Entries Tagged 'CIE = Lager' ↓
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
da noinonsiamocomplici.noblogs.org
Stanno rubando altri due mesi di vita a Joy, Debby e Priscilla!
dcc | 12 Aprile, 2010 11:43
Venerdì lo avevano confermato a Debby e Priscilla rinchiuse nel Cie di Torino e questa mattina anche a Joy rinchiusa nel Cie di Modena: per tutte e tre altri due mesi di vita dentro i lager italiani. Per quanto riguarda Florence e Hellen rinchiuse nel Cie di Roma si aspetta di sapere la loro sorte, ma con tutta probabilità anche per loro sarà la stessa.
Sono state sfruttate, rinchiuse in un Cie, mandate in carcere, fatte ritornare in un Cie, hanno tentato di deportarle nel loro paese dove la loro vita sarebbe stata messa in pericolo, ma non basta: devono continuare a stare rinchiuse in nome di una sicurezza e del rispetto di una legge che serve solo come strumento di manipolazione, oppressione e guadagno per chi la detiene.
Vi ricordiamo che per oggi sono previste iniziative contro i Cie e le deportazioni:
* Bologna: sotto le due Torri dalle 18
* Palermo: in via Cavour (nei pressi della Feltrinelli) alle 17.30
Invitiamo le realtà antirazziste a costruire nei propri territori iniziative e mobilitazioni contro i Cie, le deportazioni e le norme liberticide e razziste del pacchetto sicurezza.
Se vuoi telefonare ai tre Cie dove le ragazze sono imprigionate per dire la tua e protestare:
Cie di Modena : 05451690
Cie di Torino: 011.558.99.18 – 011.558.87.78 – 011.558.98.15
Cie di Roma: 06.658.542.15 – 06.658.542.28
DOMANI A UDINE
PRESIDIO CONTRO CIE, DEPORTAZIONI E NORME RAZZISTE E LIBERTICIDE DEL PACCHETTO SICUREZZA
piazzetta Belloni
dalle 17.30 alle 19.00
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Report martedì 13 aprile
Il presidio di oggi, a Udine, è andato molto bene.
Tante presenze – una cinquantina di persone, molti studenti –
e alcune persone che si son fermate a chiedere maggiori informazioni sulla questione.
Abbiamo diffuso 300 volantini. Avevamo cartelli con frasi molto chiare e decise.
Qualche faccione nazi s’è visto ma nessun incontro brutto.
Polizia, Carabinieri, Digos, e Finanza… in abbondanza … sulla Piazza e tutt’intorno.
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
<!– /* Font Definitions */ @font-face {font-family:”Arial Unicode MS”; panose-1:2 11 6 4 2 2 2 2 2 4; mso-font-charset:0; mso-generic-font-family:auto; mso-font-pitch:variable; mso-font-signature:3 0 0 0 1 0;} /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:””; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:none; mso-hyphenate:none; font-size:12.0pt; font-family:”Times New Roman”; mso-fareast-font-family:”Arial Unicode MS”; mso-bidi-font-family:”Times New Roman”; mso-font-kerning:.5pt;} a:link, span.MsoHyperlink {mso-style-parent:””; color:navy; text-decoration:underline; text-underline:single;} a:visited, span.MsoHyperlinkFollowed {mso-style-noshow:yes; color:purple; text-decoration:underline; text-underline:single;} @page Section1 {size:595.25pt 841.85pt; margin:2.0cm 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:36.0pt; mso-footer-margin:36.0pt; mso-paper-source:0;} div.Section1 {page:Section1;} –>
Nei CENTRI di IDENTIFICAZIONE ed ESPULSIONE
la POLIZIA STUPRA!
Tutto ciò che dovete sapere su Joy e le altre ragazze
Tutto ciò che dovete sapere sui CIE
Joy è una giovane donna nigeriana vittima di tratta che è approdata in Italia 7 anni fa.
Dopo aver tentato di sottrarsi ai suoi sfruttatori che la costringevano a prostituirsi per pagare un riscatto di 50.000 euro, questi le hanno ucciso il padre, la sorella e il fratello mentre la madre vive in Nigeria sotto costante minaccia. Come molte altre donne rinchiuse nei CIE avrebbe diritto ad un permesso di soggiorno come vittima di tratta, ma è ingabbiata nel circuito perverso CIE – carcere – CIE dal 26 giugno 2009.
Quel giorno, a Milano, Joy viene fermata dalla polizia mentre va al supermercato; sprovvista di documenti, che le sono stati sottratti dai suoi sfruttatori, viene trattenuta per 3 giorni in caserma e poi portata al CIE di via Corelli il 29 giugno.
