Entries from Marzo 2017 ↓
Marzo 17th, 2017 — Rassegna stampa
DENISE E I SUOI CONTORNI
Samantha è stata uccisa dal cognato lo scorso mese di luglio, Lisa è stata uccisa dall’ex compagno il 7 dicembre, Denise dal marito ieri, 2 marzo.
Friuli Venezia Giulia, 1.236.103 abitanti più o meno, 7858 km²; donne ammazzate: 3 in 9 mesi.
Ma poi, ci ricorda il giornale, ad Attimis paese in cui da dieci anni viveva Denise, già nel 2007 un uomo aveva ucciso la propria moglie e poi si era suicidato.
Una mappa, una cartografia e un calendario di donne uccise; ci lavorerà sopra la statistica, la psichiatria, l’antropologia, le scienze sociali. Al “fenomeno” è stato dato un nome: femminicidio, ormai acquisito ed accettato da più parti.
Dare un nome al fenomeno è servito a connotarlo nella sua natura, a coglierne l’essenza, a riconoscere le sue caratteristiche: uomini che uccidono le donne in quanto donne cioè in quanto soggetti autodeterminati che in un modo o nell’altro sfuggono alla loro comprensione ed al loro controllo.
Nominare il fenomeno però, non incide su di esso.
Magari tranquillizza perchè è come quando si è isolato il virus e si sa da che malattia si è affett∞ oppure se ne fa un’etichetta da usare politicamente come autocertificazione di sensibilità verso le disgrazie che affliggono le donne. Non cambia niente.
Lo avevamo scritto qui parlando di Lisa: il femminicidio è l’ultimo atto di una sommatoria di pièces culturali dove si mescolano molti input spesso negativi per le donne come oggettificazione, sfruttamento, irrisione, prevaricazione, ma ancora più deleteri per gli uomini che continuano ad alimentare le loro menti di immagini, idee e concetti che li portano dritti verso vie senza uscita.
Dovrebbero aver capito anche i sassi che l’idea di amore e fedeltà coniugate con famiglia e proprietà sono una gabbia e un’arma puntata contro qualcun∞ de∞ componenti.
La propensione alla fuga alcolica, più o meno accentuata in diverse aree del Friuli, è poi una corsa in un vicolo cieco; che altro? L’unica via di uscita socialmente ammessa se pur moralmente e ipocritamente ritenuta riprovevole.
Beveva Silvano che ha ucciso Denise, beveva e la picchiava; bevevano e picchiavano anche Gabriele ucciso da Francesca ad ottobre dell’anno scorso e Carlo ucciso da Fiorella un po’ prima, in febbraio.
Un’altra cartografia collaterale quella delle donne, 2, che in un anno hanno ucciso i loro compagni uscendo da un sottosuolo di botte e soprusi.
Si può sempre sterilizzare il tutto mettendo in primo piano il “vizio”, ma, pur essendo spesso un comun denominatore, non è il motore, no.
Dice lo psichiatra interpellato, come sempre in questi casi, dal giornale locale: “…in ogni caso è un fenomeno molto grave, da studiare in termini di ‘salute mentale della comunità’...”.
Non ci piace questo determinismo psichiatrico; sono le menti malate? Noi riteniamo di no; la mente, per buona parte, elabora e connette le informazioni che riceve. Nel grande e nel piccolo, nel bene e nel male, siamo tutt∞ codificatori di informazioni. Prima ci sforziamo di capire dove stanno quelle che sono precursori di tragedie annunciate come i femminicidi, prima finiscono.
Gelosia ed alcolismo sono ingredienti bomba soprattutto se mescolati assieme nel contenitore rigido del familismo, della misoginia, del tradizionalismo antropologico dove i soggetti coinvolti non hanno vie di fuga alternative.
Silvano, furlàn patòc, Denise di Antigua, anglicana, ma che “a volte veniva in chiesa a pregare”, dice il prete in un tentativo penoso di assimilazione post mortem.
