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Marzo 17th, 2017 — Bollette, General
MV MARTEDÌ, 07 DICEMBRE 2010
Pagina 14 – Udine San Giorgio di Nogaro. Chiesti chiarimenti per lo “sfiatatore” all’ecopiazzola e sulla mappatura degli scarichi
I comitati al Cafc: anomalie da risolvere
SAN GIORGIO DI NOGARO. Paolo De Toni, portavoce dei Comitati della Bassa Friulana, ha inviato al direttore generale del Cafc spa, Massimo Battiston, un invito/diffida in merito alle vertenze rimaste ancora aperte dell’ex Consorzio depurazione laguna, società fusasi per incorporazione con il Cafc di Udine.
L’invito è «a porre immediatamente rimedio alla nutrita serie di anomalie messe in atto in passato dal Cdl spa, sia in merito ai canoni di depurazione, che in merito alla questione tecnica ed impiantistica», facendo anche riferimento al recente incontro avuto con il direttore dell’Aato, ingegner Canali. In tale occasione, infatti, sono state discusse varie tematiche che «costituivano o costituiscono materia di contenzioso fra l’utenza e l’ormai ex gestore del servizio idrico integrato. In particolare – sottolinea De Toni – si invita, ma nello stesso tempo si diffida, la nuova Società Cafc, a porre immediatamente fine all’attività di diluizione delle acque reflue convogliate verso l’impianto di depurazione centralizzato di San Giorgio di Nogaro, attraverso un presunto “sfioratore” posizionato nella Ecopiazzola comunale di via dell’Istria».
«Con questo atto di diffida, si intende dare continuità e coerente applicazione a quanto accennato nell’incontro con il dirigente Aato – continua il portavoce dei comitati – Vorrei inoltre rilevare che la Provincia di Udine ha intimato l’ex Cdl spa di realizzare la grigliatura degli scarichi della fognatura comunale mista con oltre 100 Ae entro 18 mesi dalla notifica (agosto 2010), della quale non mi risulta a tutt’oggi, sia neanche iniziata l’attività di progettazione delle opere imposte».
Dunque, i Comitati, attraverso il loro portavoce, non si fermano e intendono chiarire subito con la nuova società, che nla “battaglia” prosegue sia per i rimborsi, sia e soprattutto per i canoni di depurazione, per gli allacciamenti alla doppia rete fognaria, per le opere previste dalla Provincia e ancora non realizzate.
Francesca Artico
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il Piccolo — 03 dicembre 2010 pagina 12 sezione: GORIZIA
Comitato ambiente: «È superato il regolamento sulle fognature»
CERVIGNANO Primo giorno dalla fusione Cafc-Tubone. L’operazione aziendale è avvenuta l’altro ieri, e Paolo De Toni, portavoce del Comitato difesa ambientale, ha reagito con una lettera-diffida, inviata ieri a Massimo Battiston, direttore generale del Cafc, il Consorzio che ha assorbito il Tubone. De Toni invita Battison a «porre immediatamente rimedio alla nutrita serie di anomalie messe in atto in passato dal Tubone, in merito ai canoni di depurazione e alla gestione tecnica ed impiantistica. Si esorta la società a smettere di diluire le acque reflue convogliate verso l’impianto di depurazione di San Giorgio attraverso il presunto sfioratore dell’ecopiazzola di via dell’Istria. Con questo atto – continua la lettera – vogliamo dare continuità a quanto protocollato dall’Aato nella riunione del 12 novembre. La Provincia ha intimato all’ex Tubone di realizzare la grigliatura degli scarichi della fognature comunali miste entro 18 mesi dalla notifica, avvenuta lo scorso agosto. Eppure ad oggi la progettazione delle opere non pare neanche iniziata». Intanto nell’assemblea del Comitato, tenutasi martedì a Cervignano, è emerso il problema di come verrà trattata la questione degli allacciamenti dopo la fusione. «L’assorbimento tra i Consorzi – insorge De Toni – implica che il regolamento fognatura esistente debba decadere. Quali procedure verranno applicate per gli allacciamenti? Attendiamo delucidazioni, in vista delle assemblee del Cafc e dell’Aato, il 14 e il 21 dicembre. Per la salvaguardia degli utenti, serve chiarezza sia sui rimborsi che sugli allacciamenti». «Faremo in modo che non ci siano aumenti sostanziali – replica Paviotti –. Eviteremo ripercussioni negative, valutando eventuali modifiche da apportare in base al piano di investimenti. Per il nuovo regolamento, è probabile che verrà aggiornato e riproposto quello del Tubone. Vedremo anche di chiarire la questione degli allacci e i tempi di emissione dell’ordinanza comunale. In linea di principio l’allacciamento sarà obbligatorio, concedendo deroghe nei casi di reale impossibilità». (el. pl.)
