Da l’Espresso
Fukushima, un anno dopo – lo speciale
“Nucleare pericoloso e imprevedibile”
Onda Resistente
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
da La Repubblica del 24 marzo 2012
GINEVRA – Uno dei due reattori della centrale nucleare svizzera di Beznau, il più vecchio impianto atomico del mondo, è stato temporaneamente chiuso a causa di un problema tecnico. Il fermo del reattore numero due di Beznau è stato deciso per evitare problemi a una pompa di raffreddamento dei circuiti. La sua riaccensione è prevista tra alcuni giorni.
Il problema riguardava la sigillatura della pompa che non era più a tenuta stagna. Di conseguenza il personale ha deciso per precauzione di spegnere manualmente il reattore, ha affermato la società proprietaria della centrale, l’Axpo, in un comunicato. Prima di ripararla si deve aspettare che il sistema si raffreddi e ci vorranno alcuni giorni. Il reattore numero 1 continua a funzionare normalmente, ha precisato Axpo.
Il Blocco 1 di Beznau, vicino al confine con la Germania, entrò in funzione nel 1969. La centrale è diventata quella operativa più antica del mondo dopo la chiusura, il 29 febbraio scorso, dell’impianto di Oldbury, in Gran Bretagna.
Il 29 maggio del 2011 il governo elvetico ha deciso di rinunciare gradualmente all’energia nucleare, e le centrali esistenti dovranno essere disattivate via via alla fine del loro ciclo, che si conclude nel 2034.
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
12 settembre 2011
Una fornace è esplosa all’interno dell’impianto gestito dall’Areva a Marcoule, non lontano da Avignone e dal confine italiano. Lo stabilimento usato per trattare le scorie, ma non sono presenti reattori. In Italia subito attiva una rete di rilevamento della Protezione civile. Dopo la notizia, a Parigi si aggravano le perdite in borsa: precipitano i titoli energetici/ Commenta
IL PRECEDENTE Nel 2008 le polemiche per l’incidente a Tricastin
Quelle centrali che fanno paura all’Europa – La mappa dei siti
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
Repubblica 19 settembre
BLOG. In tutto sono 18. Quasi la metà ammonite dall’Authority per la sicurezza: “Non in grado di specificare un piano in caso di terremoto”. Invocate oltre 200 azioni correttive
Quasi la metà delle centrali atomiche francesi non ha passato l’esame dell’Authority per la sicurezza nucleare nazionale. Sottoposti a nuovi controlli sulla base delle esigenze di sicurezza aggiornate dopo la catastrofe di Fukushima e quindi alla resistenza a terremoti e inondazioni, ben 8 impianti su 19 sono stati bocciati dalla Asn.
Fra gli aspetti insoddisfacenti dei siti di Golfech, Civaux, Cattenom, Flamanville, Penly, Gravelines, Saint-Alban e Le Blayais, secondo quanto riferito dal settimanale Le Journal du Dimanche, ci sono soprattutto quelli riguardanti la reazione ad ipotetiche catastrofi naturali, all’interruzione dell’alimentazione elettrica con conseguente blocco delle fonti di raffreddamento e la gestione di alcune situazioni di emergenza.
Il periodico francese pubblica anche il contenuto di una lettera datata 23 agosto e indirizzata dall’Asn al direttore della centrale di Cattenom, nell’est del paese. “Non siete stati in grado – si legge nella missiva – di specificare agli ispettori quale sarebbe il vostro piano d’azione post-sismico in seguito a scosse gravi”. Le ispezioni e i rapporti sono stati un complemento agli stress-test sulle centrali francesi stabiliti a livello di Unione Europea dopo la tragedia giapponese, che avevano dato risultati tranquillizzanti.
