GRANDI OPERE/ Il ritorno di Sonego

Succede a Trieste lunedì 9 novembre

 

E’ TORNATO NERONE !

Annunciato con il clamore delle grandi occasioni, è tornato alla ribalta e senza il minimo pudore ha usato il palazzo della Regione per rilanciare la TAV e per rifarsi una verginità.                   

Lo avevamo lasciato al disonore della cronaca il giorno in cui Illy e il suo centro sinistra si erano dissolti come neve al sole, o per meglio dire per colpa della spocchia del capo, ma anche per l’insopportabile arroganza e presunzione del suo assessore alle infrastrutture. Noi non gli abbiamo dato tregua e ovunque andasse eravamo lì, pronti a contraddire le sue fanfaronate: sicché per non perdere la faccia aveva preso l’abitudine di evitare il confronto e si era fatto anguilla, pronto a tagliare la corda con la solita scusa dell’impegno istituzionale.  In verità, l’uscita di scena di Lodovico Sonego non era stata indolore, né di poco peso; tant’è che a distanza di un decennio ne paghiamo ancora le conseguenze: fiumi di denaro spesi per lanciare una TAV mai decollata, un elettrodotto inutile che si è fatto strada fra spintoni e falsi clamorosi, un cementificio mai nato…

Uscito di scena, ne avevamo perso le tracce: non senza un sospiro di sollievo.  Poi, improvvisamente eccolo riapparire nelle liste elettorali del PD e, a dimostrazione che per certi miracoli il Padre Eterno non c’entra affatto, eccolo   a pigiare bottoni nel Senato della Repubblica con il piglio di chi mette il cuore oltre l’ostacolo pur di non rinunciare ad un centesimo del suo vitalizio. Uomini di sinistra d’altri tempi, coerenti e tutti d’un pezzo come lui, non se ne vedono più! Rossi come i rapanelli, sebbene in superficie. Ma ecco arrivare la riforma del Senato, la disoccupazione e forse un futuro di stenti. Ma lui no si arrende

 

Dopo lungo dibattere, i suoi biografi oggi sono concordi nel dire che l’ispirazione gli sia piovuta addosso, non tanto dalla serie televisiva dei Puffi, quanto dall’indimenticato “Torna a casa Lassie”. In effetti, con l’esperienza accumulata  negli anni trascorsi all’assessorato regionale e i guai combinati in quella veste, egli si è convinto di organizzare il suo rilancio in quello stesso palazzo che lo aveva visto insalutato ospite. Altrove, non se lo sarebbe filato nessuno!

Infilata la casacca di capo della delegazione italiana al Central European Initiative (un carrozzone di nessuna importanza!)  ha quindi preso possesso del salone d’onore, incurante di mettere a dura prova quel povero Francesco Giuseppe che nel suo ritratto vi campeggia da duecento anni, costretto com’è a sorbirsi le malefatte dei padroni di turno. Le sede è prestigiosa, sufficiente a impressionare le delegazioni dei Balcani, affluite con i denari di Pantalone e costrette a meritarsi vitto e alloggio: senza scampo e alternative di sorta, dato che di lunedì i negozi triestini restano inesorabilmente chiusi.

La sceneggiata inizia davanti ai delegati stranieri e al solito gruppo di rappresentanti locali sempre pronti alla bisogna, come se vivessero riposti in uno degli armadi del palazzo. Sul tavolo della presidenza, il Pantheon di casa nostra, pronto a fare il discorsino di circostanza, che nemmeno c’entra con l’avvenimento. Non senza dare evidenti segni di impazienza la governante si lascia sfilare il discorso di benvenuto e di apertura della sessione. E’ Sonego a tenere banco e lo fa con la grazia e l’arguzia di un norcino inglese quando con energiche, sapienti mosse, si avvia a squartare la suina carcassa fumante.

E’ una farsa recitata in lingua inglese, ma nessuno sembra accorgersene, tanto meno il pacioso Iacop che mentre farfuglia cose senza un filo logico, ti aspetti sempre che dalla tasca gli esca una trottola, una biglia o una figurina dei Pokemon. L’unica ad aver capito il gioco è la governante e per questo non vede l’ora di andarsene. Il gioco è chiaro: tutto quell’ambaradan è stato messo in piedi per  impressionare i delegati stranieri e convincerli a conferire a Sonego la presidenza del CEI alla prossima seduta plenaria che si svolgerà a Skopje in dicembre. Insomma, il lupo si è fatto agnello e, per carpire lo scettro del gregge, è disposto a tutto, a perorare la causa dei Balcani, a farli entrare nella Nato… Per impressionarli li porta a mangiare al Savoia, li blandisce e per dimostrare le sue doti ha fatto accorrere ben due commissari europei.  

 

Nessuno gli deve toccare il giocattolo, sicché quando il buon commissario del porto di Trieste termina l’unica relazione in programma e, aperto il dibattito,   gli fai pacatamente ammettere che non esiste una politica regionale, né un coordinamento che metta in rete i tre porti della Regione, Sonego ti fa subito togliere la parola da una bionda paraninfa che, alloggiata al tavolo della presidenza, gli regge il gioco. Nel paese dove il presidente di RFI è stato appena arrestato per corruzione e la TAV costa quattro volte il costo europeo, nessuno può prendere la parola, ad eccezione dei delegati stranieri che non lo danno a sapere. Cosicché, quando dal pubblico si eleva una voce di dissenso nei confronti dell’alta velocità regionale, chiamano la Digos ed è un parapiglia.

Quando poi, con ben quattro ore di ritardo sta per arrivare l’unico Commissario Europeo di quelli previsti, il timore della contestazione -o per meglio dire la coda di paglia- comincia a trapanare il cervello di Sonego. Forte di una tradizionale attitudine alla intolleranza, ci ordina di abbandonare d’immediato la sala e, di fronte al nostro diniego, affida l’incombenza all’ispettore della Digos, il quale è troppo competente per dare corso alle brame di un senatore in crisi di astinenza di potere. Intanto, costretto ad assistere alla scena dall’alto della sua effige, il buon Cecco Beppe ha un moto di rabbia e, allora, ti rendi conto che tua nonna aveva ragione: l’Austria era davvero un paese ordinato.

Ma ecco Jan Brinkhorst, commissario del cosiddetto corridoio mediterraneo, prendere finalmente la parola: sette minuti di imperdonabili ovvietà, condite con il ricatto del finanziamento europeo che salta qualora non ci si mette d’accordo sulla tratta Trieste Divacia. Siamo alla frutta: giusto il tempo per la bionda paraninfa di raccomandare la designazione di Sonego a presidente dei Balcani nella sessione di Skopje. In quel mentre vedi l’ex senatore Rosseti bighellonare per le vie del centro, oppresso da una incipiente obesità e dalla responsabilità di aver retto per troppi anni il moccolo alla TAV con i soldini pubblici. La RAI e i giornalisti hanno visto e udito tutto: ma sempre inutilmente!                                                                       


Tibaldi Aldevis              Comitato per la Vita del Friuli Rurale  www.facebook.com/comitato.friulirurale