Marzo 17th, 2017 — Internazionale
da Il Piccolo
La composizione in pietre è spuntata sulla parte slovena della sommità del monte
Sul versante sloveno della sommità del monte Sabotino che domina le due Gorizie è comparsa ieri la scritta Vstaja. In sloveno significa insurrezione ed è la sigla del movimento di protesta che si sta espandendo in tutta la Slovenia anche a causa della crisi economica. Nei giorni scorsi si è svolta a Nova Gorica una manifestazione di piazza organizzata da Vstaja ed è in quella occasione, probabilmente, i manifestanti hanno deciso di riutilizzare la “lavagna naturale” del Sabotino. Infatti, le pietre usate sono quelle che componevano la storica scritta Nas Tito, ricomparsa il 30 aprile del 2004 – dopo essere stata inghiottita per anni dalla vegetazione – in occasione dell’ingresso nella Ue della Slovenia. Non è un gioco da ragazzi comporre la scritta. Le pietre utilizzate sono di dimensioni notevoli e quella che sembra una radura è in realtà un appezzamento gibboso e sconnesso. Quella porzione del monte Sabotino è stata teatro di diverse iniziative lessicali. Si cominciò durante il drammatico secondo dopo guerra. La scritta Nas Tito (Nostro Tito) campeggiava sulla montagna a voler intimidire i goriziani rimasti in Italia, mentre a pochi metri stava sorgendo Nova Gorica. Sul versante italiano del monte, sulla sinistra della casermetta, i militari del nostro Esercito avevano composto la scritta W L’Italia, rispolverata nel 2004 per rispondere alla “provocazione” slovena. Poi Nas Tito è diventato Tito, Slo, non prima di essere stato proposto in versione notturna, illuminato da cento fiaccole che determinarono anche un incendio di sterpaglie sul monte. La crisi colpisce duro anche in Slovenia e c’è poco da scherzare. Ma almeno questa insolita forma di manifestazione del pensiero incute una certa simpatia. Provassero i tanti ideologi del twitter di questi tempi a spostare quei macigni così pesanti. Vedremo se nei prossimi giorni la scritta sarà cancellata o anagrammata. Vista la bella giornata perché non salire il Sabotino e vederla da vicino?
Marzo 17th, 2017 — Internazionale
Filmati
vedi anche
pagina facebook MASA di Fiume
blog MASA di Fiume
Tra le varie altre violenze documentate c‘è una storia che è caduta nell’ombra. Una compagna di Fiume è piena di lividi sulle braccia, schiena e ginocchia. Inoltre, mentalmente abusata per sei ore, adesso ne patisce le conseguenze emotive e psicologiche anche per le insistenze di un ispettore che le ha chiesto durante il fermo cosa ne avrebbe pensato di avere il suo pene nella sua bocca.
da Il Piccolo
Protesta a Fiume, scontri con la polizia
Una manifestazione organizzata da Anonymous e Occupy Rijeka sfocia in disordini. Undici denunce, un agente ferito
di Andrea Marsanich
FIUME. Quando una pacifica manifestazione di protesta si trasforma in un quarto d’ora di paura, urla, spintoni e rumori di corpi sull’asfalto. Undici manifestanti sono stati fermati e denunciati dalla polizia a Fiume dopo la protesta svoltasi in pieno centro città, iniziativa promossa dai gruppi Anonymous e Occupy Rijeka, con la partecipazione di circa 200 persone. Il tutto ha cominciato a dipanarsi nel tardo pomeriggio di venerdì in via della Ruota, proprio di fronte al noto ritrovo giovanile Palach. Stando a quanto raccontato ai media da alcuni testimoni, tra cui il noto attore del teatro fiumano Ivan de Zajc, Alen Liveric, la situazione era completamente tranquilla e una decina di manifestanti si apprestavano ad entrare nel Palach. Improvvisamente una coppia di giovani, Eugen Babic e Zorana Jancic, ha dovuto fronteggiare due sconosciuti che li hanno messi a terra con metodi spicci, urlando loro che dovevano stare fermi. I due fidanzati si sono opposti, aiutati da un paio di coetanei e quindi in via della Ruota è arrivato un drappello di poliziotti, che ha dato man forte ai due sconosciuti. «Solo allora ho capito