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Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
UN CIMITERO CHIAMATO MEDITERRANEO
In questi ultimi giorni sono balzate ai dubbi onori della cronaca nostrana la notizia della morte in mare di centinaia di persone alle porte della Sicilia. “Tragedia”, “cordoglio”, “lutto nazionale”, “ecatombe”…forse è il numero, forse la vicinanza alle coste a rendere visibile questa strage. Certo è che purtroppo non c’è nulla di nuovo in quanto accaduto: dal 1988 sono quasi 25mila i decessi di cui si ha notizia – non è possibile ricostruire il dato reale – lungo le frontiere della Fortezza Europa.
Ora sono “poverini”, “disgraziati”, “disperati”, se fossero giunti a terra fuori da un sacco nero sarebbero stati probabilmente chiamati “clandestini”, “delinquenti”, “criminali”, “puttane”.
Ma chi sono?
Non lo sappiamo: delle storie e dei percorsi individuali è inutile parlare se non li si conosce. Due cose sole di certo possiamo sapere. La prima è che erano esseri umani: né disgraziati né criminali né donne incinte né puttane. Esseri umani.
La seconda quali erano i luoghi da cui questi esseri umani provenivano: nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di profughi da luoghi di conflitto (delle circa 30mila persone che si calcola siano arrivate in Italia via mare nel corso del 2013, quasi 2/3 provengono dalla Siria, dalla Somalia o dall’Eritrea). E non è un caso che una grossa fetta di quelli che arrivano, se non muoiono nel frattempo, faccia richiesta di asilo politico. Perchè davvero, chi ha una qualunque alternativa, difficilmente affronta un viaggio simile.
L’Italia e l’Europa formalmente garantiscono la possibilità di fare richiesta d’asilo, ma di fatto viene impedito con ogni mezzo alle persone di accedere a questo diritto. Salvo poi scaricare tutta la responsabilità sullo scafista di turno, che se di certo rappresenta degnamente la banalità del male, di fatto non è che la logica conseguenza delle leggi e delle regole vigenti. Perchè, di nuovo, chi ha un’alternativa difficilmente si rivolge agli scafisti. E’ banale dirlo, ma non viene detto mai.
La stampa e il ceto politico tutto, al di là delle facili lacrime del momento, proseguono imperterriti da anni a battere sulle retoriche dell’invasione. Eppure a guardarla bene, la situazione è completamente diversa dagli anni passati: lo dicono i numeri. Da un paio d’anni gli sbarchi sono in forte diminuzione in Spagna e anche in Grecia, le altre due frontiere calde dell’Europa sul Mediterraneo. E mentre calano gli arrivi, aumentano a dismisura le partenze. Mezzo milione di latinoamericani hanno lasciato nel 2011 la Spagna. Il 15% degli albanesi che lavoravano in Grecia è tornato a Tirana. E dall’Italia, secondo l’Istat, lo scorso anno almeno 800mila emigrati hanno lasciato il nostro paese in fuga dalla crisi e in cerca di lavoro altrove (con buona pace delle esternazioni leghiste sul paese di Bengodi). Sono cifre da capogiro, altro che rotta libica o siriana. Eccola la nuova rotta. È la via del ritorno, della fuga dall’Europa in crisi.
Ma l’Europa, ancora una volta, non è capace di cogliere in tempo i segnali della storia.
Affinchè non avvegano più queste stragi basterebbe quindi permettere a quelle poche decine di migliaia di persone, che ogni anno rischiano la vita nelle traversate, di viaggiare comodamente in aereo, con un regolare passaporto.
Ma sarebbe logico, pratico, umano e non servirebbe ad alimentare le retoriche della paura.
Per quanto semplice non viene fatto perchè significherebbe mettere in discussione le leggi in vigore in Italia (Turco-Napolitano e Bossi-Fini) e gli accordi europei a partire da quello di Schengen che sono l’architrave di tutta la politica migratoria vigente.
Sono queste leggi e trattati, chi li ha sostenuti e votati, i diretti responsabili di questi massacri.
