Dal Piccolo
2014-03-28
I legali degli imputati: al processo chiariremo che i dati sono esatti
GRADISCA «Siamo certi che nel dibattimento processuale faremo valere le nostri ragioni e si arriverà al proscioglimento degli imputati»: così gli avvocati Enrico Agostinis e Alberto Tarlao, difensori di alcuni imputati rinviati a giudizio per truffa nei confronti dello Stato nella vicenda delle fatture gonfiate riguardanti le presenza degli immigrati nei centri Cie e Cara di Gradisca. La loro fiducia è riposta in quell’indagine compiuta dalla Prefettura, avallata anche dal ministero dell’Interno, che attestava, secondo le argomentazioni della difesa, come i numeri delle presenza degli immigrati, nel periodo dal 2008 al 2011, fossero coerenti con quelli riportati nelle fatture. Tanto che il ministero dell’Interno non si è costituito parte civile nel procedimento. D’altra parte sia Agostinis che Tarlao, durante le udienze preliminari, avevano insistito sulla richiesta di un incidente probatorio che vertesse sulla relazione della Prefettura, richiesta che per due volte fu respinta dal gup. «Il materiale acquisito è centrale in questa vicenda – sostiene Agostinis -; pieno rispetto per le decisioni del gup, ma un più approfondito esame dibattimentale potrà far emergere la verità». Anche il legale del Consorzio Connecting People sostiene che quelli raccolti dalla Guardia di finanza, che ha svolto le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, sono parziali. E sulla correttezza di comportamenti e fatture insiste anche l’avvocato Giuseppe Campeis, che difende il vice prefetto vicario Gloria Allegretto, imputata di falso materiale e ideologico. Il legale ha assicurato che la sua cliente non intende dimettersi. Ed anche sulle forniture d’acqua, sigarette e schede telefoniche la difesa degli imputati sostiene la correttezza dei comportamenti anche se le forniture venivano fornite da ditte subappaltanti. Come abbiamo già ricordato gli imputati sono tredici e il processo è fissato per il prossimo 12 giugno. E si prevedono tempo mediamente lunghi per arrivare alla sentenza: tra eccezioni procedurali, l’escussione di un numero piuttosto consistente di imputati che verranno citati da accusa e difesa e, infine, la discussione tra le parti ci vorranno, se tutto va bene, non meno di dieci udienze. Tra pausa estiva e tempi non certo celeri del tribunale goriziano la sentenza nona arriverà prima del prossimo anno. (fra. fem.)
2014-03-26,
Fatture gonfiate al Cie, tredici a processo
Il consorzio Connecting People, originario di Trapani, è ancora gestore dei centri immigrati di Gradisca. Chiuso temporaneamente il Cie per ristrutturazione, la cooperativa cura attualmente il Cara, il centro per richiedenti asilo politico, dove sono ospitati mediamente 200 persone. Secondo l’appalto il gestore riceve 42 euro al giorno per ogni immigrato al quale deve fornire pasti, medicinali, vestiario e quanto di altro necessario. Una gestione non facile dal punto di vista finanziario visto che la Prefettura ha dovuto anticipare in questi ultimi mesi gran parte degli stipendi ai dipendenti che più volte hanno minacciato lo sciopero. Nell’ultima occasione, una settimana fa, sono stati precettati dopo aver indetto una giornata di sciopero. Non percepiscono un euro da quasi un anno per i professionisti che operano a partita Iva come medici e infermieri. di Franco Femia wGORIZIA Tutte rinviate a giudizio le 13 persone coinvolte nell’inchiesta sulle fatture gonfiate al Cie-Cara di Gradisca d’Isonzo. Il viceprefetto vicario di Gorizia Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo della Prefettura Telesio Colafati sono imputati di falso materiale e ideologico in atti pubblici. Undici persone tra i vertici della Connecting people, il consorzio siciliano che gestisce i due centri immigrati