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PORDENONE: report e foto del presidio antifa

Ieri sera ancora un sacco di gente al presidio del PnRebel!
Ancora una volta il live dei ragazzi che hanno “sparato” raffiche di parole e rime contro il razzismo e l’intolleranza partendo da loro, dalle loro storie, ha creato un’energia che a Pordenone è merce rara.
Con noi anche i richiedenti asilo che hanno ritrovato umanità e accoglienza!
Ad Emilio, al CSA Dordoni, per chiudere le sedi fasciste, per dire che a PN casapound non la vogliamo: questo è solo l’inizio!

 

Foto alla pagina FB di PN REBEL

 

NO TAV/ Vendetta di Stato

 

 

http://www.tgmaddalena.it/maxi-processo-no-tav-aula-bunker-la-sentenza-attesa-alle-1430-nessuna-replica-per-i-pm/

 

 

http://www.autistici.org/macerie/?p=31122

PORDENONE: presidio antifascista

pnantifa100115

Ottima riuscita:

almeno 200 persone complessivamente 

hanno partecipato all’iniziativa

 Leggi sotto il report

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Je Suis Charlie
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10 gennaio

in P.tta Cavour

a Pordenone

ore 16.00

 PRESIDIO

 PER FERMARE

LA DERIVA

FASCISTA E XENOFOBA

IN CITTA’ E IN  APRIAMO

SPAZI DI LIBERTA’!

 

evento fb

 

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UDINE/ Distribuito Volantino contro le sentinelle in piedi

Udine Volantino distribuito domenica mattina 11 gennaio in Piazza Venerio

 

PER LA LIBERTÀ DI TUTT* E DI CIASCUN*. CONTRO LA VIOLENZA OMOFOBA E SESSISTA DELLE SENTINELLE. Siamo qui oggi perché non possiamo lasciare che vengano veicolati messaggi di odio, intolleranza, omofobia, fascismo nella nostra città. Oggi dei personaggi che si dichiarano furbescamente e falsamente apolitici e aconfessionali, sono scesi in piazza. Come se non fosse abbastanza quello che fanno come obiettori di coscienza (ostacolando l’accesso all’ivg e alla salute sessuale). Come se non fosse abbastanza la violenza che diffondono nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle strade, nelle conversazioni quotidiane (aggredendo fisicamente gay, lesbiche, trans, intersex, queer; insultando, stereotipizzando e nutrendo quella cultura eterosessista dell’intolleranza e della denigrazione che è la principale causa di quelli che vengono definiti “femminicidii”). Si sono chiamati sentinelle, adottando un pieno linguaggio guerrafondaio, pensando di aver il diritto di montare la guardia sulle vite altrui, in nome di una qualche presunta morale che è parziale, di parte e crudele. E si sono riuniti, mossi dalla volontà di eliminare dallo spazio pubblico i corpi, le esperienze di vita, le forme di genitorialità e affetto che non rispondono al loro bigottismo fascistizzante e fondamentalista. Contro quest’aria pestilenziale e violenta siamo quindi qui, per difendere le infinite e potenti forme di sessualità, solidarietà, cura e affetto che tessiamo nelle nostre vite. Che se non corrispondono a quelle della famiglia eterosessuale promossa dal vaticano, sono invece proprio un antidoto alle mortificazioni, agli insulti, alle botte, alle violenze e agli stupri che si annidano dentro le famiglie italiane. Siamo qui per ricordare che ognun*, indipendentemente da come faccia sesso o che da corpo abbia, ha diritto alla salute, anche sessuale. E che serve urgentemente una sanità pubblica, laica e gratuita per tutt*; che gli obiettori escano dagli ospedali, che i centri antiviolenza e i consultori vengano finanziati, che l’educazione al genere nelle scuole venga fatta. Siamo qui per rivendicare i molteplici e infiniti modi di essere persone, fuori da ogni binarismo di genere, perché il genere non si dà “per natura” alla nascita, ma ognun_ se lo costruisce come riesce e vuole. E il vero imperativo etico è quello di togliere ogni ostacolo che ciascun_, di qualsiasi età, provenienza, reddito, possa trovare nell’espressione di sé stess_ e dei suoi desideri. Tutte e tutti devono poter crescere e vivere amat_ e riconosciut_, senza dover incontrare sulla propria strada un’ipocrita e mortifera sentinella che ti voglia costringere alla clandestinità definendoti anormale, deviante, inumano. Qui il solo e unico scandalo è che ancora oggi in Italia si lasci agibilità ad una marmaglia di oscurantisti che vogliono impedire ad alcune e ad alcuni di accedere ai diritti (di cui invece loro godono bellamente!). Finanche il diritto di esistenza. È per questo che la nostra morale ci impone di rompere questo silenzio carico di odio e violenza. È per questo che siamo sces* anche noi oggi in piazza e non staremo in silenzio di fronte a questa provocazione. Contro i bigotti, i fondamentalisti cattolici, gli xenofobi e i fascisti, che fomentano una cultura dell’odio, della mortificazione, del privilegio, non si può che rispondere con la bellezza e la forza delle vite, dei pensieri, dei corpi, degli affetti, dei desideri e degli erotismi. Nostri e di tutt*. In tutte le posizioni! Individualità antisessiste f.i.p. Udine, via Tolmezzo 87, 8.1.2015

 

antisessismo

 

 

Né con l’Ucraina Né con la Russia

 


Contro tutti i fascismi, contro tutti gli Stati, per la Rivoluzione Sociale

 

Solidarizziamo con tutte le iniziative antifasciste e contro la guerra, ma vogliamo essere chiari e dire che schierarsi contro il governo fascista di Kiev non vuol dire essere costretti ad appoggiare i filorussi e Putin

Purtroppo il principio dell’autodeterminazione politica di tutti i popoli si trova sempre di più intrecciato con follie nazionaliste, religiose e strategie imperialiste di vario genere, fino ad essere completamente snaturato.

La lotta di classe di tutti gli sfruttati di qualsiasi etnia, nazione, lingua, cultura e genere è certamente il riferimento basilare per discernere fra le scelte giuste e quelle sbagliate, ma è necessario anticipare le strumentalizzazioni integraliste, nazionaliste, borghesi e imperialiste attraverso il riconoscimento dell’autonomia decisionale basata  sull’autogestione, il federalismo e la solidarietà di classe.

Un esempio di un’approccio avanzato delle lotte di liberazione nazionale ed emancipazione sociale è quella del popolo Kurdo che attraverso il comunalismo di ispirazione bookchiniana sta indicando nuove strade da seguire.

Infoaction Udine
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l’evento fb del presidio di Udine di sabato 18 ottobre
https://www.facebook.com/events/302809066592051/

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da anarkismo
http://www.anarkismo.net/article/27010

 

da Inform-azione

Guerra – Né con l’Ucraina, né con la Russia

Riceviamo e diffondiamo la versione italiana di un testo pubblicato su Tridni Valka. Segue un estratto dall’introduzione dei compagni che ne hanno curato la traduzione:

Diserzioni di massa, proteste contro l’invio delle truppe al fronte, manifestazioni contro la guerra e contro il peggiorare delle condizioni di vita, scioperi di minatori difesi anche con le armi. Gli episodi raccontati nel testo che segue appartengono a un conflitto che non è certo nato qualche mese fa in Ucraina, ma accompagna praticamente da sempre la storia dell’umanità,
intrecciandosi, o meglio, tentando di resistere e opporsi alle guerre che di volta in volta contrappongono gli Stati ma anche potenze dai tratti meno formali. La lotta di classe. Di questo conflitto, di questa resistenza proletaria alla guerra non vi è alcuna traccia nella mole di informazioni sulla vicenda ucraina che da mesi ci sommerge. E non è certo un caso. Per questo,
nonostante non ne condividiamo completamente l’analisi di fondo, abbiamo deciso di tradurre e presentarvi questo testo, pubblicato sul blog di un gruppo di compagni cechi chiamato “Tridni Valka”, Guerra di Classe.

Né con l’Ucraina, né con la Russia [.pdf]

Dom, 31/08/2014 – 21:51

Diserzioni di massa, proteste contro l’invio delle truppe al fronte,

manifestazioni contro la guerra e contro il peggiorare delle condizioni di vita,

scioperi di minatori difesi anche con le armi. Gli episodi raccontati nel testo

che segue appartengono a un conflitto che non è certo nato qualche mese fa in

Ucraina, ma accompagna praticamente da sempre la storia dell’umanità,

intrecciandosi, o meglio, tentando di resistere e opporsi alle guerre che di

volta in volta contrappongono gli Stati ma anche potenze dai tratti meno

formali. La lotta di classe. Di questo conflitto, di questa resistenza proletaria

alla guerra non vi è alcuna traccia nella mole di informazioni sulla vicenda

ucraina che da mesi ci sommerge. E non è certo un caso. Per questo,

nonostante non ne condividiamo completamente l’analisi di fondo, abbiamo

deciso di tradurre e presentarvi questo testo, pubblicato sul blog di un gruppo

di compagni cechi chiamato “Tridni Valka”, Guerra di Classe.

