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NOTAV: 15.000 in marcia nel torinese

Un’altra grande prova di forza del movimento NOTAV piemontese a pochi giorni del probabile tentativo di avvio dei lavori.

Per tutti gli aggiornamenti: www.notav.eu

 

Oggi 21 maggio circa 15.000 cittadini, preceduti da decine di trattori con le bandiere della Coldiretti e dallo striscione con gli amministratori della Valle di Susa, sono sfilati nella 2° marcia da Rivalta a Rivoli per dare all’Unione europea e al governo italiano l’ennesimo forte segnale di contrarietà al progetto della linea TAV Torino-Lyon. Sono sfilati dietro le decine di striscioni dei comitati della Valle di Susa, Val Sangone, Torino e cintura. Alla fine della marcia tutti gli interventi, dal presidente della Comunità Montana Sandro Plano ai rappresentanti del movimento NOTAV italiano e dei movimenti popolari che in varie parti d’Europa si oppongono alle grandi opere faraoniche, hanno insistito su:

·      Inutilità degli investimenti per il TAV quando ce ne sono altri drammaticamente urgenti come quelli per la tutela della sanità dei cittadini e per trasporti “normali” per i pendolari che quotidianamente subiscono i disservizi del gestore monopolista Trenitalia
·      Denuncia della mancanza di risorse anche per i primi 20 milioni di euro (sui 300 previsti!) più volte millantati da Governo e Regione Piemonte per i primi interventi sulla rete ferroviaria regionale
·      Determinazione del movimento NOTAV a impedire con tutte le possibili iniziative non violente, che lo hanno sempre caratterizzato, sia in Valle di Susa che a Torino, l’apertura del cantiere per il tunnel esplorativo alla Maddalena di Chiomonte
·      Denuncia e condanna di ogni ipotesi di militarizzazione della Valle di Susa per garantire l’apertura e la continuità dei lavori nei cantieri per il TAV
Ci si è dati appuntamento all’assemblea di giovedì 26 maggio al Centro polivalente di Bussoleno per decidere con gli amministratori della valle le prossime iniziative di mobilitazione
NOTAV, una garanzia per il futuro

Movimento NO TAV Val Susa, Val Sangone, Torino e Cintura

A cura dell’ufficio stampa del movimento NOTAV
Rivoli, 21 maggio 2011

NOTAV: in Valsusa è iniziata la battaglia!

Questa notte i NOTAV sono riusciti a bloccare il primo tentativo di installare il cantiere a Chiomonte.

 

La situazione è al momento tranquilla ma può modificarsi in ogni momento.

 

Invitiamo tutt* a tenersi aggiornati e a esprimere solidarietà in ogni modo ai manifestanti che in Valsusa si stanno opponendo con determinazione e coraggio a quest’opera folle.

 

Leggi l’articolo-resoconto che uscirà su Umanità Nova

 

 

GIOVEDI’ PRESIDIO SOLIDALE A


TRIESTE ORE 18.00 IN P.UNITA

 

Qui le foto e il volantino del presidio

 

Per aggiornamenti costanti:

Notavaldisusa

Indymedia Piemonte

Qui le foto di Repubblica

NO TAV: Valsusa, questa notte primo tentativo fallito di impiantare i cantieri

da La Repubblica

 

TORINO-LIONE

Valsusa, notte di tensione
Poi la rinuncia al blitz

Lanci di pietre e tentativi di mediazione a Chiomonte mentre gli operai tentavano di aprire il cantiere per la Tav. Poi la scelta di desistere di fronte alla rinuncia dei “no Tav” di liberare da tronchi, traversine e guard rail l’accesso. Oggi vertice in prefettura per decidere se usare la forza

di MARIACHIARA GIACOSA E PAOLO GRISERI

CHIOMONTE (TO) Prima notte di tensione in val di Susa. Ma dopo lanci di pietre e tentativi di mediazione, intorno alle 3 del mattino le forze dell’ordine rinunciano al blitz per aprire il cantiere della ferrovia ad alta velocità tra Torino e Lione. Ogni decisione è stata rinviata ad oggi quando la prefettura e il ministero dell’Interno dovranno decidere se tentare la prova di forza o lasciare che trascorrano i giorni per far scemare la tensione.

