Entries from Marzo 2017 ↓
NO NUKE/ Germania, dura guerriglia contro le scorie nucleari
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
NO TAV Udine venerdì 2 settembre presidio davanti alla Prefettura
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
E questa la chiamano democrazia…
No alla criminalizzazione del dissenso
Solidarietà con la Valle che Resiste
Presidio NO TAV
davanti alla Prefettura di Udine
dalle ore 18.00 alle 20.00
venerdì 2 settembre
Contro l’occupazione militare della Valsusa, compresi i carri armati Lince provenienti dall’Afghanistan
Per smascherare e respingere la missiva di Maroni con la quale invita i Prefetti a boicottare, su tutto il territorio nazionale, i movimenti NO TAV.
Per lanciare una campagna di controinformazione in tutta la Regione FVG per far conoscere alla popolazione le assurdità della tratta Veneto-Friulana della TAV-Corridoio 5
Manifestazione indetta dal Gruppo NO TAV FVG
CIE DI GRADISCA: ennesima proroga per il cambio di gestione
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
Il Piccolo del 30/08/11
Nuova proroga nella gestione del Cie e del Cara
Non si riesce a sciogliere il nodo-gestione, è ancora incertezza attorno al Cie e Cara di Gradisca. Ennesima proroga in vista per il consorzio cooperativistico trapanese Connecting People, il cui contratto di gestione sarà esteso di altri 30 giorni dopo quelli avvenuti da dicembre a oggi. Ma come mai non si arriva al cambio della guardia sancito nei mesi scorsi dalla gara d’appalto? Pare vi siano degli intoppi nell’affidamento al consorzio temporaneo d’impresa fra la francese Gepsa e tre soggetti italiani (Cofely Italia e le coop Acuarinto di Agrigento e Synergasia di Roma). Uno dei soggetti che compongono la cordata, infatti, sarebbe oggetto di indagini e potrebbe dunque non avere i requisiti per la gestione. Qualora saltasse l’affidamento, subentrerebbe la seconda in graduatoria, la stessa Connecting People, mentre la goriziana Minerva, terza classificata, sarebbe pronta a presentare ricorso. Una situazione di stallo e precarietà che fortunatamente non si è sommata a momenti di tensione all’interno delle due strutture. I centri non sono stati interessati da rivolte o tentativi di evasione. La ragione è semplice: a differenza di altre strutture, nè il Cara nè il Cie di Gradisca attualmente ospitano più gli stranieri sbarcati sulle coste di Lampedusa negli ultimi otto mesi. Nel Centro per richiedenti asilo la vita continua tutto sommato tranquilla e le presenze si attestano ancora sul centinaio di unità, ma la provenienza degli ospiti (anche famiglie e minori) fra cui molti mediorientali e asiatici: cittadini curdi, iraniani, afghani in attesa di responso sulla richiesta di ottenere lo status di rifugiati. Diverso invece è il discorso riguardante il Cie: la struttura detentiva attualmente è ben al di sotto del suo regime. Conta appena 55 clandestini in attesa di espulsione, per buona parte maghrebini, su 248 posti disponibili. Questo perchè per un lungo periodo è stata agibile la sola “zona verde”, una delle tre sezioni che compongono il centro. Con la conclusione dei lavori di ripristino della “zona rossa” devastata negli ultimi mesi da incendi e rivolte la capienza del Cie tornerebbe ad attestarsi sulle 100 unità. Ed entro la fine dell’anno potrebbe infine venire riconsegnata la “zona blu”, l’ala più capiente con i suoi quasi 150 posti letto. A quel punto l’ex Polonio potrebbe essere riportata definitivamente a pieno regime, con i sindacati delle forze di polizia che tengono alta l’attenzione: a loro dire, un Cie a 248 posti non potrebbe essere adeguatamente sorvegliato senza un adeguato rafforzamento del contingente di vigilanza. Luigi Murciano
TAV / A nordest le mafie all’assalto della Tav
Marzo 17th, 2017 — General, Loro
A nordest le mafie all’assalto della Tav. Il recente rapporto della Dia e le nuove mafie
Le mafie in Friuli Venezia Giulia si stanno accomodando al gran banchetto della Tav. L’ultimo rapporto, pubblicato i primi di agosto e relativo al secondo semestre del 2010, della Direzione investigativa antimafia [Dia, vedi qui] segnala come il Friuli Venezia Giulia sia «attualmente interessato da ingenti investimenti pubblici relativi alla realizzazione di opere di carattere strategico, che si sovrapporranno temporalmente ad altre già in corso – leggiamo nel rapporto – per la trasformazione strutturale della rete viaria regionale con effetti sulla viabilità nazionale e transnazionale». La Tav non viene esplicitamente citata ma la descrizione fatta dalla Dia della situazione regionale non lascia dito a dubbi. «A fronte del fatto che l’attività informativa svolta sul territorio continua a registrare la presenza, talora stabilizzata, di soggetti affiliati e comunque ritenuti “vicini” ad organizzazioni criminali di matrice siciliana – prosegue il rapporto nel capitolo dedicato alla mafia siciliana – si segnalano alcuni episodi si segnalano alcuni episodi che convalidano, nel semestre, la prefata tesi». Chissà se Bortolo Mainardi, neo commissario alla Tav, se ne sta preoccupando [vedi qui].
