TRIESTE/Servizi educativi in piazza

Trieste

Lavoratrici e lavoratori sotto il Consiglio regionale

per ribadire la difesa di tutti i servizi educativi a rischio smantellamento

 

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Continua la mobilitazione delle educatrici e degli educatori di ricreatori, asili nido e scuole dell’infanzia di Trieste in difesa dei servizi educativi ora più che mai fortemente a rischio privatizzazione e smantellamento.

La mattina di mercoledì 11 giugno in Piazza Oberdan di fronte alla sede della Regione si è svolto un presidio organizzato dall’Unione Sindacale di Base – USB in collaborazione con un gruppo autorganizzato di educatori ed educatrici del Comune di Trieste, per sostenere la proposta di dichiarare essenziali e non fungibili tutti i servizi educativi della città anche in sede di Consiglio regionale e di fronte all’assessore alla Funzione Pubblica Paolo Panontin. La manifestazione ha visto presenti in piazza lavoratrici, lavoratori e famiglie per sostenere in modo chiaro e forte che i servizi educativi non vanno toccati e che la privatizzazione non è un’opzione trattabile.

Erano presenti anche diverse bandiere dell’Unione Sindacale Italiana – USI/AIT.

Alla manifestazione, all’ultimo minuto, si sono accodati anche i sindacati istituzionali, che in qualche modo devono riprendere il controllo di una situazione che sta loro sfuggendo, visto che finora da parte loro c’erano state unicamente dichiarazioni distensive e tranquillizzanti, mentre la realtà è che centinaia di lavoratori rischiano di restare per strada e i servizi educativi rischiano seriamente lo smembramento.

Durante il presidio una delegazione ha avuto un confronto con i capigruppo al Consiglio comunale e con l’assessore Panontin, da cui non è uscito nient’altro che un rimpallo della responsabilità al governo e una proposta di legge regionale tutta da costruire in tempi assai lunghi, mentre la scadenza dei contratti educativi a tempo determinato è dietro l’angolo (tra luglio e settembre). Non è stata data alcuna assicurazione sul mantenimento in servizio dei lavoratori a tempo determinato né alcuna garanzia reale dello sblocco dei contratti.

 

Qui bisogna ricordare che la situazione attuale non è originata né dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha decretato illegittimi i contratti del comparto unico regionale dal 2011 ad oggi né dalla legge finanziaria regionale del 2011. L’attuale situazione è dovuta al fatto che nessuna amministrazione, né comunale né regionale né tanto meno statale, ha dato seriamente il via a un processo di stabilizzazione del personale precario, preferendo gestire centinaia (se non migliaia) di lavoratori “a tempo” perché nei fatti sono molto più ricattabili e manovrabili, e quindi utilizzabili solo finché risultano utili. Una realtà, quella della precarietà e del lavoro come ricatto, che sembra ormai una condizione consueta ma che di consueto non ha proprio nulla.

 

Dopo la manifestazione sotto il Comune di venerdì 16 maggio, è stata avviata una petizione fra le famiglie dei bambini e delle bambine che frequentano ricreatori, asili nido e scuole dell’infanzia che verrà depositata in Comune a breve.

 

La mobilitazione continua, fino a che non verranno date delle garanzie reali e sostanziali che i servizi educativi verranno mantenuti pubblici nella loro totalità e che i contratti di lavoro verranno rinnovati.

 

frà precario

 

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un momento dell’inizio della manifestazione, prima dell’arrivo dei sindacati istituzionali

 

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