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NUCLEARE / No a Monfalcone. Sito fra Lignano e Latisana

da Il Piccolo 18 marzo

 

Nucleare, no a Monfalcone
Sito fra Lignano e Latisana

Dopo la catastrofe giapponese il governo ripensa alla zona per l’insediamento. I requisiti fondamentali: spazio, acqua e bassa densità abitativa

MONFALCONE Monfalcone non compare nella lista “segreta” stilata dal governo dei 45 possibili siti in cui potranno sorgere le centrali nucleari e non è nemmeno un posto tra quelli scelti per ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive. Se non fosse avvenuta la catastrofe nucleare del Giappone che sta tenendo con il fiato sospeso tutto il mondo, forse sarebbe passata inosservata la notizia, uscita in questi giorni, dell’esistenza di un dossier nucleare dei parlamentari del Partito democratico che sostiene che “l’elenco dei siti in cui potranno sorgere le centrali nucleari e il deposito nazionale delle scorie radioattive è bello e pronto anche se il governo non lo rende noto”. Gli stessi parlamentari del Pd, primo fra tutti Ermete Realacci, esponente dell’ala verde del partito, hanno presentato alcune interrogazioni sbandierando l’elenco in Parlamento (la prima è partita il 12 gennaio scorso).

E lo stesso governo, attraverso il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, ha confermato l’esistenza dell’elenco definendolo una “bozza preliminare”. Da alcuni giorni l’elenco è stato reso noto su internet e si può constatare di persona che Monfalcone non c’è. Tra i 45 siti idonei in Friuli Venezia Giulia ce ne sono soltanto due, entrambi vicini al fiume Tagliamento: la zona costiera al confine con il Veneto in provincia di Udine (l’area accanto a Lignano) e un’altra tra Spilimbergo e Latisana tra le province di Udine e Pordenone. Il Veneto ha ben quattro zone idonee e una di queste è quella in comune con il Friuli Venezia Giulia. Quali le caratteristiche di questi siti? Devono essere geologicamente stabili, avere tanta acqua ed essere relativamente poco popolosi. Un nuovo studio del governo dopo gli annunci berlusconiani del ritorno al nucleare? Affatto, è una mappa che ricalca quella stessa fatta dal Cnen (Comitato nazionale per l’energia) andata in soffitta dopo il referendum (quella comprendeva in realtà 52 siti) ma che è stata rispolverata e aggiornata dal governo.

Si tratta di una mossa che ora alla luce della catastrofe giapponese appare quasi inutile considerando che, come fanno osservare molti esperi, il ritorno al nucleare dell’Italia appare quanto mai improbabile. Creare ora infatti una centrale alimentata ad energia nucleare con i criteri di sicurezza necessari significherebbe per il nostro Paese stanziare una somma di investimenti che non potremmo permetterci. Rasserenato Gianfranco Pizzolitto, sindaco di Monfalcone, città che già deve fare i conti con la presenza della centrale termoelettrica: «Come sindaco tiro un sospiro di sollievo», ma subito aggiunge «anche stavolta però commento notizie che mi vengono dalla stampa pur sapendo che Monfalcone appariva sempre tra i possibili siti». Il sindaco monfalconese Pizzolitto comunque mantiene le sue preoccupazioni: «Monfalcone non c’è, ma ci sono due altre aree in Friuli Venezia Giulia, sul Tagliamento a poca distanza. Come cittadino dopo la catastrofe del Giappone sono molto preoccupato perchè ho capito che nessun sito è sicuro. E quello che temo è che comunque venga scelto il Fvg, l’unica tra la regioni ad aver detto di sì al nucleare mentre le altre hanno detto di no. Siamo politicamente deboli e rischiamo di trovarci una centrale in casa».

 

 

Ecco la lista (segreta) del governo dei 45 siti nucleari in Italia

I parlamentari del Pd hanno pubblicano una lista dei siti in cui potranno sorgere le centrali nucleari, nonché quello dei possibili siti del deposito nazionale delle scorie radioattive: sono già  pronti, anche se il governo non li rende noti e coinciderebbero con quelli individuati dal Cnen nel 1979.   il sottosegretario Stefano Saglia, ha a suo tempo confermato l’esistenza dell’elenco, anche se l’ ha definita una ‘bozza preliminare’. Ecco la lista:

Piemonte
1. la zona lungo il Po, da Trino a nord di Chivasso (Vercelli).
2. la zona intorno alla Dora Baltea a sud di Ivrea (Biella)

Lombardia
3. la zona a nord di Voghera lungo il Po (Pavia)
4. la zona a sud di Mantova lungo il Po
5. la zona a sud di Cremona lungo il Po