che eravamo stati presi di mira da agenti in borghese – parole di Babic – in un primo momento avevamo pensato si trattasse invece di malintenzionati e per questo abbiamo reagito, spinti dalla paura che ci potessero fare del male. Non ci hanno esibito i distintivi della polizia e allora ci siamo difesi, venendo poi ammanettati e portati al più vicino commissariato. Ho un dito della mano gonfio, per la qual cosa sono stato medicato al Pronto Soccorso». Un poliziotto, così il portavoce della Questura fiumana, Tomislav Versic, ha subito la frattura di un dito della mano, con 11 persone fermate e denunciate per violazione della quiete e ordine pubblici e per oltraggio a pubblico ufficiale. «Nei confronti di tre persone – ha dichiarato Versic – la polizia è stata costretta ad esercitare la forza per bloccarle, senza però commettere alcun abuso». Interessante rilevare che il video di quanto successo in via della Ruota è stato postato su You Tube ed è l’argomento del giorno a Fiume. I manifestanti sono sfilati lungo il Corso e via Lodovico Adamich, protestando pacificamente a favore della tutela del patrimonio pubblico e dei diritti sociali e contro le forze politiche e il sempre più basso tenore di vita in Croazia. Hanno esibito cartelli con scritte tipo La strada vi giudicherà, Il popolo è il potere, Governo, vattene finché sei in tempo. Poi la colluttazione tra forze dell’ordine e manifestanti (tutti tra i 20 e 30 anni d’età), che ha avuto momenti drammatici. Il questore fiumano, Senka Subat, ha dichiarato che gli organizzatori della protesta saranno denunciati in quanto la manifestazione non era stata annunciata e dunque non aveva l’autorizzazione delle competenti autorità.
da Soundset.hr
da Varaždinske Vijesti
Marzo 17th, 2017 — CIE = Lager
Dal Piccolo del 06/03/13
Liberato il magrebino malato del Cie
GRADISCA Si è conclusa positivamente la vicenda di M., il giovane migrante che era rinchiuso da 14 mesi al Centro di Identificazione ed Espulsione di Gradisca nonostante una grave patologia che era stata accertata da un sopralluogo dell’associazione Medu (Medici per i diritti umani). L’uomo, di etnia maghrebina, non ha “scontato” la proroga alla detenzione di ulteriori 20 giorni che era stata decisa dal giudice fra le polemiche, ed è stato destinato di un foglio di via dalla Prefettura goriziana che ne aveva portato alla luce la situazione. Della vicenda si era interessata anche l’associazione monfalconese Tenda per la Pace. «La vicenda di M. dimostra ancora una volta come nei Cie si verifichino chiare e sistematiche violazioni delle normative oltre che la negazione di diritti fondamentali – commenta l’associazione -. È stato inspiegabile l’accanimento nei confronti di una persona il cui stato psicofisico, per norma, non era nemmeno compatibile con la detenzione ed è stato aggravato dalla permanenza nel centro». Il giovane ospite è affetto da una grave sindrome depressiva legata proprio al suo trattenimento «e la sua detenzione – secondo il Medu – è stata protratta oltre ogni ragionevolezza, ledendo gravemente valori fondamentali come la salute e la dignità umana». La vicenda ha riportato alla luce la questione della trasparenza dei Cie italiani. «Sono situazioni come questa, e chissà quante altre, che la Prefettura di Gorizia e il Viminale vogliono nascondere impedendo l’ingresso al Cie di Gradisca». Nel dicembre 2012 la richiesta di ingresso all’ex Polonio della campagna LasciateCientrare era stata respinta dalla Prefettura a causa di lavori in corso per la messa in sicurezza del centro. «Eppure a metà gennaio – attacca Tenda per la Pace – era stato autorizzato l’ingresso di una delegazione della Lega Nord, che addirittura aveva definito il Cie un “centro d’eccellenza”. La verità l’avevano rivelata i sindacati di polizia, che appena pochi giorni dopo avevano lamentato che i lavori di ripristino della sicurezza in realtà non erano ripresi». (l.m.)
