NUOVI CIE IN REGIONE: ancora tutto in alto mare

 

Rassegna stampa del 01/04/11

Piccolo

Emergenza profughi, bufera in Regione

 

La Lega accusa Caritas e Don Vatta: “Profitti sugli immigrati”. Intanto la Prefettura indica dieci siti. Tondo aspetta Maroni

di Gianpaolo Sarti

TRIESTE Succede tutto in quarto d’ora. Il capogruppo della Lega Nord si schiarisce la voce, aspetta di avere l’attenzione dei colleghi e parte con la sua arringa. «C’è chi vuole realizzare profitti sulle emergenze, ci sono associazioni che hanno interessi. Quello dei clandestini è un business enorme: chi affitta case in nero, chi dà pasti, per non parlare della Marina militare». Il brusio si attenua.

 

Si parla di immigrati e del piano che la Regione dovrebbe predisporre per accogliere i profughi di Lampedusa. L’aria è tesa perché il Carroccio vuole stanare la giunta e sapere cosa intende fare di preciso il presidente Tondo dopo aver partecipato al vertice di Roma.

La Lega ha preparato una mozione e con un blitz ha fatto stravolgere l’ordine del giorno dei lavori del Consiglio per discuterla. Narduzzi riprende il filo del discorso e lancia un attacco a «quelle associazioni che hanno interessi». Il capogruppo tira in ballo Don Mario Vatta e Schiavone: «Dicono che le strutture sono pronte, si tratta di una solidarietà pelosa». Il leghista fa riferimento a un articolo uscito ieri sul Piccolo che riportava le riflessioni dei due. Non è finita

Nel calderone di Narduzzi finisce anche la Caritas: «È in prima fila nel mercimonio della solidarietà». In aula scende il gelo. Le accuse al fondatore della Comunità di San Martino al Campo e al presidente del Consorzio italiani di solidarietà sono pesanti. Franco Codega chiede la parola. Il consigliere del Pd ed ex presidente regionale delle Acli non riesce a trattenere la rabbia: «Cosa stai dicendo, come ti permetti – urla – stai insultando don Vatta, stai dicendo che lui guadagna sulla pelle degli immigrati. Lui che da quarant’anni aiuta i barboni di Trieste. Codega alza gli occhi sulla croce che domina la parete dell’aula. «È lui che stai insultando».

In Consiglio è subito bufera. «Narduzzi ha detto cose pazzesche, allucinanti – dichiarano in coro Pd e Rifondazione. Anche il Pdl prende le distanze. Maurizio Bucci afferma: «L’attacco che abbiamo sentito è un’occasione ghiotta per creare una nuova frattura con la Lega, ma noi non approfittiamo di questioni così importanti, come l’immigrazione, per farne uso politico». In serata don Mario Vatta scuote il capo e si limita a bollare come «ignobile» l’intervento del leghista. E aggiunge, a voce bassa: «Ci dica quel politico chi si sarebbe fatto che so, una casa, sulle spalle degli immigrati. Forse io? No, io dormo con i barboni da quarant’anni. Narduzzi deve chiarire chi avrebbe fatto le cose che sta dicendo».

Il fronte della polemica si fa sempre più velenoso, insomma. E oggi, peraltro, il Viminale potrebbe emanare il piano-immigrati. Fonti della Prefettura fanno sapere che potrebbero essere una decina i siti individuati in Friuli Venezia Giulia. Insomma, una mappa delle caserme dismesse ci sarebbe, ma resta rigorosamente top secret. «Non possiamo dire niente prima di aver sentito il ministero – affermano dal Palazzo del governo di Piazza Unità. Una prospettiva che il presidente Renzo Tondo, indirettamente, smentirà. Il governatore, infatti, esclude l’ipotesi di caserme e tendopoli». E assicura che «la cabina di regia di Regioni, Province e Comuni è un passo avanti per prendere decisioni coerenti con le disponibilità del territorio, perché in un primo momento si pensava che Roma volesse agire d’autorità».

Tondo annuncia inoltre che un’ottantina di immigrati potrebbe essere ospitata «nelle case famiglia» della regione. «Non è un problema perché ci sono disponibilità anche nei centri di accoglienza privati e si tratterebbe di inserire dieci persone per posto». Il Fli però teme che la Regione arrivi impreparata e, attraverso il segretario regionale Paolo Ciani, chiede di creare subito «un tavolo con enti locali, associazioni e forze politiche. Il rischio è subire comunque le scelte del ministro Maroni».

