Dopo il 25 aprile di quest’anno a sentir tante polemiche tra ritirate, recriminazioni e lezioni di democrazia dall’alto dei reciproci scranni parrebbe d’obbligo accodarsi allo sconcerto e allo sconforto…ma perché? Noi siamo proprio contenti, come il bambino che punta il dito esclamando “il re è nudo” noi siamo gente semplice e quando si riesce, con fatica di anni, a godersi il castelletto di sabbia che crolla miseramente mentre militari e politicanti si azzuffano facendo a gara a chi spetta la porzione di tricolore maggiore non c’è che da rallegrarsi, ancora una volta i piccoli regnanti dalle proprie roccaforti di potere concquistate sono ignudi ed in effetti non è un bel vedere.
L’abbiamo sempre detto e lo ribadiamo un 25 aprile fatto di picchetti militari e passerelle di rappresentanza praticamente disertato dai cittadini (almeno su questo possiamo concordare tutti no?) è un fallimento e chiedersi il perché sarebbe puro buonsenso ma “lo spettacolo deve continuare”, e così nessuno ascolta il bambino e tutti fanno come i ciambellani che continuano a reggere la coda del vestito dell’imperatorore che non c’è.
Noi siamo partigiani oggi cioè siamo di parte, dalla parte di chi combattè il nazifascismo e per questo non tolleriamo che gli eredi di quel passato come Ciriani possano sostenere una pacificazione solo se si equipara l’anticomunismo all’antifascismo con un ricatto antistorico e strumentale e non certo perché difendiamo il socialismo reale che da sempre abbiamo criticato tanto da essere stati i primi a indicarne le derive autoritari e nefaste ma perché da una parte c’erano i giusti (ognuno per i propri ideali) e dall’altra il baratro del’odio, del razzismo, della brutalità. Ma non accettiamo neppure che a dare lezioni di democrazia siano rappresentanti di istituzioni che la libertà la tolgono quotidianamente con leggi razziste e che la democrazia la esportano a suon di bombe in testa a migliaia di civili, madri, padri e figli di altri popoli che non hanno bandiere se non quella della miseria e dello sfruttamento.
Perché siamo partigiani oggi anche di chi tentò allora di emanciparsi dallo sfruttamento, migliaia di reduci dal massacro che fu la prima guerra mondiale e che fin da subito costituendosi in arditi del popolo tentò di opporsi allo squadrismo fascista, ai tanti reduci dalla guerra di spagna, quella rivoluzione interrotta e ricordiamo l’unica rivoluzione comunista e libertaria in Europa, disillusi da quelle potenze cosiddette “liberali” e “democartiche” che invece di sostenere l’antifranchismo e la reazione preferirono attenderne l’ascesa.
Ed è vivendo direttamente sulla propria pelle tutto ciò che in molti non credettero alle sirene dello stato italiano nato dalla resistenza perché semmai nacque “nonostante” la resistenza illudendola di potere salire sul carro dei vincitori mentre invece amnistiava migliaia di fascisti facendoli tornare nei luoghi di privilegio e potere ed immediatamente licenziava in massa operai e contadini, buoni fino al 25 aprile ma inutili dal giorno dopo.
E perché non si racconta di quelle migliaia di antifascisti che decisero di non consegnare i fucili e risalirono in montagna fino a quasi il ’47?
Perché tutte queste storie sono “eccedenza”, sono in termini militareschi “effetti collaterali” di una nuova spartizione di poteri avvenuta all’indomani della sconfitta di Hitler e Mussolini.
Per noi il 25 aprile non è di tutti e per tutti, non ci interessa partecipare alla dispensa del rancio democratico ne alla comunione del drappo tricolore, le nostre bandiere sono rosse come l’eguaglianza e nere come la libertà perché nera e la somma di tutti i colori, l’unità nella diversità.
Per noi questo 25 aprile è stata una bella giornata e già da oggi cominciamo a lavorare per quella del prossimo anno affinchè sia partecipata e soprattutto finalmente libera dalle finzioni istituzionali e dalle retoriche patriottiche affinchè si parli più giustamente di “culture antifasciste”, in cui si raccontino le “storie dell’antifascimo” riappropriandosi della piazza, sì la piazza senza transenne, fucili e pulpiti. Una piazza di parte, partigiana.
Iniziativa Libertaria
27 aprile 2010