In tutto sarebbero oltre 200 le “azioni correttive” invocate dagli ispettori nelle 8 centrali inadeguate. Per il direttore della sicurezza dei reattori (in Francia sono 58 quelli in attività), Martial Jorel, “i rischi sismici non sono stati percepiti nel loro giusto valore in Francia, un paese in cui i movimenti tellurici sono poco frequenti”.
La rivelazione sulle carenze degli impianti francesi arriva nello stesso giorno in cui il colosso industriale tedesco Siemens annuncia la sua uscita definitiva dal settore dell’energia atomica. “Noi non saremo più coinvolti nella gestione totale della costruzione di centrali nucleari o nel loro finanziamento, questo capitolo è chiuso per noi”, ha dichiarato il presidente, Peter Loescher, in un’intervista al settimanale Der Spiegel. “In futuro – ha precisato – continueremo a consegnare parti convenzionali, come turbine a vapore. Ciò significa che ci limitiamo a tecnologie che non servono solo al nucleare, ma che si trovano anche nelle centrali a gas o a carbone”.
Loescher ha spiegato questo passo, in parte atteso dopo la pessima esperienza fatta dal gruppo con il nuovo impianto finlandese di Olkiluoto (strascichi giudiziari inclusi) e le difficolta a concludere un’intesa con i russi di Rosatom, con l’incidente di Fukushima e con “la posizione chiara presa dalla società e dal mondo politico in Germania”.
L’addio di un’impresa dell’importanza della Siemens al nucleare è infatti l’ultimo colpo alla credibilità di un effettivo rilancio dell’energia atomica su scala mondiale dopo l’annuncio dell’uscita dell’atomo di Giappone, Svizzera, Germania e dopo il referendum italiano.
Marzo 17th, 2017 — Nucleare
MV 26 marzo
UDINE La centrale nucleare di Krsko, in Slovenia, è stata fermata l’altra sera verso le 22.30 a causa di un problema all’elettrodotto a cui è collegata. E’ stato il secondo blocco dell’impianto in 48 ore. Infatti, un analogo problema si era verificato anche mercoledì. Responsabili dell’impianto hanno riferito che la centrale si è fermata automaticamente dopo che dal sistema energetico è saltato un elettrodotto che trasporta l’energia in direzione della Croazia. Nessun rischio per la popolazione e per l’ambiente, livello zero di pericolosità, hanno garantito fonti slovene.
Il presidente dell’amministrazione dell’impianto atomico, Stane Rozman, al microfono del Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia, ieri ha spiegato: «Per noi è fondamentale informare regolarmente sull’attività della centrale e segnalare ogni singolo cambiamento o blocco. La trasparenza ci garantisce l’alto livello di fiducia dell’opinione pubblica». Ma c’è chi vuole vederci chiaro. Il senatore del Partito democratico Carlo Pegorer ha presentato infatti un’interrogazione a risposta scritta al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo sull’incidente che si è verificato l’altra sera nella centrale nucleare. «Posto che non è la prima volta che la centrale nucleare di Krsko, situata a un centinaio di chilometri dalla frontiera italiana, registra incidenti conseguenti al suo malfunzionamento – ha spiegato Pegorer – chiedo se il Governo italiano sia in possesso o meno di più dettagliate informazioni su tali recenti incidenti». Secondo Pegorer, poi, nel caso di incidente grave nella centrale di Krsko con la possibile fuoriuscita di vapori contaminanti, «il territorio del Friuli Venezia Giulia ne sarebbe investito in poche ore».
Per la serietà di «un simile grave possibile evento», ha detto ancora il senatore democratico, «la stessa Repubblica di Slovenia si sarebbe dotata di dosi di iodio sufficienti a garantire la cura della propria popolazione». Pegorer, nell’interrogazione, chiede anche al governo italiano se «sia stato definito un piano di distribuzione di pillole di iodio nei territori posti nelle vicinanze di paesi nei quali sono ubicate e funzionanti centrali nucleari da utilizzare in caso di insorgenza di nube tossica da tali impianti».