Marzo 17th, 2017 — General, Ultime
Repubblica 4 dicembre
IL CASO
Il ministro dell’Agricoltura attacca l’Alto Adige che li ha messi al bando. Ma gli agricoltori minacciano di scendere in piazza: “Così si inquinano le altre colture”
di ANTONIO CIANCIULLO
ORMAI tra governo e Regioni è scontro frontale. Accanto alla sempre più visibile frattura sul nucleare, si sta aprendo un’altra faglia: quella sugli Ogm. Anche in questo caso le Regioni, in maniera sostanzialmente bipartisan, fanno muro contro le decisioni di Palazzo Chigi e Roma aumenta il pressing. È una tensione che sta raggiungendo livelli molto alti. Come testimonia l’ultimo scambio di stoccate.
Ieri l’Alto Adige si è dichiarato Ogm free: con una norma provinciale l’utilizzo dei prodotti transgenici è stato messo al bando. Una decisione che l’assessore all’Agricoltura Hans Berger ha collegato a un quadro più generale: “Il parere negativo della gran parte dei consumatori e di un numero sempre maggiore di Regioni ha convinto la Commissione europea a cambiare la propria strategia, delegando ai singoli Stati la competenza sulle decisioni in materia di Ogm”.
Contro l’asse Regioni-Bruxelles è sceso subito in campo Giancarlo Galan, il primo ministro delle Politiche agricole italiane a decidere una vistosa apertura ai prodotti transgenici nei campi. Galan ha detto che le dichiarazioni di Berger “ricordano molto una campagna promozionale dal sapore turistico”. E ha aggiunto che la “la legislazione attuale consente di vietare la coltivazione solo se si ha motivo fondato di ritenere che un Ogm rappresenti un rischio per la salute umana e per l’ambiente”, cosa l’Italia non è “in grado di dimostrare in maniera inequivocabile”.
Ma gli Ogm possono convivere con i prodotti
tradizionali o rischiano di far saltare il già precario equilibrio dell’agricoltura e del paesaggio? Le Regioni, che propendono per il no, hanno bloccato le linee guida sulla coesistenza. E su questo punto è ancora più esplicita la pressione di Galan in una lettera inviata al presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani: “Ove non si riuscisse ad adottare le linee guida sulla coesistenza, per interrompere uno stallo che dura ormai da anni, si porrebbe l’obbligo di valutare tutte le possibili ipotesi alternative per adempiere alla sentenza del Consiglio di Stato n. 183/2010”. Quella che, all’interno di un quadro giuridico molto articolato, spinge in favore degli Ogm.
Una sfida diretta alle Regioni e alle associazioni degli agricoltori. “La nostra è una posizione molto concreta”, spiega Stefano Masini, responsabile ambiente della Coldiretti. “Guardiamo come sono fatti la nostra agricoltura e il nostro territorio: ci sono più di 500 prodotti doc e igp; una rete molto estesa di siti protetti a vario titolo; proprietà estremamente frammentate, con una grandezza media di 5-6 ettari contro i 240 degli Stati Uniti. Imporre gli Ogm vorrebbe dire creare un sistema costosissimo e inutile: una doppia filiera che vada dai campi ai sistemi di trasporto nel tentativo, destinato a fallire, di evitare l’inquinamento dei prodotti tradizionali”.
Di fronte all’ipotesi di colture Ogm imposte dal governo, gli agricoltori hanno deciso di rispondere con ogni mezzo: dalla mobilitazione di piazza ai referendum locali fino alla battaglia legale in base agli articoli del codice civile che vietano “l’esercizio di attività pericolose”. Anche perché il rischio economico per il settore di punta del made in Italy alimentare è consistente. “Negli Stati Uniti il 15 per cento del territorio coltivabile ha problemi con una contaminazione da erbicidi legata all’uso degli Ogm”, conclude Masini.