Perché le uniche chiavi di lettura di quanto sta accadendo tra Kiev e

Donetsk, proposte tanto dai giornali mainstream quanto da una certa sinistra

militante, nascondono l’invito, più o meno esplicito, a prendere le parti di uno

dei due contendenti, l’esercito governativo filo-occidentale o quello

separatista filo-russo.

Dovremmo farlo in nome del diritto di uno Stato a non subire ingerenze

esterne, oppure del diritto di un popolo all’autodeterminazione, ammantato

per di più in questo caso da nostalgie tardosovietiche o presunte priorità

antifasciste. Oppure, molto più modestamente, dovremmo farlo in nome di un

male minore, la cui entità viene però troppo spesso valutata attraverso sfocate

lenti ideologiche piuttosto che sulla base delle reali condizioni di vita di chi

poi si trova a soffrire questo male.

Schiacciati dalle truppe governative e separatiste, e dai loro alleati, i

proletari ucraini stanno cercando di resistere e difendersi come possono.

Questa resistenza è lo schieramento, composito e contraddittorio, che

dobbiamo sostenere. Darle voce è certamente importante e ci auguriamo

quindi che altri testi, simili a questo, possano aiutarci a comprendere meglio

quanto sta accadendo in Ucraina. Come poi sostenerla praticamente è un

problema certamente non da poco che richiederebbe, e meriterebbe, uno

sforzo di cui per ora non ci sembra ci sia alcuna traccia. Ma non è possibile

farlo, lo ripetiamo, se non a partire dalla semplice scelta di campo “Nè con

l’Ucraina né con la Russia”.

 

 

Né con l’Ucraina né con la Russia!

Ampliamo il nostro fronte, quella della rivoluzione sociale.*

Quando, mesi fa, abbiamo scritto sul nostro testo, “Preparativi per la guerra tra Ucraina e

Russia – show o realtà?”1, che le condizioni per una nuova guerra stavano maturando in Ucraina,

molti compagni hanno espresso dei dubbi o anche un aperto disaccordo con un’affermazione così

categorica. Ora possiamo dire che il conflitto in Ucraina è chiaramente passato dalla fase

“fredda” a quella “calda” e che ciò a cui assistiamo in questo momento nell’est del paese è una

guerra vera e propria. Da Lugansk, lungo il confine con la Russia, a Mariupol, sul Mar Nero, due

schieramenti militari si affrontano quotidianamente nel tentativo di estendere il proprio controllo

sul territorio; combattono su terra come in aria, nelle campagne come nelle zone industrializzate;

l’artiglieria bombarda i villaggi, l’aviazione bombarda le città (con il pretesto che i loro nemici

utilizzano gli abitanti come scudi umani), uomini, donne e bambini muoiono sotto le bombe e i

missili… In quattro mesi di conflitto più di 2 mila tra civili e militari sono stati uccisi e altri 6 mila

feriti; 117 mila proletari sono stati costretti ad abbandonare la propria città e sono restati

all’interno dei confini ucraini, mentre altri 730 mila hanno trovato rifugio in Russia. Proprio

mentre stiamo scrivendo questo articolo, altri cadaveri coprono le strade di Donetsk, presa dalla

stretta mortale delle truppe governative.

Nella stesso testo abbiamo anche scritto come l’unica risposta che il proletariato può dare alla

guerra è quella di organizzarsi e sviluppare il disfattismo rivoluzionario, rifiutare cioè

concretamente di andare a combattere per l’una o per l’altra fazione, impegnandosi piuttosto a

costruire una rete di relazioni tra proletari di entrambi gli schieramenti attraverso la lotta contro le

due borghesie. Così come il conflitto si è sviluppato negli ultimi mesi, anche il nostro articolo (che

risale ormai a tre mesi fa) merita un post scriptum

 

Il testo che segue è basato su informazioni prese da diverse fonti, che citiamo in chiusura

dell’articolo, che vanno dai blog militanti ai media ufficiali. Questa breve descrizione di alcuni

avvenimenti verificatisi in Ucraina ha richiesto molte ore di attento lavoro: raccogliere

informazioni, leggere testi, guardare video, comparare dati differenti etc. Ci teniamo a sottolineare

soprattutto due cose: in primis, il fatto che gli eventi da noi descritti non siano stati riportati dalla

BBC o da Euronews non vuol dire che questi non siano mai accaduti, o che noi ce li siamo inventati

(alcune fonti “di sinistra” e, a volte, anche alcuni media ufficiali russi e ucraini hanno riportato

questi fatti). In secondo luogo, è chiaro che le notizie che abbiamo dell’Ucraina sono caotiche,

incomplete e a volte contraddittorie. Questo però non significa che noi dovremmo rinunciare al

tentativo di capire cosa stia accadendo in quel paese. Crediamo che bisogna opporre all’attenta

selezione delle informazioni compiuta dallo Stato, il punto di vista, critico e radicale, del

movimento anticapitalista; bisogna condividere informazioni e sviluppare analisi che ci consentano

di comprendere quanto sta avvenendo attraverso il prisma di una prospettiva rivoluzionaria.

***

 

L’ideologia bellica (tanto quella basata sulla difesa dell’unità dello stato nazionale, quanto quella

che invoca invece il diritto all’auto-determinazione dei simpatizzanti filo-russi) si sta radicando in

Ucraina, le organizzazioni della società civile organizzano raccolte fondi per sostenere l’esercito, i

pope benedicono le armi di una o dell’altra fazione, e la televisione trasmette spesso immagini di

vecchie signore che offrono a soldati armati il loro ultimo barattolo di marmellata. Tuttavia, non

tutti i proletari accettano di subire il lavaggio del cervello organizzato dalla propaganda bellica

dell’uno o dell’altro schieramento, non tutti sono disposti a sacrificarsi per la “loro patria”.

Manifestazioni concrete di rifiuto del massacro bellico sono sempre più frequenti e entrambi i

contendenti hanno sempre maggior difficoltà a reclutare altri uomini disponibili a partecipare a

questa carneficina.

Migliaia di soldati dell’esercito ucraino, che il governo ha inviato nell’est del paese per la

cosiddetta Operazione Antiterrorismo (ATO), hanno disertato o sono passati nelle file separatiste

con tutto il loro equipaggiamento, inclusi carri armati e mezzi corazzati. Ad esempio, la 25esima

brigata aviotrasportata dell’esercito ucraino (troupe d’élite per eccellenza), i cui uomini sono

accusati di aver avuto un comportamento vile durante i combattimenti a Kramatorsk, verrà sciolta

da una circolare presidenziale il 17 aprile dopo aver comunicato il suo rifiuto di «combattere contro

altri ucraini»2. Il caso più recente è quello di un’unità di 400 uomini che hanno disertato e si sono

rifugiati in Russia dopo essere rimasti, durante un scontro, senza munizioni. Questi soldati che

saranno, come è già stato annunciato dai portavoci russi, estradati in Ucraina, hanno dichiarato che

preferiscono essere accusati di diserzione piuttosto che continuare a uccidere e essere uccisi sul

fronte orientale. Tutti questi disertori sostengono che non vogliono combattere contro “il loro stesso

popolo” e spesso denunciano anche le disperate condizioni di vita cui hanno dovuto far fronte

nell’esercito – paga misera, cibo scadente e spesso insufficiente a sfamare una persona, etc. Altre

unità non sono nemmeno state schierate a est a causa della loro inaffidabilità. Come l’ex-presidente

Yanukovych non poté usare alcune unità per reprimere i manifestanti, così l’attuale governo non osa

inviare al fronte alcune truppe di cui è nota la scarsa lealtà.

Il 29 maggio, circa mille soldati appartenenti alle unità della regione di Volynia si sono

ammutinate a Mykolaiv. Gli uomini in servizio al 3° battaglione della 51esima brigata si sono

rifiutati di tornare al fronte, hanno disobbedito agli ordini dei superiori e hanno cominciato a

scaricare l’artiglieria pesante e altro materiale che era già pronto per il trasporto. A loro era stato

promesso, dopo che la loro unità aveva subito gravi perdite in uno scontro con i separatisti nei

pressi di Volnovakha, che sarebbero ritornati nella caserma di Rivno. Sono stati invece spostati da

est verso sud, riportati poi nuovamente al punto di partenza e informati infine dalle autorità che

avrebbero continuato il loro addestramento per poi essere rimandati di nuovo al fronte. «Avendo

perso ogni fiducia nei loro generali alla luce degli ultimi avvenimenti di Volnovakha, per i funerali a

Rivno ed anche per il tradimento dei loro generali, i soldati hanno cominciato a ribellarsi

apertamente»3.

