Rassegna stampa sulla fuga di Moretti

Vedi il servizio andato in onda su Antenna3

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Il Piccolo GIOVEDÌ, 01 MARZO 2012

 

Tra slogan e inseguimenti la protesta dei No Tav

Un gruppo di attivisti ha manifestato tra stazione, Rive e Revoltella sotto il controllo dalle forze dell’ordine. Il capo delle Fs è riuscito a eludere l’assedio dei contestatori

 

Sotto assedio al Revoltella e costretto a una ritirata precipitosa. La tanto attesa visita di Mauro Moretti a Trieste ha avuto un epilogo tragicomico: qualche decina di attivisti No Tav ha messo sotto scacco le forze dell’ordine costringendole a un lungo girotondo tutt’attorno al museo in cui si trovava l’amministratore delegato di Trenitalia. Un rimpiattino durato oltre un’ora che si è concluso soltanto quando Moretti è riuscito, con una fuga rocambolesca, a salire sulla sua auto e a riprendere la via di casa. La mattinata di contestazioni è iniziata alla stazione centrale, dove un manipolo di No Tav ha fatto una prima puntata: «Siamo andati lì con un gruppetto di studenti – ha raccontato il ricercatore e attivista Luca Tornatore – ma nel giro di pochi minuti si è materializzato un cordone di poliziotti e carabinieri. Proprio non riescono a fare a meno della militarizzazione». Poco prima delle 11 la protesta si è spostata in piazza Unità, perché ufficialmente Moretti avrebbe dovuto incontrare il sindaco Roberto Cosolini e l’assessore regionale ai trasporti Riccardo Riccardi in municipio. I manifestanti erano un gruppo variopinto e decisamente poco minaccioso: una cinquantina di persone, soprattutto studenti, con le bandiere bianche e rosse e gli striscioni. «Siamo qui per protestare contro un progetto al quale serve soltanto la servitù di passaggio sul nostro territorio – ha affermato Giancarlo Pastorutti dei comitati della Bassa friulana – ma che viene fatto con i nostri soldi e a svantaggio della linea già esistente e sottoutilizzata». Concetto ribadito al megafono da un altro manifestante: «Noi non vogliamo l’isolamento ferroviario di Trieste, sosteniamo anzi che c’è un collegamento chiaro fra la truffa della Tav e il depotenziamento drastico delle linee locali». Verso mezzogiorno si è sparsa la notizia che Moretti e le autorità locali si sarebbero incontrati al Revoltella e non in municipio, e i No Tav si sono incamminati verso il museo. Lì è iniziato il prolungato gioco di schieramenti tra manifestanti e forze dell’ordine per presidiare la porta dell’edificio da cui sarebbe uscito l’amministratore delegato di Trenitalia: i No Tav si spostavano sul retro dell’edificio, la polizia li seguiva; la polizia tornava davanti, i No Tav la seguivano. E così via per un’ora di rimpiattino. Nel frattempo, dentro al Revoltella, Moretti e le autorità si affacciavano ora da un lato ora dall’altro alla ricerca di una finestra di fuga. Il gioco si è concluso quando Moretti, con uno scatto da centometrista, è riuscito a infilarsi in un’auto opportunamente piazzata neo paraggi. Dopo un vano inseguimento appiedato i No Tav sono sfilati lungo le rive per chiudere la manifestazione in piazza: «Abbiamo dimostrato che un uomo che comanda, pronto a militarizzare la Val Susa, non ha nemmeno il coraggio di incontrare dei ragazzi», ha chiosato Tornatore. Giovanni Tomasin

 

 

Un cordone di sicurezza di 35 persone con la consegna del silenzio

polizia e carabinieri in massima allerta

 

Missione compiuta. Quando c’è da tener coperto un personaggio che conta, le forze dell’ordine badano al sodo. Circa 35 persone, tra carabinieri (presenti col blindato), polizia in divisa e in borghese – e tutte con la consegna del massimo silenzio per evitare di svelare dove si sarebbe svolto l’attesissimo vertice – sono state impiegate ieri tra le 10 e le 14 con la regia della Digos per un unico obiettivo. Che era quello di evitare proprio ogni possibile e minimo contatto tra i manifestanti e Moretti. E l’obiettivo – fanno presente dalla Questura – è stato «pienamente raggiunto». Contatto, in effetti, così si lascia intendere, avrebbe potuto voler dire, forse, rischio di aggressione da parte di chi eventualmente poteva non aver capito lo spirito pacifico della protesta. Le ore che avevano preceduto l’arrivo dell’amministratore delegato delle Ferrovie, d’altronde, non erano state delle migliori, e si erano caricate di tensione anche per quanto sta succedendo in Piemonte, a cominciare dall’attivista folgorato in Val di Susa lunedì. Per questo c’era «molta, estrema attenzione». Appositamente, in mattinata, non era stata fatta trapelare in nessun modo la sede dell’incontro. Solo dopo che Moretti era giunto all’interno del Revoltella Cosolini, di concerto con le stesse forze dell’ordine, ha avvisato la stampa, e di conseguenza la collettività. L’uscita dell’ad di Fs, verso le 14, salito su un’anonima utilitaria, è andato in scena in un momento di relativa lontananza dei manifestanti dalla porta principale del Revoltella. (pi.ra.)