di Gradisca sono invece imputati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato a inadempienze di pubbliche forniture. Gli imputati sono Giuseppe Scozzari presidente del Consiglio di amministrazione e legale rappresentante della Connecting people, Ettore Orazio Micalizzi vice presidente del Cda, Vittorio Isoldi direttore della Connecting people all’epoca dei fatti, Giovanni Scardina direttore del Cie, Gloria Savoia direttrice del Cara (centro che ospita i richiedenti asilo politico), Mauro Maurino componente del Cda e Giuseppe Vito Accardo sindaco supplente. Rinviati a giudizio anche quattro dipendenti del Consorzio con le stesse imputazioni del vertici della Connecting people. Il gup Rossella Miele, al termine di sette udienze preliminari, ha accolto la richiesta avanzata dal pubblico ministero Michele Martorelli, mentre i difensori (avvocati Alberto Tarlao, Enrico Agostinis, Giuseppe Campeis, Francesco De Benedictis e i siciliani Granata e Licata) hanno chiesto il proscioglimento di tutti gli imputati. Tarlao e Agostinis hanno insistito sulla richiesta di incidente probatorio sulle perizie contabili essendoci a loro dire incongruenze e dati non omogenei, ma il gup ha respinto la richiesta. La Procura della Repubblica contesta ai vertici della Connecting people di aver ottenuto nel periodo tra marzo del 2008 e dicembre del 2011 somme ben più alte di quelle dovute sulla gestione degli immigrati. Secondo l’indagine condotta dagli uomini della Digos e della Guardia di finanza, nelle fatture presentate alla Prefettura sarebbe stato indicato un numero maggiore di ospiti di quelli effettivamente presenti nelle due strutture gradiscane. Secondo l’accusa la truffa ammonterebbe a quasi un milione e mezzo di euro. Inoltre sono accusati di non aver fornito agli extracomunitari ospitati nelle due strutture gradiscane alcuni servizi che erano invece contrattualmente previsti come carte telefoniche prepagate e acqua minerale. All’Allegretto e al funzionario della Prefettura viene contestato il fatto di non aver verificato la congruità delle fatture presentate e di averle vistate autorizzandone il pagamento.
Riportiamo a questo proposito un articolo preso dal blog Anarresinfo.noblogs.org
Da Trapani a Gradisca. Etica e affari
Si è chiusa con 13 richieste di rinvio a giudizio l’inchiesta giudiziaria sugli appalti al Cie e al Cara di Gradisca d’Isonzo. Il gup ha fissato per il prossimo 2 luglio l’udienza preliminare per tredici imputati.
Tra cui il viceprefetto Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo della Prefettura Telesio Colafati accusati di falso materiale e ideologico in atti pubblici. I vertici di Connecting people, il consorzio siciliano che gestisce dal 2008 i due centri, vanno alla sbarra per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e a inadempienze di pubbliche forniture.
Gli imputati sono Giuseppe Scozzari presidente del Consiglio di amministrazione e legale rappresentante della Connecting people, Ettore Orazio Micalizzi vice presidente del Cda, Vittorio Isoldi direttore di Connecting people, il direttore del Cie Giovanni Scardina, e quella del CARA Gloria Savoia, Mauro Maurino componente del Cda e Giuseppe Vito Accardo sindaco supplente.
I vertici del “sinistro” consorzio avrebbero ottenuto somme ben più alte di quelle dovute sulla gestione degli immigrati. Avrebbero presentato fatture dove era gonfiato il numero di immigrati presenti al CARA e al CIE. Scozzari e la sua allegra compagnia si sarebbero intascato persino i soldi, che in base al capitolato d’appalto, erano destinati per l’acquisto di carte telefoniche e acqua.
Al vice prefetto Allegretto e al funzionario della Prefettura viene contestato il fatto di non aver verificato la congruità delle fatture presentate e di averle vistate autorizzandone il pagamento.
