Dal Piccolo
MERCOLEDÌ, 05 DICEMBRE 2012
Oberdan occupato, blitz della Digos
Studenti entrati nella scuola la scorsa notte, al mattino l’intervento della polizia sfondando un vetro. Identificati 30 ragazzi
I giovani: «Volevamo riverniciare l’istituto» La preside: «A rischio la loro incolumità»
Il liceo scientifico di via Veronese è in fermento da una decina di giorni. Molteplici le motivazioni della protesta: i tagli previsti dalla finanziaria regionale, lo stato inadeguato dell’edilizia scolastica, la legge di stabilità. Piero Facchin, rappresentante degli studenti dell’Oberdan, spiega il perché dell’occupazione: «In un’assemblea svolta lunedì avevamo deciso di prenderci la scuola per due giorni per rimetterla a posto riverniciando porte e muri. Avevamo proposto alla preside Rocco di dedicarci a questi lavori ma ci ha detto che per motivi di sicurezza non potevamo farli». Ieri Rocco ha spiegato perché ha chiamato la Polizia: «Rispetto alla scorsa settimana i ragazzi non volevano trattare e poiché non c’era una situazione tale da garantire l’incolumità dei studenti, oltre che lo svolgimento delle lezioni, sono stata costretta a far intervenire le forze dell’ordine». Rocco non ha poi sciolto riserve se denunciare i ragazzi identificati: «Ci rifletterò sopra». (ri.to.)
Una trentina di studenti identificati dalla Digos, una porta a vetri sfondata e lezioni nuovamente sospese. E’ il bilancio della seconda occupazione andata in scena ieri al liceo scientifico “Oberdan”. Un tentativo questa volta stroncato praticamente sul nascere dall’intervento della Polizia chiamata sul posto dalla preside Maria Cristina Rocco. Stando alle indiscrezioni raccolte ieri i primi occupanti (in tutto una cinquantina) sono riusciti a penetrare nell’edificio di via Veronese attorno alla mezzanotte di lunedì attraverso una porta secondaria tenuta aperta con il nastro adesivo. Alle 5.30 è entrato poi il secondo gruppo di studenti. «Noi siamo stati contattati attorno alle 7 dal dirigente scolastico (Maria Cristina Rocco, ndr) che non riusciva ad entrare a scuola: poco dopo siamo dovuti intervenire», spiega un funzionario della Digos. Alle 7.45 ha luogo il blitz dei poliziotti che sfondano il vetro della porta antincendio sita vicino ad uno degli ingressi principali (quello del cortile interno). «Da lì c’è stato un fuggi fuggi dei ragazzi: qualcuno è scappato fuori dalla scuola, altri si sono rifugiati al terzo piano», racconta il funzionario. Circa una trentina gli studenti identificati. Quasi tutti minorenni. Per loro potrebbe scattare la denuncia? «Dipenderà dal dirigente scolastico. Da parte nostra non c’è alcuna volontà repressiva«, precisa il funzionario della Questura. All’irruzione della Digos sono seguite polemiche da parte degli studenti che hanno evidenziato come al momento dello sfondamento del vetro ci fosse un ragazzo (forse due) proprio dietro la porta. «Non posso dire se ci sia stato o meno il rischio a terzi in seguito alla rottura del vetro, sicuramente non mi risulta ci siano stati contusi o feriti», aggiunge il funzionario. Dopo l’identificazione dei giovani la preside Rocco ha dichiarato inagibile la scuola ordinando la sospensione delle lezioni. La motivazione è stata attribuita al fatto che la maggior parte delle aule erano state svuotate dei banchi, utilizzati per ostruire internamente gli ingressi principali all’istituto. La preside ha convocato successivamente un incontro con i genitori degli studenti identificati dalla Polizia. Alcuni studenti dell’Oberdan invece hanno redatto un lungo documento spiegando i perché della protesta e un’analisi su quanto accaduto. «I fatti di oggi dimostrano ancora una volta come sia difficile, in questo sistema, manifestare e lottare per i propri diritti evitando di essere denunciati e identificati come criminali – spiegano gli studenti -. Ribadiamo che occupare la propria scuola, oltre a non essere un atto illegittimo, non è nemmeno punibile come reato (…). Se le forze dell’ordine e la Dirigenza scolastica avevano intenzione di fermarci con le loro intimidazioni, minacce e con i loro abusi, non riusciranno nei loro intenti». Il messaggio è chiaro: la protesta non si arresta. Riccardo Tosques