PORDENONE: vieni avanti savoia!

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Messaggero veneto del 01/05/2010

 

Amedeo di Savoia accolto dagli anarchici

 

«Vai avanti, Savoia, che a me non viene da ridere». Il volantino-sfottò degli anarchici di Iniziativa libertaria è finito dritto nelle mani di Amedeo di Savoia-Aosta, ieri sera a “PordenonePensa”. Volantinaggio irriverente sul corso Garibaldi, ma Sua Altezza non ha perso l’humor. «Conosco l’anarchico Mazzucchelli, ho memoria di Gaetano Bresci» ha affermato il rappresentante di casa Savoia ai ragazzi, guardati a vista da carabinieri e digos. Convergenze esplosive tra monarchia e anarchia. Alla fine, i libertari hanno chiuso il blitz: «Sei un grande, duca». Ci sa fare il quinto duca d’Aosta, principe della Cisterna e di Belriguardo, marchese di Voghera e conte di Ponderano con il titolo di duca di Savoia sospeso sulla questione dinastica (contestato dal cugino Vittorio Emanuele: la controversia è stata oggetto di un pronunciamento ufficiale della Consulta dei Senatori del Regno). Ha riempito la sala consiliare del palazzo della Provincia, incalzato dalla serpentina di domande del giornalista-amico Fabio Torriero sul filo tematico “Avanti Savoia”. Sangue blu, buone maniere da uomo di mondo che fa della correttezza la spina dorsale, e pagella ai politici nazional-popolari: Sua Altezza ha tirato di fioretto. Il presidente Napolitano? «Mi piace – ha confessato Amedeo di Savoia – Ho promesso di passare a salutarlo al Quirinale». Berlusconi? «Ha un ruolo difficile, è più semplice fare il sindaco di un piccolo paese». Il governo? «Abbiamo un governo di destra che ha una postura di sinistra». La Lega Nord di Bossi? «É un partito che ha aspetti positivi ed è riuscito a offrire nuovi contenuti a una parte di ex-comunisti». E vai sul calendario delle emozioni in pillole, spalmate sulla storia. «Il 25 aprile? Significa la Resistenza nelle sue molteplici forme: non soltanto partigiane». Il primo maggio? «Una festa del lavoro sacrosanta, tanto che Pio XII fece benissimo ad elevarla a festa di precetto». Il 2 giugno 1946? «Il referendum tra Repubblica e monarchia, nell’ombra di brogli elettorali». L’8 settembre? «Una data tristissima, per una decisione affrettata che, come dice il presidente Ciampi, ha portato alla non esistenza dell’Italia per qualche giorno». E ancora: le piace questa Italia? «L’Italia mi piace comunque, anche se oggi mancano i valori della patria, l’orgoglio popolare». Va riformato lo Stivale? «Certo va studiato un piano serio, fatto da tecnici». Sulla “dinasty” di casa Savoia, il duca cala la cortina. «Da un paio d’anni non c’è conversazione con Vittorio Emanuele e considerata la causa in corso sull’uso del cognome, non ne parlo». E il principe Filiberto sul palco di Sanremo? «Avrà seguito una vocazione, ma è fuori dall’asse ereditario». Ci fossero dubbi, il duca li fuga sotto l’occhio attento della consorte, la nobildonna siciliana Silvia Paternò di Spedalotto: «Il capo di casa Savoia, sono io». Chiara Benotti