Veneto
6. la zona a sud di Legnago fra Adige e Po (Rovigo)
7. la zona del delta del Po (Rovigo)
8. la zona della foce del Piave (Venezia)
9. la zona costiera al confine con il Friuli (Venezia)

Friuli Venezia Giulia
10. la zona costiera al confine con il Veneto (Udine)
11. la zona lungo il Tagliamento tra Spilimbergo e Latisana (Udine-Pordenone)

Emilia Romagna
12. La zona costiera a nord (Ferrara e Ravenna) e la meridionale fino a Rimini
13. La zona a nord di Fidenza fra Taro e Po (Parma)

Toscana
14. Isola di Pianosa (Livorno)
15. la zona costiera a nord di Piombino fino a Cecina (Livorno)
16. la zona a sud di Piombino fino a Follonica (Grosseto)
17. la zona costiera di Grosseto e la zona a nord e a sud del Monte Argentario (Grosseto)

Lazio
18. la zona costiera di Montalto di Castro (Viterbo)
19. l’area di confluenza tra Nera e Tevere tra Magliano Sabina e Orte (Viterbo)
20. l’area costiera di Borgo Sabotino (Latina)

Campania
21. Foce del Garigliano (Caserta)
22. Foce del Sele (Salerno)

Calabria
23. area costiera di Sibari (Cosenza)
24. la zona costiera tra il fiume Nicà e la città di Cosenza.
25. la zona costiera ionica vicino alla foce del Neto (Crotone) a nord di Crotone (Marina di Strongoli, Torre Melissa, Contrada Cangemi, Tronca).
26. la zona costiera ionica in corrispondenza di Sella Marina, tra il fiume Simeri e il fiume Alli (Catanzaro)

Molise
27. la zona costiera meridionale alla foce del Biferno (Termoli)

Puglia
28. zona costiera al confine con la Basilicata (Taranto)
29. zona costiera a nord del promontorio del Gargano in prossimità di Lesina (Foggia)
30. zona costiera del Golfo di Manfredonia (Foggia)
31. la zona costiera ionica a nord di Porto Cesareo (Lecce)
32. la zona costiera ionica a sud di Gallipoli (Lecce)
33. la zona costiera adriatica a nord di Otranto (Lecce) vincoli naturalistici
34. la zona costiera a sud di Brindisi (Lecce) vincoli naturalistici
35. la zona costiera in corrispondenza di Ostuni (Brindisi)

Basilicata
36. tutta la costa ionica della regione

Sardegna
37. foce del Flumendosa (Cagliari)
38. costa orientale a sud del Golfo di Orosei (Nuoro)
39. costa orientale a nord del Golfo di Orosei (Nuoro)
40. zona costiera sud tra Pula e Santa Margherita di Pula (Cagliari)
41. costa occidentale zona costiera a nord e sud del Golfo di Oristano (Oristano)

Sicilia
42. zona costiera intorno al comune di Licata (Agrigento)
43. la zona costiera tra Marina di Ragusa e Torre di Mezzo (Ragusa)
44. la zona costiera intorno a Gela (Caltanissetta)

45. la zona costiera a sud di Mazara del Vallo (Trapani).

NUCLEARE + altre cosucce/ Assessore Riccardi risponda!

Oltre 700 visite
Lo stradino (a dx)  e l’albergatore (a sx).
Lo stradino ne fa di strada con la macchina della Regione “par là a mangià le renghe cun Duz”.
L’albergatore invece chissà forse vorrà gestire un albergo, un agri-nucleo-turismo, in Slovenia, per ospitare addetti e visitatori alla centrale di Krsko raddoppiata, sicura, ecologica e bella da vedere

 

PRIMO STEP. Assessore Riccardo Riccardi risponda! Cosa ci faceva Lei  con la macchina Audi targata DH 938MR  e con l’autista (lo si intavvede nella foto) sabato 12 marzo a casa di mio cugino Ezio De Toni in via Colombo n. 15 a Torviscosa? Era una “auto blu” ? Una macchina di ordinanza della Regione? Asesor, erial forsit lì a mangjà le renghe? E mi dica, c’era anche Roberto Duz con lei? Perchè sa, quello lì ha smentito di essere stato presente a quella riunione. Ze furbo! Ma  facendo così, proprio nell’atto di smentire (per non far capire che è in cantiere una santa alleanza PD-PDL per le elezioni comunali a Torviscosa) Duz non fa che confermare la natura politica dell’incontro! Peraltro la macchina di Duz era parcheggiata proprio vicina a quella del suo grande amico Paride Cargnelutti. Ma poi guardi che è ancor peggio se l’ìncontro fosse stato di natura privata, come mi ha sostenuto in maniera diretta e documentabile Carlo Brunetti, perché in questo modo Lei potrebbe fare la fine di Ballaman, in quanto il suo viaggio potrebbe essere configurato come un danno erariale o qualcosa del genere.

