Varie centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione promossa dall’Arcigay-Arcilesbica e gruppi affini. L’iniziativa era stata indetta in primis per protestare contro le politiche repressive del governo russo contro le minoranze e i diritti umani ma in piazza sono confluite tante anime che hanno arricchito la giornata con altre riflessioni a partire dai crimini ambientali del governo russo. |
Numerosi gli anarchici e libertari presenti con bandiere e diffusione di Umanità Nova. Ci siamo radunati dietro lo striscione fatto da varie individualità “Putin e Letta uniti nella repressione” che voleva portare in piazza anche le ragioni per lottare contro il governo italiano che -come tutti i governi sebbene in forme e modi diversi- attua politiche repressive contro chi si oppone (si veda ovviamente la questione TAV e via discorrendo). Vari manifestanti avevano attaccati sui cappotti gli adesivi diffusi a centinaia nei giorni scorsi in città e creati nell’ambito del Germinal (vedi immagine in fondo).
INFO-ACTION REPORTER
Filmato Il Fatto Quotidiano TV
Servizio del TG3 regionale sul vertice e sul presidio (dal minuto 4.50)
Da il Piccolo
MERCOLEDÌ, 27 NOVEMBRE 2013
«Roma ignora la repressione putiniana»
Luxuria, con colbacco rosso, guida la manifestazione arcobaleno in piazza Sant’Antonio. «No allo zar omofobo»
Fratelli d’Italia fa volantinaggio per Vlad
LA GIOIA DELL’ARCIGAY Giorno storico Questo è a tutti gli effetti il primo Gay Pride in Friuli Venezia Giulia contro l’intolleranza dell’Europa dell’Est
l’ex parlamentare Siamo qui a porre il problema dei diritti umani in Russia perché purtroppo al vertice nessun membro del governo italiano lo farà
Mentre a qualche centinaio di metri una folla si riuniva per protestare contro il presidente russo, all’inizio di viale XX Settembre un gruppetto di militanti di Fratelli d’Italia consegnava volantini di segno marcatamente opposto: «Siamo in largo Bonifacio con il nostro volantino su Putin! Anche dopo una breve visita di Vladimir Luxuria al o alla quale abbiamo dato il volantino ci riteniamo soddisfatti! I triestini ora sanno che c’è qualcuno che fa e non chiacchiera soltanto! Avanti senza paura!», hanno scritto sul loro profilo Facebook senza risparmiare sui punti esclamativi. Capitanati dal consigliere comunale Claudio Giacomelli, hanno distribuito ai passanti un foglio in cui si elencavano da un lato le “storture” italiane (dichiarazioni di Kyenge e Vendola in favore di immigrati e omosessuali, le case popolari affidate agli stranieri e l’ingresso del tema omosessualità nelle recite scolastiche), dall’altro affermazioni di Putin consone agli ideali del partito. Un esempio? «Gli europei si stanno estinguendo. Non lo capite? E i matrimoni tra persone dello stesso sesso non producono figli». (g.tom.)
di Giovanni Tomasin wTRIESTE L’hanno definito il primo Gay Pride del Friuli Venezia Giulia. Centinaia di persone sono scese in piazza Sant’Antonio ieri mattina per manifestare contro le violazioni dei diritti umani nella Federazione russa e per dire a Vladimir Putin che a Trieste non tutti lo considerano il benvenuto. Davanti a uno striscione arcobaleno di cento metri quadrati, Vladimir Luxuria ha arringato il popolo delle tante associazioni che hanno animato la manifestazione. Borsa con l’immagine del Cremlino al fianco e colbacco rosso in testa, la militante dei diritti civili ed ex parlamentare ha tenuto fede alla sua immagine di “anti-Putin”: «Berlusconi, diventa gay perché Putin ha detto che così puoi salvarti dai processi – ha detto dal palco facendo riferimento a una vecchia battuta del presidente russo -. Noi come categoria non ci facciamo una bella figura, ma tu almeno ti salvi dalla decadenza». Battute a parte, tanto l’intervento di Luxuria quanto quelli degli altri relatori tenevano il punto di un argomento serissimo: le continue violazioni dei diritti umani e la diffusa omofobia in Russia. «Quella di oggi è una giornata storica – ha detto Giacomo Depero, presidente di Arcigay Udine-Pordenone – perché la manifestazione di piazza Sant’Antonio è a tutti gli effetti il primo Gay Pride della Regione. La nostra presenza qui vuole essere una critica alla politica della Federazione russa e a alla nuova legge di Putin contro i gay: un simbolo dell’omofobia