Barricate contro il cantiere

Alle 23 il primo tentativo di far arrivare i camion con il materiale per creare lo svincolo che collegherà l’autostrada A32 con il nuovo cantiere. Una colonna di auto di servizio di manutenzione dell’autostrada ha raggiunto il viadotto che sovrasta l’area dove dovrebbero partire i lavori per il tunnel esplorativo della Maddalena: 7,5 chilometri di galleria per sondare il terreno e la roccia dove passerà il supertreno. Ad attendere i mezzi, nell’unico punto in cui il viadotto incontra una strada sterrata sul fianco della montagna, circa 200 manifestanti No Tav che da giorni si preparavano all’appuntamento presidiando il territorio.

Tutte le vie di accesso infatti sono state bloccate in serata con barricate fatte da tronchi d’albero, tubi, vecchie traversine ferroviarie e guard rail. Un vero percorso a ostacoli impossibile da superare senza un intervento molto deciso. L’unico accesso al cantiere rimaneva, a questo punto, quello del viadotto autostradale bloccato dai manifestanti. Intorno all’una il comandate dei carabinieri di Susa ha chiesto l’intervento del presidente della Comunità Montana , Sandro Plano. Plano si è presentato con due sindaci che partecipavano in quel momento a una riunione della speciale unità di crisi istituita a Bussoleno dagli amministratori della valle.

“Se siete davvero un movimento nonviolento  –  avrebbe detto il comandante a Plano  –  sgomberate la strada e consentite agli operai delle ditte incaricate di svolgere il loro lavoro. In quel caso non interverremo”. Ricevuta l’ambasciata, il leader del movimento No Tav, Alberto Perino, ha risposto negativamente: “Non sposteremo le barricate”. Intorno alle due di notte l’autostrada è stata bloccata e i camion hanno cominciato a scaricare il materiale sul viadotto in attesa dell’intervento delle forze dell’ordine.

E’ stato quello il momento di maggiore tensione: dal gruppo dei manifestanti qualcuno ha cominciato a lanciare pietre verso il personale che scaricava i camion. Mezz’ora dopo la decisione della questura di ritirare gli uomini. Sull’autostrada sono rimaste le pietre tanto da costringere la Sitaf a bloccare per ore l’accesso alla corsia che da Bardonecchia scende verso Torino. Oggi un vertice deciderà la strategia di polizia e carabinieri per le prossime ore.


altre info su:

notav.eu

indymedia.piemonte

 

NOTAV: foto e volantino del presidio a Trieste per la Val Susa

Una ventina di NOTAV ha partecipato al presidio di ieri in piazza Unità indetto dal Comitato NOTAV di Trieste e del Carso in solidarietà alla Val Susa in lotta.

Dopo il presidio un gruppetto si è spostato a volantinare fuori dal teatro Verdi dove si svolgeva un confronto pubblico fra i candidati per il Comune  e la Provincia, suscitando interesse e discussioni.

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Questo il volantino distribuito.

 

 

DA TRIESTE ALLA

 

VALSUSA…

 

L’ALTA VELOCITA’ NON

 

PASSERA’!

 

Oggi siamo di nuovo in piazza per manifestare tutta la nostra solidarietà ai Comitati NOTAV che in ValSusa, proprio in questi giorni, si stanno nuovamente battendo contro la devastazione del proprio territorio.

Nonostante quello che dicono TV e giornali, il movimento NOTAV è ancora forte, radicato e determinato a impedire la costruzione di questa megaopera inutile, costosissima e devastante per l’ambiente.

Tutti gli studi fatti hanno dimostrato che in Italia la TAV non serve a migliorare i trasporti delle merci e delle persone.

Nonostante ciò, le lobby politico-affaristiche proseguono dritte per la propria strada per mangiarsi l’incredibile mole di denaro pubblico con cui verrà finanziata l’opera.