SECONDO STEP. Poche decine di minuti fa, poco dopo le 19.00 di oggi 21 marzo, Riccardi è andato via incazzato come una bestia da una assemblea pubblica qui a San Giorgio di Nogaro sul tema della viabilità e del secondo accesso alla zona industriale aussa-corno. Io ho fatto una domanda, alla luce della affermazioni del Sindaco di Monfalcone Gianfranco Pizzolitto, che sono le seguenti:

«Monfalcone non c’è, ma ci sono due altre aree in Friuli Venezia Giulia, sul Tagliamento a poca distanza. Come cittadino dopo la catastrofe del Giappone sono molto preoccupato perchè ho capito che nessun sito è sicuro. E quello che temo è che comunque venga scelto il Fvg, l’unica tra la regioni ad aver detto di sì al nucleare mentre le altre hanno detto di no. Siamo politicamente deboli e rischiamo di trovarci una centrale in casa»

Quindi ho chiesto se l’Assessore Riccardi è in grado di escludere che ci sia un  ragionamento a livello Regionale e/o Nazionale che preveda un’ipotesi di sito per il nucleare nella zona Aussa Corno e/o nei Comuni di San Giorgio e Torviscosa. Riccardi ha ribattuto che la posizione assunta da Tondo, che vuole il raddoppio di Krsko, esclude una centrale in Regione. Questa è una balla colossale ovviamente. Io gli ho ribattuto dicendo che assolutamente questa non costituisce una garanzia e lui ha detto che non gli risulta che le cose che dico io abbiano un fondamento. All’uscita gli ho chiesto: “Ma non ha letto cosa ha scritto Pizzolitto?” E lui ha risposto “Ho letto, ho letto”.

TERZO STEP. Poi uscendo camminavo dietro di lui (al ere incazaat neri…) e guarda caso è salito proprio sulla macchina Audi targata DH 938MR con l’autista. Ma insomma di chi è questa macchina è di Riccardi o è della Regione? Riccardi rispondi!

A cura di Paolo De Toni 21 marzo 2011

 

riccardi

La macchina di Riccardi a Torviscosa sabato 12 marzo

 

 

Il Gazzettino, Martedì 15 Marzo 2011

 

Summit a Torviscosa? Il centrosinistra smentisce

Niente alleanze con il Pdl, negato anche l’incontro che “Alternativa” dà per avvenuto sabato scorso

TORVISCOSA – (Pt) Il gruppo “Alternativa per Torviscosa” che sostiene Roberto Fasan a sindaco per le prossime elezioni comunali dopo lo scioglimento anticipato dell’assemblea civica, ha reso noto ieri un incontro che si sarebbe tenuto sabato pomeriggio nella cittadina della Bassa. Per lo schieramento degli uscenti si sarebbe trattato di un “summit” tra alcuni esponenti politici locali e regionali di Pd e Pdl, organizzato nell’abitazione di un ex-assessore dimissionario nella giunta Fasan. Avrebbero preso parte all’incontro Brunetti, ex-assessore e consigliere dimissionario e un noto esponente del Pdl regionale, «con tanto di autista e auto blu – fanno notare i membri di “Alternativa” -. Dalle auto posteggiate fuori l’abitazione abbiamo evinto la presenza al “summit” anche del già sindaco Pd di Torviscosa e consigliere di minoranza, Roberto Duz, di Beltramini, ex-sindaco e consigliere di opposizione dimissionario, e di Cargnelutti, consigliere regionale Pdl. È più che legittimo chiedersi quali possono essere stati gli argomenti discussi da questo gruppo trasversale: candidati alle prossime amministrative? Tav, incarichi in Aussa Corno, bonifiche?». Il centrosinistra locale smentisce un’alleanza con il Pdl e lo stesso incontro di sabato con esponenti di questo gruppo politico: per le elezioni comunali sarà ammesso solo uno schieramento civico di centrosinistra.

NUCLEARE/ Tokyo primo corteo No Nuke!

da L’Espresso

Tokyo, primo corteo no nuke

di Diana Alice Santini da Tokyo

Per mezzo secolo nel Paese nessuno aveva osato mettere in discussione il dogma nucleare. Adesso arrivano le prime proteste

(21 marzo 2011)

Erano un migliaio, o giù di lì. Pochi, per i nostri parametri, ma in Giappone le manifestazioni di piazza sono rarissime, lontane da una cultura che ha come primo valore la coesione sociale. Ancora più “inedito” il fatto che si sia sfilato contro l’energia nucleare, quasi un dogma in questo paese dagli anni ’50 fino a oggi.