(04 dicembre 2010)
Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
Marzo 17th, 2017 — Gas, General
Da Il Piccolo del 05/12/10
Blitz degli ambientalisti, letame sui rigassificatori
di GIUSEPPE PALLADINI La contestazione non è arrivata nella sala del seminario sull’impatto sociale e la sicurezza dei rigassificatori, ieri mattina all’Hotel Savoia. Si è comunque manifestata in maniera plateale nella hall dell’albergo, dove alcuni sacchi di terriccio misto a letame sono stati sparsi da tre persone incappucciate che poi sono fuggite. Con un comunicato anonimo, firmato ”Sardoni nostrani e canoce rabiose”, gli autori del gesto hanno precisato di aver gettato ”cinquanta chili di ottimo letame equino contro il progetto del rigassificatore e contro il convegno”. Un incontro, quello di ieri, organizzato da Nomisma Energia, che ha prodotto una messe di dati tecnici sui rigassificatori, ad opera di esperti e docenti universitari di diversi atenei, ma dal quale non sono emerse novità sullo stato di avanzamento del progetto che Gas Natural intende realizzare a Zaule. Interpellato a margine del seminario, Ciro Garcia Armesto, project manager di Gas Natural Rigasificazione Italia, si è limitato a dichiarare: «Stiamo lavorando con la Regione, che si è espressa in modo positivo sul progetto, per arrivare quanto prima alla conferenza dei servizi. Stiamo discutendo su aspetti tecnici, e restiamo in attesa che si definisca il programma della conferenza». Nella sua relazione, che ha concluso il convegno, Garcia Armesto è ritornato su aspetti già noti, a cominciare dai 30-40 milioni per la bonifica dell’area e dai 550 milioni di investimento (il 70% si riverserà sull’economia locale durante la costruzione), per proseguire con i 1.500 posti di lavoro nei tre anni di lavori e con i 130 milioni di entrate fiscali che l’investimento produrrà. A regime i posti di lavoro saranno invece 70-80, più 300 per l’indotto, e l’impatto economico e fiscale ammonterà a 30 milioni l’anno. In tema di sicurezza il project manager di Gas Natural ha precisato che l’azienda ha effettuato tutti i passi necessari con il comitato tecnico regionale. «Per noi che lavoriamo da tanti anni nel gas – ha sottolineato – la sicurezza è una priorità». Quanto ai paventati effetti negativi sulla pesca e sulla temperatura della baia di Muggia, Garcia Armesto ha spiegato che la concentrazione del cloro nell’acqua di mare sarà dieci volte inferiore al limite di legge, «con un impatto tracurabile sull’ambiente marino», e ha poi smentito un possibile raffreddamento delle acque della baia perchè «avrebbe un impatto negativo anche sul funzionamento del rigassificatore». Se a Trieste il rapporto (scarso) che Gas Natural ha con la popolazione è stato più volte criticato, non altrettanto sta accadendo a Porto Empedocle, dove l’Enel sta per avviare la costruzione di un rigassificatore di capacità analoga a quello progettato per Zaule (8 miliardi di metri cubi di gas all’anno). «Fin dall’inizio – ha rimarcato Giuseppe Luzzio, responsabile per l’Enel dei grandi progetti infrastrutturali – va costruito il rapporto con il territorio. Il problema è essere accettati, e lo si risolve con trasparenza e informazione. Il consenso – ha agg iunto – va creato dal basso. Bisogna scordarsi che, avute tutte le autorizzazioni, si possa partire calando il progetto dall’alto». Restando in tema di impatto sociale, Massimo Nardini, sindaco di Porto Venere (La Spezia), nel cui territorio sorge il rigassificatore di Panigaglia, di proprietà dell’Eni e di cui si sta progettando il raddoppio, ha parlato di «esperienza negativa». Un impianto sorto 40 anni fa (e fino a pochi mesi fa l’unico operante in Italia), partito con una logica diversa da quelle attuali, che negli anni è rimasta tale. «Una logica nazionale – ha osservato Nardini – che ha trasformato il rigassificatore in un business per la società, senza la minima ricaduta per il territorio. Anche 40 anni fa si parlava di catena del freddo e di cogenerazione, ma sono rimaste lettera morta».