Si va dal 2008 al 2011, i tre anni in cui Connecting people ha gestito il centro di via Udine dopo aver vinto l’appalto. La gestione è poi proseguita ed è tuttora affidata al consorzio siciliano perché la gara d’appalto lo scorso anno non è stata aggiudicata per un vizio formale che ha escluso la vincitrice, una cordata guidata dalla francese Gepsa.
Sin qui i fatti.
Non possiamo dire di essere stupiti. Chi sgomita per gestire una struttura detentiva, lo fa per i soldi. In questi anni i professionisti dell’umanitario di soldi se ne sono messi in tasca tantissimi. Secondo calcoli del Ministero dell’Interno la macchina delle espulsioni costa intorno ai 18 milioni di euro l’anno, parte dei quali presi dalle tasce dei lavoratori immigrati con permesso di soggiorno, gente uscita dalla clandestinità che potrebbe tornarci se resta senza lavoro.
Uno dei paradossi feroci del paese degli italiani brava gente.
Difficile dimenticare l’arrogante sicumera di Mauro Maurino, responsabile di Connecting People a Torino, che, nel 2009 aveva tentato di aggiudicarsi la gestione del CIE di corso Brunelleschi.
Ad un gruppo di antirazzisti che gli avevano occupato l’ufficio, dichiarò che, la loro gestione, una gestione di “sinistra”, sarebbe stata sicuramente preferibile a quella della Croce Rossa. Mentre parlava agitava il treccione a dred e si lisciava il costosissimo maglione etnico.
Da quel momento divenne uno degli interlocutori preferiti del giornalista di nera del quotidiano “La Stampa”, Massimo Numa, che lo intervistava in occasione di rivolte al CIE o iniziative degli antirazzisti.
D’altra parte, ai responsabili della Croce Rossa, in prima fila il responsabile di allora, il colonnello e poi generale Antonio Baldacci, era stato imposto il silenzio stampa. Decisamente poco edificanti furono le dichiarazioni rilasciate dopo la morte di Fathi Nejl, un tunisino lasciato morire nel CIE, nonostante fosse gravemente malato.
Quest’anno la gara per l’assegnazione del CIE di Torino è stata disertata persino dalla Croce Rossa: troppo basso il guadagno, in una struttura sull’orlo del collasso, semidistrutta dalle continue rivolte.
Nel frattempo proseguono in sordina i due maxi processi contro 67 antirazzisti torinesi. Per chi fosse interessato le prossime udienze si terranno mercoledì 9 e venerdì 11 aprile.
Il CIE di Gradisca è chiuso da mesi in attesa di una sempre più improbabile ristrutturazione.
Ancora aperto è il CIE di Trapani Milo. A metà gennaio il Prefetto Falco ne aveva annunciato la chiusura per ristrutturazione. Il Centro trapanese, considerato una struttura modello, ha infatti il record di fughe, le ultime solo tre giorni fa. Per tappare i buchi del colabrodo di contrada Milo sono previsti nuovi e più sofisticati sistemi di sorveglianza, muri più alti e filo spinato.
Durante la chiusura Falco avrebbe provato a dipanare la matassa ingarbugliata della gestione del centro. Cacciata la famigerata cooperativa Oasi, la cui gestione del CIE di Modena, ne aveva accelerato la chiusura, Falco si era ritrovato la patata bollente della cooperativa palermitana Glicine, che pur essendosi aggiudicata l’appalto, aveva deciso di rinunciare.
I giochi della politica e degli affari hanno rimescolato le carte: il centro trapanese è rimasto aperto, senza gestore. I reclusi, cui mancava persino la carta igienica, hanno dato vita a nuove proteste, rendendo ancora incandescente il clima.
Secondo alcuni la Croce Rossa potrebbe aggiudicarsi presto la gestione del Centro.
Anarres ne ha parlato con un antirazzista trapanese, Alberto La Via. Ne è scaturita una chiacchierata a tutto campo, che è stata anche occasione per fare il punto sulle lotte dei richiedenti asilo nei tre CARA del trapanese.