Pordenone e provincia hanno alcuni primati che tutti dovrebbero conoscere: in rapporto al numero di abitanti è la città con uno dei tassi più alti di immigrati (15%) e allo stesso tempo con il numero di delinquenza tra i più bassi; è il territorio in cui la Lega e a ruota il centrodestra, ha emanato, approvato e partorito il tasso di leggi e politiche antimmigrazione più discriminanti e vergognose sia in regione sia sul piano nazionale.
Questi due aspetti ad una persona dotata di buon senso dovrebbero bastare per prendere le distanze dallo spauracchio indecente di questi razzisti “padani” e, dall’altro, chiedersi come mai l’immigrato è al centro dell’ossessione securitaria di tanta gente.
Chiunque viva e lavori in queste terre si rapporta con i migranti, le famiglie, i figli, nella scuola, nelle fabbriche, per la strada, nei supermercati e non è un caso che quando le persone vengono intervistate rispetto all’esperienza e conoscenza personale la stragrande maggioranza si riferisce a loro come “gente per bene o a posto”, “lavoratori”, “gentili”, “tranquilli” ecc. per poi cambiare radicalmente parere quando dalla realtà si passa all’astratto “fenomeno immigrazione”. Ecco allora che sbucano i pericolosissimi “clandestini”, le fantomatiche “invasioni” e l’ancora più abominevole snaturamento dell’“identità e tradizione locale” e cioè tutta la propaganda cara alla lega e ai postfascisti ma, ahinoi, metabolizzata anche da parte della cosiddetta sinistra che nella “paura” di perdere iscritti al sindacato o elettori moderati alle politiche parla di non “contrapporre” lavoratori immigrati e autoctoni (negando ciò che di fatto è già nella realtà per non prendere posizione pubblicamente contro chi patisce più di tutti lo stato della crisi) o redarguisce con “diritti e doveri” chi si ritova nella condizione di essere espulso o peggio rinchiuso dentro a dei lagher come sono i CIE (centri di Identificazione ed espulsione) dopo che ha sempre lavorato, pagato i servizi e mandato i figli a scuola.
Come avviene sovente i “deboli” diventono potenziali “destabilizzatori” se non “delinquenti” e i privilegiati assurgono ad icona di povere vittime di chissà quali scorribande e ruberie (del lavoro, delle case, delle tradizioni e simili fesserie da ventennio).
Eppure i dati alla mano e la conoscenza diretta dello stato di cose ci restituiscono una dimensione riscontrabile da tutti: dal lavoro come ricatto costante e perenne per questi cristi detentori di diritti solo in quanto “manovalanza” utile alle aziende, dimensione lavorativa che si sta estendendo anche agli autoctoni che invece di prendere coscienza e battersi assieme ai migranti, spesso, preferiscono rivendicare “meriti di sangue” reclamando la carità ai padroni e puntando l’indice verso l’anello più debole; peggio ancora a Pordenone abbiamo assistito a livelli di xenofobia che dal patetico (come le ronde padane totalmente inutili e rdicolizzate persino dalle locali redazioni dei quotidiani) passano al tragico come nel caso dell’ambulatorio per irregolari chiuso per legge regionale mettendo nel terrore chi trovandosi momentaneamente senza carta di soggiono per paura di essere espulsa o rinchiusa ha rischiato di morire atrocemente evitando i soccorsi.
Questi sono solo alcuni esempi che dovrebbero destare preoccupazione e senso di solidarietà a chiunque antepone all’egoismo e la paura valori come dignità e libertà!
Siamo in piazza oggi a fianco dei migranti come lo siamo stati in tutti questi anni “senza se senza ma” per ribadire con forza che c’è una Pordenone solidale, attiva e determinata nello sbarazzarsi delle culture dell’odio, della paura e dell’indifferenza. Inviatiamo tutti a partecipare in questo stesso momento con noi ed attivarsi già domani per allargare i diritti e la libera circolazione per chi, legittimamente, chiede di poter ricercare la propria felicità per se e per la propria famiglia alidilà delle frontiere, delle etnie e dei muri, a partire da quelli mentali!
Iniziativa Libertaria