che sta avendo ripercussioni negative in tutta l’Europa orientale». Depero ha ricordato i problemi della comunità omosessuale, bisessuale e transessuale in Serbia, Ungheria e Croazia, dove si terrà un referendum contro il matrimonio gay. «Si tratta di avvenimenti gravissimi che contrastano con decenni di lotte per i diritti lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) – ha dichiarato -. In un momento di crisi è facile perdere, in un solo momento, tutti i passi in avanti e cadere nella spirale di nuove persecuzioni». Giuliano Prandini, responsabile italiano per la Federazione russa di Amnesty International, è stato chiaro: «Siamo qui perché siamo preoccupati dalle violazioni sempre più gravi dei diritti umani nella Federazione russa – ha affermato -. Non soltanto nel Caucaso del Nord, dove le persone scompaiono, vengono torturate o sono vittime di esecuzioni extragiudiziarie, ma anche nella stessa Russia: penso ai mandanti mai trovati dell’assassinio di Anna Politkovskaja, al magnate Khodorkovsky tutt’ora in prigione, alla legge omofoba e a quella che limita l’attività delle associazioni non governative». Prandini ha poi ricordato la componente del gruppo Pussy Riot trasferita in un campo in Siberia in seguito a uno sciopero della fame e le altre persone che «attualmente sono in galera per reati d’opinione, dopo aver partecipato a manifestazioni». La parlamentare del Sel Serena Pellegrino ha scritto in un comunicato il sostegno all’iniziativa di Arcigay e Arcilesbica del Fvg, Certi Diritti, Iris, Uaar e Jotassassina: «È una pretesa di civiltà che deve essere sostenuta anche dal nostro presidente del Consiglio. Gli interessi economici non possono mai interferire nel livello dei diritti civili. Le leggi omofobe varate in un Paese che è nostro partner non possono essere ignorate». Anche il senatore Pd Sergio Lo Giudice ha lanciato un appello analogo. All’inizio della manifestazione lo striscione arcobaleno ha coperto i militanti, venendo srotolato sulle note del Lago dei cigni. «A 120 anni dalla sua morte – hanno spiegato dal palco – l’omosessualità di Cajkovskij è ancora un tabù assoluto». Gli interventi delle tante sigle scese in piazza sono proseguiti per circa un’ora e mezza, sfidando il freddo e la bora che a più riprese ha sferzato le bandiere e gli striscioni. Tra i manifestanti erano numerosi i cartelli in sostegno delle Pussy Riot e quelli che dileggiavano Putin per la sua retorica machista. «Siamo qui a porre il problema dei diritti umani – ha detto Luxuria – perché purtroppo al vertice nessun membro del governo lo farà».
Italia-Russia: Arcigay in piazza con Vladimir Luxuria
(AGI) – Trieste, 26 nov. – Manifestazione di Arcigay e Arcilesbica questa mattina in piazza Sant’Antonio a Trieste per protestare, sotto una grande bandiera arcobaleno da 100 metri quadrati, in occasione del vertice bilaterale Italia-Russia, contro le violazioni dei diritti umani nella Federazione russa. A guidarla Vladimir Luxuria (colbacco rosso, borsa cremlino, sciarpa arcobaleno)che ha parlato del ”vento gelido dei diritti umani” che ancora soffia forte dall’Est ”un vento di repressione e di silenzio sui diritti umani” aggiungendo che ”Trieste deve rimanere una porta aperta al dialogo e non alla repressione”. Sono circa in 200 e non sono soli. Con loro anche bandiere degli anarchici(Usi-Ait) contro lo ”Zar” e bandiere e slogan di condanna contro l’omofobia in Russia (Free Pussy Riot), mentre alcuni fanno volantinaggio. Tutto cio’ in attesa di Putin in ritardo rispetto al rigoroso protocollo allestito dai responsabili della sicurezza russi.
Trieste: Gay e anarchici manifestano contro Putin guidati da Luxuria
26 nov. – Manifestazione di Arcigay e Arcilesbica questa mattina in piazza Sant’Antonio a Trieste per protestare, sotto una grande bandiera arcobaleno da 100 metri quadrati, in occasione del vertice bilaterale Italia-Russia, contro la legge che vieta propaganda gay ai minorenni nella Federazione russa. A guidarla Vladimir Luxuria (colbacco rosso, borsa cremlino, sciarpa arcobaleno) che ha parlato del ”vento gelido dei diritti umani” che ancora soffia forte dall’Est ”un vento di repressione e di silenzio sui diritti umani” aggiungendo che ”Trieste deve rimanere una porta aperta al dialogo e non alla repressione”.