O fino a ieri, appunto: bandiere e tamburi hanno invaso la centralissima Shibuya, a Tokyo, per chiedere la chiusura di tutte le centrali atomiche, in una domenica pomeriggio di shopping rarefatto e di sole tiepido, con i manifestanti stretti tra i pesanti cordoni di polizia da un lato e gli sguardi sospettosi dei passanti dai marciapiedi.

Tra gli striscioni rossi e gialli fitti di ideogrammi, spunta qua e là anche qualche carattere latino: no nuke, no al nucleare. A organizzare la manifestazione è un piccolo sindacato di sinistra. Ma tra i partecipanti ci sono anche tanti cittadini comuni, alcuni venuti da molto lontano: Hiroshima, Osaka, Shimonoseki.

«Siamo pochi», spiega una delle organizzatrici, «perché molti credono che in questo momento la priorità sia occuparsi dell’aiuto ai profughi, anche sopperendo alle eventuali mancanze del governo nell’organizzazione degli aiuti. Ma finita l’emergenza, cambierà». Secondo un altro manifestante, figlio di un sopravvissuto alla bomba di Hiroshima, c’è anche un fattore disinformazione: «La televisione non fa che ripetere che il nucleare non è pericoloso, che le radiazioni non fanno male. Noi siamo qui per aprire gli occhi alla gente, per gridare la verità, costi quel che costi».

Insomma, il migliaio in piazza potrebbe rappresentare molti: non ho parlato con una sola persona da quando sono arrivata qui che non mi abbia spiegato come, in modo o nell’altro, col nucleare il Giappone debba decidersi a farla finita. E i sondaggi, anche prima dell’incidente di Fukushima, rivelano che all’atomo è contraria la maggioranza della popolazione.

Tokio intanto si va svuotando. Anche lunedì qui è vacanza, è l’equinozio di primavera, e molti ne hanno approfittato per scappare dalla città. Piazza Hachiko, tradizionale luogo di socializzazione durante i week end, era quasi deserta. Molti centri commerciali sono rimasti chiusi, anche se i negozi più colpiti sono quelli di frutta e verdura: la gente non si fida ad acquistare prodotti freschi, non si sa dove vengono e se sono radioattivi. Tutti gli appuntamenti internazionali previsti nella capitale sono stati cancellati, dalla celebre fiera del fumetto (il Tokyo Anime Fair che doveva iniziare il 24 marzo) ai campionati mondiali di pattinaggio che invece dovevano iniziare oggi. La Svizzera ha spostato la sua ambasciata dalla capitale a Osaka, per far star tranquilli i suoi diplomatici. Tutto esaurito negli alberghi del sud, il più lontano possibile dalla centrale in panne.

Chi è rimasto nella città, s’inventa dei piccoli rituali per esorcizzare a paura: un cucchiaino di alghe nori al giorno, si dice, protegge la tiroide, due docce al giorno lavano via potenziali contaminazioni. Anche la dimensione religiosa, da molti anni messa da parte in un paese fortemente secolarizzando, sta ritrovando il suo spazio nei tempi shintoisti, spesso nascosti dietro i grattacieli.

Ma a Tokyo il sentimento prevalente, in tutti, è l’attesa, unita a un certo fatalismo. E’ la filosofia del «shikata ga nai», del ‘non ci si può fare niente’, perché ci sono eventi a cui la volontà umana non può opporsi. Anche per questo, forse, mille persone in corteo a Shibuia, in forndo, non erano poi così poche.

NUCLEARE/ Guasto a Krsko e il reattore si spegne

da Il Piccolo

Guasto a Krsko e il reattore si spegne

Piccolo incidente alla centrale dovuto a un difetto di trasmissione nell’elettrodotto verso Zagabria

 

di Stefano Giantin

BELGRADO. Piccolo incidente alla centrale di Krsko, senza conseguenze sull’ambiente, ma dall’impatto psicologico ancora non calcolabile dopo l’allarme sul nucleare causato dalla tragedia di Fukushima.

Alle 10.30 di ieri, il reattore dell’impianto sloveno si è spento automaticamente per motivi di sicurezza. La causa, un difetto di trasmissione nell’elettrodotto a 380 chilovolt che dalla centrale porta l’elettricità verso Zagabria e la Croazia. «Non ci sono stati rischi di emissioni di radiazioni», ha subito tranquillizzato la portavoce della centrale di Krsko, Ida Novak Jerela. «Il fatto che l’impianto si sia spento automaticamente significa che tutti i sistemi di sicurezza hanno funzionato nel migliore dei modi. E non ci sono stati rischi per l’ambiente», ha aggiunto il direttore di Krsko, Stane Rozman. Già alle 12.15 – secondo quanto riporta il sito web dell’impianto nucleare – sarebbe stata dichiarata la fine dello stato d’emergenza. I tecnici stanno ora analizzando le cause del problema – forse provocato da un errore nel sistema informatico – prima di dare luce verde alla riattivazione della centrale. Si prevede un’interruzione nella produzione di elettricità per almeno 24 ore.

