Il compagno Raffaele B.B. Lazzara è venuto a mancare all’improvviso fra il 12 e il 13 giugno nella sua abitazione a Cormons Qui lo ricordiamo alla manifestazione del 25 aprile ad Udine indimenticabile per il suo anarchismo poetico, sarcastico … e furlan! |
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CORMONS/ Ciao Raffaele
Marzo 19th, 2017 — General, Storia
Morte di una donna libera: Giulia Albergamo
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
da ‘Umanità Nova‘ numero 1 – anno 95 – 2015
Lo scorso 3 gennaio è scomparsa a Cordenons (PN) Giulia Albergamo. Pittrice, maestra da poco aveva compiuto 100 anni: la sua vita è stata un esempio di libertà. Originaria di Torre del Greco (NA) si era da pochi anni trasferita nella provincia friulana presso la figlia Angela scomparsa un paio di anni fa. La vita di Giulia è stato un punto di riferimento personale oltre che politico per coloro che l’hanno conosciuta e in particolare per i giovani. Compagna di Raffaele Pedone – noto militante anarchico e fondatore del Circolo Berneri a Torre del Greco e tra i responsabili della commissione di corrispondenza della FAI negli anni 1959-1961 – la loro famiglia è stata un punto di riferimento per l’anarchismo non solo campano. La loro casa era sempre aperta ai/alle compagni/e ed è stata frequentata da persone come Armando Borghi, Aurelio Chessa, Pio Turroni, Mariano Dolci, Julian Beck e molti altri in particolare anarchici spagnoli in fuga dal franchismo che Giulia e Raffaele sostenevano sia sotto il profilo economico che politico. Giulia è sempre stata fieramente anarchica anche se non militante. Ha condiviso il percorso politico del marito contraddistinto dall’amore per la libertà e del libero pensiero (insieme sono diventati atei: posizione mantenuta da Giulia fino alla fine dei suoi giorni con il rifiuto di un funerale religioso). Non rinnegarono mai la loro fede politica a costo di essere emarginati e ostracizzati, a costo di subire persecuzioni politiche ed a non veder riconosciuti i meriti della loro carriera professionale. Giulia ha vissuto in modo dirompente per l’epoca la propria libertà in particolar modo criticando la famiglia tradizionale e contestando il ruolo della donna nella società. Si relazionava con i giovani incoraggiandoli a seguire scelte di autonomia e libertà. Maestra elementare stimolava la libera espressione soprattutto tramite l’arte. A suo parere i ragazzi sono naturalmente degli artisti che lei stimolava – fin dagli anni ‘50 – alla conoscenza del mondo tramite l’esperienza diretta anche al di fuori delle aule scolastiche. Dipingeva. In collegamento con il Centro Louise Michel diede vita al collettivo femminista “Le Ribellule” con cui fece esposizioni di sue tele. I figli Antonio ed Enrico hanno frequentato la Colonia Maria Luisa Berneri, esperienza che ha lasciato tracce indelebili nella loro sensibilità segnandola in modo profondamente libertario. Anche la figlia Angela era vicina al movimento anarchico e a Cordenons – dove ha fondato il locale circolo ARCI – distribuiva “Umanità Nova”. Giulia lascia anche la figlia Carmela. Esprimo la mia personale vicinanza a questa famiglia esemplare per il movimento anarchico tutto.
Un anarchico friulano
ANARCHISMO/ STORIA/ I Principi del Congresso di S. Imier (1872)
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
Il potere deve essere abolito
DALLE RISOLUZIONI DEL CONGRESSO DI SAINT’IMIER (1872)
Il Congresso di Saint Imier dichiara:
1. la distruzione d’ogni potere politico è il primo dovere del proletariato;
2. l’organizzazione d’un potere politico provvisorio sedicente rivoluzionario e capace d’accelerare la distruzione dello Stato, non può essere che un inganno di più e sarebbe tanto pericolosa come i governi oggi esistenti;
3. respingendo ogni compromesso al fine di attuare la rivoluzione sociale, i proletari d’ogni paese devono stabilire, al di fuori di ogni politica borghese, la solidarietà dell’azione rivoluzionaria.
La libertà e il lavoro sono la base della morale, della forza, della vita e della ricchezza dell’avvenire. Ma il lavoro se non è liberamente organizzato si trasforma in oppressione e per evitare ciò l’organizzazione libera del lavoro è una condizione indispensabile della vera e completa emancipazione del proletariato.