 

Moretti: le Ferrovie pronte a investire qui

Tra gli impegni presi con gli enti locali sul Porto l’adeguamento della galleria verso Aquilinia e i 6 chilometri di binari per Capodistria. Domani tecnici a Roma

 

di Gabriella Ziani È passato dal ruolo di interlocutore più atteso a quello di più assediato, ma ieri l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti ha lasciato a Trieste notizie e impegni di spesa, soprattutto per riattivare i “binari morti” del porto. Moretti ha detto sì alla riapertura della galleria retrostante lo Scalo Legnami e all’adeguamento di quella che corre sulla linea verso Aquilinia. Operazione che consentirà ai camion di “by-passare” l’area di Campo Marzio. Che cosa vuol dire? Meno camion in città. Meno tempo di transito. E primo segno del via libera al trasferimento del traffico di container verso il futuro polo ro-ro in area ex Aquila (progetto Teseco). Si delinea così anche la linea di sviluppo decisa in sintonia da Autorità portuale e Comune: i traghetti per la Turchia sono destinati a lasciare Riva Traiana. I binari restano. C’è un altro progetto. È entrata ieri in agenda, via rotaia, anche la collaborazione con lo scalo di Capodistria. Sei chilometri in area muggesana, ora mancanti, potrebbero cambiare strategie economiche e “geopolitiche”. Altri risultati del “summit” blindatissimo: l’operatività in area portuale si allarga alle 24 ore senza sosta notturna. Sì anche all’eliminazione della “doppia manovra”, e relativo doppio costo per gli operatori portuali, fra treni delle Ferrovie e “interni”. Solo sfiorato il nodo tecnico della collaborazione, oggi negata, tra la linea Fs e le ferrovie straniere che agiscono all’interno dello scalo. Di tutto questo, con progetti parzialmente alla mano, riparlano già domani a Roma tecnici dell’Autorità portuale e delle Ferrovie. Una sveltezza concreta che pare assai strana rispetto agli andazzi soliti. E i pendolari? E “Trieste binario morto”, e i collegamenti che svaporano ogni giorno? Moretti è arrivato ieri in semi-clandestinità. La protesta no-Tav lo aspettava anche qui. Cambiato il luogo dell’incontro, non più in Municipio, ma in un posto “segreto”. Anzi, proprio introvabile: bastava vedere l’enorme schieramento davanti al Museo Revoltella, tra polizia, carabinieri, vigili urbani, camionette, macchine, reparti mobili, Digos, questura. Asserragliati nella biblioteca del museo il sindaco Cosolini, arrivato alle 11 con l’assessore Fabio Omero, la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, arrivata alle 12,10 con l’assessore Vittorio Zollia, l’assessore regionale ai Trasporti Riccardo Riccardi, arrivato senza farsi vedere, la presidente dell’Autorità portuale Marina Monassi, entrata invisibilmente, il segretario generale della Camera di commercio, Stefano Patriarca. Alle 13.30, dopo una discreta caccia all’uscita meno insidiata da proteste e giornalisti, Moretti è fuoriuscito lestissimo dall’ingresso principale del Revoltella, prelevato da una macchina pronta alla fuga. «Moretti, di cosa hai paura?» gridavano i giovani da sotto. «In seguito alle gentili richieste del sindaco e dell’Autorità portuale – ha riferito all’uscita Marina Monassi – con Moretti ci eravamo già visti, e adesso abbiamo già risposte. C’è un cronoprogramma d’interventi, e alcune migliorie partono subito. Oltre ad aver chiesto la linea per Capodistria, che ci serve per far fronte comune nei traffici, ho anche detto che sarebbe bellissimo – ha aggiunto Monassi – istituire l’Autorità portuale unica per Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro, basta un decreto del ministro e c’è il “superporto”, in questo modo anche i porti regionali potrebbero avere finanziamenti statali e si faciliterebbe la creazione di una più forte linea di collegamenti comune». «Eravamo pronti a presentare le richieste, e abbiamo già trovato le risposte» dice sorpreso il sindaco Cosolini. Soddisfatto per il risultati di porto e retroporto. E i cittadini furibondi, così orfani di treni? «Moretti ha invitato a scegliere, come in altre regioni, una unica città-destinazione di riferimento, su cui ampliare il servizio, fatti sempre salvi i risultati di mercato… Spetterebbe poi alla Regione organizzare i collegamenti locali». Fatta la scoperta, questa partita dunque si deve pre-giocare in casa. Stazione leader Trieste? Oppure Udine? Riccardi, che con le Ferrovie non è stato tenero fin qui, ha ripetuto ieri nette richieste e lamentele: «Moretti ha promesso di aprire un fascicolo Friuli Venezia Giulia – spiega a fine “meeting” -, noi abbiamo un’offerta inferiore alla domanda, soppressioni e ritardi, l’impegno comune è di rinnovare il parco rotabile, ma Moretti dice: se mettiamo i servizi, chi li paga? Scontiamo – conclude l’assessore comunque lieto per gli esiti in chiave portuale – indecisioni locali vecchie di anni». Insomma sui treni per la gente non s’è fatta chiarezza, ed erano comunque l’argomento B.