Antirazzisti e antirazziste per una società senza confini
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
Circa un centinaio di persone hanno partecipato alla fiaccolata antirazzista di ieri promossa dal Comitato Danilo Dolci e dall’Associazione Penombre per ricordare gli ambulanti senegalesi uccisi a Firenze e per ribadire la ferma condanna contro ogni forma di razzismo. La fiaccolata è partita da Piazza Ponterosso fino a Piazza Unità dove c’è stata una sosta davanti alla Prefettura con interventi. Una seconda sosta è stata fatta davanti al municipio. E’ stata espressa da parte dei partecipanti la preoccupazione della cittadinanza di fronte ad atti di stampo razzista come quelli avvenuti a Firenze e a Torino dove è stato incendiato un campo rom. Alla manifestazione hanno aderito numerose realtà democratiche ed antirazziste oltre alla comunità senegalese di Trieste. La manifestazione si è svolta in concomitanza con altre manifestazioni in diverse città italiane, prima fra tutte Firenze.
Da Il Piccolo:
Fiaccolata per dire «no al razzismo»
Una fiaccolata antirazzista da piazza Unità a piazza Ponterosso. Centinaia di persone in corteo a Trieste, come in molte altri città italiane, per ricordare e denunciare «quanto è accaduto a Firenze». La fiaccolata, promossa dal Comitato pace “Danilo Dolci” e dall’Associazione interculturale Penombre, si è svolta in modo pacifico. «Pensiamo che né Firenze, né altre parti d’Italia, possano ritenersi immuni dai rischi del razzismo. È necessario creare le condizioni affinché gli istinti razzisti siano sconfitti» spiegano i promotori. «Esprimiamo la solidarietà ai cittadini senegalesi di Firenze e all’intera comunità senegalese in Italia, ai familiari e parenti delle vittime di questi brutali assassinii». Per questo chiedono «al Consiglio comunale di esprimere una ferma condanna sul fatti accaduti a Firenze e Torino e alla Prefettura di trasmettere al governo la preoccupazione di molti cittadini della Trieste antirazzista».
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
SOFFIA, SOFFIA … IL FUOCO AVVAMPA E I
POMPIERI SBAGLIANO ESTINTORE
Questa volta non è una metafora, perché il fuoco è stato realmente appiccato, il 10 dicembre in un campo ROM di Torino; come alcuni giorni dopo, a Firenze, si è fatto fuoco su delle persone vere, anche se per molti erano solo dei pezzi di carne sgradevoli alla vista, avevano un nome Samb Modou e Diop Mor e una vita. Il circo mediatico ha subito emesso la sua sentenza, relegando il tutto a concetti astratti come “insana rabbia” e “follia”. Un analisi approfondita avrebbe messo nei guai molti, troppi. Si sarebbe dovuto spiegare perché da anni le autorevoli “fonti di informazione” gonfiano oltre modo ogni fatto che ha odore di immigrato, anzi di non occidentale, mentre celano, mascherano ma soprattutto attutiscono ogni singolo caso di razzismo; perché permettono al fascistoide di turno di fomentare la paura, di attrarre la nostra frustrazione su quel bastardo che “ci ruba il lavoro”, che “occupa le nostre case popolari”, che “è pieno di privilegi” e che “sta portando nel baratro il nostro sistema sanitario”. La nostra Regione infatti, da quando ha chiuso l’ambulatorio per i clandestini, ha ottenuto un così elevato risparmio da NON potersi permettere di togliere la tassa nazionale sul ticket sanitario, come inizialmente promesso. E’ troppo comodo descrivere il camerata Borghezio come una nota folkloristica, a cui si deve rispondere con una nota di sdegno sì, ma misurata. E’ troppo comodo considerare Casseri come “il pazzo omicida/suicida di Firenze” per ridare nuovamente forza e legalità a Casa Pound, che per questo ha preso lo “stimato studioso” Casseri, che partecipava attivamente con la pubblicazione di articoli, saggi antisemiti e biografie di nazifascisti, e lo ha buttato nel cesso retrocedendolo da “intellettuale d’area” a “isolato simpatizzante”. Quei “bravi ragazzi” di Casa Pound possono continuare così la loro azione filantropica di revisionismo storico, xenofobia, pestaggi e devastazioni. Del resto sono in buona compagnia, numerose sono le associazioni culturali che rivendicano la libertà di far parlare dei castroni ignoranti come il, per fortuna estinto, sig. Pirina; ancor più numerosi sono gli uomini volenterosi che “ripuliscono” i nostri quartieri dalla “feccia” multicolore. Alcuni poi si mettono