TRIESTE: volantino antirazzista

Quello che segue è il volantino distribuito da Comitato primo marzo in centro città venerdì 24 in occasione della giornata dei ricercatori e del clandestinoday.

 

 

CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE

 

Cos’è I CIE sono luoghi di detenzione amministrativa, paradosso logico e giuridico, strutture in cui gli “ospiti” sono sottoposti di fatto ad un regime carcerario, ma senza permessi di uscita o di visita. Sono prigioni per persone che non hanno – o, sempre più spesso, non hanno più – i documenti in regola. Sono a decine sparsi per l’Italia, uno di questi a Gradisca d’Isonzo, a pochi chilometri da qui.

Come funziona A volte, chi viene fermato senza permesso di soggiorno in regola, viene portato in uno di questi centri, ufficialmente in attesa di essere identificato ed espulso e può essere trattenuto fino a sei mesi. Possono essere clandestini appena arrivati, o fermati per strada, ma anche, ad esempio, persone uscite dal carcere (che quindi hanno già subito un processo, durante il quale la loro identità è stata accertata) o stranieri che per anni hanno soggiornato regolarmente e che poi perdendo il lavoro hanno anche perso il permesso di soggiorno…

La collettività paga a coloro che gestiscono questi centri (spesso cooperative, come il consorzio Connecting People a Gradisca) un quota “ad ospite” che si aggira mediamente attorno ai 60-80 euro al giorno, senza contare i costi strutturali e la manutenzione straordinaria. Più “ospiti”, più soldi. Un business notevole, i cui conti restano ben poco trasparenti.

Come si cura L’unica cura per questa “malattia democratica” è la chiusura immediata di tutti i centri.

 

Questa è una lettera di alcuni reclusi nel CIE di Gradisca, che illustra le ragioni della loro più recente protesta.

Crediamo che meglio di qualsiasi nostra parola, renda evidente la realtà di degrado e abusi che queste persone sono costrette a subire

Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo tutti rinchiusi qui dentro, non possiamo uscire. Ci sono tre minorenni qui dentro, sono Tunisini e hanno 16 anni, ci chiediamo come mai li hanno messi qui se sono minorenni? Il cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti…

Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane. La polizia spesso entra e picchia. Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo, poi l’hanno rilasciato perché stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.

Ci trattano come delle bestie. Alcuni operatori [di Connecting People n.d.r.] usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la nostra reazione, così poi sperano di mandarci in galera, tanto danno sempre ragione a loro.

C’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo urlare, nessuno è andato a vederlo, se non un operatore che l’ha trattato in malo modo.

Il direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane e non cambia mai niente. Da due giorni siamo in sciopero della fame, e il medico non è mai entrato per pesarci o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.

Continueremo a scioperare finchè non cambieranno le cose, perché 6 mesi sono troppi e le condizioni troppo disumane. Questo non è un posto ma un incubo, perché siamo nella merda, è assurdo che si rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti e di come viviamo. E ci si chiede, ma è possibile che le persone solo perchè non hanno un pezzo di carta debbano essere rinchiuse per 6 mesi della loro vita?

Reclusi del CIE di Gradisca – 15 settembre 2010

 

Flussi migratori: emigrano i cervelli e ce la prendiamo con chi entra in Italia, salvandola dal baratro.

Nessuno sembra preoccuparsi di porre fine alla drammatica emorragia di laureati che abbandonano l’Italia per trovare un lavoro dignitoso all’estero, mentre sembra evidente che l’immigrazione rappresenti per l’Italia un problema devastante. Ma è davvero così?!

 

Il problema sono i clandestini!!!

FALSO! Gli irregolari sono meno del 10% della popolazione straniera in Italia. Gli altri lavorano e pagano le tasse e le pensioni agli italiani.

 

Beh, ma gli stranieri tolgono lavoro agli italiani!!!

FALSO! I dati mostrano che il lavoro straniero ha quasi naturalmente colmato un vuoto provocato da fattori demografici: l’Italia è un Paese sempre più vecchio, e decine di migliaia di laureati continuano a trovare fortuna all’estero. Inoltre il contributo dei lavoratori stranieri al PIL italiano è, in media, più alto di quello dei lavoratori italiani!!

 

Ma com’è possibile?! Si tratta di una massa di ignoranti!!!

FALSO! I lavoratori stranieri (anche gli irregolari) hanno un’istruzione pari, e a volte superiore, a quella degli italiani! E anche per i lavori che non richiedono un titolo di studio la produttività degli stranieri è superiore a quella degli Italiani!

 

Può darsi, ma rimane il fatto che sono davvero troppi!!!

FALSO! In Irlanda gli stranieri sono il 12.6%, in Spagna l’11.6%, in Austria il 10.6%, in Germania l’8.8%. In Italia sono appena il 5.8%.

 

Cribbio! Ma allora aboliamo la fuga dei cervelli e mandiamo a casa gli immigrati, così risolviamo il problema. Insomma, prima di tutto gli Italiani!

Anche in questo caso si tratta di un’obiezione giustificata solo dalla pessima informazione. Trascurando esempi estremi come gli Stati Uniti o l’India, e confrontando la realtà italiana con quella, ad esempio, della Germania o dell’Inghilterra, ci accorgiamo che il problema dei flussi migratori in Italia è solo l’effetto di problemi più “a monte”.

 

Per esempio, in Inghilterra e Germania non si cerca a tutti i costi di impedire il libero movimento di “cervelli” né di lavoratori. Esiste un continuo flusso di lavoratori che abbandonano questi Paesi per andare a lavorare all’estero. Per ogni lavoratore che emigra un altro entra. E in passato, quando c’era più immigrazione che emigrazione, l’orientamento è stato verso l’integrazione, con ottimi risultati.

 

Ok, mi avete convinto… ma smettetela di criticare e trovate una soluzione!!!

 

Il problema è nello sfruttamento dei lavoratori, sia italiani che stranieri. Le leggi razziste (Bossi-Fini, Turco-Napolitano, pacchetto sicurezza), insieme alla precarizzazione selvaggia del lavoro, hanno provocato una concorrenza al ribasso per accaparrarsi pochi posti di lavoro, precari e mal pagati. Questo processo impoverisce il nostro Paese e gli impedisce di crescere, tanto in ricchezza quanto in benessere.

 

Per questi motivi è necessario smetterla di dare la “caccia al clandestino”, come se fosse l’origine di tutti i mali, e formare un fronte comune dei lavoratori, sia italiani che stranieri.

 

Comitato Primo Marzo Trieste.