La centrale di Krsko, l’unico impianto nucleare nei Paesi della ex Jugoslavia, è stata costruita congiuntamente nel 1981 dalla Croazia e dalla Slovenia e dovrebbe restare operativa fino al 2023. Quest’anno il governo di Lubiana dovrebbe varare un piano di sviluppo energetico che prevede anche la costruzione di un secondo reattore. E il presidente della Regione Renzo Tondo ha sempre affermato di voler partecipare allo sviluppo della centrale.
(26 marzo 2011)
da Il Piccolo
Nucleare, la centrale di Krsko fa le bizze
Secondo guasto in due giorni nella “sicurissima” centrale nucleare di Krsko. Come già successo mercoledì, l’impianto è andato in blocco. Le autorità: tutto ok
BELGRADO Ancora un intoppo per la centrale nucleare di Krsko, il secondo in 48 ore. Dopo il blocco automatico di mercoledì, l’impianto non è riuscito, come da programma, a rientrare in servizio giovedì sera per un nuovo problema all’elettrodotto che convoglia l’elettricità verso la Croazia. «Nessun allarme», hanno affermato i responsabili di Krsko. Il guasto non ha comportato pericoli né per la centrale, né per la popolazione. Sul sito internet della «Nuklearna Elektrarna Krsko» si trovano maggiori dettagli sull’accaduto. «Dopo un accurato esame delle attrezzature a seguito del blocco automatico di mercoledì, sono state riscontrate alcune anomalie nel sistema. Per eliminare le irregolarità c’è bisogno di altro tempo – continua il comunicato – la centrale tornerà operativa la settimana prossima». Krsko è comunque «in uno stato di arresto sicuro e non ci sono effetti sulle persone o sull’ambiente».
Mercoledì la centrale era stata fermata sempre a causa di un problema alla rete di distribuzione elettrica verso Zagabria. L’incidente era stato classificato a «rischio zero» dalla dirigenza di Krsko. Dirigenza che ieri ha messo la faccia per tranquillizzare l’opinione pubblica, compresa quella italiana. Secondo Stane Rozman, presidente del consiglio d’amministrazione della centrale, «è fondamentale informare regolarmente sull’attività della centrale e segnalare ogni singolo cambiamento o blocco. La trasparenza ci garantisce l’alto livello di fiducia raggiunto presso l’opinione pubblica», ha detto Rozman ai microfoni del Tg regionale della Rai. La centrale vanta due cicli di raffreddamento e sarebbe in grado di resistere a terremoti ben più intensi di quelli che possono verificarsi nell’area.
Dovrebbe rimanere operativa fino al 2023, ma la Slovenia sta pensando alla costruzione di un secondo reattore entro il 2013. Ma sono in molti oggi a non fidarsi cecamente né del nucleare in se e per sé, né tantomeno di Krsko. Allarmato dai guasti alla centrale, il senatore Pd Carlo Pegorer ha presentato ieri un’interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo per sapere se il governo italiano «sia in possesso o meno di più dettagliate informazioni su tali recenti incidenti».
La Slovenia, aggiunge con preoccupazione il senatore democratico, «si sarebbe dotata di dosi di iodio sufficienti a garantire la cura della propria popolazione» in caso di incidente grave. E Pegorer si domanda se anche l’Italia ha un piano simile. Piano utile in caso di un malaugurato – anche se a detta degli esperti improbabile – serio incidente a Krsko.
Marzo 17th, 2017 — Nucleare
da TMN
Tokyo, 27 marzo. Cortei a Tokyo e Nagoya per dire no al nucleare. La popolazione è scesa in piazza per manifestare pacificamente e chiedere la chiusura definitiva delle centrali nucleari del paese. Nuovo allarme radiazioni a Fukushima.
