Cie e Cara, sale la tensione: Sindaci isontini in rivolta

da Il Piccolo del 6 settembre 2014

Cie e Cara, sale la tensione
Sindaci isontini in rivolta

Nell’incontro con la Sesta commissione il primo cittadino di Gradisca ha rilevato
che «affiancare le due strutture significa rischiare attriti fra gli immigrati »

I Comuni dell’Isontino fanno quadrato e si appellano alla Regione. È ancora il delicato tema degli immigrati a spingere l’intero territorio locale a bussare alle porte di piazza Oberdan, tanto più davanti all’emergenza delle tendopoli sulle rive dell’Isonzo. A preoccupare è soprattutto il futuro dei centri di Gradisca. Vari sindaci, che nelle scorse settimane avevano sottoscritto un ordine del giorno in opposizione alla riapertura del Cie e all’ipotesi di riconversione in Cara, oltre che per domandare sostegno nella gestione di quello che viene definito un “problema umanitario”, sono stati sentiti ieri in Sesta commissione presieduta da Franco Codega (Pd). Proprio l’esponente dei democratici, in apertura di dibattito, ha fatto notare che la ristrutturazione del Cie è quasi conclusa e, sebbene da più parti siano giunte rassicurazioni in merito alla chiusura, i recenti lavori di ristrutturazione farebbero intendere altro: «Stiamo rivedendo tutto come prima, con le stesse gabbie. Vogliamo chiarezza»”, ha affermato. «L’edificio non è fatto per l’accoglienza e non ha i requisiti minimi per esserlo», ha rilevato il sindaco di Gradisca, Linda Tomasinsig. «Inoltre, affiancare Cie e Cara significa rischiare attriti tra gli ospiti. Il Comune, a fine luglio, ha accolto un ordine del giorno con cui adoperarsi in particolare presso la Prefettura affinché la chiusura del Cie sia definitiva e al contempo il Cara non sia ampliato», ha ribadito. «A questo problema – ha detto ancora Tomasinsig – si affianca la presenza, da mesi, di alcuni stranieri che, in attesa di vedere accolta la richiesta di asilo già presentata, bivaccano lungo il greto dell’Isonzo in una baraccopoli. Sono persone che vivono da noi, vanno tutelate. Lunedì ci sarà un tavolo in prefettura a Gorizia e sarà sollecitata una soluzione, ma c’è bisogno del sostegno di tutti. Sono persone note alla questura e vanno prese in carico da subito». L’assessore provinciale alle Politiche socio-assistenziali di Gorizia, Ilaria Cecot, è d’accordo con il Comune di Gradisca e ne ha firmato l’odg. «Da noi – ha spiegato – non sono rispettate le leggi sugli immigrati. Per gli stranieri sull’Isonzo abbiamo chiesto la collaborazione della Protezione civile, perché abbiano almeno una tenda dove dormire, ma tale richiesta – non essendo di competenza della Provincia – dev’essere avanzata dai soggetti competenti. Speriamo che la Regione non intervenga solo nella progettualità, ma anche nell’emergenza dell’immigrazione. Abbiamo caserme e ospedali chiusi che potrebbero accogliere queste persone». Il sindaco di Sagrado, Elisabetta Pian, ha chiesto una legge regionale specifica: «Vanno pensate altre soluzioni di accoglienza». Per il sindaco di Monfalcone, Silvia Altran, è necessario gestire i flussi d’immigrazione verso diversi territori: «Da noi – ha sottolineato – gli stranieri sono aumentati dal 15% al 18%».