la maschera di “esasperati” per buttare molotov su dei lavoratori regolari che mandano i loro figli a scuola e che hanno molte colpe, tra cui quella di vivere in una roulotte, in un posto isolato, spesso senza acqua ed energia elettrica, come è successo a Torino. Gli immigrati morti in Italia sono indistintamente seppelliti sotto la coltre del cordoglio: il cordoglio della Politica, il cordoglio delle Istituzioni! La stessa politica e le stesse istituzioni che attraverso le “leggi” e le “forze dell’ordine” ogni giorno fermano, minacciano e picchiano molti stranieri, colpevoli anche solo di non avere un documento. Che perpetuano la segregazione nei Centri di Identificazione ed Espulsione. Che speronano e affondano i “barconi”, come è successo nel marzo del 1997, provocando l’annegamento di 108 profughi. Che fanno finta di accogliere i richiedenti asilo politico e in realtà ingrassano l’albergatore di turno. Che fanno coincidere, senza diritto di replica, il licenziamento o l’assenza temporanea di lavoro con l’espulsione dai “sacri confini della patria”, meglio se si è stati tanti anni in Italia, così in un sol colpo si fotte l’integrazione e, soprattutto, i contributi: l’INPS, democraticamente, ringrazia! Se vivessimo in un mondo capovolto in cui si rispettassero i “modi di vivere e di pensare diversi”, purché non lesivi della dignità e della libertà dell’altro; forse la politica e i suoi cani da guardia e di “intrattenimento”, si occuperebbero della realtà. Quella realtà che ci vede faticare a fine mese, che vuole per l’ennesima volta immolare i nostri diritti solo per ingrassare le tasche già straboccanti dei padroni. L’equazione non è immigrato = delinquente ma meno salari, pensioni, servizi e diritti = più milioni di euro investiti in opere mastodontiche inutili, più soldi per le spese militari, più privilegi per i pochi e soliti noti, politici industriali banchieri o faccendieri che siano. Questo dovrebbe portare al gesto inconsulto, al raptus folle. L’unico estintore efficace per spegnere una volta per tutte la nostra rabbia, le nostre frustrazioni il nostro malessere costante è quello di scendere in piazza per autorganizzarsi e lottare senza compromessi contro questa società, il suo finto benessere, le sue istituzioni, il suo sistema economico e soprattutto i suoi strafottuti “confini geopolitici”. Noi siamo specie che razza non è!
INIZIATIVA LIBERTARIA
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
Messaggero Veneto del 29/07/11
«Ambulatorio per irregolari da riaprire»
«Come antirazzisti e libertari, impegnati da anni nel pordenonese contro le derive xenofobe della Lega Nord e le continue vessazioni, prima umane ed ora istituzionali, che i migranti sono costretti a subire, ci dichiariamo fin da subito pronti a difendere ad oltranza la riapertura dell’ambulatorio per irregolari già chiuso con una legge regionale, che ricorda quelle eugenetiche del ventennio, da Narduzzi e compagni di merende». Iniziativa libertaria, il collettivo anarchico della città, torna a esprimersi in difesa degli immigrati. «Dalle ronde padane appena sdoganate dal prefetto ad ogni tentativo di rendere invivibile e inospitale questo territorio – continuano gli anarchici – a persone che ricercano legittimamente serenità per se e i propri cari, risponderemo con la stessa determinazione che ci ha contraddistinto fin’ora. La recente tragedia norvegese è un segnale fortissimo di un clima d’odio e persecuzione caro alle destre in Europa e che in Italia purtroppo trova fertile humus fra i partiti». Iniziativa Libertaria risponde «con le idee e la pratica dell’antifascismo. Il vaso è colmo».
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
Fra le varie mannaie della “manovra” di macelleria sociale in atto dal governo almeno una buona notizia (dobbiamo ringraziare la fatidica “crisi”?) ci è giunta in questi giorni e cioè l’abolizione delle province, o meglio, l’abolizione delle province al di sotto dei 300.000 abitanti. Un risparmio per tutti noi di svariati milioni di euro e un ulteriore taglio di burocrazia amministrativa. Come è noto le province non sono altro che l’ennesimo “luogo” di spartizione di poltrone politiche, accentramento di poteri, favoritismi clientelari avvallati restituendo un po’ di posti di lavoro e distribuendo un po’ di soldi qua e la (che non dispiace mai a nessuno).