ROMA – Circa 300 persone, in prevalenza mamme con bimbi, hanno protestato oggi a Tokyo contro la centrale nucleare di Hamaoka, nella prefettura di Shizuoka. La manifestazione, a poco più di due settimane dal grave incidente ancora irrisolto della centrale di Fukushima causato dal sisma/tsunami dell’11 marzo, ha puntato dritto verso un altro impianto ritenuto «ad altissimo rischio», distante solo 200 km a sud di Tokyo e a 120 dalla popolosissima Nagoya, costruito sul punto di congiunzione delle placche tettoniche.
La stampa nipponica ha oggi recuperato, tra l’altro, la testimonianza di Katsuhiko Ishibashi, professore della Kobe University e uno dei massimi esperti sulle Scienze della Terra, tenuta dinanzi a una commissione parlamentare a febbraio 2005. Nell’occasione, Ishibashi aveva parlato di «terremoto e della sua potenza in grado di colpire un impianto nucleare in più parti e produrre diverse rotture» con danni a parti vitali come il sistema di raffreddamento. Una descrizione che rispecchia quanto accaduto a Fukushima, ma che se ripetuto a Hamaoka porterebbe a un «colpo fatale al Giappone» con pesanti effetti «per tutte le generazioni future».
Domenica 27 Marzo 2011 – 16:09
da Swisscom
Centinaia di persone hanno manifestato oggi a Nagoya (centro) e Tokyo per chiedere l’abbandono delle centrali nucleari dopo l’incidente all’impianto di Fukushima provocato dal sisma e dallo tsunami di due settimane fa. Lo hanno constatato giornalisti della France Presse sul posto.
In un Paese dove tradizionalmente i cortei anti-nucleari sono rari e hanno poca partecipazione, almeno 300 manifestanti si sono riuniti a Nagoya rispondendo all’invito di studenti preoccupati dalla situazione alla centrale di Fukushima 1, situata nel nord-est dell’arcipelago.
“Non vogliamo un’altra Fukushima”, hanno scandito i manifestanti chiedendo la chiusura della centrale di Hamaoka situata a 120 chilometri da Nagoya, sulla costa sud dell’isola di Honshu, e pure a rischio sisma. A Tokyo, infine, circa 300 persone hanno sfilato nel quartiere chic di Ginza scandendo slogan come “Non abbiamo bisogno del nucleare”.
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
a cura del Gruppo Ecologia Sociale
MARTEDÌ, 14 GIUGNO 2011 Pagina 8 – Attualità
Tondo: «Strumentalizzazione» E riapre il dossier Krsko
Il presidente Fvg ripete la necessità di partecipare all’allargamento della centrale nucleare slovena Gottardo: «Segnale chiaro, ma il problema del fabbisogno energetico dovrà essere risolto»
UDINE Ripete d’essere un nuclearista convinto e guarda ancora alla centrale di Krsko. Poi il governatore Renzo Tondo bolla il referendum come una «mistificazione colossale» e spiega perché va rivista la legge per indire la consultazione. Tondo non è andato a votare, come aveva anticipato e allora esplicita le sue ragioni. «Questi referendum erano e sono una mistificazione colossale. L’unico motivo era il tentativo di dare una spallata al governo di Silvio Berlusconi su leggi che la stessa sinistra (come per citarne una quella sull’acqua) aveva approvato e che sono state mal comunicate. Detto questo raccogliamo una protesta popolare contro il governo di cui dobbiamo farci carico. La mistificazione – insiste Tondo – sta tutta nella non corretta informazione sui temi dell’acqua pubblica. Il quesito su questo tema è qualche cosa che grida vendetta perché è stata comunicata dai promotori come la privatizzazione di un bene generale, ma non era così». Tondo ha quindi citato l’ex ministro Franco Bassanini, il sindaco di Firenze Matteo Renzi e l’ex ministro e ora segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «La legge sulle privatizzazioni dei servizi era stata promossa addirittura dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando era ministro dell’Interno. È la dimostrazione – prosegue il presidente Fvg – di come la Sinistra