Anche il 2° battaglione della 51esima brigata, che nel frattempo era di stanza nella caserma di

Rivno e che ha partecipato ai funerali dei soldati del 3° battaglione uccisi durante il combattimento

di Volnovakha, accortosi di quanto fosse caotica e menzognera la direzione delle operazioni, si è

ammutinato. «I generali ci dicevano “andate a nord” e poi “andate a sud”, creando nei soldati una

esasperazione tale da renderli disposti a sparargli. I generali hanno infatti cominciato a indossare

giubbotti antiproiettili per paura del “fragging”[termine che indica l’uccisione di ufficiali

impopolari da parte delle proprie truppe N.d.t.]»4. I circa milleduecento militari, che hanno preso

parte a questo ammutinamento, si sono rifiutati di essere trasferiti a Mykolaiv. «Ci promisero,

quando fummo chiamati alle armi, che saremmo andati a pattugliare la frontiera tra Ucraina e

Bielorussia. Siamo pronti a farlo, ma non a combattere contro questi pagliacci del Donbass!».5

Episodi di ribellione simili sono scoppiati anche il 28 maggio a Poltava.

Quattro giorni prima, dopo che sei soldati originari della regione di Volynia erano stati uccisi, le

madri, le mogli e i parenti dei soldati della 51esima brigata hanno bloccato delle strade nella

regione di Volynia per protestare contro la decisione di mantenere le truppe nel Donbass.6

Dimostrazioni e proteste organizzate da mogli e altri parenti dei soldati, che avevano come scopo

quello di fare ritornare i coscritti a casa o di provare a non farli partire per il fronte, si sono diffuse

nel frattempo in molte altre regioni dell’Ucraina (Bukovina, Leopoli, Cherson, Melitopol, Volynia

etc.).

A inizio giugno, nella regione di Leopoli, alcune famiglie di soldati hanno bloccato la strada con

dei grossi tronchi di alberi.7 E sempre a Leopoli, qualche giorno dopo, un corteo di familiari ha

bloccato l’ingresso dell’ufficio di arruolamento dell’esercito.8 A Iavorivo, sempre nella stessa

regione, un gruppo di genitori ha occupato un terreno dove si stava esercitando la 24esima brigata

meccanizzata, rivendicando il blocco delle partenze per il fronte.9 Manifestazioni di parenti a

Dnepropetrovsk e a Charkiv hanno rivendicato il ritorno dei soldati nelle caserme dei loro paesi

d’origine.10 Un gruppo di donne, proveniente da Charkiv, ha occupato l’aeroporto militare locale.

L’ufficio d’arruolamento dell’esercito di Cherson è stato occupato da madri e mogli dei soldati che

chiedevano la fine della guerra con slogan come: «Donne contro la guerra», «Dove prestano

servizio i figli degli oligarchi?», «I nostri ragazzi non sono carne da cannone».11 A Černivci, un

gruppo di donne ha bloccato l’autostrada per Zytomyr per alcuni giorni per richiedere il ritorno a

casa dei soldati.12 Il 24 giugno, alcuni familiari di militari hanno eretto una barricata al 125esimo

chilometro dell’autostrada Kiev-Chop, esponendo cartelli che recitavano: «Vogliamo i nostri figli a

casa, al fronte ci vadano i figli dei generali».13 L’8 giugno, un gruppo composto da un centinaio di

familiari ha bloccato le truppe della 3033esima unità militare stanziata a Melitopol, nella regione di

Zaporižžja. La protesta è riuscita ad impedire che i soldati fossero inviati al fronte. I familiari

coinvolti in queste iniziative hanno protestato contro la propaganda statale che li ha descritti come

“separatisti filo-russi”: «Ieri i media hanno detto che “separatisti filo-russi” hanno bloccato un unità

militare. Ma nessuno di noi parlava di Russia davanti alla caserma dei soldati! Noi non vogliamo

perdere i nostri figli che per noi sono l’unico sostegno che abbiamo. (…) Donetsk è un massacro, e i

nostri ragazzi hanno 20-21 anni. Guardateci, noi siamo madri! Come fate a chiamarci separatiste!»,

diceva una delle partecipanti del blocco.14 Il 15 luglio, alcune madri e mogli di soldati hanno

protestato contro l’invio al fronte dei loro cari anche davanti alla base militare di Ternopil.15

E questa non è certo la prima volta che le famiglie dei soldati si contrappongono a un’operazione

militare. Durante il periodo terminato con la caduta del presidente Yanukovych [gennaio-febraio

2014 N.d.t.], i genitori di alcuni soldati e altre persone hanno organizzato delle assemblee davanti

alle caserme, hanno discusso con i soldati per informarli di ciò che stava realmente accadendo per le

strade di Kiev e per persuaderli di non partecipare a eventuali azioni repressive contro i dimostranti

di Maidan.

Nel frattempo, altri uomini continuano ad essere arruolati nell’esercito. Anche se i soldati devono

essere arruolati tramite la cartolina di leva obbligatoria, il governo li presenta come dei volontari.

«Noi non siamo volontari (…) noi non vogliamo uccidere delle persone (…) non vogliamo andare

da nessuna parte, ci toglieremo le nostre divise e ce ne torneremo a casa», hanno dichiarato alcune

reclute durante un raduno di protesta a Leopoli.16

Il 24 luglio, dopo l’entrata in vigore del decreto presidenziale di Poroshenko che ha dato il via alla

terza ondata di coscrizione nell’esercito, la cui conseguenza immediata è stata l’invio di alcune

migliaia di proletari al fronte, disordini particolarmente intensi sono scoppiati in molte città

dell’ovest dell’Ucraina: nella cittadina di Voloka, l’intera popolazione ha resistito all’arruolamento di

50 persone. Un anziano contestatore dichiara: «Questo casino l’hanno cominciato loro, che ora se lo

risolvano da soli. Noi moriremo ma non gli lasceremo i nostri figli. Devono capirlo e non venire qui

con le loro liste».17 Il 25 luglio alcuni familiari di soldati hanno bloccato una strada nei pressi del

villaggio di Korovia esigendo la fine della coscrizione e l’immediato invio al fronte dei figli delle

autorità ucraine.18 Lo stesso giorno, anche una strada nel distretto di Obukhivs’kvi, vicino a Kiev, è

stata bloccata dalle famiglie dei militari. I blocchi sono continuati anche il 28 luglio in almeno sette

paesi della regione di Bukovina e anche sull’autostrada Kiev-Chop, già bloccata qualche tempo

prima. Durante una manifestazione contro la guerra davanti all’ufficio di reclutamento di

Novoselycja, i manifestanti hanno malmenato un membro del consiglio municipale che tentava di

parlare con loro.19 Il 22 luglio, alcuni abitanti di diversi paesi della regione Ivano-Frankivsk hanno

fatto irruzione all’interno del locale ufficio dell’amministrazione militare e lì hanno bruciato l’elenco

degli uomini da arruolare nell’esercito e altri documenti relativi alla coscrizione obbligatoria. La

stessa cosa è successa lo stesso giorno a Bogorodchany.20 In molti paesi le persone hanno bruciato

in massa le cartoline di chiamata al servizio militare recapitate via posta.21 A Mukačeve, in

Transcarpazia, la situazione si è aggravata a tal punto che il locale comando militare, inquieto per il

perdurare delle proteste, ha momentaneamente sospeso la coscrizione e ha promesso che nessuno

degli abitanti di quella città verrà mandato al fronte nel prossimo futuro.22 Il 4 agosto ci sono state

altre manifestazioni contro la guerra nella regione di Zaporižžja, e il giorno successivo c’è stato un

presidio di protesta davanti alla sede del parlamento a Kiev.23

Con la guerra in corso, per reprimere il dissenso interno, il governo di Kiev può contare solo in

minima parte sul proprio esercito regolare e si trova quindi a dipendere da eserciti privati di qualche

oligarca e dalla Guardia Nazionale, una milizia di volontari nata durante le proteste contro

Yanukovich e composta principalmente da appartenenti ai partiti di estrema destra Pravyi Sector e

Svoboda. Le nuove unità della Guardia Nazionale non sono specificatamente addestrate per

affrontare una guerra vera e propria, ma principalmente per reprimere le proteste di massa e i

disordini, come d’altronde ha mostrato la loro esibizione di fine luglio. A giugno, ad esempio,

alcune centinaia di fascisti dell’Assemblea Nazionalsocialista e i Patrioti Ucraini avevano già

attaccato una manifestazione che si stava svolgendo a Kiev contro l’operazione antiterrorismo.

Neanche i membri della Guardia Nazionale sono d’altronde del tutto estranei alle contraddizioni

che agitano entrambi i campi. Radio Europa Libera ha pubblicato di recente un video24 in cui si può

vedere un miliziano della Guardia Nazionale che rimprovera il governo di non essere in grado di

fornire ai volontari al fronte cibo, acqua e armi, tanto da arrivare a dire : «Ci trattano come se

fossimo carne da cannone». Le condizioni materiali riescono quindi a intaccare il morale anche di

coloro che, per motivazioni ideologiche, pensano di essere al di sopra di esse.

Anche mercenari, provenienti un po’ da ogni angolo del mondo, combattono per l’esercito di Kiev

e vengono arruolati dal governo tramite agenzie private di contractor (si tratta di truppe mercenarie

polacche, ceche, dell’ex-Jugoslavia, ma anche provenienti dall’Africa equatoriale).