La centrale di Krsko, di proprietà congiunta sloveno-croata, è stata costruita nel 1983 con tecnologia americana della Westinghouse. Copre circa il 20% del fabbisogno energetico sloveno e il 15% di quello croato. Nel 2008, Krsko aveva allarmato l’intera Europa dopo che una fuga di acqua usata per il sistema di raffreddamento aveva fatto temere un incidente di più serie dimensioni.

Come nel caso di ieri, anche nel 2008 il problema era stato classificato di «grado zero» sulla scala INES che misura la gravità degli incidenti nelle centrali nucleari. Nonostante le ripetute rassicurazioni su Krsko da parte del governo sloveno, la centrale è nel mirino di ambientalisti e politici, soprattutto in Italia e Austria. A Vienna sono in molti a chiederne l’immediato stop perché la centrale è stata costruita in zona sismica e sarebbe dotata di una tecnologia obsoleta. E a fare pressioni su Lubiana perché rinunci all’obiettivo del raddoppio della centrale previsto per il 2013. Dopo questo «incidente minore», è certo che il fronte anti-nucleare e anti-Krsko troverà nuova linfa e nuovi argomenti.

Nucleare a Monfalcone: “un sito ideale” secondo l’oncologo Tirelli

Tirelli è un TIRacampanELLI.
Commento a cura di Ecologia Sociale:
TIRacampanELLI dice  «È l´unica energia realmente pulita se vogliamo davvero combattere il buco dell´ozono …»
E questo sarebbe un tecnico?
Cosa c’entra il buco dell’ozono che riguarda i gas CFC usati nei conpressori dei frigoriferi e nelle bombolette spray e che sono da anni proibiti?
Veronesi: un’altro autogoal del PD
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Ora anche i tecnici premono per questa opera devastante sul nostro territorio.
Il Piccolo – SABATO, 06 NOVEMBRE 2010 Pagina 4 – Attualità
Tirelli “felice” della nomina «È la persona più adatta Monfalcone un sito ideale»

di GIULIO GARAU
TRIESTE «Veronesi all´Agenzia per la sicurezza nucleare? Sono felicissimo, sono un suo fan, l´ho sempre supportato e lo farò ancora. È la persona più adatta per quell´incarico». È davvero contento il professor Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica dell´Istituto tumori di Aviano della nomina. Ma è anche preoccupato per il lavoro che spetta all´illustre collega: «Avrà difficoltà a convincere la gente sul nucleare, siamo in un Paese arretrato». Anche Tirelli come Veronesi è un pro-nuclearista: «È l´unica energia realmente pulita se vogliamo davvero combattere il buco dell´ozono – dice e aggiunge – Monfalcone, ma anche Pordenone dovrebbero fare salti mortali per avere una centrale nucleare, come all´estero». Professor Tirelli, la sento felice per Veronesi, ma era anche lei in corsa per l´Agenzia. Non ero in corsa per la presidenza, quanto per la Commissione. Ma questo non vuol dire che non aiuterò Veronesi se servirà. È stata una scelta buona secondo lei, cosa gli augura? Veronesi è la persona più adatta. Per quell´incarico serve autorevolezza, capacità. In Italia purtroppo siamo arretrati sul nucleare rispetto a realtà come la Francia che di centrali ne ha 59. Adesso in molti vogliono il nucleare, ma non in casa. In Slovenia ad esempio. Ma si scordano che il giardino di casa non è il Friuli Venezia Giulia, ma l´Europa. Cosa intende dire.Che se succede qualche incidente in Svizzera, Francia o in Slovenia siamo lo stesso coinvolti. Tutti pensano a Chernobyl. Ma in Italia non sanno, rispetto agli altri paesi, che a Chernobyl il disastro è stato causato da un pazzo. Parlo del figlio del segretario del partito comunista che per farsi bello conduceva esperimenti. L´esplosione è avvenuta dopo aver superato ben 4 allarmi rossi. Gli altri stati lo sanno e hanno continuato a costruire centrali. Veronesi dunque secondo lei avrà delle difficoltà a lavorare. Le ripeto, siamo in un paese arretrato culturalmente e dove è stata inculcata la paura del nucleare. Sarà una lotta culturale convincere la gente. Guardi che il presidente Ombama, idolo della sinistra che governa gli Usa che hanno 100 centrali nucleari, ha già deciso di aprirne altre 4. Anche la Cina ne sta costruendo. Spero che Veronesi sia in grado di comunicare questo alla gente. Secondo lei allora il nucleare è sicuro. Tutto il mondo sa che il nucleare non solo è sicuro ma è utile, pulito, ed è l´unica via che ci resta per combattere l´inquinamento atmosferico e il buco dell´ozono. Allora sarebbe d´accordo di aprire una centrale a Monfalcone che tutti indicano come sito adatto. Magari la realizzassero a Monfalcone, dovrebbero essere felici, io la farei anche a Pordenone. Dovrebbero lottare per averla come fanno le città della Francia, in Svezia o in Finlandia per ospitare gli impianti di stoccaggio delle scorie. Portano lavoro e ricchezza per l´indotto. A decidere dove fare gli impianti sarà l´Agenzia, ma chi viene prescelto dovrebbe fare i salti di gioia per ottenere questa opportunità di sviluppo.