Da Il Piccolo on line Galleria fotografica

No-tav, manifestanti davanti al luogo dell’incontro Cosolini-Moretti

Il gruppo di manifestanti ha scandito slogan di protesta davanti alla sede del Museo Revoltella

TRIESTE. Un piccolo gruppo di simpatizzanti No Tav si è riunito nella centrale piazza Unità d’Italia, davanti alla sede del Comune, per manifestare contro la politica delle Fs e, in particolare, contro l’ad Mauro Moretti, in città per incontrare autorità e istituzioni locali tra cui il sindaco, Roberto Cosolini.

Il gruppo – alcune decine di persone – ha dapprima manifestato nei pressi della stazione ferroviaria, poi si è spostato in centro. I No Tav scandiscono slogan contro la realizzazione della Tav ribadendo la vicinanza ai manifestanti della Val di Susa e al leader del movimento Luca Abbà, ancora in gravi condizioni dopo l’incidente di due giorni fa.

L’incontro tra le autorità e Moretti è stato spostato al Museo Revoltella, una struttura del Comune di Trieste, a poche centinaia di metri da piazza dell’Unità d’Italia Quando i manifestanti hanno scoperto la nuova sede dell’incontro, l’hanno raggiunta e hanno manifestato scandendo slogan di protesta davanti al museo. Sul posto carabinieri e polizia in tenuta antisommossa.

Più tardi l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, ha lasciato la sede dell’incontro con il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, e l’assessore regionale ai Trasporti, Riccardo Riccardi. Moretti è stato scortato dalle forze dell’ordine che hanno evitato contatti con i manifestanti e ha lasciato l’incontro salendo a bordo di un’automobile. Il manager delle Ferrovie non ha voluto dare alcuna risposta alle domande dei giornalisti. Il sindaco Cosolini e l’assessore Riccardi, invece, si sono detti “abbastanza soddisfatti” dall’esito della riunione.

Alcuni dei manifestanti No Tav che si trattenevano all’esterno del Museo Revoltella, si sono distesi davanti all’ auto blu con la quale era giunto Moretti, nel tentativo di bloccarlo al momento dell’uscita. Questi, però, per evitare di incontrare i manifestanti è uscito da un ingresso laterale e si è allontanato a bordo di una Fiat Punto di colore bianco che l’attendeva.
29 febbraio 2012

 

 

Dal Messaggero Veneto

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GIOVEDÌ, 01 MARZO 2012

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A Trieste assediano l’ad delle Ferrovie

di Beniamino Pagliaro

Ma la manifestazione si svolge pacificamente: solo slogan di solidarietà alla lotta della Val di Susa

 