Il libero esercizio del lavoro necessita il possesso della materie prime e del capitale sociale. E’ impossibile organizzare il lavoro se l’operaio, emancipandosi della tirannia politica ed economica, non conquista il diritto di svilupparsi completamente in tutte le sue facoltà. Ogni stato, ogni governo ed ogni amministrazione delle masse popolari, sono necessariamente fondate sulla burocrazia, sull’esercito, sullo spionaggio, sulla chiesa, ed è per questa ragione che non potranno mai realizzare una società basata sul lavoro e sulla giustizia. L’organismo statale per sua natura è necessariamente spinto a negare la giustizia e ad opprimere il lavoro. L’operaio non potrà mai emanciparsi dall’oppressione secolare, se allo stato assorbente e demoralizzante non sostituirà la libera federazione dei gruppi produttori fondati sull’eguaglianza e la solidarietà.
Infatti, nei diversi luoghi ove si è tentato di organizzare il lavoro per migliorare la condizione del proletariato, il minimo benessere ben presto è stato assorbito dalla classe dei privilegiati, che tende continuamente a sfruttare la classe operaia. Ciò non esclude che l’organizzazione sia un fattore di forza tale che anche nelle condizioni attuali non si può rinunciarvi. In essa il proletariato fraternizza nella comunità d’interessi, si esercita alla vita collettiva, si prepara alla lotta suprema.
All’organismo privilegiato e autoritario dello Stato si dovrà sostituire l’organizzazione libera e spontanea del lavoro, che sarà una garanzia permanente del mantenimento dell’organismo economico contro quello politico. Lasciando alla pratica della rivoluzione sociale i dettagli dell’organizzazione positiva, noi intendiamo perciò organizzare solidamente la resistenza su larga scala.
Lo sciopero sarà per noi un mezzo prezioso di lotta, benché non ci facciamo illusioni sul suoi risultati economici. Noi l’accettiamo come un prodotto dell’antagonismo fra lavoro e capitale. In questo antagonismo gli operai diventeranno sempre più coscienti dell’abisso che esiste fra la borghesia e il proletariato. Attraverso le piccole lotte economiche il proletariato si prepara alla grande lotta rivoluzionaria che distruggerà tutti i privilegi e le classi e darà all’operaio il diritto di godere del prodotto integrale del suo lavoro e con questo gli procurerà i mezzi di sviluppare tutta la sua forza materiale e intellettuale e morale.
http://ita.anarchopedia.org/Internazionale_antiautoritaria
ISONTINO: volantino diffuso al concerto tributo a Leo Ferré
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
distribuito al concerto Il Cantore dell’immaginario – Omaggio a Leo Ferré
Casa Candussi-Pasiani, Biblioteca Comunale | piazza Garibaldi, Romans d’Isonzo (GO) 16 novembre 2013
A vent’anni dalla morte dell’artista e intellettuale francese Léo Ferré, l’associazione Liberatorio d’Arte “F. Zonch” vuole rendergli omaggio organizzando una serata nella quale Luigi Fulignot e Matteo Della Schiava interpreteranno alcuni suoi scritti, Alberto Blasizza ed ancora Matteo Della Schiava ne canteranno alcune canzoni nelle versioni italiane e a chiudere il cerchio il quartetto guidato dalla voce di Gabriella Gabrielli, Paolo Gregorig al saxofono, Gianpaolo Mrach alla fisarmonica e Giulio Scaramella al piano, proporrà alcuni brani di autori francesi vicini a Ferré come sensibilità artistica.