All’inizio di agosto 2009 Joy subisce un tentativo di stupro da parte dell’ispettore capo di polizia Vittorio Addesso (già accusato di abusi di vario genere a Corelli).
La sua determinazione nell’autodifesa e l’aiuto della sua compagna di cella, Hellen, riescono ad allontanare l’uomo.
Ricatti sessuali e stupri da parte dei guardiani sono il pane quotidiano nelle sezioni femminili dei CIE ma anche delle carceri, in particolare quando si tratta di donne migranti. Raramente questi fatti vengono denunciati e diventano pubblici come nel caso di Giuseppe Camparone, direttore del carcere femminile di Genova Pontedecimo, sospeso lo scorso ottobre per aver abusato sessualmente di una detenuta marocchina. Lo stupro delle donne, si sa, è anche un’arma di guerra e come tale viene utilizzata nell’attuale guerra interna che lo stato securitario e razzista ha dichiarato contro le/i migranti.
Il 13 agosto scoppia una rivolta nel CIE di via Corelli a cui partecipano tutti i detenuti. Vengono arrestati 9 uomini e 5 donne tra cui Joy ed Hellen. Dopo la rivolta Joy e le altre ragazze nigeriane vengono portate ammanettate in una stanza senza telecamere, fatte inginocchiare e manganellate. Joy riceverà da Addesso un pugno in faccia.
Tra il 21 e il 28 agosto, durante una delle prime udienze del processo ai 14 detenuti del CIE di via Corelli per la rivolta, al momento dell’ingresso in aula di Vittorio Addesso, le ragazze decidono di denunciare pubblicamente gli abusi quotidiani da parte dell’ispettore capo. Joy trova la forza di parlare del tentato stupro.
Joy, Hellen e altri vengono condannati a 6 mesi di carcere. Le ragazze vengono separate e mandate in diverse carceri in modo da isolarle e neutralizzare la forza che hanno saputo esprimere collettivamente. Joy ed Hellen vengono rinchiuse nel carcere di Como. Dopo 6 mesi di carcere, la deposizione della denuncia per tentato stupro da parte di Joy e la scarcerazione avvenuta nella notte tra l’11 e il 12 febbraio 2010, tutte le ragazze vengono rinchiuse un’altra volta in CIE sparsi sul territorio italiano.
Il 16 marzo 2010 Joy viene trasferita dal CIE di Modena a quello di Ponte Galeria a Roma insieme a molte altre donne nigeriane. In quei giorni un funzionario dell’Ambasciata Nigeriana entra più volte nel CIE per identificare donne e uomini senza documenti ed autorizzarne così l’espulsione.
L’Ambasciata Nigeriana, come altre, è complice delle deportazioni: dietro congruo corrispettivo economico autorizza l’espulsione di donne e uomini senza tener conto dell’effettivo pericolo di vita che queste persone corrono ritornando al loro paese di origine.
Il 18 marzo un volo charter organizzato dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere e co-finanziato dall’infame Agenzia Europea per le Frontiere Estere FRONTEX, ha attuato una vera e propria deportazione di massa, rimpatriando a forza 51 cittadini/e nigeriani/e.
Su quel volo ci sarebbe dovuta essere anche Joy ma la sua espulsione è stata, per ora, bloccata grazie alle mobilitazioni solidali e a interventi di tipo legale.
La questura di Milano ha fatto pressioni per l’espulsione di Joy e la ragione è questa: l’espulsione di Joy significa anche liberarsi di quella fastidiosa denuncia che porterebbe alla luce tutte le nefandezze che ogni giorno avvengono in questi moderni lager per immigrati chiamati CIE, per mano e/o con l’avvallo e la complicità di polizia, Croce Rossa, Misericordia e di tutte quelle imprese sociali che li gestiscono. Pur di proteggere Vittorio Addesso, i suoi colleghi sono disposti ad agire nelle maniere più turpi. E’ di questi giorni la notizia di un altro ispettore capo del CIE milanese di Corelli che affitta in nero un tugurio a quelle stesse persone clandestine che poi interna nel lager. A denunciare il fatto è stata Paola, una trans brasiliana. La questura di Milano è stata costretta a far emergere la notizia per evitare un altro scandalo dopo l’affare Addesso.