NUCLEARE/ Tonto e pericoloso: è ora di iniziare a dire “Tondo go home, va cjase cojon!”

Adesso è sempre più disgraziatamente realistica l’ipotesi della centrale nucleare a Monfalcone, quindi si apre l’oggettiva necessità di fondare un movimento regionale sul fronte dell’energia.

Infatti bisogna condurre una lotta unica contro gli elettrodotti e contro il nucleare. La Regione FVG è esportatrice di energia e non ha bisogno di nuove centrali e di mega infrastrutture.

La questione dell’energia dovrà essere per Tondo quello che per Illy è stato il cementificio di Torviscosa, cioè la sua pietra tombale e in quella tomba bisogna sepellire anche il Corridoio 5.

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ENERGIA/ C.V.D. Rapporto di Greenpeace dalle aree uranifere del Niger

Repubblica 5 maggio

 

Niger, il paese dell’uranio
l’altra faccia del nucleare

La denuncia di Greenpeace: cosa succede nelle aree minerarie dello Stato africano. Acque contaminate, polveri sottili e abitanti a rischio leucemia e cancro. Qui opera l’Areva, l’azienda francese con cui Berlusconi e Scajola hanno stretto l’accordo per costruire quattro centrali in Italia   / FOTO

 

LA DENUNCIA

Niger, il paese radioattivo
l’altra faccia del nucleare

Uranio, rapporto di Greenpeace sulle aree minerarie dello Stato africano. Acque contaminate, metalli nocivi, polveri sottili e abitanti a rischio leucemia, cancro e malattie respiratorie. Qui opera l’Areva, l’azienda francese con cui Berlusconi e Scajola hanno stretto l’accordo per costruire quattro centrali in Italia

di ANTONIO CIANCIULLO

LA FALDA acquifera contaminata per milioni di anni. Livelli di radioattività nelle strade di Akokan, in Niger, 500 volte superiori ai valori normali nell’area. Metalli radioattivi venduti nei mercati locali. E’ uno dei costi nascosti del nucleare: il prezzo ambientale pagato dall’Africa all’estrazione dell’uranio. La denuncia è contenuta in un rapporto di Greenpeace 1. Nel novembre scorso l’associazione ambientalista, in collaborazione con il laboratorio indipendente Criirad e la rete di ong Rotab, ha effettuato uno studio del territorio attorno alle città minerarie di Arlit e Akokan, in Niger, per misurare la radioattività di acqua, aria e terra intorno. E’ qui che opera Areva, l’azienda francese leader mondiale nel campo dell’energia nucleare, la stessa società con la quale il governo Berlusconi e il ministro Scajola hanno stretto l’accordo per costruire quattro centrali atomiche in Italia.

“In quattro su cinque campioni di acqua che Greenpeace ha raccolto nella regione di Arlit, la concentrazione di uranio è risultata al di sopra del limite raccomandato dall’Oms per l’acqua potabile”, si legge nel rapporto. “In 40 anni di attività sono stati utilizzati 270 miliardi di litri di acqua contaminando la falda acquifera: saranno necessari milioni di anni per riportare la situazione allo stato iniziale”. Anche nelle polveri sottili, che entrano in profondità nell’apparato respiratorio, la concentrazione di radioattività risulta aumentata di due o tre volte.

Areva sostiene che nessun materiale contaminato proviene dalle miniere, ma Greenpeace ha trovato diversi bidoni e materiali di risulta di provenienza mineraria al mercato locale a Arlit, con un indice di radioattività fino a 50 volte superiore ai livelli normali. Gli abitanti del luogo usano questi materiali per costruire le loro case. “Per le strade di Akokan, i livelli di radioattività sono quasi 500 volte superiori al fondo naturale”, continua lo studio. “Basta passare meno di un’ora al giorno in quel luogo per essere esposti nell’arco dell’anno a un livello di radiazioni superiore al limite massimo consentito”.

