Da Il Piccolo del 15 gennaio 2014
Gestione del Cie di Gradisca, terzo rinvio per l’udienza
GORIZIA Terzo rinvio al tribunale di Gorizia dell’udienza preliminare sul caso Cie-Prefettura. Dopo una prima volta a ottobre per il deposito di una memoria difensiva e una seconda nel dicembre scorso per un supplemento di indagine da parte della Procura, ieri il rinvio è dovuto all’astensione degli avvocati. Se ne riparlerà il prossimo 11 febbraio. I vertici della Connecting people, la cooperativa che da quasi sei anni gestisce il Cie e il Cara di Gradisca, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa dello Stato e a inadempienze di pubbliche forniture. Secondo il capo di accusa, infatti, nelle fatture inviate alla Prefettura sarebbe stato indicato un numero maggiore di ospiti di quelli effettivamente presenti nelle due strutture gradiscane, per una truffa complessiva di quasi 1,5 milioni di euro. Nella vicenda sono implicati anche il viceprefetto vicario Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo della Prefettura Telesio Colafati, imputati di falsità materiale e ideologica in atti pubblici per non aver verificato la congruità delle fatture presentate e di averle vistate autorizzandone il pagamento. Alla Connecting people si imputa anche presunte irregolarità nelle dichiarazioni relative alle forniture di materiali per l’assistenza alla persona: indumenti, servizio mensa, schede telefoniche e medicinali. Il periodo preso in esame nell’indagine va dal marzo 2008 al dicembre 2011, i tre anni in cui la Connecting people ha gestito il centro immigrati di via Udine. I legali della Connecting people contestano nella memoria difensiva i dati emersi nell’indagine della Procura sostenendo che i conteggi effettuati dall’ente gestore sono corretti. E proprio su questa memoria che il pm Michele Martorelli ha disposto un supplemento di indagini affidato sempre alla Guardia di finanza. (fra. fem.)
11 gennaio 2014
Sanitari del Cara senza stipendio da aprile
di Luigi Murciano GRADISCA «Siamo noi i veri invisibili». Mentre il Comune di Gradisca ufficializza per il 24 gennaio l’arrivo in città del ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge – che forse visiterà Cie e Cara, ma sicuramente incontrerà le istituzioni del territorio -, torna ad esplodere la grana degli stipendi arretrati dei lavoratori del Cara. Grana che pareva in parte risolta per quanto riguarda i dipendenti della Connecting People (a dicembre, grazie all’intervento di Prefettura e sindacati, gli operatori del Cie ancora chiuso e del parallelo Centro richiedenti asilo hanno ottenuto l’80% degli arretrati), ma che non vede ancora un lieto fine per quanto riguarda i liberi professionisti in forza alle due strutture. Si tratta di una quarantina di lavoratori del gruppo legale e sanitario (medici e infermieri): collaboratori a partita Iva che non vedono pagate le fatture emesse per le proprie prestazioni sin da aprile del 2013 se non da molto prima. Delle 40 persone che si sono alternate al Cara, soltanto 4-5 restano oggi a garantire esponsabilmente il servizio, coprendo turni massacranti. In questi giorni si stanno susseguendo incontri in Prefettura per tentare di sbloccare la situazione, ma la vicenda sembra lontana dall’epilogo. E i collaboratori che in questi mesi hanno lavorato gratis sono allo stremo. «Per far ottenere gli arretrati ai dipendenti, si è giustamente mobilitato mezzo mondo, mentre il nostro problema sembra non importare a nessuno – fanno sapere -: né all’ente gestore che prende continuamente tempo, né alla Prefettura che ci ha scaricati». Secondo la Prefettura in caso di mancato pagamento da parte dell’ente gestore, lo Stato può sostituirsi alla cooperativa e garantire la retribuzione al solo personale dipendente. «Ma le nostre mansioni sono le stesse – si legge in una nota -. Siamo lavoratori di serie B? Le nostre famiglie non meritano la stessa tutela? O forse siamo pedine in un gioco continuo di ripicche e screzi tra Connecting e Prefettura? I soldi per accogliere in hotel i 50 richiedenti asilo che dormivano in strada sono stati trovati nel giro di 24 ore. Allora siamo noi i veri “invisibili”, persone che hanno sempre messo il massimo impegno per aiutare i profughi scappati dalle violenze e dalle ingiustizie del proprio Paese. Ma ora siamo noi le persone in difficoltà. Dov’è lo Stato?». I pochi sanitari rimasti minacciano uno sciopero bianco ad oltranza se non saranno riconosciuti i loro diritti, garantendo quindi solo assistenza di primo soccorso. Le visite mediche d’ingresso agli ospiti, che provengono da Paesi ove insistono malattie endemiche, potrebbero diventare dunque sommarie. Nei giorni scorsi un dipendente del Cara, originario dello Sri Lanka, avrebbe tentato il suicidio sul posto di lavoro ingerendo degli psicofarmaci. Avrebbe lasciato un messaggio denunciando la sua disperazione per non avere più un soldo e non potere ricongiungersi con i familiari. È stato ricoverato all’ospedale.