TRIESTE Niente pietre e fumogeni: a Trieste i No Tav mettono in scena solo slogan e musica. L’effetto collaterale è però una lunga “partita” sullo stile di guardie e ladri, con la zona del Museo Revoltella circondata dalle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa. Alla fine, la difficoltà maggiore è quella di far uscire dal palazzo l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti. Fino a quel punto il depistaggio era parzialmente funzionato: mentre i manifestanti No Tav arrivati da tutto il Friuli Venezia Giulia si riunivano sotto il municipio, in piazza Unità d’Italia, Moretti arrivava invece al Museo Revoltella, una struttura comunale a poche centinaia di metri di distanza. Appena si diffonde la notizia della nuova sede dell’incontro, il popolo No Tav si allerta e si muove: su per via Diaz, traffico bloccato, striscioni e bandiere a invadere le strade. Di Alta velocità, della fatidica Tav, in realtà, a Trieste non si parla proprio: sul tavolo della riunione tra Moretti, il sindaco Roberto Cosolini, l’assessore regionale Riccardo Riccardi e la presidente del porto Marina Monassi c’è una grande mappa dell’area triestina. Si guarda al porto e all’efficienza da raggiungere sulle rotaie già esistenti. Il tutto, paradossalmente, è ciò che la piazza di manifestanti chiede. Ma chi protesta a Trieste – e accusa Moretti e la Polizia di essere «assassini» – protesta soprattutto per la Val di Susa. Le distanze contano poco, le notizie dal Piemonte arrivano in pochi istanti. Moretti conosce la situazione ed evita qualsiasi dichiarazione: i giornalisti che lo inseguono alla fine dell’incontro devono accontentarsi di un tiepido sorriso. Alla fine, quella che i manifestanti chiamano «fuga» è l’unica soluzione e pure la più logisticamente difficile. Quando poliziotti e carabinieri si schierano davanti all’entrata principale del Museo, i manifestanti corrono sul retro sospettando un’uscita di nascosto di Moretti. Il giochetto si ripete per almeno tre volte: in effetti, a un certo punto una porta sul retro si apre, e spunta il sindaco Cosolini, ma i No Tav se ne accorgono, e bisogna ricominciare l’operazione. Polizia e carabinieri formano due cordoni a protezione dell’uscita principale, una Fiat Punto va a prelevare Moretti, anche perché l’auto di rappresentanza del manager era stata bloccata dai manifestanti, distesi a terra. La protesta finisce, e riparte la musica. Ma l’episodio fa discutere anche la politica. «Credo che a Trieste non servano certo i contestatori del “No Tav”, ma piuttosto i “Sì Tav”, sì treni, sì ferrovie, sì collegamenti, sì investimenti, sì innovazione», commenta il coordinatore nazionale di Futuro e libertà, Roberto Menia. Da sinistra arriva, invece, il sostegno alle proteste: «Il governo ascolti le comunità della Val di Susa – dice il segretario regionale di Rifondazione, Kristian Franzil -, ma anche degli atri territori attraversati da questa grande opera e i pendolari della nostra regione che sono i veri utilizzatori della rete ferroviaria». «Trenitalia investa i ricavi dell’Alta velocità sul rinnovo del materiale rotabile», propone invece l’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani, incontrando il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, a Bruxelles. Beniamino Pagliaro

 

I sindaci della Bassa si riuniranno per la nomina dei consulenti di parte

 

Si riunirà la prossima settimana l’assemblea dei sindaci della Bassa friulana per la nomina dei consulenti di parte che porteranno le istanze del territorio ai redattori del progetto Tav. L’assessore ai Lavori pubblici di Bagnaria Arsa, Tiziano Felcher – Comune capofila dei centri coinvolti dall’Alta velocità (da Ronchis a Ruda) ai quali l’assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Riccardi, ha assegnato 50 mila euro per la nomina appunto dei consulenti di parte – sottolinea che da marzo questi amministratori si incontreranno per le nomine e ribadisce pure l’indizione di un tavolo tecnico permanente dei sindaci della Bassa. «Oggi – dice – il nodo cruciale è la direttrice Nord-Sud, che coinvolge Palmanova, Cervignano, Bagnaria, Torviscosa, Gonars e San Giorgio di Nogaro, che va affrontata. Abbiamo avviato i contatti per verificare le nomine dei professionisti per le differenti competenze, con i quali affronteremo le problematiche inerenti alcune scelte strutturali fatte in passato che non ci vedono in linea». Il sindaco di Torviscosa, Roberto Fasan, ribadisce da parte sua che i Comuni stanno lavorando in modo concertata e presto si troveranno per fare proprio le nomine di cui si è detto. Pietro Dri, primo cittadino di Porpetto, evidenzia invece che i sindaci saranno attenti ai possibili danneggiati e si adopereranno affinché vengano risarciti e considerati. «Se quest’opera mai si farà», aggiungono. (f.a.)

 

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Pubblichiamo un intervento dell’autore Marco Barone (http://baronemarco.blogspot.com) sulla manifestazione di oggi dei Comitati No Tav, in occasione della visita di oggi dell’amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti, a Trieste

Erano pochi, eran tanti? Poco importa. I giornali locali parlano di gruppetto, altri di simpatizzanti del movimento No Tav e così via dicendo.