L’esposizione alla radioattività può causare problemi delle vie respiratorie, malattie congenite, leucemia e cancro. Nella regione i tassi di mortalità legati a problemi respiratori sono il doppio di quello del resto del Niger. Areva sostiene che nessun caso di cancro sia attribuibile al settore minerario.

Greenpeace chiede uno studio indipendente intorno alle miniere e nelle città di Arlit e Akokan, seguita da una completa bonifica e decontaminazione. I controlli devono essere messi in atto per garantire che Areva rispetti le normative internazionali di sicurezza nelle sue operazioni, tenendo conto del benessere dei suoi lavoratori, dell’ambiente e delle popolazioni circostanti.

“Nella situazione attuale comprare da Areva il combustibile per le centrali nucleari che il governo vuole costruire significherebbe finanziare i disastri ambientali e sanitari in Niger”, commenta Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace.

(05 maggio 2010)

ENERGIA/ La Lega vuole il Nucleare e TERNA vuole l’elettrodotto aereo

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NO ALL’ELETTRODOTTO, NO AL NUCLEARE

ed infatti… la Confindustria rilancia!

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ENERGIA/ Monfalcone: Città (de)nuclearizzata???

Al di là delle recenti sparate di Ballaman sul nucleare in regione, a Monfalcone (dove tanti paventano ci sarà una futura centrale nucleare come se non bastassero la centrale a carbone, l’elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia, il possibile centro a biomasse a Bistrigna oltre al paventato rigassificatore in golfo) il nucleare sta già sbarcando con la ditta Mangiarotti Nuclear che nel capoluogo bisiaco farà produzione di grandi componenti per impianti a energia nucleare.

Il tutto sembra senza riassorbire nella produzione come novelli Homer Simpson gli operai ex-Ineos che probabilmente verranno trombati a favore dei colleghi lombardi della Mangiarotti o di italiani d’Argentina rientrati e formati con i fondi regioanali (mentre per loro pare i fondi siano esauriti).

Alla faccia del comune “denuclearizzato”…

 


Il Piccolo, 04 maggio 2010

TRASFERIMENTO DELLA PRODUZIONE DA MILANO IN REGIONE 
Protesta contro la Mangiarotti

È protesta contro la Mangiarotti, la società che ha acquistato i terreni ex Ineos a Monfalcone. Ma non da parte dei lavoratori monfalconesi, che sperano di essere riassorbiti. Bensì da quelli della Mangiarotti Nuclear di Milano che domani saranno a Trieste per manifestare contro il temuto trasferimento della produzione nella nostra regione. Una protesta che potrebbe incidere sul riassorbimento degli ex Ineos che hanno perso il lavoro. E non solo perchè la professionalità richiesta è molto elevata e specifica, visto il prodotto che sarà realizzato nel sito, cioè grandi componenti per centrali nucleari. Una parte della manodopera dello stabilimento in fase di completamento al Lisert potrebbe arrivare quindi da Milano, cioè dall’ex fabbrica Ansaldo Nucleare e poi Camozzi, che ha ceduto l’attività (ma non il terreno) a Mangiarotti nel 2008. Da mesi le Rsu del sito milanese sono in lotta contro la società accusata di non aver mantenuto i patti, dirottando un’importante commessa di Westinghouse per una centrale cinese verso lo stabilimento di Pannellia di Sedegliano in provincia di Udine. I 136 lavoratori della Mangiarotti Nuclear sono convinti che l’obiettivo sia trasferire tutta la produzione tra il Friuli e Monfalcone, chiudendo Milano la cui area sarebbe oggetto di una speculazione edilizia. Di certo c’è che le Rsu e i lavoratori della fabbrica saranno domani a Trieste per protestare sotto la sede della Regione e in Friuli davanti alla sede della Mangiarotti. Secondo i rappresentanti sindacali milanesi, una parte dei lavoratori sarà costretta ad accettare il trasferimento a Monfalcone, riducendo il numero di manodopera locale riassorbibile nella nuova attività industriale del Lisert. Mangiarotti ha comunque mantenuto l’impegno di utilizzare ex dipendenti Ineos e lavoratori locali negli interventi di ripristino del sito, realizzazione dei nuovi impianti e poi nell’avvio degli stessi. (la.bl.)