abbia voluto strumentalizzare, riuscendoci, questi referendum». Poi il nucleare. Il governatore ribadisce d’essere un nuclearista convinto, lui che ha sempre scacciato il rischio di una centrale in Friuli Venezia Giulia, ma ripetuto la necessità di partecipare all’allargamento di quella di Krsko. «Sulla struttura in Slovenia ora bisognerà capire cosa intende fare Lubiana. Ma è evidente che con il risultato di questa consultazione in Italia le centrali non si faranno e di nucleare non si parlerà più per almeno un decennio. La Slovenia deciderà cosa fare. E comunque – aggiunge Tondo – sarebbe opportuno farsi promotori di un’azione politica che possa mettere in sicurezza quella centrale. Io lo farei volentieri, anzi se così sarà parteciperemo, ma a questo punto bisognerà capire le intenzioni della Slovenia». Per il governatore, infine, la norma va cambiata. «Noi prevediamo 500 mila firme per promuovere un referendum, ma questo poteva valere nel ’48 – spiega il presidente Fvg – quando è stata fatta la Costituzione, quando non c’erano radio, televisione, internet, insomma gli strumenti di comunicazione di oggi. In ogni caso, lo ripeto – conclude Tondo – non c’è dubbio che questa sia stata una forte spallata al governo e questo è il significato politico di questo referendum». E di strumentalizzazione parla anche il coordinatore regionale del Pdl, Isidoro Gottardo. «Gli italiani si sono espressi contro il nucleare e perché l’acqua sia un bene pubblico e hanno voluto lanciare alla politica un segnale chiaro del proprio disagio. Ma che l’acqua fosse un bene pubblico nessuno lo ha mai messo in discussione ed è stato falso farlo credere – commenta Gottardo – tuttavia è chiaro che referendum o no il problema di introdurre liberalizzazione nei servizi acqua, trasporti e rifiuti è un fatto che rimane e che l’Italia, chiunque la governi, dovrà risolvere eliminando sprechi e rendite parassitarie che le gestioni pubbliche, fatte le dovute eccezioni, consentono». Gottardo riconosce poi un segnale chiaro: il no al nucleare. «E’ indubbio, ma il fabbisogno energetico dovrà comunque essere risolto perché per quanto si spinga sulle energie rinnovabili queste non risolveranno del tutto il problema dell’Italia che continuerà, purtroppo, ad avere attorno a sè le centrali nucleari comprando da queste l’energia che ci serve. La sicurezza di queste è un problema che non riguarda solo chi le ha, ma anche chi ne può subire le conseguenze. I referendum, il cui responso deve essere ineccepibile, devono restare uno strumento per i cittadini e non per la politica che li strumentalizza per altri fini», conclude Gottardo.
Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
Un sondaggio popolare ha fatto emergere chiaramente un’idea dei “beni comuni” e un’ostilità al nucleare che guardiamo con simpatia e che costringe i piani della partitica nazionale ad una brusca frenata.
Bisogna però resituire all’esito referendario il giusto ruolo sul piano fattivo sia nel merito dei quesiti, stravinti dal SI, sia su quello, sempre rischioso, di una deresponsabilizzazione che il voto porta in grembo. Il fatto che nel 2011 gli italiani siano chiamati ad esprimersi su una materia su cui avevano già espresso chiaramente la loro opinione nel’87, ci dimostra che i referendum si possono anche vincere, ma le vere vittorie sono quelle che si impongono con la lotta e si mantengono con una vigilanza e una conflittualità costanti e soprattutto promuovendo delle valide alternative. Il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti dell’aprile ‘93, per esempio, è stato vinto dai no con il 90,3%, eppure, invece di abrogare la legge come chiaramente espresso dal voto, sono state promulgate nuove leggi e norme, in primo luogo il rimborso elettorale, tramite le quali i partiti oggi incassano più di quando c’era il finanziamento pubblico.