Marzo 17th, 2017 — Mare
Dal Piccolo del 06/03/03
«Rigassificatore, parere entro due settimane»
di Paola Bolis «Non sono in grado di dire nulla nel merito perché non ho ancora visto le conclusioni della commissione. Le aspetto in questi giorni. Ci vorranno meno di due settimane, credo: sulla base del rapporto che mi arriverà prenderò una decisione». Lo ha dichiarato ieri il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. La decisione da prendere riguarda la Via, la valutazione d’impatto ambientale. Il progetto su cui dare un giudizio è quello del rigassificatore di Zaule proposto da Gas Natural. È stato lo stesso Clini a riaprire alla fine dello scorso anno (la comunicazione è stata anticipata via fax alla Regione il 27 dicembre) la procedura istruttoria, stoppando così l’iter burocratico per l’autorizzazione unica all’opera. La Via a Gas Natural era già stata infatti concessa nel 2009 alla società spagnola (ministro allora era Stefania Prestigiacomo), ma sull’onda del deciso e più volte ribadito no degli enti locali, e soprattutto alla luce della ferma presa di posizione dell’Autorità portuale che da ultimo ha dichiarato incompatibile l’impianto e le sue gasiere con lo sviluppo degli altri traffici, l’iter è stato riaperto. Con un termine di 45 giorni per il supplemento istruttorio. I 45 giorni sono appunto scaduti. Ma come detto dal ministro Clini, una decisione è attesa a breve. Mentre Gas Natural al momento preferisce mantenere il silenzio, resta ovviamente difficile che sia il governo in carica a poter dire una parola definitiva sull’impianto. Se anche la procedura in corso si concludesse con un ok (ma alla luce di scenari che non sono più quelli di anni fa il parere potrebbe anche cambiare rispetto a quello positivo datato 2009, aveva già detto Clini nelle scorse settimane), potrebbe uscirne un’autorizzazione con una serie di prescrizioni più o meno pesanti (prescrizioni del resto già contenute nel documento datato 2009). In ogni caso dovrebbe essere poi il ministero dello Sviluppo economico, d’intesa con la Regione, a concedere o meno l’autorizzazione unica finale al progetto. Scenari mutati, si diceva. Tra i documenti “forti” all’esame dei tecnici ministeriali c’è infatti il no del Comitato portuale al rigassificatore, votato quasi all’unanimità e supportato da uno studio commissionato dall’Authority sulle prospettive di crescita del traffico portuale di qui al 2020. Uno studio che fa concludere alla Torre del Lloyd senza alcun dubbio come il traffico delle gasiere sia incompatibile con quello delle altre navi. Nel fascicolo del supplemento istruttorio si sono aggiunti da gennaio in poi i pareri di ribadita contrarietà dei Comuni di Muggia, San Dorligo, Trieste («Abbiamo riformulato le nostre osservazioni», commenta l’assesssore all’ambiente Umberto Laureni) e della Provincia. Mentre la Regione nella sua delibera di fine gennaio ha preferito prendere atto delle previsioni dell’Authority, sottolineando però come non siano suffragate – a oggi – da dati oggettivi. E invitando il ministero dell’Ambiente a considerare «la portata e il contenuto delle osservazioni» degli enti locali, fermi sul no come detto. A breve, comunque, si dovrebbe avere un altro tassello sulla vicenda. Una vicenda iniziata nel 2004, quando Gas Natural presentò il progetto, e protrattasi per anni tra posizioni politiche altalenanti fino al maturare del no dal territorio.
Marzo 17th, 2017 — Internazionale
Anti-Capitalist Block. Lubiana. 1 mar 2013.