«Solo uno spot pubblicitario per il progetto di Zaule»
«Pubblicità indiretta per sponsorizzare il progetto del rigassificatore di Gas Natural a Zaule». Un giudizio senza appello quello di Wwf, Legambiente e Uil-Vigili del fuoco, espresso in una conferenza stampa al termine del seminario svoltosi all’Hotel Savoia. «E’ quantomeno curioso – hanno rilevato le tre associazioni – che una società con un passato prestigioso come Nomisma promuova a Trieste un seminario sui rigassificatori, di valenza nazionale, senza che nello stesso sia previsto un solo intervento sul progetto presentato da Gas Natural per il sito di Zaule. Ancor più singolare – hanno aggiunto – è che il seminario sia patrocinato dal Comune, ”con il contributo (finanziario) di Gas Natural”, ma che sul progetto che interessa la città non sia stata prevista alcuna discussione». La spiegazione di ciò, sempre secondo Wwf, Legambiente e Uil-Vigili del fuoco, sta nel fatto che fatto che «Gas Natural e i suoi sponsor politici, in primis il sindaco di Trieste, non se la sentono di affrontare un contraddittorio sul rigassificatore, conoscono le obiezioni tecniche sul progetto ma non sono in grado di controbatterle, e preferiscono deviare l’attenzione sugli asseriti benefici economici e sui casi di impianti operanti in altri contesti ambientali, del tutto diversi e non paragonabili con quello triestino». Le tre associazioni criticano poi l’uso che la Provincia ha fatto del nome delle più prestigiose istituzioni scientifiche triestine (Università, Ogs, Area Science Park e Sissa) per il ”processo informativo” sul rigassificatore, «promosso oltre tutto molto tempo dopo la conclusione della procedura di Via (valutazione d’impatto ambientale) sul progetto. È stato inventato un meccasismo assurdo – sottolineano – in base al quale i cittadini formulavano le domande, che dovevano poi essere ”tradotte in linguaggio scientifico” da un gruppo di lavoro ad hoc, e quindi trasmesse a Gas Natural per le risposte. Un po’ come chiedere all’oste, ma in linguaggio scientifico, se il suo vino è buono».
Marzo 17th, 2017 — Clima e Potere, General
8 dicembre Repubblica
METEO PAZZO

In Sicilia al mare È l’Immacolata ma sembra agosto
13:56 CRONACHEA Palermo 27 gradi, a Catania 25. Pioggia
e foschia sul nord
Previsioni
CLIMA 7 dicembre Corriere

19:57 SCIENZE Jarrud, capo dell’Organizzazione meteo mondiale: «Ci attendono estati sempre più bollenti»
6 dicembre Repubblica
Nelle aree colpite dalle inondazioni dell’estate scorsa. Lo sforzo dei volontari delle ong, la distribuzione di generi di prima necessità, i programmi per prevenire l’insorgere di epidemie
Settimana conclusiva del summit a Cancun. Dopo aver provocato il fallimento della conferenza di Copenaghen, oggi Pechino apre a impegni vincolanti e trascina anche l’India. Gli esperti: “Riduzioni attuali del tutto insufficienti”
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Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
Smerdata la Gelmini
Contestazioni alla Scala

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Marzo 17th, 2017 — Fascisti carogne, General
13 dicembre 2010
Le clientele di Alemanno ai tempi del Ministro dell’Agricoltura
9 dicembre 2010
Sulla parentopoli romana
inchieste di Procura e Corte Conti

Il reato ipotizzato, a carico di ignoti, è quello di abuso d’ufficio. I fascicoli aperti in base a notizie di stampa. Si dimette la guardia del corpo del sindaco. Indagini su altre aziende legate agli enti locali
L’espresso: gli ex fascisti sistemati dal sindaco
Roma, poltrone ai fascisti
Ex di Avanguardia Nazionale, esponenti di Terza Posizione, perfino naziskin vicini a Mokbel. Così Alemanno ha piazzato nei posti che contano della Capitale i suoi amici estremisti neri
(09 dicembre 2010)
Gianni Alemanno
Boia chi molla, gridava a fine anni Ottanta il giovane Gianni Alemanno, al tempo capo del Fronte della Gioventù e fedelissimo di Pino Rauti, leader dell’ala movimentista dell’Msi e futuro suocero.
Vent’anni dopo, nessuno può accusarlo di incoerenza: Gianni, diventato sindaco di Roma, non ha mollato nessuno. Non ha tradito, non ha lasciato per strada i vecchi camerati, nemmeno quelli finiti in galera per banda armata e atti terroristici, neppure i personaggi più discussi della galassia d’estrema destra protagonista degli anni di piombo. Anzi.