Nel frattempo le ferrovie esistenti continuano ad andare in rovina, i prezzi aumentano e i pendolari vedono peggiorare di giorno in giorno il servizio.

Anche da noi i progetti della tratta Ronchi-Trieste-Divaccia vanno avanti con gran dispendio di soldi pubblici.

Se venisse approvato il progetto, tutta la nostra provincia verrebbe devastata dai lavori per costruire decine e decine di km di gallerie.

Abbiamo già visto nel Mugello (in Toscana) le conseguenze dei lavori per le gallerie per l’alta velocità: decine di corsi d’acqua prosciugati, terreni dissestati e un generale degrado ambientale che in quella regione non ha precedenti e per cui sono già scattati processi per danni ambientali e le prime condanne.

Proprio perché non ci facciamo ingannare dalla propaganda di chi sostiene la TAV (fatta solo di slogan e false promesse, ma mai di dati reali e studi seri), abbiamo promosso in numerosi paesi del Carso ma anche in vari quartieri in città iniziative pubbliche per fa conoscere a tutti/e la situazione.

Siamo a fianco dei comitati NOTAV della Val Susa e di Torino perché la battaglia è la stessa: stesse le ragioni, stessa la voglia di lottare in prima persona, stessa la scelta di non rimanere in silenzio.

SOLIDARIETA’ AI VALSUSINI E AI TORINESI

 

IN LOTTA

 

Comitato NOTAV di Trieste e del Carso

Per contatti: notavtriestecarso@gmail.com

Per seguire le lotte in Piemonte: www.notav.eu

NOTAV: appello dalla Val Susa alla solidarietà

Questo è un appello di una compagna anarchica torinese impegnata, assieme a tanti altri compagn*, da sempre nel movimento NOTAV. Ci pare importante pubblicare il suo appello.

Cari compagni, care compagne,

questo è un appello. Un appello alla solidarietà, un appello alla lotta.
In quest’angolo di nord ovest si sta giocando una partita durissima, una
partita di libertà, che va ben al di là del treno ad alta velocità che
vogliono imporre, costi qual che costi.
Il Tav in Italia ha sostituito il sistema imploso con tangentopoli: tutti
hanno le mani in pasta, nessuno vuole farsi sfilare la torta da sotto il
naso.
Nella settimana appena trascorsa i No Tav hanno presidiato il territorio
giorno e notte, piazzando tende, erigendo barricate, cucinando insieme la
pasta, discutendo il da farsi. E aspettando. Aspettando che arrivi la
polizia a sgomberare tutti. In questa settimana i giornali si sono
scatenati. Chiaro lo scopo: criminalizzare e dividere.
Giovedì a Bussoleno si è svolta una grande assemblea popolare: il
movimento No Tav è deciso a resistere e fa appello a tutti perché vengano
a dare man forte alla Maddalena di Chiomonte.
Qui trovate il video dell’assemblea di giovedì:
http://www.ustream.tv/recorded/14975687
http://www.ustream.tv/recorded/14976323

Non possiamo sapere quando arriveranno, anche se abbiamo delle ipotesi. I
giorni e le notti a rischio sono quelle di domenica (dalla notte), lunedì
e martedì. Dopo, visto l’avvicinarsi del lungo fine settimana del due
giugno, pare improbabile.
Ieri industriale e politici hanno chiesto unanimi botte e sangue.
Bonino ha dichiarato esplicitamente che “non ci sono regole di ingaggio”.
In merito vi copio sotto il link ad un articolo di NuovaSocietà:
http://www.nuovasocieta.it/attualita/27076-tav-pronta-la-militarizzazione-della-val-di-susa.html

Chi può venga su a darci man forte. Se non potete venire fate iniziative
nelle vostre città e paesi.

Vi aspettiamo.

NOTAV: la lunga attesa

Articolo che apparirà su Umanità Nova di questa settimana.