Quegli anarchici a Monfalcone, cent’anni fa
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
da Il Piccolo del 15 gennaio 2013, Pagina 36 – Speciali
Quegli anarchici a Monfalcone, cent’anni fa
Una recente tesi svela una parte importante del movimento operario delle terre del Nordest
Operai anarchici a Monfalcone? Quasi sconosciuti… Eppure lo storico goriziano Silvano Benvenuti li aveva valorizzati come importante parte del movimento operaio di queste terre. Tutto comincia nel 1908, con la nascita del Cantiere Navale Triestino e lo sviluppo di una classe operaia numerosa e ribelle. Subito i lavoratori meno specializzati danno vita a scioperi improvvisi che per la loro radicalità colgono di sorpresa i padroni del cantiere, i potenti Cosulich. Anche i sindacati socialisti restano di stucco per l’elevata conflittualità e per l’influenza anarchica in questo settore operaio. Ciò si vede in almeno due occasioni importanti: nell’ottobre 1910, con la dura vertenza per la riduzione dell’orario di lavoro, e poco dopo con lo sciopero per commemorare la fucilazione del maestro libertario catalano Francisco Ferrer (Barcellona, 13 ottobre 1909). Per due volte la dirigenza socialista del gruppo metallurgico è messa in minoranza. Si tratta di dimostrazioni, promosse dai cantierini antiautoritari, di carica antagonista di classe e di rivolta contro le organizzazioni clericali. Allo scoppio della Grande Guerra parte dei libertari di Monfalcone, in quanto antimilitaristi, diserta dall’esercito austro-ungarico e si rifugia in Italia, ancora neutrale. Qui molti di loro vengono internati in località del tutto isolate della Sardegna. Il rientro a Monfalcone nel dopoguerra è assai difficile per la repressione attuata dal Governatorato militare italiano che ora amministra il territorio. Gli anarchici, superando ogni corporativismo, solidarizzano con i lavoratori agricoli delle campagne circostanti che lottano con l’obiettivo tipico della rivoluzione sociale: “La terra ai contadini”. L’impatto con la violenza squadrista è duro: il giovane militante Giuseppe Nicolausig è tra i primi a morire per mano fascista. Si resiste comunque fino a che sia possibile: dalle trincee belliche del monfalconese partono le bombe che sono utilizzate da Gino Lucetti nell’attentato contro Mussolini dell’11 settembre 1926. Poi il consolidamento della dittatura costringe anche i libertari monfalconesi ad anni di esilio, anonimato e silenzio. Gli attivisti locali, molto diffidenti verso l’egemonia comunista, partecipano solo in misura ridotta alla Resistenza. Però tre anarchici catalani, disertori della División Azul, spedita da Francisco Franco contro la Russia sovietica, entrano nella Brigata Fontanot. Restano loro tracce nella memoria orale resa da Silvano Bacicchi. Uno di loro diventa il medico della Brigata e tutti e tre si fanno conoscere per indisciplina e coraggio. Insegnano ai partigiani una canzone spagnola che inneggia al comunismo libertario e che sarà cantata all’ingresso a Monfalcone il 1° maggio 1945. Molte le figure notevoli: ricordiamo almeno Serafino Frausin che, sopravvissuto ad un’aggressione squadrista, fugge in Colombia dove vivrà tra mille avventure e Vittorio Puffich, oratore travolgente e generoso militante che, dopo il licenziamento, si suicida nel 1938 a Trieste. Luca Meneghesso* (*Luca Meneghesso si è laureato in Storia al dipartimento di Studi umanistici dell’Università degli studi di Trieste con una tesi dal titolo “Per una storia degli anarchici a Monfalcone (1908-1926)”, relatore Claudio Venza)
Ancora sulla storia degli anarchici a Monfalcone
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
Pagina 1 e 18 – Gorizia-Monfalcone
Venne dal Carso la bomba destinata al Duce
Lo storico Meneghesso riscostruisce le vicende degli anarchici bisiachi a inizio ’900. Incluso l’attentato a Mussolini del ’26
Documentario su Umberto Tommasini su RAI3
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
Il documentario sulla vita di Umberto Tommasini, di circa 60′, è in
programma per domenica 23 febbraio su RaiTre FVG a partire dalle 9.45.
Sarà replicato mercoledì 26 febbraio, sul canale 103 del digitale terrestre,
alle 21.10
La regia è di Ivan Bormann e Fabio Toich
Per maggiori info sul progetto:
http://www.anarchistlife.com/index.php/it/
da Il Piccolo del 23 febbraio 2014 – Pagina 61 – Cultura e spettacoli
È un film la vita dell’anarchico Tommasini
Oggi su RaiTre il documentario di Ivan Bormann e Fabio Toich sul fabbro triestino che fondò il gruppo Germinal
