Dal Messaggero Veneto del 18/07/13
Assolto Fidenato, l’Ogm non è reato
PORDENONE Assolto perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Una sentenza, quella pronunciata dal giudice monocratico del tribunale di Pordenone Ridolfo Piccin, pressoché scontata: la procura aveva chiesto l’assoluzione di Giorgio Fidenato, leader di Agricoltori federati, dopo che, su richiesta del giudice, l’8 maggio si era pronunciata la Corte di giustizia europea. Il mais ogm Mon 810 si può coltivare, anche in Italia, dice l’Europa, senza la preventiva autorizzazione nazionale. Lo conferma la magistratura. Ma le battaglie dell’imprenditore agricolo di Arba e di Futuragra (associazione di agricoltori che si batte per l’introduzione delle biotecnologie), non sono finite. Il presidente Duilio Campagnolo non ha dubbi: «L’Italia è l’unico Paese in cui si devono condurre battaglie civili per fare impresa. Gli effetti di questo atteggiamento ideologico da caccia alle streghe sono devastanti: in 10 anni di mancato accesso all’innovazione, l’agricoltura italiana ha perso 5 miliardi di euro. Chi ha sbagliato paghi». C’è poi da approntare un ricorso al Tar, sottolinea il difensore di Fidenato, l’avvocato Francesco Longo, contro le nuove limitazioni imposte dal Governo: «Lede il principio del diritto comunitario, perché non fissa il quadro di coesistenza, ma esclude la coltivazione ogm per 18 mesi». Il processo – cominciato il 2 febbraio 2011 con l’opposizione al decreto penale di condanna da parte di Fidenato, al pagamento di 30 mila euro di multa e alla distruzione del mais ogm seminato a Vivaro e Fanna nella primavera 2010 – si è esaurito ieri con le richieste delle parti e la sentenza. «Assolvere Fidenato», è la richiesta della procura. L’avvocato di parte civile per conto della Provincia, Andrea De Col, ha giocato l’ultima carta: «Il diritto comunitario mette in discussione il diritto costituzionale alla proprietà e alla libertà dell’iniziativa economica. Si pronunci la Corte costituzionale». Richiesta alla quale si sono poi associate le altre parti civili: Regione, Slow Food, Coldiretti e Codacons Fvg. Ribatte la difesa: «L’unico limite è costituito dal danno per la salute o l’ambiente, che non c’è. Possono essere adottate misure di coesistenza, tra le diverse coltivazioni, non divieti». Al rientro dalla camera di consiglio, il giudice, che aveva già disposto il dissequestro di quanto sequestrato a Fidenato, all’indomani dell’ordinanza della Corte di giustizia europea, pronuncia sentenza di assoluzione. Nelle aule del tribunale di Pordenone il caso è chiuso. Non per Futuragra, che intende chiedere i danni di dieci anni di raccolto ogm perso. Non per Fidenato, che intende ricorrere al Tar contro il recente decreto del Governo che vieta per 18 mesi la coltivazione ogm. «Non esiteremo a impugnarlo nuovamente – annuncia Campagnolo – e a denunciare alla commissione europea questo ennesimo mostro giuridico, frutto dell’ignoranza demagogica in materia scientifica ed economica al pari delle norme anti ogm proposte dalla Regione Friuli Venezia Giulia». «Spero – ha detto Fidenato – che finiscano le guerre di religione e ci si sieda a un tavolo, senza prevaricazioni e mettendo al bando ipocrisie sul fatto che in Italia non c’è bisogno di ogm, quando invece i mangimi non possono più fare a meno di mais transgenico e ne sono pieni»
Confermata la scelta della Corte europea
UDINE «La sentenza non ci sorprende». Lo afferma Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, commentando l’assoluzione di Giorgio Fidenato per la semina di mais Ogm. «Il processo – prosegue Burdese – è stato condizionato in maniera determinante dall’intervento della Corte di giustizia europea di maggio che noi avevamo criticato nel metodo e nel merito». Per Stefano Cavallito, Alessandro Lamacchia e Katjuscka Piane, legali dell’associazione della chiocciola, costituitasi parte civile nel processo, «l’ordinanza europea si è fondata su un fraintendimento grave sulla natura dell’autorizzazione alla semina degli Ogm».
Dobbiamo puntare sui prodotti tipici
UDINE «L’agricoltura italiana in questo momento non ha bisogno degli Ogm»: lo ha affermato il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo. «Non entro nel merito della sentenza del tribunale di Pordenone – ha detto il ministro –, sarebbe scorretto commentare qualcosa che non conosco. La nostra scelta di vietare gli Ogm in Italia è una scelta politica di mercato, ma anche di rispetto di ciò che ci chiedono gli agricoltori italiani e i cittadini. Noi siamo conosciuti in tutto il mondo per la tipicità e la biodiversità, per l’eccellenza dei nostri prodotti. Fare attraverso gli Ogm un prodotto simile a quelli della Cina e dell’America ci farebbe finire di essere quegli straordinari esportatori del made in Italy agroalimentare che siamo».