Il reclutamento di nuovi combattenti, comunque, non procede come i locali signori della guerra

vorrebbero, neanche nel fronte separatista. La maggioranza dei minatori della regione del Donbass

ha sempre rifiutato di far parte del loro esercito e ha dunque provveduto a costituire delle unità di

auto-difesa per proteggersi sia dalle truppe governative che da quelle separatiste. Una di queste

unità di difesa si è scontrata con le milizie separatiste impedendo loro di fare saltare in aria una

miniera nel paese di Makiivka. A maggio, a Krasnodon, nella regione di Lugansk, i minatori hanno

organizzato uno sciopero generale e hanno preso il controllo della città. In quell’occasione i

minatori hanno apertamente rifiutato di schierarsi sia dal lato dei separatisti “anti-Maidan” a

Lugansk, che da quello degli oligarchi del Maidan a Kiev, e hanno invece preteso un aumento dei

loro salari e la fine delle assunzioni di manodopera attraverso le agenzie private.25

I minatori di sei miniere del Donbass hanno cominciato a scioperare alla fine di maggio,

chiedendo la fine dell’operazione antiterrorismo nell’est del paese e il ritiro delle truppe.26 Hanno

agito di propria iniziativa e, al contrario di quanto affermato da alcuni media, la loro non è stata in

nessun modo un’azione imposta da uomini armati appartenenti alla Repubblica Popolare di

Donetsk. Secondo gli scioperanti la guerra rappresenta un pericolo per l’esistenza stessa delle

miniere e provoca disoccupazione. «Lunedì 26 maggio, quando l’esercito ucraino ha cominciato a

bombardare alcune città, i minatori semplicemente non si sono recati al lavoro, perché il “fattore

esterno”, rappresentato dalle azioni di guerra che avvenivano praticamente davanti al loro portone

di casa, aumentava seriamente il rischio di incidenti sul lavoro nei loro stabilimenti. Per esempio,

qualora una bomba avesse colpito la sotto-stazione elettrica i minatori avrebbero rischiato di

rimanere intrappolati sotto terra, andando così incontro a morte certa».27 Lo sciopero è stato

proclamato da circa 150 minatori della miniera di Oktyabrskiy e si è esteso come per una reazione a

catena ad altri pozzi estrattivi della zona di Donetsk (Skochinskiy, Abakumov, “Trudovskaya”, etc.),

ma anche a cave di carbone di altre città, in particolare a Ugledar (“Yuzhnodonbasskaya no.3”). In

alcune miniere di proprietà di Rinat Achmetov, l’uomo più ricco d’Ucraina e padrone di un impero

industriale che controlla dal punto di vista economico praticamente tutta la parte orientale del paese,

i lavoratori sono stati costretti a continuare a lavorare e hanno quindi continuato a calarsi nei pozzi

estrattivi nonostante il bombardamento delle zone immediatamente vicine. A partire dall’iniziativa

dei minatori di Oktyabrskiy, (e sempre senza nessun appoggio da parte della Repubblica Popolare di

Donetsk), il 28 maggio è stata organizzata una manifestazione contro la guerra cui hanno

partecipato migliaia di persone.28 Il 18 giugno migliaia di minatori hanno manifestato nuovamente

nel centro di Donetsk per chiedere la fine delle operazioni militari. I partecipanti dichiaravano di

non essere separatisti bensì persone comuni del Donbass, e aggiungevano che qualora il governo di

Kiev non fosse venuto incontro alle loro richieste, avrebbero preso le armi.

I separatisti, allo stesso modo degli oligarchi locali filo-Kiev, tentano di manipolare e presentare

questi raduni confusi e contraddittori secondo i propri interessi. Se dunque Rinat Achmetov,

l’oligarca di Donetsk, ha organizzato il suo “sciopero” in favore dell’Ucraina unita, i separatisti dal

canto loro hanno provato a far passare le manifestazioni dei minatori come espressione di una

posizione filo-russa dei lavoratori del Donbass.

Malgrado i motti nazionalisti o separatisti presenti nelle manifestazioni dei minatori, i lavoratori

non sono molto entusiasti di arruolarsi nella Milizia Popolare del Donbass. Recentemente, Igor

Girkin, uno dei comandanti separatisti, si è lamentato pubblicamente del fatto che molti nella

popolazione locale prendano le armi dal suo deposito di armi, ma invece di servirsene per prestare

servizio nelle milizie separatiste, se le portino a casa per proteggere le loro famiglie e i loro villaggi

da entrambe le fazioni del conflitto.29 Pertanto i separatisti, in un’operazione come questa che dura

ormai da molti mesi nella regione di Donetsk e Lugansk, continuano a fare affidamento su bande di

criminali locali che, dietro pagamento, li aiutano a controllare edifici governativi, stazioni di

polizia, depositi di armi, arterie stradali e mezzi di comunicazione. La maggior parte delle forze

separatiste è tuttavia costituita da mercenari provenienti dall’altra parte della frontiera, quella russa,

e in particolare da veterani della guerra di Cecenia.

Se il movimento reale contro la guerra, il movimento del disfattismo rivoluzionario, vuole

affermarsi, deve non solo acquisire un carattere di massa e generalizzarsi, ma anche organizzarsi,

strutturarsi. Non abbiamo molte informazioni sulle strutture organizzative del movimento in

Ucraina. Possiamo dedurre l’esistenza di alcune strutture dagli eventi stessi (le ripetute

manifestazioni o scioperi di molte migliaia di persone non possono essere il risultato di

un’esplosione spontanea di rabbia, allo stesso modo le proteste dei familiari dei soldati, per come le

abbiamo descritte, richiedono un certo livello di coordinamento e collaborazione tanto a livello di

contenuti che di pratiche), mentre l’esistenza di altre strutture organizzative, formali o informali, è

confermata da informazioni incomplete che abbiamo ottenuto sul posto. Alcune associazioni già

esistenti sono diventate strutture che hanno centralizzato le attività contro la guerra, per esempio la

Comunità dei Genitori “Kroha”30 della regione di Donetsk ha divulgato il 10 giugno un appello

pubblico, per quanto limitato, contraddittorio e pacifista: «Noi, i genitori della regione di Donetsk,

ci rivolgiamo a voi, politici, personalità pubbliche e persone interessate. Dateci una mano per

salvare la gente di Sloviansk, Krasny Liman, Kramatorsk, fermate le operazioni militari. Abbiamo

bisogno del vostro aiuto per far comprendere cosa sta accadendo in queste città. Da molte

settimane, la gente vive sotto un costante fuoco d’artiglieria. Muoiono civili in continuazione. Ci

sono dei bambini feriti. E’ stata confermata la morte di tre bambini. Stanno crollando case, ospedali,

asili e scuole. Le persone, inclusi i bambini, vivono in perenne stato di stress, restando nascosti per

ore e ore nelle cantine per ripararsi dai continui attacchi. Chiediamo il vostro aiuto per salvare le

vite di queste persone e fermare le operazioni militari».31 Un’altra associazione, Le Madri del

Donbass, dichiara in un suo comunicato: «Vogliamo solo vivere! Noi, persone comuni: mariti e

mogli, genitori e figli, fratelli e sorelle. Noi, civili pacifici, siamo gli ostaggi del conflitto nella

nostra regione, le vittime degli scontri militari. Siamo stanchi, spaventati e desideriamo la pace.

Vogliamo vivere nelle nostre case, passeggiare per le strade delle nostre città, lavorare nelle aziende

e nelle organizzazioni della nostra regione e coltivare la nostra terra.(…) Noi, Madri del Donbass,

insistiamo affinché si fermi l’operazione antiterrorismo e qualsiasi altra operazione militare nella

nostra regione! (…) Siamo convinte che il conflitto nel nostro paese si possa risolvere in modo

pacifico! Fermate la guerra! Evitate che muoiano dei bambini! Salvate il popolo del Donbass!».32 La

Voce di Odessa il 13 luglio ha organizzato una manifestazione contro la guerra a Odessa. I

partecipanti gridavano slogan come «Noi siamo contro la guerra!», «Fermate l’Operazione

Antiterrorismo nell’est!» o ancora «Noi vogliamo la pace!». Il flash mob comprendeva anche delle

agghiaccianti registrazioni del suono dell’artiglieria in azione e del suo impatto sui civili.33 A

Charkiv le associazioni locali contro la guerra (tra le altre il movimento delle donne di Charkiv

“Kharkivianka”) hanno organizzato il 20 giugno una dimostrazione di protesta davanti alla fabbrica

di carri armati della VA Malyshev. A questa fabbrica erano stati ordinati 400 veicoli corazzati da

inviare al fronte. I dimostranti chiedevano l’annullamento dell’ordine e gridavano slogan come «No

alla guerra!» o «Fermate questo insensato massacro!».34

Nel mentre, la situazione economica e sociale dell’intera Ucraina sta mano a mano peggiorando.