No Tav. La lunga attesa

Una lunga attesa. Tante notti ad aspettare l’attacco della polizia alla
Libera Repubblica della Maddalena, tante notti con un occhio aperto e uno
chiuso. Con la paura che prende ed accelera il cuore, qualcuno con il
timore per i propri figli adolescenti spensierati e giocosi tra una
barricata e una partita a carte. Altri pensano all’età non più verde e
agli acciacchi, altri ancora con negli occhi il gusto della sfida con i
potenti che vogliono rubare e devastare. Tutti decisi a resistere. A piè
fermo. Bugianen. Tutti consapevoli dell’importanza di non cedere un
centimetro agli invasori, ben sapendo che la lotta sarà lunga e si
misurerà alla distanza: tenere la Maddalena non è facile per nessuno.
Giorno dopo giorno, la comunità resistente, memore di Venaus, si è
raccolta nei boschi e lungo la strada: brevi assemblee e lunghe giornate
di lavoro, perché tutto fosse a posto, la barricata come la cucina da
campo, il cartello informativo come il comunicato stampa.

Barricate mobili e fandonie della stampa
Dal 24 al 30 maggio. La Libera Repubblica della Maddalena è nei boschi
della Val Clarea. Il punto di incontro è la casetta in muratura costruita
nell’area destinata al cantiere TAV. La casetta, tirata su da muratori No
Tav tra l’autunno e l’inverno, sorge su uno dei terreni comperati dai No
Tav con la campagna “acquista un posto in prima fila”. La Libera
Repubblica della Maddalena sta affondando radici solide nella terra che
gli uomini dello Stato vogliono devastare. Intorno al presidio Clarea di
ora in ora si moltiplicano le tende, il via vai è continuo. C’è chi porta
da mangiare, chi da bere, chi lavora per rinforzare le difese. Tanta
gente. Giovani, meno giovani ed anziani. Gente diversa per storia,
percorsi politici e sociali, modo di vestire e di parlare. Al Clarea si
mescolano le tante differenze che sono la ricchezza di un movimento, che
al momento giusto non ha né padri né padrini, un movimento che cammina
sulle proprie gambe. I ragazzi saltano qua e là, gustando il sapore di
avventura, tra la casa sull’albero e il pilone votivo – abusivo come tutto
qui - tirato su lungo il sentiero. Turi, anarchico e non violento, ha
deciso di digiunare per sette giorni. Niente cibo e niente parola, se non
in assemblea.
Dopo il fallito attacco delle forze del (dis)ordine statale della notte
tra domenica 22 e lunedì 23 maggio la stampa si è scatenata. Ogni pretesto
era buono.
I sassi lanciati in un’autostrada deserta, perché chiusa da ore dalle
forze del disordine, si sono moltiplicati di ora in ora. Prima erano 200
poi sono diventati 700.
I giornali hanno descritto la notte di resistenza alla Maddalena come
“attacco ad operai, automobilisti e polizia”. Nessuno ha notato
l’incongruenza di sassi che non hanno colpito nessuno, che non hanno fatto
male a nessuno.
Il Segretario della CISL Bonanni, ha annunciato una manifestazione in
difesa degli operai contro i facinorosi. Gli altri sindacati di stato, pur
tutti schierati con la lobby del Tav, si sono mostrati più prudenti: sanno
bene che le gite in Val Susa non portano troppa fortuna. Ne sanno qualcosa
i tanti politici piemontesi che negli anni hanno provato a fare comparsate
e all’ultimo hanno preferito dare forfait.
Bonanni e i suoi non si sono mai preoccupati degli operai che hanno
costruito le gallerie Tav nel Mugello: un morto per ciascuno degli 83
chilometri di tunnel della Bologna Firenze. Da che parte stanno lo sanno
tutti. La mossa di mandare avanti i mezzi delle ditte Martina e Italcoge
si fa più chiara: la speranza è dividere il movimento, opponendo gli
interessi di una zona schiacciata dalla crisi a quelli di chi difende il
territorio.
Un gioco sporco. Sporchissimo. Negli ultimi vent’anni i tagli nelle
ferrovie hanno tranciato via 95.000 posti di lavoro. Gli incidenti, le
carrozze spaccate e sporche, le linee soppresse sono lo specchio di scelte
che privilegiano il trasporto di lusso a quello per chi lavora e studia.
La tutela dell’ambiente, la sanità, la scuola potrebbero impiegare molta
più gente del Tav.
Poco importa: le menzogne, passando di bocca in bocca, di giornale in
giornale possono diventare verità di fede. Fortuna che sempre più gente
decide di aprire occhi e orecchie.