A Pordenone però succede qualcosa d’interessante visto che l’attuale presidente della Provincia Alessandro Ciriani, vera e propria fabbrica di favori e soldi per i fans di partito e ideologia (ricordiamo la sua formazione politica dal Fronte della gioventù ad Alleanza Nazionale fino all’attuale PDL), noto per essere il fustigatore d’immigrati e assertore del “prima agli italiani” riesce a salvarsi la poltrone e il suo giocattolino grazie ai 315.000 e più abitanti.
Considerando che gli immigrati in provincia sono oltre 35.000 succede che a salvare letteralmente il culo al presidente Ciriani siano proprio gli immigrati, proprio quelli accusati di essere portatori di disagio sociale, insicurezza, integralismo, svilimento delle tradizioni ecc.
Fosse una persona dotata di dignità chiederebbe scusa o quantomeno darebbe le dimissioni ma in questa provincia un po’ friulana e un po’ meneghina siamo abituati ad un livello miserevole della gran parte dei politicanti, tanto attaccati alle poltrone quanto ai peggiori istinti, che immaginiamo il “nostro” che si sfrega le mani mentre si appresta ad invitare a Pordenone altri autorevoli personaggi di caratura nazionale quali i radiati Farina e Moggi da una parte e dall’altra mandare in giro le ronde militari a perquisire i migranti che osano passeggiare per la città. Con i soldi nostri e alla faccia della crisi!
Iniziativa Libertaria
Marzo 17th, 2017 — Manifestazioni locali
Il primo aprile 2011 il Comitato Primo Marzo di Trieste si è nuovamente presentato in piazza per un presidio informativo sulle questioni legate al lavoro, alla scuola e alla sanatoria-truffa.
Un centinaio di persone hanno partecipato alla manifestazione in largo Barriera, dove sono stati distribuiti centinaia di volantini e molti passanti si sono fermati a leggere i cartelloni esposti e a chiedere informazioni. In particolare si è parlato della lotta condotta dai lavoratori migranti nel settore delle cooperative in Lombardia, dove con picchetti e scioperi permanenti sono state strappate importanti vittorie. Inoltre sono stati esposti cartelloni e materiale informativo su scuola e razzismo e sulla lotta contro la sanatoria-truffa, che in tutta Italia centinaia di migranti stanno portando avanti per far valere il loro diritto ad avere il permesso di soggiorno.
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Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
Sabato 25 giugno siamo scesi nuovamente in piazza, in una manifestazione organizzata dal comitato Primo Marzo di Trieste, per due motivi: festeggiare la positiva conclusione di una battaglia durata due anni e, allo stesso tempo, rimarcare il fatto che quella battaglia non è ancora del tutto finita, anzi. Stiamo parlando della vicenda della “sanatoria-truffa”, che dopo quasi due è giunta ad una svolta.
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Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
DOMENICA, 10 LUGLIO 2011 Pagina 1 – Pordenone
Centinaia di stranieri in corteo, proteste e tensione
Centinaia di immigrati hanno partecipato al corteo che si è snodato ieri per quattro ore in centro città. Un’iniziativa di protesta contro la carenza di lavoro e assistenza sanitaria per gli irregolari. Momenti di tensione quando alcuni hanno cercato di deviare il percorso per recarsi verso la sede della Questura nI SERVIZI IN CRONACA
DOMENICA, 10 LUGLIO 2011 Pagina 13 – Pordenone
«Senza lavoro, ora mi cacciano»
Il dramma di Mohadin, disoccupato da un anno: tra 15 giorni dovrà lasciare l’Italia
«Ho chiesto informazioni in Questura a Pordenone e mi sono trovato in mano il foglio di via». Disperato, Samali Mohadin ha tirato fuori dalla tasca la notifica: 15 giorni per lasciare l’Italia. «Lavoro, anche se poco – ha alzato le mani al cielo – e farò ricorso. L’avvocato costa, ma come me ci sono tanti disperati: non hanno lavorato per un anno e si trovano senza la carta di soggiorno». Quelli che non mollano, cadono nella clandestinità oppure si mettono nelle mani dei legali. Said è un marocchino che fa l’ambulante: è rimasto un anno senza reddito e si è ritrovato senza permesso di soggiorno. Storie dell’immigrazione come grani di un rosario che segnano la vita e quelli che ce la fanno, pensano ai figli. «Sono autonomo, ho un camion che mi rende orgoglioso – ha detto Ekponza Kassi padroncino a 46 anni con un mutuo di 15 mila euro da saldare -. Ho lasciato la Costa d’Avorio 13 anni fa e ho tre figli. Per loro, vorrei un futuro integrato, a partire dalla scuola: perchè ai figli degli immigrati dicono di iscriversi nei professionali?». (c.b.)