La svalutazione della moneta locale, l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, dei trasporti e

dei servizi, e i tagli alla produzione in molte aziende, portano ad una decisa diminuzione dei salari

effettivi, stimata tra il 30% e il 50%. Il governo di Kiev, su pressione delle istituzioni finanziarie

internazionali, dovrà adottare una serie di misure di austerity che renderanno ancora peggiori le

condizioni di vita del proletariato, e nel frattempo sta preparando la più grande ondata di

privatizzazioni degli ultimi 20 anni. Il governo centrale ha smesso da maggio di pagare gli impiegati

statali, i servizi sociali e le pensioni in tutti quei territori che non si trovano sotto il suo controllo,

perciò ci sono migliaia di lavoratori che non percepiscono entrate di nessun tipo. La situazione nelle

regioni dove si svolgono le operazioni militari è sempre peggiore: fornitura di elettricità e acqua

sono interrotte, scarseggiano il cibo e i medicinali.

Dei disordini sociali, accelerati ora da questa situazione, avevano fatto la loro comparsa già da un

po’. Oltre agli scioperi dei minatori nella parte orientale del paese, anche i proletari della parte

occidentale iniziano ad averne abbastanza. I minatori di Krivoy Rog hanno cominciato a maggio

uno sciopero generale ad oltranza pretendendo che i loro salari venissero raddoppiati. Hanno

cominciato a organizzate milizie armate di autodifesa. Nelle loro dichiarazioni, rivolte ai lavoratori

di tutta Europa, indicano gli oligarchi russi e ucraini come la principale causa della crisi, a

prescindere da quale parte stiano (separatista o filo-governativa): «Ci rivolgiamo a voi chiedendovi

di sostenere la nostra lotta contro gli oligarchi, che hanno condotto l’Ucraina nell’attuale crisi e che

continuano a destabilizzarla ulteriormente, minacciando di provocare una guerra fratricida in

Ucraina che senza dubbio avrebbe conseguenze catastrofiche per tutta l’Europa».35

Numerose manifestazioni per “condizioni di vita dignitose”, contro l’aumento dei prezzi e per un

aumento di salari e pensioni, si sono svolte in diverse città in tutto il paese. Per esempio a Kiev, a

fine giugno e a luglio, ci sono state una serie di iniziative contro l’aumento degli affitti e delle

bollette. Il primo luglio si è svolta a Charkiv una manifestazione contro l’aumento dei prezzi. La

protesta più partecipata in assoluto si è svolta però a Kiev il 24 luglio, all’insegna di slogan come

«Tagliate i redditi degli oligarchi, non quelli del popolo» e «Non rapinate i cittadini comuni».36

Nei primi di agosto l’ultimo gruppetto di resistenti che continuava a occupare piazza Maidan a

Kiev («Perché non è cambiato nulla!») è stato attaccato da due battaglioni della Guardia Nazionale,

che avevano lo scopo di sgomberarli. I battaglioni agivano per ordine del nuovo sindaco Vitali

Klitchko, fatto che dimostra ancora una volta come le promesse di un politico borghese (all’inizio di

quest’anno aveva chiesto lui di non evacuare la piazza «fintanto che non ci fosse un reale

cambiamento in Ucraina») creino solo problemi a quelli che danno loro credito. Tuttavia durante lo

sgombero sono scoppiati violenti scontri, di cui ancora una volta i mezzi d’informazione

internazionali borghesi non hanno parlato, dal momento che il governo di Kiev rappresenta l’alleato

Occidentale e l’”estremo orrore” non può invece che essere incarnato dai separatisti e dalla Russia.

La Repubblica Popolare di Donetsk cerca di porre un freno al movimento dei minatori, che

dimostrano di avere più a cuore i loro interessi materiali che non una qualsivoglia ideologia,

destreggiandosi tra le richieste degli scioperanti, cui è stata promessa la nazionalizzazione dei

complessi industriali, e gli interessi degli oligarchi, cui è stata invece promessa l’inviolabilità della

proprietà privata.

Il movimento contro la guerra, per quanto ancora poco diffuso e limitato nei contenuti, gli scioperi

dei minatori e le manifestazioni, animati non da ideologie ma da bisogni materiali del proletariato e

che si svolgono sia nei territori controllati dal governo di Kiev che in quelli controllati dai

separatisti, tutte queste esperienze confermano ciò che scrivevamo: «(…) l’innescarsi della guerra

imperialista (…) non significa necessariamente la sconfitta definitiva del proletariato. Anzi, se la

guerra in un primo momento coincide con una parziale disfatta del proletariato, questa, in seguito,

dialetticamente, può determinare anche una ripresa delle lotte, tanto più forte in quanto è la guerra

stessa a palesare le contraddizioni e la brutalità proprie del sistema capitalista».

Ciononostante, c’è capitato in più occasioni di imbatterci in sedicenti “rivoluzionari” che

difendono l’operazione antiterrorismo, perché credono che questa permetta un ritorno alla

“normale” lotta di classe. Ciononostante, possiamo leggere notizie (per quanto frammentarie e

contraddittorie) di “anarchici” attivi nelle strutture amministrative dei separatisti, perché pensano

che questi siano un “male minore” rispetto al governo di Kiev.

Noi non sosteniamo in alcun modo la guerra e le sue atrocità e siamo coscienti del fatto che ogni

conflitto militare comporta un peggioramento nelle condizioni di vita del proletariato. Tuttavia,

come comunisti, non possiamo fare nostra la tesi secondo la quale un conflitto militare potrebbe

essere evitato schierandosi dalla parte di uno dei due contendenti. Il proletariato non ha nessun

interesse a difendere le condizioni attuali della sua miseria o a conservare quelle passate. Il

proletariato non ha nessuna patria da difendere. In ogni guerra, ciò verso cui il proletariato deve

tendere, è un’azione unita e intransigente dei proletari di entrambi gli schieramenti contro le due

fazioni in guerra della borghesia.

La lotta contro la guerra significa “disfattismo rivoluzionario”! Per un fronte proletario

rivoluzionario contro la borghesia di entrambe le fazioni in guerra!

 

Opponiamoci alla guerra con l’azione diretta, il sabotaggio e lo sciopero generale, radicale e

combattivo!

Solidarietà di classe con i disfattisti rivoluzionari di ogni campo!

Agosto 2014

 

 * L’articolo è preso e tradotto in italiano dal blog del gruppo “Tridni Valka” (http://www.autistici.org/tridnivalka/  );

qui l’articolo in lingua inglese ( http://www.autistici.org/tridnivalka/neither-ukrainian-nor-russian/  )

1 http://www.autistici.org/tridnivalka/war-preparations-between-ukraine-and-russia-show-or-reality/

 2 http://www.thedailybeast.com/articles/2014/04/17/the-ukrainian-army-is-crumbling-before-putin.html

 3 http://ndilo.com.ua/news/u-viyisku-rozpochavsja-bunt.html

http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/05/30/beginning-of-rebellion-in-the-ukrainian-army/

 4 Idem.

5 Idem.

6 http://www.volynpost.com/news/33715-vijskovi-z-51-oi-brygady-vlashtuvaly-na-mykolaivschyni-bunt  via

http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/05/29/volhynia-soldiers-mutiny-and-refuse-to-go-to-thedonbas/

 7 http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/06/02/soldiers-relatives-protests-spreading-in-ukraine/

 8 http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/06/04/soldiers-relatives-block-military-recruitment-office-inlviv/

 9 Idem.

10 Idem.

11 http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/06/11/kherson-soldiers-relatives-picket-military-enlistmentoffice/

 12 http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/06/19/chernivtsi-soldiers-relatives-block-highway-demandsoldiers-

brought-back-from-the-east/

 13 http://112.ua/obshchestvo/pod-zhitomirom-semi-voennosluzhaschih-perekryli-dorogu-kyjev-chop-79161.html

 14 http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/06/10/soldiers-relatives-block-troops-in-melitopol-frombeing-

sent-to-the-front/

 15 http://www.youtube.com/embed/hyLIUk6U9yA

 16 http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/06/04/soldiers-relatives-block-military-recruitment-office-inlviv/

 17 http://www.aitrus.info/node/3875/  via http://libcom.org/forums/news/protests-ukraine-02122013?

page=11#comment-541714

 18 Idem.

19 http://www.youtube.com/embed/0WbCvUoZEQ

 20 http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/07/25/riot-in-western-ukraine-against-army-mobilization/

 21 Idem.

22 http://www.aitrus.info/node/3875/  via http://libcom.org/forums/news/protests-ukraine-02122013?

page=11#comment-541714

 23 http://www.youtube.com/embed/G2qm3_c2O-8  e http://www.youtube.com/embed/fiRqdLi6fk0  via

http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/08/06/protests-against-the-war-in-zaporizhia-and-kyiv/

 24 http://www.rferl.org/media/video/ukraine-national-guard-cannon-fodder/25426820.html

 25 http://observerukraine.net/2014/05/08/for-an-independent-social-movement-for-a-free-ukraine/

 26 http://en.itar-tass.com/world/733524/

 27 http://liva.com.ua/miners-war.html  via http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/05/30/donetsk-minersstrike-

against-war-eyewitness-account/

 28 http://www.marxist.com/donetsk-miners-strike.htm

 29 http://observerukraine.net/2014/05/27/petro-poroshenko-the-chocalate-king-walks-onto-a-sticky-wicket/

 30 http://kroha.dn.ua/

 31 http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/06/13/mothers-and-parents-organisations-appeal-stop-thewar-

save-the-people-of-donbass/

 32 http://brend-archer.livejournal.com/324036.html  via

http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/06/13/mothers-and-parents-organisations-appeal-stop-thewar-

save-the-people-of-donbass/

 33 http://www.youtube.com/embed/xUFxhbGE-8I

 34 http://ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com/2014/06/20/kharkov-tank-factory-rally-against-the-anti-terroristoperation/

 35 http://observerukraine.net/2014/05/12/appeal-of-the-kryviy-rih-basin-miners-to-the-workers-of-europe/

 36 http://www.aitrus.info/node/3870/  via http://libcom.org/forums/news/protests-ukraine-02122013?

page=11#comment-541385

 

 

UDINE/ Antifascismo e repressione

Superate le 2300 visite a questa pagina

Udine. L’Antifascismo Legalitario, Istituzionale, (P)Democraticistico ha chiuso la sua fase.