Dopo la notte di resistenza di lunedì 23 le le barricate erette lungo la
strada che porta al piazzale della Maddalena sono state smontate per
consentire ai vignaioli, ai turisti, ai ragazzi in gita di accedere ai
campi e all’area archeologica. I No Tav hanno piazzato un gazebo accanto
al ponte dopo la centrale Enel. Un piccolo presidio per accogliere ed
informare chi arrivava e per spiegare con gentile fermezza che poliziotti,
carabinieri e gente del Tav non erano graditi.
Naturalmente i carabinieri del capitano Mazzanti hanno preteso di passare:
i No Tav hanno detto no, mettendo un camper di traverso. Nel comunicato
scritto all’assemblea del 25 maggio si chiariva che “La Val Clarea è
un'area posta sotto tutela dal movimento No Tav che non accetta la
presenza di forze dell'ordine con il chiaro intento di guadagnare terreno
per poi installare il cantiere del tunnel geognostico.”
La digos ha fotografato e filmato tutto. Il giorno dopo il quotidiano La
Stampa scriveva di 15 anarcoinsurrezionalisti denunciati al “posto di
blocco”.

Giovedì 26 l’assemblea popolare al Polivalente di Bussoleno è di quelle
che restano nella memoria. Il teatro è stracolmo: tanti restano in piedi,
si accovacciano a terra, si affollano sul palco, ascoltano da fuori
tendendo l’orecchio.
Arriva per un breve intervento anche Plano, il presidente della Comunità
Montana, che pubblicamente si rimangia le parole del giorno prima alla
stampa, negando di aver mai chiesto compensazioni. I giravolta della
politica sono spesso veloci, velocissimi. Senza l’appoggio delle liste
civiche Plano può dire addio alla sua poltrona.
Tante anime ma idee chiare: la partita si gioca sui monti. Noi con la
forza delle nostre ragioni, gli uomini dello Stato armati di tutto punto.

Il giorno dopo, ormai è venerdì 27, si riuniscono politici ed
imprenditori, destra e sinistra e parlano chiaro. Faremo il cantiere costi
quel che costi. In una conferenza stampa indetta all’Unione Industriali
l’assessore regionale Bonino dice a chiare lettere “"Non c'è nessun limite
di ingaggio, quando si tratta di azioni che tutelano l'incolumità dei
cittadini. Noi siamo a fianco delle forze dell'ordine, sappiamo che il
lavoro che dovranno affrontare sarà complicato e che avranno anche fare
con agitatori di professione o persone addestrate alle tecniche di
guerriglia, che hanno scagliato sassi da 120 chili”. È il via libera per
la mattanza.

Sabato 28 nei boschi di Chiomonte e su al piazzale della Maddalena i
bambini giocano nel bosco, in cucina fervono i preparativi per la cena,
Heidi Giuliani ci racconta del luglio del 2001, quando un uomo dello Stato
sparò in faccia a suo figlio. C’è anche un operaio della Fincantieri che
porta la solidarietà dei lavoratori genovesi in lotta.

La notte tra il 29 e il 30 maggio pareva quella buona. Il prefetto avverte
la Comunità Montana, che istituisce un’unità di crisi a Bussoleno, con
distaccamento di amministratori No Tav alla Maddalena.
La risposta popolare è chiara e forte. Centinaia e centinaia di No Tav
accorrono all’appello: qualcuno, con i bambini, passa al pomeriggio,
tanti, i più, arrivano con il buio.
La cucina da campo va avanti tutta la notte, sfornando pasta, insalate,
frittate, dolci, caffé, the per tutta la notte.
Si fanno assemblee, si discute, si lavora, a gruppi la gente parla di
quello che ci aspetta.
La carta della paura, giocata da politici e imprenditori, non ha
funzionato. I più prudenti si sono comperati i caschi da lavoro con il
simbolo del treno crociato, altri ancora si sono portati quelli da
arrampicata, altri suggeriscono ad altri di coprirsi la testa con le mani.
Alcuni ricordano la notte di Venaus, quando le truppe dello Stato
sollevarono la barricata buttando giù quelli che ci stavano sopra.
Le barricate della Maddalena, perfezionate dai liberi tecnici No Tav, sono
sempre più belle.
Le ore passano, i lampeggianti blu non spezzano la magia della notte.
Una lunga nottata. All’alba tanti vanno filati dalla barricata al lavoro.