In verità, si è arrivati anche a cento manifestanti,non simpatizzanti, ma aderenti al movimento No Tav, sostenitori delle ragioni della No Tav, che volevano portare e urlare in una Piazza dell’Unità Italia di Trieste, circondata dal sole di una primavera che già bussa alle porte della Città, la solidarietà per Luca, per la Valle che non si Arrende.

Ma nello stesso tempo chiedere all’amministratore delegato del Gruppo FS, Moretti, di spiegare il perché dell’isolamento

cittadino operato da Trenitalia, il perché la Stazione è stata svuotata dalle sedute, con finti lavori di manutenzione straordinaria, per l’operazione apparenza e pubblicità, perché i cartelli pubblicitari ed i monitor che minuto dopo minuto diffondono messaggi pubblicitari ad oltranza, non mancano mica.

Chiedere il perché i cittadini devono attendere i Treni in piedi, il perché del ritardo puntuale dei treni regionali, il perchè di continui ed ingiustificati aumenti per un servizio di mobilità che rende immobile il diritto costituzionale alla mobilità collettiva ed individuale, il perché della cancellazione dei treni che collegavano il Sud con il Nord Italia, il perché di una Tav che non ha senso, ancor di più in tal momento di crisi.

Quanto meno un senso per l’utenza comune non lo ha, lo ha certamente per la mafia,camorra e ‘ndrangheta, che è presente in regione da tempo, lo è certamente per i soliti notabili, per i soliti noti.

Ma ovviamente chiedere tale incontro, specialmente in tal tempo, ove la democrazia reale è stata sospesa, se non morta e defunta, era una mera illusione di cui il movimento No Tav era ben consapevole.

Moretti era atteso nella sede centrale del Comune di Trieste, ma per timore delle contestazioni l’incontro come programmato con le istituzioni locali, si svolgerà nel vicino Palazzo Revoltella. Neanche la stampa era stata avvisata di tale cambiamento di programma.

Ed allora parte l’assedio pacifico al Palazzo Revoltella. Il Palazzo, con un girotondo continuo è stato letteralmente assediato pacificamente, per un paio d’ore.

Una passeggiata antagonista con lentezza, che anticipa la manifestazione di Sabato, che si volgerà sempre a Trieste, a sostegno della Val di Susa, alternata a scatti ribelli, è il miglior modo di rappresentare il quadro della contestazione che oggi ha visto essere Trieste ancor più vicina a Luca ed a quella ricerca della democrazia reale che deve essere necessariamente conquistata.

Vedevi le Forze dell’Ordine seguire i manifestanti e nello stesso tempo bloccare le vie di fuga o di accesso a tal Palazzo. Il tutto si svolgeva in assoluta serenità.

Ciò a dimostrare che il movimento no TAV non è quel movimento terroristico come dipinto da buona parte del sistema.

Anzi chi incute terrore è quella repressione di tal Stato che reprime spesso il dissenso con il manganello, con i lacrimogeni CS nocivi per la salute , nocivi anche per le stesse forze dell’ordine, con la violenza.

Ed a tal proposito, sorge interrogativo libero e spontaneo. Perché le forze dell’ordine continuano ad ubbidire ad ordini di servizio illegittimi ed illegali? Per esempio, l’utilizzo del lacrimogeno CS, è pericoloso, sarebbe legittimo da parte delle forze dell’ordine, esecutrice della volontà dei funzionari, rifiutarsi di eseguire gli ordini come imposti, perché in quel preciso momento attuano comportamento definibile come illecito penale, che è il motivo che legittima la disobbedienza dall’ordine illegittimo ed illegale come imposto.

Questo è solo un mero esempio,ma potrebbero emergere altri esempi, come le manganellate gratuite, come il rincorrere sul traliccio Luca, cosa che non andava fatta cosa che ha, tra i vari dubbi che sorgono su tale triste vicenda,probabilmente determinato la sua devastante caduta.

Ma a Trieste è altra storia, almeno in tale giornata. Tra corse e urla, tra solidarietà attiva ed esternata per le strade della Città, ad un certo si percepiva una sensazione che prendeva sempre più forma e consistenza. Moretti non sarebbe uscito dal museo.

Forse anche lui sarebbe diventato un pezzo da Museo, sentivi dire da un manifestante. Sembrava di vivere una specie di inseguimento, il tutto per chiedere democrazia reale. Sì. oggi è stata inseguita quella democrazia che non esiste più.

Ma all’improvviso Moretti riuscirà a fuggire, senza rilasciare neanche dichiarazioni alla stampa.

Fugge velocemente in auto, con una bandiera No Tav che sfiorava quel mezzo di trasporto, sventolando a Moretti i colori dell’indignazione e della rabbia diffusa e condivisa per Luca.

Fotografia di Radu Aldea