GOTOVI SO! Sono tutti finiti!
Tre mesi fa la gente in Slovenia si levò in una decentrata rivolta di massa. Ha segnato l’inizio di un
intenso e in gran parte auto-organizzata resistenza alla crisi. La rivolta è iniziata a Maribor contro il
corrotto sindaco e il consiglio comunale, ma è nata da più di 20 anni di transizioni politiche e delle accumulazioni del capitale che hanno ulteriormente incrementato la disuguaglianza e l’ impotenza. La lenta privatizzazione della società non ha lo scopo di darci una buona vita e ora viene rifiutata in tutto. È nel quotidiano comune e nelle eccezionali pratiche che si sfidano i rapporti di potere e che vediamo la nostra rivolta. Come la resistenza ha luogo in tutta Europa, si tratta di un processo con molte forme differenti di lotta e di espressione. Tutte sono ugualmente importanti e non devono essere ignorate, messe da parte o criminalizzate. È in questa molteplicità che ci impegnamo in un processo che ri-orienta il potere verso il controllo sulle nostre vite e che non possono essere catturate,bandite o strumentalizzate da interessi particolari, gruppi o partiti. In questo modo, si apre un processo di recupero di spazio di intervento per le persone in un dibattito sulla crisi politica riguardante tutta l’Europa.
È per questo che diciamo che la rivolta è di tutti e tutti noi!
L’ appello sistematico dall’inizio di buttare fuori l’élite politica ha chiarito che questo processo riguarda più di qualche singolo politico o cricca particolare. La corruzione degli individui al potere è solo l’
esempio estremo di ciò che effettivamente combattiamo: il sistema stesso. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di continuare la nostra lotta al di là della caduta del governo attuale e al di là dei confini della nostra città e dei nostri Stati. Noi stiamo chiedendo un processo diverso, un processo basato sulla completa realizzazione dei nostri bisogni. Nessuno al potere potrà offrirci benevolmente le alternative quindi le imporremo dal basso verso l’alto!
È per questo che noi diciamo che nessuno ci rappresenta e non vogliamo discriminare: sono tutti finiti!
Nei mesi da quando la rivolta è iniziata abbiamo visto gli attacchi sempre più draconiani da parte della polizia. Siamo stati intimidati nelle nostre case e gli spazi comuni, siamo stati spruzzati con gas lacrimogeni e spray al pepe, siamo stati picchiati e arrestati per motivi futili e per lunghi periodi ci sono stati negati i diritti; siamo perseguitati e provati. La stessa rivolta è stata criminalizzata! Lo stato di polizia in aumento è un chiaro indice che la resistenza succede qui e in Europa ha scosso quelle posizioni della vita economica
e il potere statale. Il processo avviene senza alcuna domanda sulla violenza sistemica che abbiamo di fronte ogni giorno,che ha un impatto negativo enorme sulla nostra vita. I mercati finanziari e le banche attaccano i nostri mezzi di riproduzione sociale, prendono le nostre case e ci minacciano di debiti, lo stato fa il lavoro sporco di tenerci tranquilli durante questa rapina.
È per questo che diciamo che ci sono poliziotti ovunque e da nessuna parte giustizia!
Si tratta di una rivolta che va oltre le specificità, i processi locali in Slovenia. Si va al cuore del grande
mentire: che l’economia di mercato e privata dell’industria, dei servizi e dei beni si concluda con il
la prosperità di tutti i popoli. Il progetto di un sistema neo-liberale in Europa, un processo costituente dall’alto, è il principale manifesto con cui vendono questa menzogna, mentre socializza i costi su di noi per una crisi che non ha ancora creato. Il sistema ottiene accumulazione, noi otteniamo austerità. Non si può lottare contro un sistema transnazionale del capitale se siamo bloccati nei nostri stati nazionali. In effetti in questa lotta , vogliamo trascendere identità parrocchiali, miti storici e politiche marginali.