Questa vergognosa vicenda non è ancora finita:
il 12 aprile sono scaduti i 60 giorni affibbiati a Joy con una udienza di convalida fatta in fretta e furia e senza avvocati, dopo il trasferimento dal carcere di Como al CIE di Modena. Il giudice di pace ha firmato il prolungamento della detenzione di Joy nel CIE per altri 60 giorni su richiesta della questura, grazie agli automatismi burocratici delle nuove norme introdotte con il pacchetto sicurezza. Stessa sorte è toccata alle altre ragazze: Hellen, Priscilla, Florence e Debby.
La forza che hanno dimostrato queste ragazze fa paura al potere perché smaschera la verità di quello che accade dentro le mura dei CIE. I CIE sono luoghi di tortura fisica e psicologica per tutti i reclusi: le persone vengono picchiate, costrette a prendere psicofarmaci, private della loro libertà solo perché non provviste di un pezzo di carta chiamato permesso di soggiorno.
Anche in Friuli Venezia Giulia c’è un CIE, a Gradisca d’Isonzo, dove si registrano continuamente abusi e maltrattamenti ai danni delle persone recluse che, nel tentativo di opporsi alle condizioni disumane di vita, mettono in atto rivolte e proteste. Risale al 6 aprile l’ultima rivolta culminata nella fuga di un prigioniero mentre dal 2 aprile un cittadino marocchino, in Italia da 20 anni, è in sciopero della fame.
In questi giorni ci sarà a Gorizia il processo contro una trentina di attivisti antirazzisti in lotta contro i CIE, accusati di aver partecipato ad una manifestazione non autorizzata il 29 settembre 2007 a Gradisca.
CHIUDERE SUBITO TUTTI I CIE!
CIE = LAGER DI STATO PER MIGRANTI
CENTRO SOCIALE AUTOGESTITO di UDINE – in esilio –
DUMBLES Grop di Feminis Furlanis Libertariis
INFORMAZIONI e AGGIORNAMENTI su
www.info-action.net
csascalonuovo.noblogs.org
zardinsmagnetics.noblogs.org
noinonsiamocomplici.noblogs.org
f.i.p. Viale Tricesimo, 34/A – Udine – 13 aprile 2010
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Continuano le fuge dal CIE di Gradisca a cadenza quasi settimanale..speriamo che si moltiplichino!
Il Piccolo del 16/04/10
Immigrato fugge dall ambulanza
GRADISCA Finge un malore grave per farsi accompagnare all’ospedale di Gorizia, ma quando l’ambulanza si ferma al semaforo, all’improvviso si riprende e fugge via facendo perdere le proprie tracce. Protagonista dell’ennesimo capitolo dell’incredibile storia di evasioni dal Cie gradiscano questa volta è un immigrato marocchino. Dell’episodio sono noti soltanto pochi particolari. Si sa soltanto che l’autolettiga con il paziente a bordo aveva percorso solo alcune centinaia di metri quando l’extracomunitario, approfittando della coda al semaforo tra via Udine e via Roma, è miracolosamente rinvenuto, ha spalancato il portellone e si è dileguato nei campi. Non è escluso che ad attenderlo nelle vicinanze ci fossero dei complici. Non è andata altrettanto bene ad altri 5 immigrati che per due volte sono stati bloccati all’interno della stessa struttura. La prima volta a mandare all’aria i propositi di evasione dal centro di identificazione ed espulsione è stata un’operatirce che si è messa sulla loro strada facendoli ritardare quel tanto sufficiente perché arrivassero le squadre della sicurezza; la seconda sono stati i militari in servizio intorno alla struttura che li hanno circondati una volta saliti sul tetto. Stefano Bizzi
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Il Piccolo
MARTEDÌ, 20 APRILE 2010
HANNO RITARDATO L’ESPULSIONE
Storia di Bas, colf senegalese salvato dalle ceneri islandesi
Era finito al Cpt di Gradisca ma il suo datore di lavoro è riuscito a riportarlo a casa
Si chiama Bas, è nato in Senegal trent’anni fa. Si guadagnava da vivere come collaboratore domestico dello scrittore sloveno Sandi Volk. Fino a ieri pomeriggio era rinchiuso al Cpt di Gradisca: clandestino in attesa dell’espulsione. In prima battuta a salvarlo dal respingimento sono state le ceneri islandesi. Perchè il fermo di Bas è capitato nel bel mezzo del blocco degli aeroporti. In seconda battuta, dopo tre giorni di Cpt, a salvarlo ieri sera è stato il giudice di pace di Gradisca che ha disposto la sua liberazione grazie a un ricorso urgente dell’avvocato Debora Berton. Motivo: violazione del diritto di difesa.