DOMENICA, 10 LUGLIO 2011
Pagina 13 – Pordenone
I DISAGI
Vie bloccate e traffico in tilt Automobilisti spazientiti
Strade bloccate, traffico fermo, un dispiegamento di forze dell’ordine in tenuta anti sommossa che poche volte si è visto a Pordenone. L’altra faccia del corteo degli immigrati, che si è snodato dalle 16 alle 20.30 di ieri, è stato quello dei disagi e delle proteste. «Siamo in Italia e per pochi voti da infilare nelle urne ci vendono agli stranieri», ha alzato la voce Roberto F. quando è partito il corteo degli immigrati: i tamburi, le trombe e le maracas degli africani hanno assorbito lo “j’accuse” che grondava ruggine politica, in piazzetta Cavour. «Non sono leghista, ma i comunisti stanno svendendo le nostre tradizioni e la cultura – ha riassunto critico -. Mi definisco il classico, vecchio democristiano che è cresciuto ai valori democratici della Patria. Vede quelle bandiere, per esempio: che ci fanno?». Drappi neri con la “A” dell’anarchia, si specchiavano nelle vetrine con i saldi estivi della Bottega. Duro il lavoro della Polizia municipale costretta a transennare le strade e a calmierare l’irruenza degli automobilisti che, in alcuni casi, hanno spostato i blocchi per cercare di passare comunque. Insomma una giornata di grande fatica sotto il sole bollente. (c.b.)
DOMENICA, 10 LUGLIO 2011
Pagina 13 – Pordenone
LE POLEMICHE
Contestati vessilli rossi e No Tav
«Iniziativa senza sigle». Negro: spediamo Bortolotti a Lampedusa
Bandiere rosse e nere sotto accusa, ieri, nel corteo degli immigrati. «Non vogliamo le bandiere dei partiti: vanno lasciate a casa e l’abbiamo detto a Michele Negro – ha dato l’altolà Adolph il capo-corteo con Paolo Piuzzi -. Ci ha risposto che il corteo è libero come l’aria che fa sventolare le bandiere. Ma non siamo un partito e ci dà fastidio». I drappi: rossi di Rifondazione comunista, neri degli anarchici e bianchi “No Tav”, tra i pugni chiusi di molti immigrati. «Che cosa c’entrano con gli immigrati?», hanno continuato. «La protesta è senza colore partitico, per favore». La richiesta è caduta nel vuoto e le bandiere hanno sventolato nella maratona di 4 chilometri del corteo. Michele Negro ha sdrammatizzato. «Alla manifestazione dell’associazione immigrati hanno aderito Rifondazione e la Federazione della sinistra: nessuno ci ha detto di non portare le bandiere». Sdoganati i drappi, disco verde alle rasoiate al Governo. «Propongo di mandare i leghisti Bortolotti e Maroni a Lampedusa con gli immigrati – ha sparato Negro -. L’esperienza per capire quello che è il mondo dei clandestini dovrebbe durare 18 mesi: sufficienti per cambiare rotta sull’emergenza immigrazione». (c.b.)
Messaggero Veneto online
di Chiara Benotti
Gli slogan della manifestazione: vogliamo pari diritti. Momenti di tensione quando hanno tentato di recarsi a parlare in Questura.