Vengono poi ricordati, dalla Dia, due episodi: uno in provincia di Udine con «l’ esecuzione alla misura di prevenzione personale ed al sequestro dei beni, a carico di un soggetto, nativo di Palermo, ritenuto partecipe delle attività illecite della famiglia mafiosa di Acquasanta e del mandamento di Resuttana. Sono state sequestrate quote di un impresa di costruzioni con sede in provincia di Udine e un’abitazione sita nel medesimo comune, per un valore di circa cinquanta milioni di euro» e poi, il 4 novembre 2010, «è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare tra i cui indagati figura un soggetto che ha subito il sequestro di un appartamento in Aviano (Pn) intestato alla di lui consorte».
Il rapporto prende in esame le evoluzioni del organizzazioni criminali autoctone ed immigrate e sul nordest questa non è l’unica notizia di rilievo riguardante: «il Veneto, per il suo diffuso e notorio benessere economico, attira gli interessi della criminalità organizzata, che vi ha “collocato” propri referenti, in grado di offrire adeguati supporti logistici e avviare attività economiche di varia natura – con o senza l’appoggio di imprenditori locali – in modo da reimpiegare capitali di dubbia provenienza» e viene citata l’operazione che nel settembre del 2010 ha portato alle perquisizioni nel rodigino alla ricerca del patrimonio del boss Salvatore Brusca.
La parte più interessante della relazione – appesantita da un linguaggio burocratico e dalle evidenti necessità politiche di esaltare i risultati delle forze dell’ordine – rimane quella che descrive l’evoluzione generale delle mafie. Vediamo infatti le tradizionali organizzazioni «evolvere verso profili di “sistemi criminali avanzati” che coniugano alla radice mafiosa significative attività affaristiche, imprenditoriali e finanziarie, capaci di attuare non solo più efficienti forme di riciclaggio e di reimpiego dei capitali illeciti, ma anche di una più efficace penetrazione nel sistema economico e produttivo globale – sottolineano gli analisti della Dia – tali linee strategiche si coniugano in ultimo, con l’esigenza di attivare un costante sforzo di penetrazione del contesto politico – amministrativo, principalmente funzionale all’infiltrazione del settore degli appalti».
Da organizzazioni gerarchiche a network criminali dove la collaborazione è spesso fruttifera per i diversi soggetti che vi partecipano, come aveva annotato a proposito Rocco Sciarrone nel suo recente saggio sulle relazioni delle mafie con la «zona grigia» degli affari: «i mafiosi, nella maggioranza dei casi, tendono ad evitare i ‘giochi a somma zero’, del tipo chi vince piglia tutto. […] Tra mafiosi e soggetti esterni tendono a instaurarsi giochi a somma positiva, in cui tutti i partecipanti hanno qualcosa da guadagnare, favorendo in questo modo accordi e scambi, e più in generale consenso sociale» [vedi qui].
Non la piovra che tutto controlla e tutto annichilisce quindi, ma la fluidità delle reti: «volendo ricorrere ad una analogia appare corretto affermare – leggiamo nel rapporto – che l’attuale ed oggettiva disgregazione dell’originario “tessuto tumorale” mafioso non elimina, ma, paradossalmente, amplifica, il rischio di diffusione e di silenzioso impatto nel sociale delle sue più pericolose metastasi imprenditoriali, politiche e finanziarie, che non sono costituite da meri cloni del terreno delinquenziale di riferimento, ma da componenti evolutesi nel tempo, assai più progredite, riservate dinamiche e vitali, che sanno coniugare al metodo criminale, ereditato dalla storia di cosa nostra, una più sottile e meno appariscente cultura manageriale». «La tendenza futura sarà costituita – annota la Dia – dal sempre più radicale tentativo di allontanamento formale dalla originale radice mafiosa, sì da rendere sempre più elusiva e meno tracciabile la loro filiazione criminale».
