dal Messaggero Veneto del 07/06/13
Fidenato, dissequestrate le sementi Ogm
Torna a essere proprietario dei terreni – cinque ettari e mezzo – di mezzi tecnici (dal trattore al computer) e soprattutto delle sementi della discordia: i semi di Mon 810, il mais transgenico riconosciuto dall’Europa, che aveva acquistato due anni fa e che sono diventati il simbolo degli agricoltori pro Ogm. Giorgio Fidenato, dopo l’ordinanza della Corte di giustizia europea, torna proprietario della sua impresa ad Arba. Il giudice del tribunale di Pordenone Rodolfo Piccin, ottenuto il parere favorevole del pubblico ministero, ieri ha revocato il sequestro preventivo dell’azienda che ha sede legale ad Arba. Un decreto che suona come un anticipo di sentenza. E che per Fidenato diventa il via libera tanto atteso alla messa a dimora di mais transgenico. Il giudice, preso atto della richiesta che Fidenato ha presentato al pubblico ministero il 31 maggio, preso atto del parere favorevole del pm (datato 4 giugno) e soprattutto dell’ordinanza della Corte di giustizia europea sul caso Fidenato, conclude che «il fatto storico ascritto a Fidenato non può essere considerato reato dall’ordinamento nazionale come osservato efficacemente dal pm: ciò comporta la sopravvenuta dissolvenza del fumus commissi delicti, che impone la caducazione del vincolo». E che fa già intravedere una sentenza di assoluzione. Se Fidenato infatti è finito a processo per aver messo a dimora «sementi di mais di varietà geneticamente modificata (e segnatamente della varietà Mon 810) in carenza dell’autorizzazione…» dello Stato, la Corte di giustizia ha cassato l’ipotesi ritenendo che l’autorizzazione non debba essere concessa se le varietà sono già riconosciute dal diritto europeo. Come dire: la direttiva – anche se non recepita dallo Stato membro – è prevalente. E se la palla, dal punto di vista giuridico, ora passa allo Stato, per l’agricoltore il dissequestro è già un via libera alla possibilità di seminare. Per ora Fidenato non si sbilancia: «Diciamo che finalmente posso tornare a fare l’imprenditore agricolo» si limita a dire con gioia dopo il provvedimento del magistrato. «Ho già parlato con il custode giudiziario con cui il rapporto è stato sempre buono». La volontà di seminare Fidenato non l’ha però mai nascosta e fa intendere che a breve ci potrebbero essere novità, a questo punto alla luce del sole visto che la magistratura a accertato che lui non ha agito fuori legge. Oltre a dissequestrare i beni, il giudice ha revocato l’incarico al custode giudiziario – il direttore centrale delle Risorse agricole, Luca Bulfone – che entro la fine di luglio dovrà fare una relazione della gestione. Martina Milia
Dal Messaggero veneto del 08/06/13
Ogm, esplode la polemica Zanin interroga la Camera
«Nel settembre 2012 una sentenza della Corte di giustizia europea ha dato una seria bacchettata al nostro Parlamento: non è possibile bloccare la messa in coltura di un prodotto Ogm se questo è già stato approvato a livello europeo. L’Italia, che ha sempre negato la propria autorizzazione, rischia l’infrazione comunitaria, mentre il mondo dell’agricoltura si trova spaccato in due». Lo dice Giorgio Zanin, parlamentare del Pd, in una interrogazione alla Camera. Il quesito «riguarda la situazione in cui versa lo Stato italiano, nonostante la cornice dei principi disposti dalla Legge 5 del 2005, il quale sembra privo di misure adeguate alla coesistenza tra la messa a coltura di varietà geneticamente modificate e di quelle biologiche per non compromettere la biodiversità ambientale e la qualità e la tipicità della produzione agroalimentare nazionale, bandiera del Made in Italy in tutto il mondo. A seguito dell’impegno del Governo ad adottare misure di salvaguardia al fine di evitare qualsiasi contaminazione votato durante la seduta del 21 maggio 2013 in Senato, chiediamo a Letta e alla sua squadra se i tentennamenti dei Governi che lo hanno preceduto possano aver compromesso la qualità e la sicurezza della produzione agricola del paese e, secondariamente, quali motivazioni stanno alla base del ritardo nel provvedere al divieto temporaneo e di urgenza della coltivazione Ogm». Contraria l’opinione di Futuragra, che da tempo si batte in difesa dell’agricoltura biotech: l’associazione rileva che in 15 anni «di coltivazioni di questo genere, non si è avuto alcun danno per l’uomo», danni che arriveranno se prevarrà un certo “oscurantismo ideologico” che impedisce la sperimentazione in questo settore. «Maggiore chiarezza di comunicazione circa l’illegalità in Regione di semine Ogm e una più intensa sorveglianza sulle possibile semine di mais Mon 810» vengono chiesti infine dalle associazioni ambientaliste Aiab, Wwf, Medici per l’ambiente e Legambiente, in una lettera alla presidente regionale Debora Serracchiani, dopo il dissequestro delle sementi di Giorgio Fidenato autorizzato dal giudice Piccin. Gli ambientalisti sollecitano «l’intensificazione della sorveglianza sulle semine e contestualmente una chiara definizione normativa e relativa comunicazione a tutti i settori sulla non legalità delle semine Ogm»