 

Messaggero Veneto

Il piano-accoglienza in Fvg: i profughi in case famiglia

Tondo conferma che potrebbero arrivare alcune decine di richiedenti asilo. Chiesta la disponibilità di tre sedi Ial. In Aula è bagarre sulla mozione della Lega

di Anna Buttazzoni

UDINE. Nessun clandestino, ma un centinaio di profughi sì. Il Friuli Venezia Giulia, come da accordo siglato mercoledì sera tra Regioni e governo anche dal presidente Renzo Tondo, farà la sua parte in aiuto agli immigrati in arrivo dal Nord Africa. È Tondo a confermarlo, escludendo la possibilità che vengano creare tendopoli o utilizzate caserme dismesse. Con ogni probabilità, invece, i richiedenti asilo saranno ospitati in case di accoglienza e strutture private, come tre sedi dello Ial, a Magnano in Riviera, Gemona e Piancavallo, come conferma la Cisl.

 

Ma sul tema degli immigrati ieri in Consiglio regionale è stata ancora bagarre, con Tondo presente e con Pdl, Udc e Lega a rimpallarsi la responsabilità per la mancanza del numero legale – e quindi della possibilità di proseguire la discussione e di andare al voto – durante l’esame della mozione presentata dal Carroccio per non consentire l’arrivo in Friuli Vg di clandestini.

 

«Tra Regioni e governo – ha spiegato ieri il governatore – si è deciso di istituire fare una “cabina di regia” nella quale il governo si confronterà con Regioni, Province e Comuni per decidere il da farsi, cioè per prendere decisioni che siano coerenti con le disponibilità e le aspettative del territorio. È un passo avanti, anche perché in un primo momento sembrava che il governo volesse procedere d’autorità».

 

Il governatore ha confermato che i clandestini non troveranno posto in regione. «Al momento il governo sta spostando sul territorio nazionale, ma non in Friuli Venezia Giulia, qualche migliaio di clandestini che sono presenti a Lampedusa. Berlusconi – ha aggiunto Tondo – ci ha informato di avere raggiunto un accordo con le autorità tunisine affiché non ne arrivino più. Quindi trovata sistemazione per questi dovremmo essere abbastanza a posto. Rimangono alcune migliaia di profughi, questione diversa dai clandestini, che potrebbero essere portati nelle regioni. Ma in questo caso di parla di 80/100 persone al massimo che potrebbero essere ospitati nelle “case famiglia” anche della nostra regione. Però parliamo di profughi non di clandestini».

 

 

Strutture però non sono ancora state individuate. «Ma non è un problema – ha spiegato il governatore – nel senso che ci sono disponibilità anche nei centri di accoglienza privati. Nel caso ci trovassimo nella necessità di accogliere 70/80 persone si tratterebbe di inserire dieci persone per posto».

 

Giovanni Fania, segretario regionale della Cisl, conferma che dalla Regione è arrivata la richiesta di disponibilità nelle sedi dello Ial. «Possiamo utilizzare – conferma il cislino – le strutture di Magnano, Gemona e Piancavallo, ma solo per l’accoglienza di minori non accompagnati, per i quali organizzare anche corsi di italiano».

 

Ieri il Consiglio regionale, invece, non ha preso posizione sulla questione clandestini sollevata dalla Lega. «Dispiace – ha commentato Narduzzi – che non si sia potuto completare il dibattito. Ma abbiamo fiducia in Tondo e sappiamo che troverà una soluzione, perché non vogliamo clandestini. Sui profughi, invece, se saranno cento e a tempo determinato, possiamo ragionare».

 

Puntualizza il capogruppo del Pdl Daniele Galasso. «Io ero in Aula, gli altri no. E non accetto responsabilità di nessun tipo, anche perché della Lega non c’era nessuno presente. Alle 18.15, con ancora 15 minuti a disposizione, otto persone iscritte e senza numero legale, non si sarebbe potuto fare altro che chiudere la seduta», chiude Galasso.

 

 

Rassegna stampa del 31/03/11

Il Piccolo

Profughi anche in Fvg ma non a Sgonico

La decisione al vertice fra il governo e le Regioni. Scartata pure l’ipotesi della caserma di Clauzetto (Pordenone)

di Gianpaolo Sarti

TRIESTE Un punto fermo. Gli immigrati di Lampedusa arriveranno anche in Friuli Venezia Giulia. Ormai è certo. E, come si legge nel patto sottoscritto ieri sera tra Palazzo Chigi ed Enti locali, le Regioni dovranno farsi carico dei profughi, così come dei clandestini. A spese del governo, però.