È per questo che noi diciamo di transnazionalizzare la rivolta! Diffondiamo l’appello per riunirci in un percorso comune.
http://www.a-federacija.org/2013/03/01/antikablok-vsi-na-ulice/
Marzo 17th, 2017 — Mare
Zittire Tondo e Clini il 10 dicembre scorso a Trieste ha dato i suoi frutti…..
Dal Piccolo del 08/03/13
Rigassificatore, l’ultimo no della Regione
Parere definitivo della giunta Tondo: l’impianto di Gas Natural è incompatibile con i traffici portuali
di Matteo Unterweger
Lo sviluppo del porto di Trieste esclude la presenza del rigassificatore. L’eventuale traffico delle gasiere non può integrarsi nello scenario complessivo che verrà nel golfo triestino. Dati, forniti dall’Autorità portuale, alla mano, le due cose «non possono coesistere». La Regione sposa la conclusione già messa nero su bianco dalla Torre del Lloyd e lo fa con un nuovo atto ufficiale, deliberato l’altro giorno dalla giunta. Un documento che approderà al più presto a Roma, posandosi sul tavolo del Ministero dell’Ambiente ed entrando così nel faldone inerente il supplemento di istruttoria sulla Valutazione d’impatto ambientale. Integrazione formale aperta – nell’ambito dell’iter burocratico per l’autorizzazione unica all’opera – per volontà del ministro Corrado Clini alla fine dello scorso anno, decisione presa sulla base dei dati resi noti dall’Authority e considerata inoltre la posizione espressa compattamente dal territorio per il “no” al progetto. A proposito, il documento della Regione va a rafforzare la categorica contrarietà all’impianto proposto da Gas Natural ribadita a più riprese dai Comuni di Trieste, Muggia e San Dorligo della Valle e dalla Provincia.
«La Regione – spiega l’assessore regionale all’Ambiente, Sandra Savino – ha rivalutato nell’ambito della Via la documentazione, integrandola con lo studio effettuato all’Autorità portuale sui traffici portuali. L’analisi degli uffici regionali del Servizio di valutazione impatto ambientale ha acquisito i dati, analizzandoli. Alla luce di questi elementi, è emerso come le due cose (sviluppo del porto e rigassificatore, ndr) non possano coesistere. Di questo, la Regione informerà ora il ministero». L’assessore in carica ancora per una manciata di giorni prima dell’insediamento in Parlamento a Roma da neo-eletta senatrice, rivela un altro dettaglio contenuto nel documento regionale, laddove «il presidente Tondo auspica in prima battuta uno sviluppo portuale» per il golfo di Trieste. Un nuovo “no” pesante, dunque, al progetto del terminale di rigassificazione che la società spagnola Gas Natural vorrebbe costruire nella baia di Zaule. E per il quale la Via era stata concessa nel 2009 dall’allora governo Berlusconi, con il ministro Stefania Prestigiacomo. A dicembre Clini, ministro di quel governo dei tecnici in sella ancora per pochi giorni, aveva disposto la riapertura dell’istruttoria per integrazioni. Da ultimare in 45 giorni. Lunedì scorso lo stesso Clini ha preannunciato l’arrivo delle conclusioni della commissione nel giro di due settimane. In mezzo, rimane l’incognita del passaggio di consegne con la formazione del nuovo governo ancora in alto, altissimo mare.
Marzo 17th, 2017 — 8 marzo
8MARZO – Donne, non accettate mimose dai politici!
Potrebbero averle pagate con i vostri soldi!!
Già…; se vi sono arrivate da Kocijancic, capogruppo di Sel in regione, sicuramente sì perchè esso stesso si è dichiarato colpevole di aver commesso peculato con il fiore simbolo della festa della donna.
Altri consiglieri, –Les miserables-,qui in regione si sono fatti rimborsare anche l’acquisto delle scarpe, sicchè chi è a corto di argomenti si fa la campagna elettorale tutta di rimblazo sulla trasparenza; Debora docet, e le scarpe tentano di farle a noi con il TAV ecc. che, -pecula o specula-, la politica, quella lì, è proprio una presa per il culo…per dirla alla Grillo.