Umberto Tommasini, un fabbro anarchico triestino. Ma soprattutto un concentrato di vita, uno che ha lasciato il segno in ogni persona che ha incontrato ancor più che nella storia. Un fabbro anarchico triestino ma anche un bombarolo, un militante, un combattente, un confinato, e a suo modo sempre un vincente, determinato com’era a incarnare quel suo inesauribile sogno di libertà. Oggi, alle 9.45 su RaiTre (replica mercoledì alle 21.10 sul canale 103 del digitale terrestre), verrà trasmessa l’anteprima del documentario “An Anarchist life”, omaggio di Ivan Bormann e Fabio Toich, autori triestini catturati dal fascino del personaggio. «Abbiamo letto il libro di Claudio Venza e Clara Germani “L’anarchico Triestino” – spiegano – scritto nell’84 trascrivendo delle registrazioni in cui Umberto aveva raccontato la sua vita». «In un primo momento abbiamo semplicemente voluto condividere una lettura appassionante», precisa Bormann, che ammette poi di aver accolto con entusiasmo l’idea del socio di farci un film. «Ne abbiamo parlato anche assieme agli autori del libro – spiega ancora – e così abbiamo deciso di sviluppare l’adattamento per un documentario». Una produzione a bassissimo costo tutta triestina che ha ottenuto il contributo del Fondo Regionale per l’Audiovisivo per lo sviluppo, e alla quale hanno partecipato Drop Out, la IG coop. di Omar Soffici, il direttore della fotografia Daniele Trani, la scenografa Belinda De Vito e DJ Glitch, autore della colonna sonora. Il film ricostruisce la vicenda umana e politica di Tommasini, esponente dell’anarchismo europeo del secolo scorso, nato a Vivaro nel 1896 ma vissuto prevalentemente a Trieste. Partendo dal suo ambiente familiare (con tanto di biblioteca sociale in una delle due stanze di casa) e il suo arrivo in città, i primi scontri di piazza fra italiani e austriaci, e poi la guerra, soprattutto quella di Spagna, alla quale partecipò con impeto pensando che lì avrebbe potuto finalmente realizzare i suoi ideali rivoluzionari. Dopo la delusione, il rientro, prima in Francia e poi ancora a Trieste dove riprese il mestiere di fabbro e nel ’68, ormai settantenne, fondò il gruppo Germinal assieme a tanti giovani coi quali si trovava sempre a suo agio. Un modo di concepire la politica che legittima Venza a sostenere che per Tommasini l’anarchismo è “un modo sostenibile di vivere e non solo una fase giovanile della vita”. «Era empatico con il mondo – aggiunge Toich – non si sarebbe mai chiuso in una torre d’avorio teorizzando su questioni ideologiche, era sempre calato nella società». Su di lui anni fa si era espresso anche Claudio Magris, quando gli si chiese se a suo parere Tommasini potesse dirsi un uomo felice. Rispose che non sapeva se fosse felice, ma di sicuro era un uomo “risolto”. La sua figura emerge in maniera vivida dai racconti di amici e familiari seduti attorno a un tavolo nella casa di Vivaro, attingendo anche a materiale d’archivio, analogie prese in prestito dal cinema intercalate da inserti animati (Fabio Babich), la voce narrante di Anita Kravos e le letture di Pino Cacucci, Ascanio Celestini e Simone Cristicchi. Lo schema del documentario storico biografico, richiama in parte il precedente lavoro del duo Bormann-Toich, “Sconfinato – Storia di Emilio”, in cui si raccontava di Emilio Coslovi, prete operaio, interprete radicale del messaggio evangelico, puro e testardo fino a farne una malattia, che in qualche modo rappresenta l’antitesi di Umberto Tommasini. «Due personaggi complementari e antitetici» ammette Bormann, e Toich aggiunge: «Ci interessano personaggi presi nell’ingranaggio della storia. Mentre Coslovi implode, Tommasini ne esce alla grande. Il suo vero messaggio non è quello di vivere in maniera anarchica, ma piuttosto di vivere in maniera piena».
MONFALCONE: Il ferro e il vino
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
Straordinaria partecipazione alla presentazione della ricerca di Luca Meneghesso sulla storia degli anarchici di Monfalcone presso la biblioteca comunale di Monfalcone il 5 maggio scorso. Introduzione dello storico Marco Puppini e proiezione di immagini e documenti d’epoca di fronte a circa 100 persone partecipi ed interessate.
Storia: Gorizia ai tempi della federazione anarchico-comunista
Marzo 18th, 2017 — General, Storia
Intervento interessante. Unica nota: non esiste a Udine nessuna USI che abbia relazioni con il movimento anarchico.
da Il Piccolo del 2 ottobre 2014 – Segnalazioni, p. 35
Gorizia ai tempi della federazione anarchico-comunista
100 anni della Casa del Popolo di Prato Carnico: Foto, articoli e report
Marzo 17th, 2017 — General, Storia
In occasione del centenario della fondazione della casa del popolo un gruppo di compagni e compagne della zona assieme ad altri provenienti da Trieste e Pordenone ha riaffermato con la propria presenza anche le origini anarchiche della casa. Molto visibili le bandiere anarchiche e buona la diffusione della nostra stampa e del volantino preparato per l’occasione. Da notare che la nostra presenza è stata completamente ignorata dall’articolo del Messaggero.
INFO-ACTION REPORTER