MV 10 agosto
Vivaro, blitz dei no-global Abbattuto il mais ogm
Incursione di una sessantina di giovani dei centri sociali in un campo di mais a Vivaro: hanno distrutto tutto, calpestando completamente le piante. Rasi al suolo 3.500 metri quadrati di coltivazioni, già sotto sequestro della Procura di Pordenone. Scoppia la polemica politica, per il ministro Galan è “squadrismo”. Mentre per il leghista Luca Zaia: “E’ stata ripristinata la legalità”
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Vivaro invasa dai disobbedienti in tuta bianca
Il referente del movimento no global: «Tutte le comunità dovrebbero fare come noi»
LOTTA AGLI OGMx
A essere preso di mira è stato un terreno di 3.500 metri quadrati coltivato da Giorgio Fidenato Pannocchie tagliate e infilate in sacchetti da una sessantina di attivisti dei centri sociali del Nordest
Le hanno abbattute come birilli. In poco più di dieci minuti una sessantina di ragazzi dei centri sociali del Nordest (l’azione promossa da Trieste ha avuto molti partecipanti che arrivavano dal Veneto), con le tute bianche che ricordavano quelle utilizzate per le disinfestazioni, ha raso al suolo le pannocchie cresciute nel campo di Vivaro coltivato da Giorgio Fidenato. Pannocchie transgeniche secondo Greenpeace, pannocchie da esaminare per la magistratura che, il 4 agosto, aveva sequestrato il campo e condotto analisi a campione sui terreni circostanti. In pochi minuti i disobbedienti che fanno riferimento al movimento yabasta hanno distrutto un campo di 3.500 metri quadri.
L’ARRIVO. Intorno alle 11.20 una decina di auto provenienti dalle province di Trieste, Gorizia, Venezia, Padova ha attraversato il centro di Vivaro. Il paese è piccolo e quella comitiva di giovani “foresti”, molti coi capelli rasta, non è passata inosservata. Dopo avere posteggiato le automobili davanti all’agriturismo di Gelindo, i disobbedienti hanno recuperato il materiale nelle auto – tute bianche da disinfestazione, adesivi yabasta e un mega-striscione – per quello che sembrava un presidio come gli altri. Non appena è arrivata un’auto in borghese della polizia, la comitiva ha accelerato e si è diretta a piedi verso il campo che risulta in conduzione a Giorgio Fidenato, il campo che sei giorni fa era stato messo sotto sequestro dalla magistratura e aveva ricevuto la visita degli ispettori del ministero delle Politiche agricole.
IL BLITZ. Indossata la tuta, nonostante la temperatura segnasse 30 gradi, i disobbedienti sono entrati in azione. Con lo striscione “Dall’Italia a Cancun. No Ogm” – per ricordare «uno degli scenari più sfregiati dalle logiche di devastazione ambientale dell’intero Messico», nonché la sede del vertice Cop16 (conferenza mondiale dei popoli sul cambiamento climatico e i diritti della madre terra) che si terrà a fine novembre – alcuni no global hanno costeggiato la strada su cui si affaccia il campo. Gli altri, formando alcune file ordinate, sono partiti all’assalto del mais al grido di “Ya basta!”. Con la sola forza dei piedi, hanno calpestato e abbattuto le piante che, ogm o no, sono cadute progressivamente come nel gioco del domino. Arrivati in fondo al campo, dopo avere piegato metà filari, i disobbedienti sono ripartiti alla carica e hanno completato l’opera. Alle 11.51 le piante erano tutte accasciate al suolo. Alcuni ragazzi hanno cominciato a tagliare le pannocchie e infilarle in sacchetti neri con la scritta “pericolo Ogm”. Il materiale raccolto in forma dimostrativa (gran parte delle pannocchie è rimasta al suolo) è stato lasciato nel campo. Il cartello “Campo sequestrato dalle comunità indigene di tutto il mondo” a certificare il gesto.
EFFETTO SORPRESA. Il blitz è stato deciso senza preavviso per non dare tempo alle forze dell’ordine di intervenire. I rinforzi, chiamati dai primi agenti e carabinieri giunti sul posto, sono arrivati quando ormai le piante erano state distrutte. A guardare lo spettacolo incuriositi sono stati alcuni residenti. Tra il piccolo pubblico anche un attonito Silvano Dalla Libera, vicepresidente di Futuragra e sostenitore della sperimentazione biotech. Alle forze dell’ordine sopraggiunte in un secondo momento non è rimasto che identificare – non senza difficoltà visto che i giovani hanno cercato di sottrarsi alla procedura – i partecipanti all’azione.
LE RAGIONI. «Oggi siamo qui con le nostre facce alla luce del sole – ha rimarcato Luca Tornatore, referente triestino del movimento no global – per un atto di disobbedienza civile pubblica, un atto che dovrebbero compiere tutte le comunità». Un atto, secondo i disobbedienti, rimasto l’ultimo possibile visto che «il 28 aprile abbiamo consegnato un esposto alla Procura di Pordenone. Che cosa è stato fatto in questi mesi? Perché è dovuta intervenire Greenpeace per fare le analisi?». Domande che arrivano da più parti e che si aggiungono alle polemiche di un’inchiesta sempre più complicata. Il campo raso al suolo, infatti, era comunque stato sequestrato dalla magistratura.
Martina Milia