La rabbia dei migranti
invade il centro di Pordenone
Gli slogan della manifestazione: vogliamo pari diritti. Momenti di tensione quando hanno tentato di recarsi a parlare in Questura.
di Chiara Benotti
PORDENONE. Città blindata e momenti di tensione, ieri a Pordenone con gli immigrati in corteo per reclamare diritti e lavoro. In piazza Duca d’Aosta si è rischiato lo scontro: la cintura di sicurezza dei carabinieri ha bloccato il flusso in via della Colonna, che porta dritto alla questura. “Senza immigrati l’Italia non va avanti”. Urla, proteste di mille africani secondo gli organizzatori (500 ha ridotto la questura) e poi il serpentone ha deviato in viale Marconi, assaltando coi cassonetti che hanno ondeggiato sull’asfalto.
In testa al corteo, Adolph, ivoriano immigrato con famiglia e il pick-up dell’associazione immigrati con Mauro Marra al volante. Dietro, i tamburi e le trombe a dare il ritmo alla protesta. «L’associazione immigrati: sì o no», ha fatto bollire la folla Adolph. «Yeah» hanno urlato tunisini, ghanesi, ivoriani, magrebini con la pattuglia dei Giovani comunisti, docenti in pensione, il Centro islamico con l’imam Mohamed Ouatiq e altri. «La questura, il Comune e la Regione?», ha provocato l’ivoriano. «Bhu», è stata la rabbia a inondare le strade sotto il sole a picco. Caldo e rancore: «Cinquecento immigrati rischiano di perdere il diritto di rimanere a Pordenone».
In via Oberdan altro blocco del traffico e risalita a passo d’uomo su corso Garibaldi («la Provincia non fa nulla» hanno protestato davanti a palazzo Sbrojavacca). Sosta a microfoni aperti in piazzetta Cavour e finale di partita sotto le finestre del municipio. «Pratiche lumaca in questura con lunghe file all’esterno degli uffici: andremo dal sindaco Pedrotti per chiedergli di installare con urgenza una pensilina – ha elencato Mauro Marra con Luigina Perosa e Willer Montefusco -. Lavoro in crisi, disoccupazione femminile cronica e tanti immigrati scivolano nella clandestinità. Chiederemo un incontro con il prefetto Pierfrancesco Galante e con l’Ass 6: bisogna riaprire un ambulatorio per gli immigrati irregolari».
Sono 25 mila, nel pordenonese, cioè il 10 per cento. Chiedono lavoro, la carta di soggiorno, l’integrazione reale a scuola e nella società. «Ci sfruttano e ci sbattono fuori dall’Italia – ha protestato Bernardo Ntoto -: ho due fogli di via dopo avere pagato le tasse e lavorato». Le sigle in piazza: Associazione immigrati, Associazione ivoriani, Ghana nationals association, Associazione Burkinabè, Associazione nigeriani, Associazione mondo Tuareg. «Circa 200 migranti hanno ricevuto il rifiuto per la regolarizzazione 2009 e ora sono senza assistenza medica – hanno continuato quelli dell’associaizone -. A questi si aggiungono quelli che diventano irregolari per la perdita del lavoro. Centinaia di migranti che non possono avere il sostegno medico».
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
Più di 600 migranti hanno di nuovo riempito le strade e le piazze di Pordenone. Sempre più incazzati ma allo stesso tempo festosi e rumorosi con tamburi, balli e strumenti musicali hanno fatto da contraltare ad una città moribonda sotto un solo cocente. Questa manifestazione segue quella precedente degli oltre 1500 che il 5 febbraio di quest’anno hanno divelto il muro d’omertà che li vedeva produttivi e invisibili in questa ricca porzione di territorio del nord est.
Le motivazioni sono le stesse e riguardano l’ormai 15% di popolazione migrante che qui vive e che in questa crisi globale sta pagando il prezzo più caro in quanto anello debole nella gerarchia del capitale e dello stato secondo la logica del profitto e dello sfruttamento: braccia da lavoro se servono, scarti da rispedire a “casa” quando non servon più ed ancora detentori di una manciata di diritti con un pezzo di carta e carname da cacciare o peggio rinchiudere nei CIE quando il pezzo di carta “scade” come la merce nel supermercato! Continue reading →
Marzo 17th, 2017 — General, Manifestazioni locali
CONTRO I MURI DI ODIO E PAURA, PER LA COSTRUZIONE DI RAPPORTI SOLIDALI E LIBERI
Pordenone e provincia hanno alcuni primati che tutti dovrebbero conoscere: in rapporto al numero di abitanti è la città con uno dei tassi più alti di immigrati (15%) e allo stesso tempo con il numero di delinquenza tra i più bassi; è il territorio in cui la Lega e a ruota il centrodestra, ha emanato, approvato e partorito il tasso di leggi e politiche antimmigrazione più discriminanti e vergognose sia in regione sia sul piano nazionale.