Venerdì gli agenti dell’ufficio immigrazione lo avevano bloccato mentre stava andando a fare la spesa in piazza Ponterosso. Senza troppi complimenti lo avevano accompagnato in questura e poi a San Sabba. La colpa di Bas nasce dal fatto che qualche anno fa non aveva ottemperato a un ordine del questore di abbandonare il territorio nazionale. Poi per questa accusa era stato condannato e la sentenza nei mesi scorsi è diventata definitiva.
Ma il paradosso è che tutto questo è avvenuto parallelamente alla richiesta di sanatoria effettuata nello scorso mese di settembre da Sandi Volk che lo aveva assunto come collaboratore domestico proprio per farlo uscire dall’illegalità. Lo scorso 31 marzo era arrivato in questura il decreto di rigetto della regolarizzazione. E così, come era anche stato annunciato per una trentina di senegalesi nelle sue stesse condizioni, è scattato il rintraccio on the road ma forse non è esagerato definirla semplicemente caccia. Dati alla mano, le pattuglie sono andate in giro in città a cercare gli irregolari, quelli che, non avendo i documenti in regola, dovrebbero essere espulsi anche se hanno un lavoro e l’unico reato che hanno commesso è stato quello di non andarsene dall’Italia per non tornare nella miseria da dove erano arrivati. E Bas era uno di questi.
Dice Sandi Volk: «Quando l’altro giorno ho ricevuto la telefonata dalla polizia che lo avevano preso mi sono precipitato in questura per capire cosa stava accadendo. Ho fatto presente agli agenti dell’immigrazione che era in corso la regolarizzazione e che Bas è una brava persona e gode della mia fiducia, non è nè uno spacciatore, nè un assassino. Per fortuna che, grazie agli effetti della nube islandese che ha bloccato gli aeroporti, potrà rimanere in Italia e fare ricorso al Tar. Altrimenti, sono convinto, lo avrebbero già rimandato al suo Paese».
Ieri sera dopo la liberazione Sandi Volk è andato a Gradisca. Lo ha preso in macchina ed è tornato a casa. «Lo hanno liberato, tutto è finito», ha detto. (c.b.)
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
14:02 CRONACHE Il centro di identificazione ed espulsione pugliese con muffa sui muri e rifiuti. «Peggio dei cani»
Video
sul sito di radio radicale
Immigrati, video choc sul Cie di Bari
La vita nel centro di identificazione ed espulsione
Muffa sui muri e rifiuti. «Ci trattano peggio dei cani»
BARI — Tre minuti e 52 secondi di racconto della vita all’interno del Cie, il centro d’identificazione ed espulsione barese. Testimonianze strazianti di immigrati clandestini detenuti nella struttura in attesa del rimpatrio. «Sono stato tre volte in carcere – dice un tunisino – lì buona la doccia, mangiare buono. Non come qua. Meglio il carcere, portatemi in carcere», si lamenta. Le denunce sono state registrate con un videotelefonino da Beseghaier Fahi, un clandestino rimpatriato. Il filmato, ieri mattina, è stato pubblicato sul proprio sito internet da RdioRadicale e, in pochi minuti, ha fatto il giro del mondo. Un video shock che immortala le condizioni al limite della decenza nelle quali sono costretti a vivere gli immigrati. Le immagini si aprono con i primi piani di ferite e lividi sui corpi di alcuni extracomunitari e si chiudono con una carrellata sullo stato dei bagni e dei dormitori del Cie. I fotogrammi valgono più di mille parole: muffa sui muri, materassi e coperte imbrattate, sporcizia ovunque. «Meglio il carcere, qui siamo trattati peggio dei cani», denuncia un altro immigrato.
«Tutti devono sapere come viviamo, anche il presidente Berlusconi», rincara la dose un altro extracomunitario. «A mangiare ci danno la m….», urla in videocamera un tunisino. «Beseghaier Fahi ci ha fornito una imponente documentazione cartacea, fotografica e video – spiega Simone Sapienza, uno dei responsabili del sito web di RadioRadicale – dopo alcuni controlli e verifiche, abbiamo deciso di montarne una parte e pubblicarla. Come si può notare, quelle persone vivono in una situazione che, nonostante le reiterate interrogazioni parlamentari, non migliora affatto». Due settimane fa, sulle condizioni di vita degli immigrati all’interno del Cie si sono accesi i riflettori della Procura. La pm Ada Congedo sta indagando e ha dato mandato ai carabinieri del Nas di eseguire una ispezione. Gli ultimi arrivi da Rosario, infatti, potrebbero aver provocato problemi di sovraffollamento, creando disagi e carenze igienico-sanitarie. Ecco il motivo del controllo.
Vincenzo Damiani
08 febbraio 2010