Dall’immane apparato di tabelle – non sempre significative e spesso ridondanti – un dato ci è parso meritevole d’attenzione: la ripartizione per regione di nascita degli «italiani denunciati o arrestati per le violazioni di cui all’art.416 bis [associazione per delinquere di tipo mafioso]» nel 2010 fa emergere la diversa provenienza dalle regioni a storica presenza mafiosa: 33 lombardi, 14 piemontesi, 3 emiliani, 2 veneti e 4 abruzzesi. Un dato che sembra supportare le tesi di studiosi, come Federico Varese [vedi qui], che rifiutano una lettura culturalista del fenomeno mafioso che verrebbe attribuito alla particolarità di alcuni contesti e culture [o, peggio, etnie] sottolineando come «in presenza di una combinazione di fattori economici specifici, qualunque zona è a rischio penetrazione».
Tornando alle analisi dettagliate segnaliamo come in Veneto malgrado «la presenza della criminalità organizzata calabrese non ha assunto dimensioni tangibili» tuttavia «permangono […] i segnali già emersi nelle precedenti relazioni circa la discreta incidenza percentuale delle segnalazioni per operazioni finanziarie sospette – che pervengono dall’Unità di Informazioni Finanziaria della Banca d’Italia – effettuate nella regione, che nel semestre hanno raggiunto la percentuale del 4,9% sul totale nazionale».
Mentre per quanto riguarda la camorra «nel Veneto si continua a monitorare la presenza criminosa di persone campane che, oltre ad ostentare una particolare prosperità economica, risultano contigue a famiglie tradizionalmente riconducibili alla camorra – leggiamo nel rapporto – [….] e in Friuli Venezia Giulia da tempo l’attività info investigativa svolta dalla Dia e dalla forze di polizia ha evidenziato ramificazioni di camorra nella zona di Trieste e nelle aree di Lignano Sabbiadoro e Latisana».
CSA UDINE/ Già arrivata la denuncia
Marzo 17th, 2017 — General, Sequestro e futuro
Rapidissime la Questura e la Procura di Udine, già l’11 agosto è stato aperto il Procedimento Penale 5116/11 RGNR e nello stesso giorno richiesta l’elezione di domicilio per i reati di cui agli articoli 633 (occupazione) e 639 (imbrattamento) del codice penale.
L’elezione di domicilio e la nomina dell’ avvocato è avvenuta il 30 agosto.
Quindi dopo la “tolleranza zero” di Honsell&Franzil abbiamo la rapidità fulminea di Questura e Procura, il che determina un quadro politico-repressivo piuttosto “difficile”.
Ma è il caso di leggersi questa sentenza per valutare come procedere.
PORDENONE: appello per un’assemblea pubblica
Marzo 17th, 2017 — General, Repressione diffusa
APPELLO ASSEMBLEA A PORDENONE
Il capitalismo maturo dell’Occidente (Stati Uniti ed Europa) con le sue crisi cicliche sempre più frequenti e profonde sta spingendo molti paesi considerati “ricchi”, Italia in primis, verso una precarizzazione selvaggia e, di conseguenza, verso un aumento della povertà. Non ci si può meravigliare, dunque, che un numero sempre maggiore di persone senta il bisogno di manifestare il proprio dissenso e di rivendicare un’alternativa a questo sistema energivoro e violento.
Anche limitandoci al “nostro piccolo”, la situazione non cambia, anzi. Il gioiellino “Nord Est” non è più così brillante, basti pensare a quante fabbriche o attività produttive nell’ultimo anno hanno chiuso i battenti o hanno subito una pesante ristrutturazione. Alla messa in mobilità ed al licenziamento di migliaia di persone la classe partitica locale, ma sarebbe uguale se parlassimo di quella nazionale, dimostra tutta la sua inadeguatezza, non riuscendo a dare altre risposte se non mettere in campo i “soliti” ammortizzatori sociali. Appare così evidente che, messa alle strette, la gerarchia politica in ogni ordine e grado, dal regionale al comunale passando per le province, oggetto recentemente di una parziale abolizione, sarà costretta a mostrarsi con il volto che gli è proprio, ovvero quello di “pompiere sociale”. A Pordenone ne abbiamo avuto un esempio proprio prima dell’estate, quando il sindaco Pedrotti, prima aizzato e poi spalleggiato dai presunti detrattori di centro-destra (in prima fila Ciriani e Narduzzi, rispettivamente PDL e Lega), se ne è uscito con la decisione di imbrigliare le manifestazioni in città con disincentivi tanto assurdi quanto inaccettabili.
