No all’apertura del Cie, alleanza tra sindaci
L’ha chiesta il sindaco Tomasinsig che il 22 luglio sarà a Roma. Lunedì delegazione di amministratori al centro immigrati di Luigi Murciano
GRADISCA. Cie/Cara di Gradisca, la settimana più calda. Tornano ad accendersi i riflettori attorno alla doppia struttura per immigrati in quello che potrebbe diventare un periodo decisivo per il suo futuro in vista della missione romana del sindaco Linda Tomasinsig. Lunedì è in programma la visita alla struttura di una delegazione composta da consiglieri regionali, amministratori locali e associazioni umanitarie e antirazziste che ribadiscono la necessità di giungere a una chiusura definitiva del Cie.
Una visita che in queste ore sembra però tingersi di giallo, dal momento che la Prefettura pare intenzionata a consentire l’accesso al Cie solamente a una delegazione molto ridotta. Contemporaneamente, al di fuori dell’ex Polonio, è stato annunciato invece un presidio (dalle 9 alle 19) dei dipendenti della Connecting People che hanno maturato cinque mensilità di ritardo nell’erogazione degli stipendi. I lavoratori hanno deciso un’azione pacifica di protesta e hanno invitato onorevoli, consiglieri regionali e amministratori locali alla loro manifestazione, che non coinvolge le sigle sindacali ma sorge dal basso. I lavoratori di turno garantiranno il servizio all’interno del Cara.
Nel frattempo prosegue il lungo lavoro “diplomatico” del sindaco di Gradisca, Linda Tomasinsig, che martedi 22 sarà a Roma per essere ascoltata dalla Commissione Schengen di cui è vicepresidente l’onorevole Giorgio Brandolin. Tomasinsig in queste ore ha preparato il testo di un ordine del giorno da sottoporre ai colleghi sindaci dell’Isontino e del quale auspica l’approvazione nei rispettivi consigli comunali – compreso quello di Gradisca – in modo da presentarsi a Roma con una posizione forte e unitaria del territorio contro la riapertura del Cie e l’ampliamento del Cara, posizione già sostenuta anche dal presidente della Regione Serracchiani. Nel documento si fa riferimento alle “condizioni di vita delle persone trattenute nel Cie” e altresì “alle condizioni di lavoro di quanti operano all’interno della struttura” apparse “insufficienti a garantire il pieno rispetto della dignità umana, dei diritti delle persone e altresì dei lavoratori”. Il documento impegna il sindaco ad “adoperarsi, anche agendo nei confronti della Prefettura, affinché la struttura del Cie non riapra, si sanino le gravi carenze gestionali, e lo stesso Cie non venga riconvertito a Cara o Centro di prima accoglienza, aumentando in tal modo il numero dei richiedenti asilo accolti sul territorio del Comune di Gradisca e dell’Isontino”. Impegna inoltre ad “agire presso la Prefettura affinché ai lavoratori della cooperativa incaricata della gestione venga garantita la puntuale erogazione degli stipendi, si faccia il possibile affinché vengano sanate le pendenze, e ai lavoratori precedentemente impiegati nella struttura del Cie venga garantito il reimpiego in altra mansione”.