Adesso riprendiamo ad organizzare l’Antifascismo Militante

Obtorto collo

09.10.2014 Ieri, 8 novembre 2014, il nuovo Kuestore di Udine ha autorizzato un corteo fascista, razzista e xenofobo di Fogna Nuova e MSI-Fiamma Tricolore contro le/i migranti nel quartiere della stazione. Dall’altrolato ha vietato qualsiasi manifestazione antifascista in stazione e in centro città. Alla fine la pace sociale ha trionfato con una (P)Democraticissima messa dell’ANPI in piazzale XXVI luglio, che chiedendo al Kuestore di non autorizzare il corteo fascista per non intralciare il traffico ha ottenuto dal tutore dell’ordine del privilegio, che ha preso la palla al balzo, il divieto per tutt* a manifestare da ora in avanti il sabato in centro a Udine. D’altra parte invece alcun* anarchiche/anarchici hanno attaccato uno striscione sopra il cavalcavia sotto cui passavo i fascisti e, mentre procedevano tappezzando le vie del quartiere della stazione, di adesivi antifascisti verso il corteo di Fogna Nuova, due di loro, notissimi ai servi in divisa, per essere “identificati”, sono stati fermati da un gruppo di digossini (che già li seguivano da tutto il pomeriggio per le strade della città) e celerini.

E’ stato nuovamente applicato “il metodo kabu”: cioè prima ti prendo per il collo e poi ti chiedo i documenti.

documenti-2

Infine, augurandoci che l’antifascismo di facciata venga messo in soffitta, è però evidente, dalle vicende di ieri, che nemmeno l’antifascismo militante si è dimostrato all’altezza della situazione. La constatazione, da parte nostra, di questo fatto è imprescindibile. Da qui si deve ripartire con la lotta perché i fascisti non possano mai più passare indisturati per le vie della nostra città!

Collettivo Makhno
————————-
altre notiziuole

– la polizia ha sorvegliato e poi ha chiesto i documenti a dei compagni solo perché avventori in un bar vicino alla stazione
– la digos ha insistentemente ripreso un gruppo di contestazione formatosi spontaneamente in Piazza della Repubblica, poco prima della partenza del corteo degli schifosi. Le riprese della digos sono continuate anche quando una compagna s’è avvicinata allo sbirro operatore per invitarlo a girare la videocamera verso fn, finendola così di importunare chi dimostrava con spontaneità la propria opposizione ai razzisti lì radunati.
infoaction reporter

 

Continue reading →

UDINE/ Fuori gli anarchici, dentro il PD

Hanno sabotato le decisioni di assemblee aperte a tutte le componenti antifasciste, svoltesi il 10 e il 17 gennaio,  che avevano trovato delle scelte praticabili per scendere in Piazza in modo unitario, il 15 febbraio, al fine di dare una risposta al pericolo fascista ad Udine.

Hanno fatto fallire una prospettiva di antifascismo militante e di classe per tirare dentro la solita sfilza di sigle ARCI, SEL, PD e chissà cosa ancora: i motivi di questa operazione ci sono sempre più chiari.

Vedremo come risolveranno il problema delle sigle e dei contenuti e poi trarremo le dovute conclusioni. Per intanto apprendiamo le eleganti discriminanti applicate: “L’importante è non avere punkettini anarchici tra le balle”, e non solo loro ovviamente.

Vabbè, che problemoni, come se non sapessimo andare avanti da soli. Lo avevamo detto già nel 2012 che non ci dava nessun fastidio sentici “isolati”, poi ci hanno tornati a cercare e abbiamo aderito e sostenuto più di tutti le iniziative fatte finora, ma poi come al solito le miserabili logiche udinesi hanno prevalso e allora mettiamoci la parola fine una volta per tutte. Che la sinistra udinese sia allo sbando è un fatto ben noto e non saremo senz’altro noi a donare il sangue per salvarla, abbiamo fatto una volta di più l’errore di credere che sia possibile collaborare su alcuni temi, ma alla fine abbiamo dovuto constatare che è impossibile.

 

NB. I complotti,  se provati, si denunciano pubblicamente e politicamente, si tratta di diritto all’autodifesa e in questo caso si è trattato di una vera e propria aggressione politica di stampo stalinista, compiuta e portata a termine con tanto di rivendicazione finale.

 

http://collettivomakhno.noblogs.org/post/2014/01/31/ud-antifascismo-col-pd/

 

Domenica 2 febbraio

Lanciato il sasso nello stagno ecco che stanno proliferando i deliri dei marxisti, si preoccupano della divulgazione dei contenuti politici di una mail e costruiscono falsificazioni degne di Goebbels e/o Stalin 

E così si sono finalmente sbizzarriti per farci capire chi sono veramente; da un lato la pseudo moralità ( diffondere i contenuti di una mail dove si attaccano dei/delle compagni/e è un diritto di autodifesa!)  e dall’altro il dispiego della vera diffamazione, che tenevano in cassetto.

La cosa più grave è l’attacco dei Marxisti Nordest a xxxxxxxxx xxxxxx che viene grossolanamente fatto passare per uno che fa il saluto fascista, strumentalizzando una foto di tutt’altro tenore. Viene dipinto come un anarchico che è finito nei forconi, cosa che è falsa perchè non ha mai partecipato né al presidio né alle manifestazioni dei forconi.

Anzi  era stato proprio xxxxxxxxx ad allontanare una fascista che si era infiltrata nel comitato Zardin Grant questa estate  ed è sempre intervenuto in maniera militante, per reagire alle minacce fasciste per esempio anche la sera del 5 gennaio di fronte alla spedizione punitiva al little box. Peraltro xxxxxxxxx  è impegnato anche  con l’Assemblea Palestina Libera di Udine che proprio sabato 1° febbraio ha realizzato una iniziativa di successo con la sala piena all’Erdisu;

https://www.facebook.com/events/190587244481887/?ref_dashboard_filter=upcoming

e i Marxisti Nordest dov’erano? Questo attacco dimostra una volta di più che c’è un disegno politico antianarchico, mascherato da nuovo coordinamento antifascista.

Siamo stati i primi a denunciare che la situazione dei forconi ad Udine aveva ingannato molta gente ed è per questo che ci siamo impegnati immediatamente ed in maniera rigorosa per demistificare la situazione e un pò ci siamo riusciti anche sottraendo qualche persona che era caduta nel tranello, ma che non per questo va criminalizzata se finalmente ha abbandonato il presidio dei forconi.

 

da facebook (marxisti.nordest) 2, 3 febbraio 2014

 

Marxisti NordEst
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“Il cerchio si chiude” (sempre per gli altri)

 

 