Tale scelta è grave sotto molteplici aspetti. Per quando detto sopra e non solo è facile prevedere un autunno caldo, i lavoratori e le lavoratrici dovranno più volte scendere in piazza per difendere il loro posto di lavoro, la loro pensione e, visto le “cure” prospettate dal governo, i più elementari diritti. A queste richieste legittime, mentre a parole si dimostra comprensione, nei fatti si persegue la repressione. Ancor più aberrante è il fatto che questo rigurgito liberticida si sia palesato all’indomani della grande manifestazione dei migranti di Pordenone; del resto si tratta del classico “forti con i deboli”, ovvero la sempreverde attitudine a prendersela con l’anello più debole della cittadinanza, con chi non solo vive la crisi come o più degli autoctoni ma che, in virtù della sua “non italianità” subisce perennemente uno stato di ricatto giuridico e lavorativo.
Come antirazzisti e libertari non ci è possibile tacere e rimanere inattivi di fronte a questo attacco alla libertà di dissenso in città. La nostra legittima indignazione si concentra in particolar modo su tre punti imprescindibili:
– il diritto a manifestare nella pienezza delle strade, dei quartieri e delle piazze della città è inviolabile;
– contro le politiche di riduzione dell’agibilità politica sociale va contrapposta una pratica di difesa degli spazi esistenti per l’ampliamento dei diritti e dei luoghi di socialità;
– va respinto ogni tentativo di limitare il diritto a manifestare per garantire la circolazione automobilistica perché pretestuoso e fuorviante.
Siamo persuasi che questa lotta sia prima di tutto una lotta della città, di noi tutti; di chi, come noi, ha a cuore la difesa di ogni spazio di libertà, dove possano esprimersi le più diverse rivendicazioni: da quelle dei migranti a quelle dei beni comuni, passando per l’anello unificante che sono le rivendicazioni del lavoro. Per questo lanciamo un appello da far circolare ad ogni livello della società “incivile” per costruire assieme una manifestazione di piazza; anzi, se alla legittima necessità di manifestare dissenso e protesta per le condizioni d’ingiustizia sociale ed economica si sfoderano operazioni autoritarie, proponiamo che tale manifestazione sia autoconvocata e non autorizzata, propagandola come tale e mettendo quindi in luce la natura provocatoria di tale scelta: opporre la libertà alla censura, la creatività all’oscurantismo!
Ma questa è solo una proposta, ad oggi quello che più ci preme e chiedere a chi è interessato a questa difesa delle libertà civiche più elementari di trovarci e discutere insieme sul da farsi. Proponiamo quindi un’assemblea aperta verso la seconda metà di settembre in un luogo da definire.
Iniziativa libertaria
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Rassegna stampa
dal Messaggero Veneto del 02/09/11
«Riprendiamo la piazza». Non ci sono solo Cgil, Cisl e Uil, sul piede di guerra, ma anche gli anarchici, e per ragioni che vanno oltre gli effetti della manovra governativa. Un’assemblea a porte aperte, in tal senso, è in agenda a metà settembre con Iniziativa libertaria in prima linea, contro l’ipotesi delle piazze blindate in città. L’appello sul web è stato raccolto dai Cobas della scuola coordinati da Luigina Perosa, che hanno messo on line i disagi della precarietà. Il popolo dei senza lavoro è aumentato nelle aziende e anche nel settore istruzione, con circa 200 supplenti rimasti senza incarico nell’annata 2011-2012. Ci sono bidelli, maestri e laureati “fantasma”, cioè privi di contratto e di salario in una fascia tra 30 e 50 anni. «C’è bisogno di manifestare il dissenso – recita il comunicato condiviso -. Sarà un autunno caldo, in piazza». L’ipotesi di un giro di vite alle manifestazioni era nata dopo il corteo dell’Associazione immigrati, lungo le vie cittadine il 9 luglio scorso. Per i libertari e Cobas dell’istruzione, invece, ci sono tre punti fermi: «Il diritto inviolabile a manifestare nella pienezza delle strade, quartieri e piazze – ha sottoscritto Perosa -; la difesa degli spazi esistenti per l’ampliamento dei diritti e dei luoghi di socialità; la necessità di respingere ogni tentativo di limitare il diritto a manifestare dicendo di garantire, in questo modo, la circolazione delle auto». Gruppi spontanei di studenti delle superiori con precari, cassintegrati e immigrati hanno risposto all’appello degli anarchici. «Proponiamo una manifestazione autoconvocata – hanno provocato – e non autorizzata». In attesa di capire se si farà, il disagio sociale viaggia libero on line. (c.b.)