All’assemblea del giorno prima c’era anche un partigiano valsusino: un
uomo gracile dalla voce chiara: il filo rosso della gente che resiste si
allaccia, si stringe, diventa vincolo di lotta.
Oggi come allora in montagna non ci sono professionisti della politica, né
agitatori di professione, né persone addestrate alla guerriglia. Oggi come
allora ci sono gli anarchici e i comunisti, i cattolici e gli atei, ma
soprattutto c’è tanta gente che non vuole piegare la testa. La libertà non
ha prezzo.

Maria Matteo

NOTAV: report e foto dalla Val Susa in lotta/1

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Andare a vedere e portare solidarietà alla Libera Repubblica della Maddalena è un’esperienza che rimane nel cuore. Non è “solo” un presidio di resistenza alla TAV, ma è molto di più. E’ un pezzo di territorio liberato e sottratto alle logiche dello stato e del profitto. E’un esperimento di autogestione e condivisione dal basso. (continua …)

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NOTAV: report e foto dalla Val Susa in lotta/2

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piantina

Val Susa continua il boicottaggio dei carotaggi

Repubblica 19 gennaio

Spudoratamente Si Tav

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Alta velocità, sono iniziati i test
una giornata di blocchi sull’autostrada

I sondaggi in Val Susa per la Tav Torino-Lione. I dimostranti fermano la A32 al mattino e in serata
/ FOTO / VIDEO / AUDIO

Le trivelle hanno iniziato il loro lavoro sul tracciato della linea per Lione
Presidio e blocco di due ore, poi un piccolo corteo che non ha interrotto l’attività

Tav, iniziato il carotaggio a Susa
I dissidenti bloccano l’autostrada

In serata la protesta torna sull’autostrada: di nuovo bloccato il trafficodi PAOLO GRISERI

Tav, iniziato il carotaggio a Susa  I dissidenti bloccano l'autostrada

I No Tav sull’autostrada

TORINO – Le trivelle arrivano a Susa e i No Tav bloccano per due ore l’autostrada. Succede tutto di mattina presto quando, come promesso, i camion sistemano i macchinari. Parte così il carotaggio nel punto previsto dal piano di sondaggi per definire il progetto preliminare della linea ad alta velocità per Lione.  Poi, in serata, nuovo blocco dopo un’assemblea. Il secondo stop è durato oltre un’ora.

Alle 7 del mattino la trivella inizia a funzionare a poche decine di metri dall’autostrada e a circa un chilometro dal presidio. Il tam tam degli animatori della protesta non riesce a impedire che il macchinario si metta in moto. Quando il corteo, circa duecento persone, blocca l’autostrada alle 10 del mattino, a proteggere la trivella sono parecchi poliziotti, carabinieri e finanzieri. Dopo una lunga trattativa, mentre il traffico viene deviato sulle statali, i manifestanti ottengono di sfilare di fronte allo schieramento di polizia. Non si sono verificati incidenti. Alle 12 il corteo è tornato al presidio.

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No Tav/ Val di Susa: cariche della Polizia contro i manifestanti

Video su youtube

 

La Repubblica 20 gennaio

Tav, tensione e cariche in Val di Susa
i manifestanti bloccano il Tgv

Tav, ancora proteste in Val di Susa  Tensione e carica di allegerimento

La manifestazione dei No-Tav ieri sera sull’autostrada A32 Torino-Bardonecchia

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