infermeria alla sua stanza mentre questo opponeva resistenza». Intanto, però, denuncia il Sap, mentre le telecamere erano spente per consentire ai tre esponenti di vedere i filmati, – proprio per tale ragione era stato opposto un iniziale rifiuto – lo stesso tunisino ha picchiato e steso con un pugno al mento un addetto alle pulizie dello Sri Lanka. Prognosi di tre giorni per il ragazzo, che è stato ritrovato in lacrime dai poliziotti che, come afferma il Sap, «non potendo visionare le immagini non sono riusciti a interrompere l’aggressione». Tra l’altro, racconta il segretario provinciale del Sap, Angelo Obit, proprio quell’immigrato, ieri mattina, ha lanciato calcinacci e pietre sugli operatori di vigilanza e venerdì, invece, ha tirato arance contro le telecamere e i militari e li ha insultati. «Nessuno ha ritenuto di fare le proprie scuse alla polizia», osserva Obit. I tre politici denunciano: i materassi sono arrivati soltanto due mesi fa, prima i 22 ospiti dormivano su brande d’acciaio, per dieci mesi non hanno avuto l’ora d’aria in cortile, possibilità offerta da appena un mese, gli ospiti lamentano cibi freddi e poco appetibili. Un immigrato ha definito gli spazi «gabbie per animali»; non è, infine, rispettato il capitolato d’appalto al Cara: mancano barberia e lavanderia. Le proposte dei tre politici? Accorciare i tempi di permanenza, migliorare le condizioni di vita e rimuovere la censura per la stampa, sul cui ingresso al Cie il ministero, anche ieri, ha posto il veto.
dal messaggero Veneto del 28/04/12
Al Cie i politici oggi potranno entrare, i giornalisti no
di Ilaria Purassanta GRADISCA La svolta, sulla carta, risale a dicembre dell’anno scorso, quando il nuovo ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri sospese il divieto di informazione nei Cie e nei Cara, fissato nella circolare 1305 del 1° aprile 2011, che portava la firma di Roberto Maroni. De facto, però, denunciano i firmatari della campagna nazionale “LasciateCIEntrare”, non è cambiato nulla. «Capire e raccontare – scrivono nell’appello giornalisti e politici di spicco, scrittori, associazioni umanitarie e Assostampa – cosa accade in questi luoghi è estremamemnte difficile, a causa della discrezionalità con la quale le richieste di accesso vengono gestite e trattate». Oggi la campagna approda al Cie di Gradisca e i giornalisti, che pure hanno presentato richiesta d’accesso, non potranno entrare. Come mai?Spiegano dalla Prefettura di Gorizia: «La visita è stata differita perché i lavori di ristrutturazione sono ancora in corso. Così ci ha comunicato il ministero. Quando saranno ultimati, forse sarà disposto d a Roma diversamente». Allora porte chiuse anche per i politici del Fvg che hanno aderito, oggi, alla mobilitazione? Niente affatto. Carlo Monai (Idv), Ivano Strizzolo (Pd) e Roberto Antonaz (Rc) potranno entrare al Cie e al Cara. Perché il cantiere non vale come clausola ostativa per tutti, ma solo per i giornalisti? Risposta della Prefettura: «Lo chieda alla Cancellieri, così ha disposto il ministero». Attualmente all’interno del Centro di identificazione e espulsione sono ospitati appena una ventina di immigrati, tutti concentrati nella zona rossa. L’intervento di ristrutturazione, infatti, interessa sia la zona verde che la zona blu. Sono stati installati i nuovi impianti di allarme, rimesse a nuovo le camerate e rifatte le vasche di contenimento parcellizzate. Ovvero si è ritornati indietro rispetto alle prescrizioni della Commissione De Mistura che, come spiega il Sap, Sindacato autonomo di polizia, aveva chiesto di rimuovere gli sbarramenti negli spazi esterni alle camerate, creando un unico spazio comune. Il collaudo delle opere è imminente e, questione di settimane, il Cie potrà entrare a pieno regime (249 unità la capienza massima). Visto che le altre strutture della penisola stanno traboccando immigrati, è assai probabile che Roma decida di sfruttare subito il Cie di Gradisca. Si prevedono, dunque, arrivi in massa. Si riproporrà, così, il problema del potenziamento della vigilanza.