NO TAV/ Buona riuscita del presidio di Udine
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Udine 2 settembre 2011. Foto CSA
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Non meno di 80 persone hanno partecipato al presidio NO TAV davanti alla Prefettura di Udine venerdì 2 settembre indetto in tre giorni. Sono stati esposti vari striscioni e nessuna bandiera di partito od organizzazione politica. Bene così! Sono stati presi impegni per la continuazione della controinformazione nelle prossime settimane, nel contesto generale della lotta alle grandi opere inutili come indicato nel recente convegno a Venaus in Valsusa |
NO TAV/ Rassegna stampa presidio Udine
Marzo 17th, 2017 — General, Noi
Messaggero Veneto SABATO, 03 SETTEMBRE 2011 Pagina 18 – Cronache
Protesta contro la Tav
davanti alla prefettura
Un’ottantina di manifestanti del coordinamento “No Tav” ha protestato ieri davanti alla sede della Prefettura per esprimere solidarietà alla Val di Susa. «Diciamo no alle grandi opere inutili – afferma il portavoce Paolo De Toni – e sì alla difesa dell’acqua pubblica».
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La protesta dei No Tav davanti al Palazzo del Governo (Pressphoto Lancia)
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I Comitati friulani: «Tav inutile»
Sabato 3 Settembre 2011,
«Non ingoieremo la vostra crisi, fermate le grandi opere inutili». È lo slogan che riassume il concetto di base della manifestazione che ieri pomeriggio, i coordinamenti No Tav di Udine e della Bassa Friulana hanno organizzato davanti alla Prefettura del capoluogo friulano. Una cinquantina di persone che hanno ribadito il loro no al “collegamento veloce” e la loro solidarietà a chi protesta in Val di Susa (“indignados valsusinos” recitava una maglietta indossata da un dimostrante). «La nostra proposta – ha spiegato Paolo De Toni del coordinamento della Bassa -, è di fermare queste spese inutili e finanziare, in primis, la riqualificazione della rete idrica nazionale, per cui gli Ambiti chiederanno nei prossimi 30 anni, 60 miliardi di euro che rischiano di pesare sulle fatture dei cittadini». Secondo De Toni, è infatti arrivata la fine della politica keynesiana, quindi stop ai finanziamenti pubblici per le grandi opere che non servono (“La Tav, la Torino-Lione, il ponte sullo Stretto”): «Non vogliamo pagare per arricchire i lobbisti – ha aggiunto -. Anche qui in Friuli, lo stesso progettista dice che l’alta velocità non serve perché non ci sono sufficienti flussi né di persone né di merci». Un attacco, i manifestanti lo lanciano anche a Debora Serracchiani (“che si presenta come paladina di questa opera assurda”) e al Pd: «È ora – ha spiegato De Toni -, che la sinistra prenda una posizione netta». Presente anche Kristian Franzil, segretario regionale di Rifondazione Comunista: «La Tav è un’opera inutile e arretrata – ha commentato -, intanto il sistema dei treni sta perdendo continuamente pezzi. In vista delle elezioni del 2013, il centrosinistra deve discutere concretamente se vale la pena di farla, senza posizione ideologiche a favore come ai tempi di Illy». Intanto i coordinamenti No Tav stanno organizzando una proiezione di filmati sulla Val di Susa (probabilmente in piazza San Giacomo) e una campagna informativa sul tratto veneto-friulano dell’alta velocità.
Borse a picco, Milano peggio di tutte
Marzo 17th, 2017 — General, Notizie flash
CIE DI GRADISCA: congelato il cambio di gestione
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager, General
dal Piccolo del 02/09/11
GRADISCA Il Tar di Trieste ha pronunciato un’ordinanze con cui «congela» l’aggiudicazione definitiva degli appalti per la gestione 2011-2014 del Cie e del Cara di Gradisca. Contestualmente ha fissato l’esame di merito del ricorsi al 22 febbraio 2012. Per la gestione di Cie e Cara, a ricorrere è stato il Consorzio Connecting People contro la Prefettura e l’aggiudicazione della gara al raggruppamento temporaneo d’impresa Gepsa. Il Tar ha sospeso la contestata aggiudicazione considerando «il ricorso tempestivo», che «appare assistito da sufficienti elementi di fumus boni juris». In attesa della decisione del Tar, che avverrà al prossimo febbraio, la Prefettura ha prorogato per altri sei mesi alla Connecting people la gestione dei due centri immigrati. E dal febbraio scorso che la gestione di Cie e Cara è in prorogatio. (l.m.)