Una dichiarazione di buon senso da parte del comune: non si può cedere al ricatto o CIE o CARA. Occorre contrastare qualsiasi ipotesi di riapertura del CIE e contemporaneamente di allargamento del CARA sostenendo invece le esperienze di accoglienza diffuse sul territorio slegate da logiche di accentramento proprie dei CARA.
Dal piccolo del 19/11/13
Il sindaco: sono contrario all’ampliamento del Cara
GRADISCA Il Cie di Gradisca d’Isonzo potrebbe anche essere assorbito dall’attuale Cara, aumentando dunque la capienza del centro per richiedenti asilo e al contempo chiudendo il centro di identificazione ed espulsione. Solo un’ipotesi, quella circolante sin dai giorni della chiusura dell’ex Polonio, e trapelata da ambienti vicini alla Prefettura. Ma è un’ipotesi che il ministero dell’Interno starebbe prendendo in considerazione. Proverà a saperne di più questa mattina l’onorevole Giorgio Brandolin, che nel suo ruolo di vicepresidente del comitato parlamentare di controllo sull’accordo di Schengen (presieduto dall’on.Laura Ravetto) oggi alle 11 parteciperà all’audizione con il prefetto Angela Pria, responsabile del Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Viminale. Per la riconversione del Cie in Cara negli ultimi tempi hanno spinto parecchio in sede politica sia il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani, che il governatore del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani. «Siamo pronti a un confronto con il governo per trovare delle alternative dopo la chiusura del centro e una proposta che mi pare sensata – ha dichiarato Serracchiani – è quella di risistemare gli spazi del Cie e allargare il Cara, una struttura importante sul territorio che ha un percorso diverso, che puo’ essere utile a rispondere alle esigenze dell’immigrazione». Secondo le indiscrezioni, i lavori che saranno effettuati sul centro di trattenimento per stranieri irregolari lascerebbero aperta la porta a un'”umanizzazione” della struttura. Via gabbie e camere di parcellizzazione, dunque, nell’ottica di ospitare un domani non piu’ soggetti ritenuti “pericolosi” ma profughi che richiedono protezione umanitaria. Liberi, come noto, di circolare sul territorio. Persone che hanno bisogno di risposte concrete, a livello sociale, scolastico, lavorativo, di orientamento. Per tale motivo l’ipotesi – riconversione passata l’iniziale soddisfazione per lo stop al tanto discusso Cie – lascia ora con il fiato sospeso l’amministrazione comunale della cittadina isontina. Il timore è quello di fare conti con una beffa: vedere aumentata la capienza del secondo centro immigrati significherebbe fare i conti con una realtà difficilmente sostenibile per un piccolo comune di 6mila anime. «Una riconversione del Cie in Cara? Noi non se sappiamo nulla – assicura il sindaco della Fortezza, Franco Tommasini – ma francamente non ci sognamo neppure di prendere in considerazione un’ipotesi del genere. Una cosa deve essere chiara: potessimo decidere noi, saremmo per la chiusura di entrambe le strutture – prosegue il primo cittadino -. Siamo un piccolo Comune che già sta facendo molti sforzi per l’integrazione e la convivenza dei rifugiati – scandisce -, con progetti unici in Italia. Ma se le presenze dovessero raddoppiare o triplicare per noi diventerebbe molto complicato convivere con questa realtà. Gradisca ha già dato molto, non deve essere lasciata sola in questa fase delicata in cui si sta prendendo una decisione». Una risposta a distanza, quella del sindaco, anche al consigliere comunale di minoranza Ballaben (Lega Nord) che nel corso del suo intervento alla manifestazione del Carroccio davanti all’ex Polonio di domenica aveva chiamato l’amministrazione a prendere posizione: «Giunta e consiglio comunale sono contrari non solo al Cie ma anche al Cara: non vogliono nessuna struttura sul territorio, ma non lo possono dire apertamente per ragioni di opportunità politica», aveva affermato Ballaben.
Dal piccolo del 20/11/13
Brandolin: non esiste l’ipotesi di riconversione del Cie in Cara