Nell’anno di grazia 2010 Roma è sempre più nera, con fascisti ed ex fascisti che spuntano dappertutto. Nei posti cardine dell’amministrazione comunale e nell’entourage ristretto del nuovo Dux, nell’assemblea capitolina e nelle società controllate dal Comune, passando per enti regionali e ministeri.
Vecchie conoscenze sono comparse anche nella parentopoli che ha investito l’Atac, dove lavorano – come ha scritto Ernesto Menicucci sul “Corriere” – l’ex Nar Francesco Bianco (in passato arrestato e processato per rapine e omicidi insieme ai fratelli Fioravanti, fu scarcerato per decorrenza dei termini) e l’ex di Terza posizione Gianluca Ponzio. Ponzio oggi è a capo del Servizio relazioni industriali della municipalizzata del Comune, negli anni Ottanta fu protagonista di arresti plurimi per rapina e possesso d’armi.
La sinistra ha gridato allo scandalo, ma i due sono sono solo la punta dell’iceberg di un gruppo di potere sempre più radicato in città, cementato dagli ideali e dall’antica appartenenza, da interessi (anche economici) e da relazioni amicali e familiari. La lista comprende ex militanti di Terza posizione e dei Nuclei armati rivoluzionari, uomini di Forza nuova, naziskin vicini alla cricca di Gennaro Mokbel, capi storici di Avanguardia nazionale, ultrà e combattenti delle battaglie degli anni Settanta e Ottanta. Battuto a sorpresa Francesco Rutelli, disintegrati i potentati di Forza Italia (già messi a dura prova durante la giunta regionale guidata da Francesco Storace) ora sono nella cabina di controllo e, nella nerissima capitale, comandano loro.
Uomini d’oro
I due personaggi più influenti dell’amministrazione non sono assessori, ma due amici del sindaco: Franco Panzironi e Riccardo Mancini. Del primo, a capo dell’Ama, si sa praticamente tutto. Meno noti, invece, sono i trascorsi dell’uomo che Alemanno ha voluto alla guida di Eur spa, società controllata dal Campidoglio e dal ministero dell’Economia che ha nel suo portafoglio immobili per centinaia di milioni. Mancini, classe 1958, ha finanziato la campagna elettorale del 2006 e ha fatto da tesoriere durante quella del 2008.
È un imprenditore di successo: erede di parte del patrimonio della famiglia Zanzi (energia e riscaldamento), ha comprato nel 2003 la Treerre, società di bonifiche e riciclaggio che fattura oltre 6 milioni di euro l’anno. Anche lui, che ha sempre vissuto all’Eur, è stato vicino ai camerati di Avanguardia nazionale: nel 1988 è stato processato – insieme ai leader del movimento Stefano Delle Chiaie e Adriano Tilgher, che oggi lavora in Regione con Teodoro Buontempo – e la Corte d’Assise lo condannò a un anno e nove mesi per violazione della legge sulle armi. Ora, dopo vent’anni, Alemanno gli ha dato le chiavi di un quartiere che conosce bene, quello del “mitico” bar Fungo, dove un tempo si ritrovavano quelli di Terza posizione, i ragazzi di Massimo Morsello e il gruppo di Giusva Fioravanti.
Una curiosità: un socio in affari di Mancini, Ugo Luini (amministratore della holding del gruppo, la Emis) è pure tra i consiglieri della fondazione del sindaco, Nuova Italia.
Mancini e Panzironi, ovviamente, si conoscono bene. A novembre il capo dell’Eur Spa ha assunto Dario, il figlio di Franco, già portaborse al Comune e ora funzionario con contratto a tempo indeterminato. La scelta ha fatto gridare allo scandalo il centrosinistra, ma sono altre le indiscrezioni che preoccupano Alemanno.
Mancini, l’uomo che dovrebbe gestire la Formula 1, è infatti amico di Massimo Carminati, tra i fondatori dei Nar e leader della sezione dell’Eur, simpatizzante di Avanguardia nazionale e sodale della Banda della Magliana: il personaggio del “Nero” del film “Romanzo Criminale” è ispirato alla sua storia. I due sono spesso insieme, tanto che qualcuno sospettava che l’ex estremista (incriminato per vari delitti efferati ma assolto – quasi sempre – da ogni accusa) fosse stato assunto dalla municipalizzata. «Una sciocchezza» chiosano a “L’espresso” gli uomini del sindaco «Mancini lo vede solo perché si conoscono da anni. Nessun rapporto di lavoro».