  • Paolo De Toni Oggi come oggi il cerchio si chiude ancora meglio rispetto a due anni fa. Se il PRC cerca di esistere ancora dopo le batoste elettorali dello scorso anno, allora deve trovare uno sbocco almeno a livello comunale e quindi mantenere i buoni rapporti con il centrosinistra. Avete fatto per anni i corazzieri di Honsell, ma ora è evidente che è un sindaco lobbysta. Il parcheggio è un favore agli industriali, e la fusione Amga-Hera è una cosa che deve dare al PD.
  • Paolo De Toni Di conseguenza a voi un volantino con questi contenuti non può andare bene 
  • <<Chi è sempre stato in prima linea contro il fascismo, contro i CIE e leggi razziste come la Bossi-Fini, contro il precariato, per il diritto alla casa e al reddito, per la difesa della scuola pubblica, contro il capitalismo, contro la TAV e le grandi opere inutili, per la difesa dell’ambiente e del territorio, non può che rilanciare questi temi che da alcuni anni si sono consolidati nello slogan internazionale “Que se vayan todos”; che se ne vadano tutti, ma veramente tutti! Non solo Letta, Alfano e Napolitano. Se ne vada Honsell con il suo scandaloso parcheggio di piazza Primo Maggio, e la scandalosa fusione di Amga con Hera, ma se ne vadano anche Ioan e Fontanini, e poi renziani, berlusconiani, leghisti, grillini, caccapound e fascisti vari…>>
  • http://www.info-action.net/index.php?option=com_content&view=article&id=2309:udine-sempre-piu-pesanti-le-minacce-dei-fascisti&catid=108:fascisti-carogne
  • UDINE/ Sempre più pesanti le minacce dei fascisti
    www.info-action.netInfo-action, portale d’informazione libertaria del nordest, Friuli Venezia Giulia, sito degli anarchici friulani, giuliani, sloveni e veneti
  • Paolo De Toni Il vostro problema è esistere e l’antifascismo è il terreno sul quale riagganciare i rapporti con il centrosinistra e quindi evitare che sull’antifascismo generico si innestino contenuti in contrasto con Honsell. Lasciamo stare poi i vostri supporter che hanno il compito di darvi copertura a sinistra. Avete, tutti assieme, fatto un uso strumentale della questione delle sigle per far fallire l’assemblea cittadina di movimento e prendere in mano la situazione.
  • Marxisti NordEst Ma Paolo, quando la smetterai di mettere in bocca altrui parole mai dette? Lo sapete benissimo, perché è stato esplicitato, perché non ci andava bene quel volantino. Ed eravamo ben consci che quelle motivazioni oggi non godono di diffusa condivisione. Inoltre abbiamo espresso dubbi sulla sostanza delle proposte, AL DI LA’ delle questioni delle sigle. Poi se a te piace scrivere racconti di fantascienza è un altro paio di maniche. Infine dire che “il cerchio si chiude” perché Franzil ha ammesso “pubblicamente” di essere iscritto USI, ripescando un vecchio articolo, è semplicemente parossistico. Aspettiamo le ulteriori info con trepidazione.
  • Paolo De Toni 5 – L’U.S.I. è autonoma. Non è tributaria di alcun partito politico, movimento specifico, filosofico e religioso,( nemmeno quello anarchico) e si rifiuta di seguire chicchessia in azioni non concordate; rifiuta ogni alleanza permanente. L’U.S.I. si impegna solo per fatti ed azioni limitati e ben definiti; pertanto qualunque aderente che si lasciasse portare candidato politico o di pubblici poteri cesserà automaticamente di far parte dell’U.S.I..
  • Paolo De Toni >Domanda. Perché è stato cancellato il post di una certa Laura Lenarduzzi (mi pare se non ricordo male il nome)
    2 ore fa · Mi piace
  • Paolo De Toni Franzil era nella Giunta Honsell quando è stato approvato il parcheggio sotterraneo di Piazza primo maggio. per favore risparmiami la elementare analisi politica che consegue da questo fatto.
    2 ore fa · Mi piace
  • La Viola Parole. Parole. Parole.
  • Noi peró non abbiamo mai fatto i giardinieri di Honsell, non abbiamo militanti che vanno a manifestare con Ioan o che partecipano al movimento dei forconi, e non abbiamo mai fatto franare un movimento antifascista a causa del nostro egocentrismo strumentale.
  • Mi pare che questo vostro ideale di pseudo-purezza sia soltanto una fantasiosa chimera.
  • Coltivate pure i vostri sogni anarco-libertari tra di voi, nei vostri ghetti, ma per pietá non assillateci con le vostre paranoie. Grazie.
    circa un’ora fa · Mi piace
  • Paolo De Toni Siamo stati i primi a pretendere chiarezza nel comitato Zardin Grant, al quale partecipavano anche Marco Visintin e Matteo Pizzolante e nessuno dei due ha avuto la determinazione che ho avuto io nel pretendere che venisse allontanata la fascista del MS-FT che si era infiltrata. Erano presenti entrambi quella mattina di agosto, quando mi sono incazzato perché ho saputo della cosa (era il giorno dell’inizio lavori quando ho messo le sagome “honsell e Ioan buffoni” e ho luchettato i cancelli del cantiere). A manifestare con Ioan non ci sono andati anarchici; e anche qui sono stato il primo a pretendere chiarezza, che un pò alla volta stà venendo avanti. Abbiamo detto che chi viene cooptato dai forconi, ma è in buona fede va tirato fuori mica criminalizzato. Io ci ho provato anche con uno che girava con voi e te l’ho già detto. E ci sono altri casi, basta andare a leggersi quella lunga discussione che ho avuto nel profilo fb di Gallo. Poi io qui rispondo ad una cosa nella quale sono chiamato in causa, se ti senti tediata puoi fare a meno di seguire.
  • Marxisti NordEst Abbiamo cancellato tutti i post inerenti a xxxxxxxxx. Poi mettere in connessione quella goliardata su di una persona che a noi non piace con il discorso più generale dei rapporti tra realtà (sensibilità, sigle, organizzazioni ecc ecc) antifasciste è un’altra operazione di fantasia.
  • Prendiamo atto della buona fede di Paolo nell’allontanare i fascisti dai Comitato Zardin Grant e nell’opera di dissuasione nei confronti di chi partecipava ai forconi. Ciò non toglie che, come sempre, il sito info action trae deduzioni (e in termini scientifici Paolo dovrebbe capire appieno il portato di questa parola) scorrette basate solo su “impressioni”.
  • Abbiamo dimostrato quanto è facile fare delle operazioni denigratorie solo basandosi sulla ricerca in rete, sul sentito dire (per inciso il video da cui era tratta la foto di Romano è questo: https://www.youtube.com/watch?v=vsa3hkbK6_g, così tagliamo la testa al toro su eventuali manipolazioni speculative).
  • Abbiamo constatato quanto NON faccia piacere essere accusati di cose di cui non si è responsabili, per quanto ci riguarda ci schifa essere tacciati di voler giocare con il centro sinistra, una cosa che da iscritti di Rifondazione abbiamo sempre osteggiato con la più totale fermezza.Botta e risposta tra Furio Honsell e i rappresentanti del comitato Zardin Grant
    Botta e risposta tra il sindaco di Udine Furio Honsell e i rappresentanti del comitato Zardin Grant che si oppongono alla realizzazione del parcheggio in pia…
  • Marxisti NordEst Senza contare che, per chiarezza democratica, il sito Marxisti NordEst è stato messo a disposizione per un lungo “confronto”, senza forma di censura alcuna, cosa che, a ben vedere, non è garantita altrove.
  • Marxisti NordEst >Domanda. Perché è stato cancellato il post di una certa Laura Lenarduzzi (mi pare se non ricordo male il nome)
  • >Risposta. ????
    45 minuti fa · Mi piace
  • Jacopo Quagliarello KE SCUP! 
  • YO
    35 minuti fa · Mi piace · 1
  • Jacopo Quagliarello A CESPUGLIO NON LA SI FA!
    31 minuti fa · Mi piace
  • Paolo De Toni Quale scup?! Era sola una domandina su un fatterello. Mi sono visto un post con scritto “E allora?Boh” al quale più o meno ho risposto “Grazie che confermi che quello che dico è vero” (tutto più o meno, perchè vado a memoria). Poi quel post è sparito e quindi ho dovuto cancellare la mia risposta. Qualcuno lo avrà pur cancellato o no?
  • Paolo De Toni Avete cancellato tutte le denigrazioni su xxxxxxxxx? Come ca si diis “Scherzi da Prete”!? Cari MNE, non sto a dirvi quante litigate faccio quotidianamente (da decenni) per gli errori politici che accadono nella militanza, Gianmarco compreso, ma di fronte al linciaggio e alla denigrazione divento una belva (peraltro è da un bel pò che i rapporti fra il CSA e Gianmarco sono cessati). Per quanto riguarda il csx, avete avuto la possibilità di fare qualche passettino in avanti proprio con il caso del parcheggio e di Hera, ma ancora intontiti dalla personalità del grande furio avete perso due ottime occasioni di intervento politico esplicito.
  • Marxisti NordEst Cancellato tutte le “goliardate”, del resto lui è un personaggio che si presta e che non ha mai mancato di essere sgradevole. Proprio sul piano squisitamente umano.
    23 ore fa · Modificato · Mi piace
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  • Le carogne fasciste dicono la loro e organizzano “la calata dei barbari”
    www.giovanicomunistipavia.orgRiportiamo qui di seguito un articolo apparso su La Provincia Pavese di domenica…Visualizza altro
  • Paolo De Toni Ma no, è una persona come tutte le altre. Colgo l’occasione per solidarizzare con Saverio Ferrari, spero che sia veramente un buon analista sul problema del neofascismo.
    22 ore fa · Mi piace
  • Marxisti NordEst Questo è l’esempio di come reagiscono i fasci a Saverio Ferrari. Tanto per capire quanto gli rode il culo.
  • Paolo De Toni Certo, abbiamo visto anche cos’è successo a Verona contro la Kersevan, o le reazioni deliranti contro la nostra richiesta (Coordinamento Antifascista Friulano che ha organizzato la commemorazione per il 100.enario) di dedicare una via al “Manzin” a San Giorgio di Nogaro. In questo ultimo frangente si è anche vista la differenza sostanziale fra antifascismo di facciata ed antifascismo reale. Tieni presente che il Sindaco di San Giorgio, PD (ma ex PCI e di famiglia comunista), ha dedicato una targa ad un medico che era segretario dell’MSI e non dedicherà niente a Gelindo Citossi. Stiamo ancora aspettando che l’ANPI prenda posizione.
  • Art Activism Confermo che Savero Ferrari è davvero uno dei massimi esperti e studiosi della tradizione nera in Italia. Quando ero a Pordenone ad invitarlo furono i compagni dello Zapata (per fortuna Lino, Stefano e gli altri non si sono mai fatti molti problemi “di appartenenza” in questi casi…)
  • Paolo De Toni Più che giusto, anzi se fosse possibile quando viene ad Udine si potrebbe fare una conferenza anche in qualche altro luogo, noi saremmo disponibili a San Giorgio di Nogaro
  • Paolo De Toni OK quindi teniamoci in contatto, è un ottima occasione anche per respingere le calunnie sul Manzin emerse in questi mesi sul Messaggero Veneto
  • Andrea Pozzana Certo che io non ho tutto sto tempo di pubblicare puttanate in giro per er webbe. Che la ricerca del tempo perduto sia stata conseguita in terra friulana?
  • Andrea Pozzana Souvarine, il fatto è che noi saremo salvati dalla nostra meravigliosa ironia. Maledetto il popolo che non sa ridere di se stesso…
  • Andrea Pozzana Di Sarausa sugnu, bastaddo 
  • Paolo De Toni Dagli interventi di pozzana si capisce che è intervenuto anche souvarine. Siccome souvarine da tempo mi ha bloccato su facebook (io non ho bloccato lui) e quindi lui può leggere me, ma io non posso leggere lui, chiedo che, per correttezza e per la trasparenza del dibattito in corso, gli amministratori della pagina ripubblichino i suoi interventi in modo che io possa leggere e rispondere.
  • Marxisti NordEst Suvarin Toponauta Faccio umilmente notare- a titolo PERSONALE – che Cristian Franzil si è tesserato per la prima volta all’USI dopo aver concluso il suo mandato istituzionale. ergo, persino secondo un importante passaggio della Carta di Amiens (… Diconseguenza, per quanto riguarda gli individui, il Congresso afferma che, fuori dal raggruppamento corporativo, gli iscritti al sindacato sono totalmente liberi di partecipare alle forme di lotta corrispondenti alle loro concezioni filosofiche o politiche e si limita a esigere, in cambio, che non vengano introdotte nel sindacato le opinioni professate all’esterno. Per quanto riguarda le organizzazioni, il Congresso dichiara che, affinché il sindacalismo possa conseguire il massimo risultato, l’azione economica deve essere rivolta direttamente contro il padronato, dato che le organizzazioni confederate, in quanto raggruppamenti sindacali, non debbono preoccuparsi dei partiti e delle sette che, all’esterno e collateralmente, possono perseguire in tutta libertà la trasformazione sociale) e secondo lo statuto dell’USI, l’unico cerchio che si chiude è quello. poi c’è chi interpreta l’anarcosindacalismo come “selezione ideologica della specie proletaria” e condivide sedi con ben precise “realtà”, ma la cosa non ci riguarda.
  • in ogni caso, che si voglia fare di questa cosa uno scoop in stile Feltri è cosa che mi aspettavo da tempo e mi dona grasse risate… la banalità del male, talvolta, è pure puerile. passare il tempo a spiare il culo degli altri per veder se ne esce la cacca è attività da sbirri più che da compagni…
  • per quanto riguarda la sostanza della frattura essa è ben diversa da come propinata: l’impossibilità di un lavoro di lunga durata su temi che fossero preventivi rispetto ai rigugiti neofascisti è stato da subito manifesta proprio a causa di certe presenze egemoniche; è stata seguita, inoltre, un insensata preposizione di “onorevoli cadaveri” alla necessità pratica di proteggere gli amici (vivi, quelli) dai fascisti. se a questo ci aggiungiamo una assemblearità fittizia che tra gruppi politici si trasforma facilmente in una pratica d’entrismo e, da parte di una ben precisa persona, l’abuso della fiducia dei compagni nel permettersi comunicazioni “personali” con A. Gallo che mettono in pericolo i compagni stessi… la misura è davvero colma. spero che la Nuova Autonomia Udinese voglia finalmente esprimersi su questo punto.
  • che qualcuno voglia coinvolgere PD e SEL è cosa che non mi risulta, non almeno come posizione condivisa. se qualcuno la pensa in tal senso spero lo dica e se ne discuterà (ed io la penso inmodo molto chiaro). quando i giudizi verranno da persone capaci di lottare in percorsi comuni, senza doppi fini e – possibilmente – esposti in momenti di lucidità saranno certamente valutati.
  • mi permetto di aggiungere che nessuno tra i compagni/e dei gruppi che leccherebbero il culo a Honsel ha mai dovuto interrogarsi sul perchè i propri amic*/compagn*/collegh* abbiano partecipato a certe manifestazioni poco “civili”. una seria valutazione di questo fatto e delle dinamiche che hanno condotto a questo sarebbe apprezzata.
  • ora, per cortesia, basta sciocchezze e provocazioni, andiamo avanti con le cose serie…
  • Matteo
  • Paolo De Toni Delle sempre più contorte elucubrazioni di Pizzolante, provo ad estrarre alcuni passaggi
  • Paolo De Toni “Cristian Franzil si è tesserato per la prima volta all’USI dopo aver concluso il suo mandato istituzionale” quindi questo significa che si è iscritto subito dopo aver cessato di fare l’Assessore (esterno) al Comune di Udine. A parte questo (cioè la data esatta della sua iscrizione) resta il fatto ineludibile che proprio in quanto ASSESSORE è corresponsabile, giusto per rimanere in tema, delle decisione di realizzare il parcheggio sotterraneo in Piazza Primo Maggio, e quindi l’USI si rende oggettivamente fiancheggiatrice di una simile operazione. Non mi risulta che Franzil abbia fatto alcuna autocritica in merito. Se era iscritto all’USI, doveva venire al presidio permanente ed esprimere le sue posizioni.
  • Paolo De Toni Per il resto siccome le affermazioni di Pizzolante sono vaghe, imprecise e non indicano nè fatti nè reponsabilità, è del tutto impossibile rispondere.