Ma sì, possiamo anche fare a meno delle mimose, e, già che ci siamo, anche di Grillo, del governo e del papa!
Beh, del papa sicuramente; potessimo starne senza saremmo più contente, non ne possiamo più di
contumelie sulla sacralità della vita cellulare, degli anatemi sull’aborto, dei dogmi sui costumi sessuali, della retorica sulla madre santa che se viene l’angelo a proporci la trasmutazione in utero contenitore vorremmo anche potergli dire di no, insomma non ne possiamo più di intromissioni indebite sulla vita -e sulla morte- terreno di propaganda di ogni papa…. vorremmo governarci da sole.
E sul lavoro e sull’economia? Sull’istruzione e la sanità? Sull’ambiente e il territorio, sui servizi ed i beni comuni? Che ci facciamo di governi che: aiutoooo!!!! Ci hanno spellate un po’ alla volta come fossimo cipolle e senza versare una lacrima, a parte quelle a costo zero della Fornero?
Che ci facciamo di governi che non ci hanno fatto che del male?
E se potessero continuerebbero; già ci riprovano con il ricatto dello spred che va su e: ahinoi l’ingovernabilità e il default, e il precipizio… come se nel precipizio non ci avessero già gettat∞ tutt∞ quant∞ nel momento in cui il capitale ha preso la strada della speculazione finanziaria globale.
Solo che adesso c’è Grillo che li ha spazzolati ben bene e non sanno cosa fare, e metterlo con le spalle al muro non sarà proprio una passeggiata; mentre il cri cri ingenuo ed ignorante dei suoi seguaci non lascia ben sperare considerati i pensierini che si leggono sul fascismo come quelli della capogruppo alla Camera che ha definito Casapund erede della parte folcloristica razzista e sprangaiola del fascismo, tutto sommato, testimonial del fascismo buono, quello che aveva un “altissimo senso dello stato e della tutela della famiglia”… Aarghhh!
Toh, ecco un’altra con l’enfasi sulla famiglia… ne avevamo proprio bisogno, e dopo Berlusconi che chiede all’operatrice GreenPower quante volte viene, avevamo proprio bisogno di un’altro che non riesce a dibattere con una donna (la Salsi, insubordinata perchè passata per la televisione) senza apostrofarla con cafonerie sessiste?
Ma non è ora di finirla? Suvvia…. gli atteggiamenti sessisti, machisti e misogini non rappresentano niente di nuovo.
Ci sono commentatori che ritengono la grande avanzata di Grillo l’apposizione della parola fine sulla vecchia politica dei partiti. Alleluiha! Sarebbe sempre ora; adesso vedremo se “il nuovo che avanza” è l’avanzo di un pastrocchio patriarcale messo a nuovo negli abiti della rete o che altro.
Oggi hastag #ottomarzo abbiamo il piacere di leggere ancora le manfrine di cui Kocijancic si fa interprete e poi come di rito i media si soffermeranno a ricordare i soprusi, le discriminazioni, le violenze che le donne ancora subiscono; a proposito, esattamente una settimana fa, ad Attimis, è stata uccisa Denise, dal proprio marito geloso e bevuto, ma è molto probabile che al 9 marzo ce se ne sia già dimenticat∞, fino al prossimo femminicidio.
Poi magari qualcuno ricorderà anche l’origine dell’8 marzo ed il riferimento a quell’incendio del 1911 in cui morirono in 146 in maggioranza donne, in trappola nella fabbrica tessile in fiamme senza vie di uscita perchè le porte erano chiuse che chi lavorava non doveva perdere tempo; a proposito, è successo ripetutamente anche nell’anno da poco finito (ma quasi nessuno ne ha parlato) a Dacca: 7 operaie morte e, in Bangladesh: 112 mort∞ comprese donne e bambin∞; si producevano abiti, quelli per quelle marche tanto fashion che vediamo nei nostri negozi….come in quel 1911 a New York.