Anche rispetto all’acqua la volontà popolare di non mettere nemmeno una goccia nelle mani dei privati, non solo non ci mette al riparo dal rischio di una prossima privatizzazione, dando la possibilità di farne delle altre ad hoc, ma soprattutto non risolve il problema di normative europee che ne vincolano le scelte future.
Riteniamo inoltre osceno che Bersani, e in generale il PD, oggi rivendichi la vittoria quando ieri si poteva leggere sul libro del segretario del secondo partito in Italia (l’alternativa berlusconiana) frasi quali: “smantellare il vecchio nucleare e partecipare allo sviluppo del nuovo nucleare pulito, avvicinando la quarta generazione”; o ancora: “Il pubblico deve avere il comando programmatico dell’intero processo di distribuzione e le infrastrutture essenziali come le dighe, i depuratori, gli acquedotti devono essere sotto il pieno controllo pubblico ma ciò non vuol dire che il pubblico non possa affidare ai privati parti di gestione del ciclo, ovviamente dopo regolare gara e con un’autorità indipendente che vigili costantemente sul rapporto tra capitale investito, tariffe per il consumatore e remunerazione”.
Le questioni ecologiche in Friuli sono endemiche. Basta guardare alle decennali lotte ambientali in ogni parte di questi territori per capire, la dove si è vinto, che solo una mobilitazione generale ed un impegno diretto e determinato delle popolazioni coinvolte può permettere cambiamenti significativi. Non ultimo la battaglia sull’inceneritore di CDR-Q di Fanna a Maniago, l’ennesimo cancro ambientale certificato dalle istituzioni.
Eppure il dato più macroscopico di questo referendum rispetto alla nostra regione è il festeggiare la vittoria di un allontamento da un’ipotesi di una centrale nucleare fra vent’anni quando abbiamo già oggi, e da almeno 50 anni, ben 50 bombe nucleari sotto casa. Così come il vento popolare ha soffiato sul tentativo di impantanarci in scelte energetiche senza futuro, è vitale che questo stesso vento spazzi via, ricominciando a soffiare con determinazione e pubblicamente, ogni specie di “atomica” civile o militare, a partire da subito.
Iniziativa Libertaria
Marzo 17th, 2017 — Nucleare
Corriere
14:02 ESTERI «Muro» d’acqua
di 15 metri nel video amatoriale girato il giorno dello tsunami
Repubblica
(9 aprile 2011)
Ecco lo scenario della centrale al centro dell’emergenza nucleare in Giappone
(fonte: Aiea; aggiornamento del 9 aprile, ore 17)
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Marzo 17th, 2017 — General, Nucleare
Ancora mezze verità con ricami ottimistici da Fukushima
Corriere 24 maggio 2011
FUKUSHIMA
08:26 ESTERI Lo ha reso noto la Tepco. Finora era stata ammessa solo nel reattore 1 della centrale
MILANO – Anche le barre di combustibile nucleare dei reattori 2 e 3 della centrale di Fukushima si sono parzialmente fuse. Lo ha annunciato la Tepco, gestore dell’impianto nucleare. Finora la società giapponese aveva reso noto che solo il reattore 1 era stato interessato da fusioni parziali «della maggior parte del combustibile al fondo del recipiente di contenimento» a causa dei sistemi di raffreddamento fuori uso dopo lo tsunami che l’11 marzo aveva investito il sito nucleare. Lo scenario aveva sollevato timori, ora confermati, che anche i numeri 2 e 3 avessero subito la stessa sorte. Secondo la compagnia, tuttavia, è improbabile che questo faccia peggiorare la situazione perché le barre sono già state coperte dall’acqua per aumentare il raffreddamento. Ora i reattori «sono interessati da operazioni di raffreddamento e la loro condizione è stabile», ha aggiunto un portavoce della Tepco.
Redazione online
24 maggio 2011