 

 

UDINE/ venerdì 14 febbraio iniziativa sulla Palestina

Venerdì 14 febbraio 2014

Ciclo Palestina Libera Udine

presentazione del libro

“Perchè amo questo popolo” 

Storie di resistenza palestinese da Gaza

palestinalibera

Con la presenza dell’autrice Silvia Todeschini

 

SALA B c/o ERDISU

 

V.le Ungheria 45/A Udine 

“Non ti dedicherò questo libro, fratello.
Non si dedicano i libri ai morti, perché i morti non ne possono trarre forza ne’ coraggio o ispirazione.
Per questo non ti dedicherò questo libro, fratello.

Lo dedicherò però a tutte e tutti coloro che hanno deciso di portare alto l’ideale che ti è stato violentemente strappato dalle mani:

A chi resiste.
A chi lotta.
A chi insorge.

perché, per quel che possono fare la cellulosa e l’inchiostro, o queste poche parole scompigliate, storie di gente non così lontana possano servire a chi resiste, lotta e insorge per attingere forza, o coraggio, o ispirazione.”

Questa che avete appena letto è la dedica, e qui trovate la descrizione del libro:

 http://libera-palestina.blogspot.com/2013/11/perche-amo-questo-popolo-lidea-che-ce.html

Secessionismo Veneto: non si sa se ridi o se vaì

Tratto dal Gazzettino 4 aprile 2014 (click sulla foto par scjarià e slargjà, e val la pene di leilu cun tun pocje di atenzion)

gazz 4 aprile 2014

ROMA/ La violenza squadrista della Polizia. “credevo fosse uno zainetto”

 Più chiaro di così! Squadrismo di Stato!!

 a quanto pare i cretini ( definizione del capo della Polizia, Pansa) sono più di uno

 

nuovo video

 

 http://video.repubblica.it/edizione/roma/roma-manganellate-e-calci-al-manifestante-spunta-un-altro-video/162903/161393?ref=HREA-1

 

 

 

schiaccia-01

 

 schiaccia-02

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Roma. Squadrismo di Stato. Brutalità stop and goCariche a fondo e caccia all’uomo. Almeno una decina di compagni a terra. 80 fermi. Questo il risultato di una…
TGVALLESUSA.IT

 

 

 

 

Che ridere!

 

repubblica 14 aprile


Roma, si presenta in questura l'agente che ha calpestato ragazza dopo la carica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, si presenta in questura l’agente
che ha calpestato ragazza dopo la carica

Fotosequenza  – video – Foto: gli scontri 
Saviano: “Va sospeso”. Pansa: “Un cretino”
Foto I due abbracciati video – Danni – Blu bloc foto

 

 

 

Repubblica on line 13 aprile

Roma, polemiche dopo le violenze -   foto     Fotosequenza  L'agente in borghese    colpisce la ragazza a terra  -   Il video

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, polemiche dopo le violenze – foto 
Fotosequenza L’agente in borghese 
colpisce la ragazza a terra – Il video 

Foto I due giovani abbracciati video – I danni 
La scia dei ‘blu bloc’ in fuga foto