Marzo 17th, 2017 — General, Osservatorio locale
9 dicembre 2010

È piovuto molto in questo novembre e, soprattutto il cielo è rimasto coperto per giorni e giorni. Sicché molti pensano che sia stato un mese da ricordare. Invece non è così. «Sono valori di precipitazione notevoli in quanto superiori dal 50 al 100% alla media, ma non da record» assicura Marcellino Salvador, meteorologo dell’Osmer Arpa del Friuli Venezia Giulia.
Record di pioggia in Friuli: mai tanta acqua in novembre
A Piancavallo 900 millimetri, 524 a Tolmezzo, 370 a Gorizia, 323 a Pordenone, 260 a Udine. Precipitazioni dal 50 al 100% superiori alla media. Ma i record appartengono al passato
di Paolo Decleva
UDINE. È piovuto molto in questo novembre 2010 e, soprattutto il cielo è rimasto coperto per giorni e giorni. Sicché molti pensano che sia stato un novembre di quelli da ricordare. Invece non è così. «Non è stato un mese da record» assicura Marcellino Salvador, meteorologo dell’Osmer Arpa del Friuli Venezia Giulia.
«Quest’anno a novembre – dice Salvador – sono caduti 900 millimetri di pioggia a Piancavallo, 630 a Bordano, 600 a Uccea, 524 a Tolmezzo, 370 a Gorizia, 323 a Pordenone, 260 a Udine, 183 a Trieste. Sono valori notevoli in quanto superiori dal 50 al 100% alla media, ma non da record».
«L’impressione di un novembre particolarmente piovoso, nasce forse dal fatto che ci sono stati 15 giorni di pioggia e che le giornate di cielo coperto sono state molto numerose. Ma – sottolinea Salvador – la quantità di pioggia caduta non è stata poi tantissima».
«Per esempio – continua Salvador -, nel 1951, anno dell’alluvione del Polesine, in novembre a Uccea – la località più piovosa d’E uropa (nell’anno 1960 caddero 6.100 millimetri di pioggia) – sono caduti 1.900 millimetri di pioggia contro i 600 di quest’anno. Prendiamo Udine, dove la media novembrina è di 150-160 millimetri: l’anno scorso in novembre ci fu più copertura del cielo ma meno pioggia, ma non c’è confronto tra i 260 millimetri di quest’anno e i 400 del 2000. Non parliamo poi delle Prealpi. Nel novembre 2002, anno dell’alluvione a Pordenone, a Tramonti si registrarono 1.500 millimetri, nel novembre 2000 oltre mille. Da ricordare anche il novembre 1966, anno della seconda alluvione di Latisana».
«Il mese più piovoso in FriuliVg – ricorda Salvador – fu il settembre 1965, anno della prima alluvione di Latisana, quando nei primi due giorni caddero 1.200 millimetri di pioggia nelle Prealpi carniche e giulie e circa 500 a Udine. Da ricordare nel capoluogo friulano anche i 540 millimetri nell’ottobre 1998 (di cui 370 tra il 5 e il 7 del mese) o i 500 millimetri caduti in un solo giorno nell’autunno 1896».
Insomma non occorre neppure scavare tanto nelle statistiche per trovare anni in cui in novembre o nell’intera stagione autunnale è piovuto di più in quella che peraltro è la regione più piovosa d’E uropa.
E propabilmente in quanto a piovosità non entrerà nel poco invidiabile Guiness dei primati neppure questo dicembre.
«Giovedì – avverte Salvador – arriverà dal Nord Europa un vento freddo che prenderà il posto di quelli caldi e umidi mediterranei e a partire da mezzogiorno spazzerà le nubi e farà diminuire le temperature, anche se probabilmente non si arriverà allo zero. Quindi per almeno quattro-cinque giorni non pioverà. Poi si vedrà: allo stato attuale non si possono fare previsioni attendibili per un periodo superiore alla settimana».
I venti freddi e forti provenienti dal Nord, che investiranno prima tutto il Settentrione e quindi il resto d’Italia, hanno provocato un allarme maltempo da parte della Protezione civile nazionale, che teme soprattutto mareggiate lungo le coste e pericoli in mare aperto.
(09 dicembre 2010)
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
Barricate a Londra

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Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
Il processo al CSA di via Scalo Nuovo per l’occupazione del 2 giugno 2006, dopo l’udienza di venerdì (10 dicembre 2010), riprenderà l’11 marzo 2011, alle ore 15.00.
In quella data verrano svolti tutti gli interrogatori e …
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