Questi due aspetti ad una persona dotata di buon senso dovrebbero bastare per prendere le distanze dallo spauracchio indecente di questi razzisti “padani” e, dall’altro, chiedersi come mai l’immigrato è al centro dell’ossessione securitaria di tanta gente.
Chiunque viva e lavori in queste terre si rapporta con i migranti, le famiglie, i figli, nella scuola, nelle fabbriche, per la strada, nei supermercati e non è un caso che quando le persone vengono intervistate rispetto all’esperienza e conoscenza personale la stragrande maggioranza si riferisce a loro come “gente per bene o a posto”, “lavoratori”, “gentili”, “tranquilli” ecc. per poi cambiare radicalmente parere quando dalla realtà si passa all’astratto “fenomeno immigrazione”. Ecco allora che sbucano i pericolosissimi “clandestini”, le fantomatiche “invasioni” e l’ancora più abominevole snaturamento dell’“identità e tradizione locale” e cioè tutta la propaganda cara alla lega e ai postfascisti ma, ahinoi, metabolizzata anche da parte della cosiddetta sinistra che nella “paura” di perdere iscritti al sindacato o elettori moderati alle politiche parla di non “contrapporre” lavoratori immigrati e autoctoni (negando ciò che di fatto è già nella realtà per non prendere posizione pubblicamente contro chi patisce più di tutti lo stato della crisi) o redarguisce con “diritti e doveri” chi si ritova nella condizione di essere espulso o peggio rinchiuso dentro a dei lagher come sono i CIE (centri di Identificazione ed espulsione) dopo che ha sempre lavorato, pagato i servizi e mandato i figli a scuola.
Come avviene sovente i “deboli” diventono potenziali “destabilizzatori” se non “delinquenti” e i privilegiati assurgono ad icona di povere vittime di chissà quali scorribande e ruberie (del lavoro, delle case, delle tradizioni e simili fesserie da ventennio).
Eppure i dati alla mano e la conoscenza diretta dello stato di cose ci restituiscono una dimensione riscontrabile da tutti: dal lavoro come ricatto costante e perenne per questi cristi detentori di diritti solo in quanto “manovalanza” utile alle aziende, dimensione lavorativa che si sta estendendo anche agli autoctoni che invece di prendere coscienza e battersi assieme ai migranti, spesso, preferiscono rivendicare “meriti di sangue” reclamando la carità ai padroni e puntando l’indice verso l’anello più debole; peggio ancora a Pordenone abbiamo assistito a livelli di xenofobia che dal patetico (come le ronde padane totalmente inutili e rdicolizzate persino dalle locali redazioni dei quotidiani) passano al tragico come nel caso dell’ambulatorio per irregolari chiuso per legge regionale mettendo nel terrore chi trovandosi momentaneamente senza carta di soggiono per paura di essere espulsa o rinchiusa ha rischiato di morire atrocemente evitando i soccorsi.
Questi sono solo alcuni esempi che dovrebbero destare preoccupazione e senso di solidarietà a chiunque antepone all’egoismo e la paura valori come dignità e libertà!
Siamo in piazza oggi a fianco dei migranti come lo siamo stati in tutti questi anni “senza se senza ma” per ribadire con forza che c’è una Pordenone solidale, attiva e determinata nello sbarazzarsi delle culture dell’odio, della paura e dell’indifferenza. Inviatiamo tutti a partecipare in questo stesso momento con noi ed attivarsi già domani per allargare i diritti e la libera circolazione per chi, legittimamente, chiede di poter ricercare la propria felicità per se e per la propria famiglia alidilà delle frontiere, delle etnie e dei muri, a partire da quelli mentali!
Iniziativa Libertaria