Così la vita di molte donne è ancora lì incastrata fra violenza, sfruttamento, patriarcato e fascismi vari.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole e, fatte le dovute proporzioni e concessioni, pare, nemmeno sotto le (cinque) stelle.
Ma chi vivrà vedrà; in ogni caso ci sembra importante vivere senza perdere tempo ad annusar mimose, a farsi omaggiare un giorno all’anno e menare per le tube ad ogni tornata elettorale.
Restiamo ingovernabili; è meglio.
E’ una forza e una risorsa che non dà deleghe non dà incassi a nessun∞ se non a noi stesse e nessun∞ ci può fare del peculato.
Non diamo un voto di protesta, facciamo voto di rivolta.
Marzo 17th, 2017 — Noi
Marzo 17th, 2017 — General, Repressione diffusa
Da Il piccolo del 14/12/11
Bloccarono i treni per protesta Indagati gli addetti alle pulizie
I 30 operai da mesi senza paga occuparono per 4 ore i binari. Uno di loro poco prima tentò il suicidio Ora rischiano il carcere, per gli organizzatori della manifestazione possibile una pena dai 3 ai 7 anni
di Claudio Erné Identificati, denunciati, indagati e a breve scadenza con buona probabilità anche processati per interruzione di pubblico servizio. Ai trenta e più operai addetti alle pulizie dei treni che nell’agosto scorso avevano occupato durante le ore centrali della giornata i binari della Stazione centrale, la Procura della Repubblica sta per presentare il conto della loro disperata azione diretta a ottenere in un verso il pagamento degli stipendi arretrati e nell’altro la salvaguardia del posto di lavoro. Sono tutti difesi dall’avvocato Deborah Berton. Ora rischiano da sei mesi a un anno di carcere, mentre per i capi, i promotori e gli organizzatori del blocco la pena prevista dal legislatore è molto più pesante e va dai tre a sette anni di carcere. Certo è che la loro azione sindacale, protrattasi per quattro ore, aveva provocato il caos: sulla linea Trieste – Monfalcone 21 convogli erano stati soppressi lasciando a terra i viaggiatori. Trenitalia aveva organizzato un servizio di bus-navetta per ridurre al minimo i disagi di centinaia di persone sconcertate per l’imprevisto arresto del treno a Monfalcone o arrabbiate per non poter raggiungere da Trieste la meta prestabilita negli orari previsti. Nella stessa giornata, tre dipendenti della ditta “Carma” che aveva perso l’appalto per la pulizia dei treni a favore della Cooperativa facchini erano saliti sulla torre-faro della Stazione centrale, a una quarantina di metri di altezza. L’azione sindacale mirava a ottenere precise garanzie: se la cooperativa “Carma” avesse continuato a non mettere mano al portafoglio per versare gli stipendi di giugno e luglio, questa incombenza avrebbe dovuto ricadere su Trenitalia, in nome della quale la cooperativa aveva operato. La protesta era stata interrotta alle 16, quando la Prefettura ha redatto un documento con cui Trenitalia garantiva il pagamento dei due stipendi mancanti oltreché della quattordicesima. In effetti la situazione economica dei trenta pulitori rimasti senza stipendio era terribile: due o tre delle loro famiglie erano ridotte alla fame, tanto che è emerso pubblicamente che mogli e figli ricorrevano da tempo alla mensa allestita dalla Caritas diocesana. Ma non basta. Uno degli operai della “Carma” poche ore prima che il traffico dei treni fosse bloccato dai colleghi si era gettato dalla finestra della sua abitazione posta tra via Pirano e via Baiamonti. Aveva lasciato una lettera d’addio indirizzata alla figlia, senza specificare i motivi del suo gesto. Il suo volo era stato frenato prima da uno stenditoio per il bucato, poi da una tettoia. Un collega che lo aveva incontrato qualche giorno prima aveva riferito che l’amico «non gli aveva nascosto la sua preoccupazione per il futuro, sempre più difficile»