Sono circa in 200 e non sono soli. Con loro anche bandiere degli anarchici (Usi-Ait) contro lo ”Zar” e bandiere e slogan di condanna contro l’omofobia in Russia (Free Pussy Riot), mentre alcuni fanno volantinaggio. Tutto cio’ in attesa di Putin in ritardo rispetto al rigoroso protocollo allestito dai responsabili della sicurezza russi.
Il capo del Cremlino arriva a bordo di un’enorme automobile blindata. E dopo le strette di mano con le autorità schierate in piazza Unità, Putin e Letta si sono chiusi in Prefettura intorno alle 13.30.
L’area intorno a piazza Unità è transennata e strettamente sorvegliata dalle forze dell’ordine (imponente lo schieramento sia italiano che russo), rigidi i controlli per tutti, ma pochi sono i triestini che stamane si sono avventurati in centro a causa del freddo ‘polare’ e della forte bora che spira a Trieste.
Tutto questo però non ferma le proteste in città. Vladimir Luxuria. L’ex parlamentare di Rifondazione comunista è la madrina della manifestazione indetta dalle associazioni gay contro le violazioni dei diritti umani nella Federazione russa. Luxuria si è presentata a Trieste con una vistosa borsa in cui è raffigurato il Cremlino e con in testa un colbacco rosso. In piazza Ponterosso, luogo della manifestazione, sventola una grande bandiera arcobaleno di 110 metri quadrati. Tra i cartelli issati: “Putin free Pussy Riot”.
da La Stampa
“Parlate dei diritti gay a Putin”
Vladimir Luxuria contro Vladimir
«Lancio un appello a Berlusconi: diventa gay. Lo ha detto pure Putin, il tuo amico di dacia: se fossi omosessuale non verresti processato. Certo, noi non ci faremmo una grande figura come categoria…». Vladimir Luxuria, mattatrice della manifestazione “SOS Russia”, non risparmia sul curaro. Appuntamento in piazza Sant’Antonio a Trieste, a un tiro di schioppo dalla zona rossa del vertice intergovernativo, per riportare i diritti civili al centro dell’agenda; diritti degli omosessuali in testa, vista la legge contro la “propaganda gay” firmata da Vladimir Putin lo scorso giugno. Accorrono diverse centinaia di persone, poco meno di un migliaio: risultato non trascurabile per un martedì di lavoro, per giunta in una delle piazze cittadine più esposte al soffio della bora.
Alle 11 – sulle note del “Lago dei Cigni” di Tchaikovsky, eletto a simbolo gay della comunità russa – i manifestanti srotolano una bandiera arcobaleno di 100 metri quadri, che resisterà per quasi due ore alle raffiche del vento siberiano. «Oggi nessuno parlerà a Putin dei diritti civili», incalza Luxuria. «Non lo farà Letta, non lo farà Prodi, non lo farà Emma Bonino, ed è una cosa che mi addolora: basta un ministero per dimenticare anni di lotte. È giusto che al vertice si parli di economia, ma io vorrei che il mio primo ministro chiedesse delle garanzie a Putin: se un’azienda russa rilevasse una compagnia italiana, i lavoratori omosessuali rischierebbero di subire discriminazioni?».
A far da sfondo al sit-in, la chiesa serba ortodossa di San Spiridione. «Trieste è la nostra porta sull’Oriente. Ma deve restare chiusa al vento d’intolleranza che spira da quelle terre, ben più gelido della bora: in Serbia gli hooligan impediscano che si svolga il Gay Pride, l’Ungheria è in piena deriva omofoba, la Croazia domenica va alle urne per specificare nella Costituzione che il solo matrimonio possibile è fra uomo e donna. E ora in Russia c’è questo – purtroppo mio omonimo – che è convinto di poter misurare la virilità sulla base delle cinture di judo». Grandi applausi e facce intirizzite, prima dell’ultima puntura di spillo che gli organizzatori riservano al Comune: «Com’è possibile che un anno fa abbiate intitolato la sala stampa ad Anna Politkovskaja e ora ne ospitiate il carnefice?». In piazza solo un cartello ricorda i militanti di Greenpeace detenuti in Russia: l’organizzazione ha preferito non aderire per evitare ritorsioni. Un mese fa, nel corso della regata “Barcolana”, un suo gommone aveva dato l’assalto alla barca sponsorizzata da Gazprom.