 

Il Piccolo, 06 maggio 2010

Mangiarotti fra due fuochi, ex Ineos e Nuclear di Sesto si contendono i posti di lavoro
Protesta a Trieste delle maestranze della fabbrica lombarda

Siamo alla ”guerra dei poveri” tra i lavoratori della Mangiarotti. Di fronte le maestranze della Mangiarotti Nuclear di Sesto San Giovanni e quelli dell’ex Ineos di Monfalcone. Tutti rischiano di restare senza lavoro e rivendicano la tutela dei loro posti. Una guerra che ha visto ieri i lavoratori lombardi manifestare a Trieste. La Regione, che li ha ricevuti in delegazione, si è detta disponibile a avviare un confronto con l’azienda e con le istituzioni sul riassetto della Mangiarotti Nuclear, che ha sede in Friuli Venezia Giulia e un’unità produttiva anche in Lombardia.
È quanto almeno emerso nell’incontro che l’assessore alle Attività produttive Luca Ciriani ha avuto ieri con i lavoratori dello stabilimento di Sesto che hanno espresso la preoccupazione per un progressivo ridimensionamento del ”loro” stabilimento a rischio di chiusura, soprattutto dopo che la Mangiarotti Nuclear, che produce componenti per centrali nucleari, ha rilevato il sito della ex Ineos di Monfalcone, scelto per il suo diretto collegamento con le banchine portuali. L’azienda ha recentemente chiesto di prolungare la cassa integrazione per l’80% degli addetti di Sesto, un centinaio. I rappresentanti di Sesto si pongono l’obiettivo di mantenere in Lombardia la progettazione e la produzione dei componenti meccanici, che verrebbero poi assemblati a Monfalcone, secondo gli impegni a suo tempo sottoscritti con l’ex proprietà dello stabilimento lombardo, il Gruppo Camozzi. È stata sottolineata l’alta professionalità delle maestranze di Sesto, non riproducibile facilmente altrove. Ciriani ha assicurato che saranno condotti alcuni approfondimenti sui programmi della Mangiarotti Nuclear, coinvolgendo il Comune e il Consorzio industriale di Monfalcone, assieme alla Provincia di Gorizia.

ENERGIA/ Confindustria «Sì all’ellettrodotto aereo E sì anche al nucleare»

Non stupisce questa posizione di Confindustria (del resto a chi giovano elettrodotto e nucleare?) e solo con una stolida ingenuità si poteva pensare il contrario.

Noi siamo per un diverso modello di sviluppo: Né elettrodotto, Né nucleare: Non servono!


Messaggero Veneto DOMENICA, 9 MAGGIO 2010

 

Non si placano le polemiche sull’elettrodotto ad alta tensione Redipuglia-Udine Ovest. Questa volta a ribadire la necessità dell’impianto e la sua realizzazione aerea è il presidente di Confindustria Udine, Adriano Luci, il quale interviene in risposta a interpretazioni di parte su dichiarazioni rese nel corso di un recente dibattito televisivo che sono state diffuse alla stampa da Aldevis Tibaldi, del Comitato per la vita del Friuli rurale.

«Non mi dispiace affatto contraddire Tibaldi – afferma Luci – ma il supposto “compiacimento per la non contrarietà di Confindustria alle tesi del Comitato”, come è stato riportato, è strumentale. E non ho espresso mai “prudenza” nei confronti dell’elettrodotto».

«La nostra Regione – aggiunge Luci – possiede una rete ad alta tensione vecchie e insufficiente. Viene ora utilizzata al limite della capacità e della sicurezza con rischi oggettivi per la continuità delle forniture. La realizzazione dell’elettrodotto, potenziando la magliatura della rete, costituisce garanzia di approvvigionamento delle famiglie e delle imprese (in particolare delle Province di Udine e Pordenone), riduce i rischi di disservizi, assicura stabilità e migliora la qualità del servizio elettrico. Quindi è una necessità».

Secondo il presidente di Confindustria Udine, la soluzione interrata risulta presentare un impatto ambientale superiore, pone maggiori interferenze nella gestione di esercizio, è meno affidabile e meno sicura, viene ad asservire aree superiori in termini di superficie di 40 volte rispetto all’opzione aerea. «Oltre a costare molto di più – precisa Luci –, soluzione tedesca o meno. E le famiglie e le imprese si aspettano che l’energia elettrica sia disponibile e che costi meno. Per questo l’“aereo” rappresenta la soluzione più coerente».

Luci chiarisce poi la sua posizione sul nucleare. «Premesso che stiamo pagando con un’energia più cara il peso delle non scelte del passato, va rilevato come le tecnologie per la produzione di energia nucleare sono molto più avanzate di 30 anni fa. Su questi temi bisogna stare attenti, ma le scelte vanno compiute e le tecnologie lo consentono. Quindi il nucleare è un’opzione cui il nostro Paese in un quadro di integrazione delle fonti di energia non può rinunciare. Sosteniamo la giunta regionale nel perseguire l’obiettivo della partecipazione all’ampliamento della centrale di Krsko. Se non sarà percorribile, andranno valutate soluzioni locali di cui non si deve temere a priori».