Il giorno in cui Ciriani ha letto il “discorso” sulla “pacificazione nazionale” di cui rivendichiamo e senza alcun imbarazzo la contestazione, il governo amico formato dal suo stesso partito politico, ha deciso di bombardare direttamente la Libia. Questo fatto mette di per se in ridicolo il tentativo di sostenere “superati” i pericoli autoritari di una repubblica democratica sulla carta ma nei fatti in oltre 60 anni di storia continuamente smentita da stragi di stato, leggi razziste e discriminanti e partecipazioni a teatri di guerra in cui sono morti oramai centinaia di migliaia di civili in paesi poveri ma ricchi di petrolio o strategici dal punto di vista geopolitico. E non a caso guerre sostenute, come la scelta guerrafondaia di questo 25 aprile, da ex PCI come Napolitano o Veltroni e D’Alema stranamente, ma non per noi, concordi con gli ex fascisti.
L’articolo del Messaggero Veneto a firma di Enri Lisetto, noto giornalista di destra e amico di Ciriani, è stato ricamato a misura per sostenere la legittimità della presenza di un revisionista e delegittimare invece chi non si fa né intimidire né gabbare da discorsi artificiosi come quello pronunciato per l’occasione. D’altronde siamo abituati alle bugie di questo giornalista che ebbe a scrivere in passato che ci furono “lanci di pietre” (sigh!) in piazzale Ellero quando tutti, persino i bambini, possono constatare che la piazza è ricoperta da ghiaino sottile.
Ed ecco quindi che il rendiconto del nipote del partigiano che sarebbe venuto a zittirci è nuovamente una invenzione comoda per l’occasione. Infatti la richiesta di non continuare non ha trovato nessun imbarazzo o battibecco in quanto la contestazione era già terminata perché riferita esclusivamente al presidente della Provincia (né prima né dopo c’è mai stata contestazione in questi anni) e semmai c’è stata una presa d’atto da parte di Drusin che si è poi congedato complimentandosi con noi per “Bella Ciao” convenendo per altro sull’opportunità di cantarla, immaginiamo anche per il fatto che per l’occasione la Banda non la suona neppure mentre esegue l’improbabile “canzone del Piave” di cui una persona con una minima cultura elementare fatica a capire cosa possa azzeccarci. Noi invece lo capiamo bene vista la volontà di riscrivere la storia ad uso e costume del revisionismo per cui si può dire tutto e il suo contrario come fanno Ciriani, Lisetto e compagnia basta che non si dica che “non c’è pace senza giustizia” e la giustizia, all’oggi, è ben distante dall’esserci. Al prossimo 25 aprile, anche senza amicizie di politicanti, giornalisti e associazioni d’armi manterremo il diritto di contestare chi non ci piace, come avviene normalmente in democrazia, democrazia che a certi signori tanto piace sulla “carta” ma che poi, nella pratica, preferiscono destinare a ben altre e poco edificanti funzioni.
Iniziativa Libertaria