Mainardi sulla Tav: Comuni ancora senza lo studio ambientale
Richiamo del commissario ai sindaci della Bassa «Spero che tutti vogliano realizzare una ferrovia moderna»
Sarà davvero possibile realizzare l’alta velocità a Nordest? «E’ più corretto parlare di alta capacità. Oggi da Mestre a Trieste si viaggia a 70/80 chilometri l’ora e non con un efficiente servizio ferroviario, come hanno rilevato scrittori del calibro di Susanna Tamaro, Paolo Rumiz e Veit Heinchen. L’attuale linea – ricorda il commissario – ha circa 120 anni ed è stata realizzata per tratti, a partire dal 1885, è frutto della legge “Baccarini” promulgata da re Umberto. Da allora, pare che tutto sia rimasto tale e quale! I sistemi ferroviari europei ad Alta velocità viaggiano, invece, su tracciati pressoché rettilinei a 300 chilometri l’ora e oltre. In Italia, la velocità media di un Frecciarossa e Frecciargento è di 200-150 chilometri l’ora circa per effetto delle brevi distanze tra i centri maggiori e per l’orografia del territorio». (m.m.) di Martina Milia
PORDENONE La clessidra è partita. Entro la fine dell’anno la progettazione preliminare dovrà essere completata per non perdere il treno dei finanziamenti europei, ma i sindaci della Bassa friulana ancora non hanno consegnato lo studio ambientale per approfondire l’impatto che la ferrovia ad alta capacità, la Tav, avrà in Friuli Venezia Giulia. Bortolo Mainardi, commissario straordinario per l’alta velocità della Venezia-Ronchi, suona la sveglia. «Mi auguro che tutti vogliano essere protagonisti della realizzazione di un servizio ferroviario moderno che possa un giorno collegare gente e merci da Trieste e Venezia verso l’Europa. Abbiamo bisogno di grandi visioni strategiche combattendo l’inerzia che, spesso, è figlia dell’incompetenza». Commissario, lei è stato nominato a luglio: che situazione ha trovato? «L’analisi della progettazione depositata a dicembre 2010, specie in Veneto, mi segnalava preoccupanti criticità: impatto ambientale, costi previsti tripli rispetto alla media europea, alto consumo di territorio agricolo, contrarietà dei Comuni. Più di tutto mi impressionavano i costi previsti: 7,4 miliardi per 158 chilometri. Le opere, invece, devono essere sempre economiche per la collettività e soprattutto sostenibili dal punto di vista finanziario». Come si è mosso? «Per la tratta dall’aeroporto “Marco Polo” a Portogruaro di 61,5 chilometri ho proposto uno studio di fattibilità per la modernizzazione attraverso quadruplicamento della linea esistente da Mestre a Portogruaro. Lo studio, pronto a giugno, potrà o meno essere alternativo all’attuale tracciato». E in Friuli Venezia Giulia? «Sul progetto da Portogruaro a Ronchi (51 chilometri), non ho registrato dei dissensi radicali, ma comprensibili preoccupazioni per le ripercussioni ambientali. La Regione, con l’assessore Riccardi, ha sostenuto e finanziato una consulenza tecnica ai Comuni per una loro valutazione ambientale puntuale e specialistica, relazione tuttora in attesa di essere prodotta e analizzata. Il costo previsto per questa tratta è di 2,246 miliardi di euro. Non mi risulta che nessuno abbia mai proposto un quadruplicamento della linea ferroviaria esistente, neanche il famoso “Accordo dei sindaci” del febbraio 2008 ne faceva cenno». Ma sarebbe possibile? «Un potenziamento dell’attuale linea a me non pare impossibile dal punto di vista strettamente tecnico-logistico, fatto salvo però che alcune aree mi sembrano eccessivamente urbanizzate». Come intende procedere? «Non pensando di realizzare l’intero tracciato, bensì lavorando per fasi: sdoppiando la tratta Bivio San Polo-Monfalcone (per separare le linee Udine-Trieste e Venezia-Trieste che oggi confluiscono determinando una perdita di capacità fino a 40-50 treni/giorno); raddoppiando la linea Cervignano-Palmanova-Bivio Vat; completando la Linea dei Bivi quale circonvallazione merci a Mestre. Queste fasi prioritarie si configurano di fatto come potenziamenti della linea esistente». E i soldi ci sono? «La tratta fa parte del Corridoio 3 Mediterraneo considerato prioritario e da realizzare entro il 2030 e al quale sono stati assegnati 31,7 miliardi da mobilitare anche attraverso dei Project Bond strutturali della Bei fino a 500 miliardi di euro. Risorse di cui la metà da attivare nei prossimi 10 anni».