Il Presidente Renzo Tondo, che fin da subito aveva dettato una linea chiara – “prima gli altri, perché noi siamo pieni” – non vuole commentare l’esito del summit. «Inutile parlare visto che al momento non sappiamo niente su quali saranno i siti scelti», dice. Infatti nel documento non ci sono numeri e nemmeno tempistiche, perché il testo uscito dal vertice di Roma è solo un primo passo. Non si fa riferimento a caserme, siti o tendopoli. Ma si sa che sarà la Protezione Civile a gestire l’emergenza. Come, dove e quando è tutto da vedere. Ma è questione di giorni, forse di ore.

C’è un altro punto fermo. Che non arriva da Roma, ma dalla Prefettura di Trieste: la caserma di Sgonico è esclusa dal piano-immigrati. «Confermo – dice il deputato Massimiliano Fedriga – ho parlato con Maroni». Scartata pure la struttura di Clauzetto, a Pordenone. «Non l’avevamo mai presa in considerazione», sostengono fonti governative: «Esamineremo altre caserme dismesse».

E mentre la Prefettura di Gorizia afferma di non aver fornito alcun luogo all’elenco trasmesso dal Friuli Venezia Giulia alla capitale, spunta una nuova ipotesi. La rende nota il segretario regionale del Fli, Paolo Ciani: «Siamo venuti a conoscenza di richieste esplorative e di preventivi economici fatte in questi giorni per sistemare velocemente la caserma di Gemona,del Friuli Goi Pantanali. Siamo preoccupati».

Il partito di Fini già in giornata aveva mandato un chiaro messaggio a Tondo che “non deve subire passivamente le imposizioni dei ministri Maroni e La Russa e che deve dare direttive per i profughi, non per i clandestini”. Secondo Ciani “la Regione, con la crisi economica in atto, non può farsi carico di una crisi umanitaria che non le compete, nemmeno utilizzando la Protezione civile”. In serata altri dettagli. «In Friuli Venezia Giulia le caserme a disposizione del Viminale saranno selezionate tra quelle gestite dallo Stato e non tra quelle che sono state trasferite ai Comuni» – spiega l’assessore Federica Seganti, che aggiunge: «Ora stiamo lavorando sulle modalità e i criteri» .

A breve, dunque la fase operativa del piano-Maroni. Il ministro deve però incassare il dissenso del Sindacato Autonomo di Polizia, già in polemica per i tagli subiti dal corpo negli scorsi mesi. «Per affrontare questa ondata di persone ci vogliono uomini e mezzi, e occorre fare presto”. Dal Friuli Venezia Giulia si fa sentire Debora Serracchiani che, attraverso il proprio blog, bolla come “fallimentare” la gestione dell’emergenza. Per il segretario regionale del Pd “quel che nausea davvero è l’utilizzo immorale del dramma umanitario per acchiappare un pugno di voti, come fa la Lega, o per sfuggire alla giustizia, come fa Berlusconi”.

 

Messaggero Veneto

Profughi, Tondo firma a Roma. La leghista Seganti dice no

Il presidente sigla il piano per l’accoglienza, ma nella maggioranza è scontro. Serracchiani: da Lega e premier utilizzo immorale di un’emergenza

di Anna Buttazzoni

UDINE. Anche il governatore Renzo Tondo ha firmato l’intesa tra Regioni e governo per l’accoglienza ai profughi. «Ma non ho nulla da dire – spiega in tarda sera il presidente Fvg -, perché non vanno alimentate polemiche e perché al momento non si pone alcun problema»

Nel pomeriggio il “suo” assessore alla Sicurezza, la leghista Federica Seganti, è invece stata risoluta. «Non ritengo che questa Regione debba assumersi responsabilità. Attualmente non è stato individuato alcun sito – ha detto Seganti – e penso che non sarà individuato in regione nemmeno nelle prossime settimane».

Incalzata in Consiglio dalle domande di Pd, Cittadini e Misto, l’assessore ha poi ricordato che in Fvg pesano già le attività della base Usaf di Aviano, del Cie e del Cara di Gradisca d’Isonzo. E, dopo un incontro in Prefettura a Trieste, Seganti ha escluso le ipotesi di Clauzetto e Sgonico come luoghi per l’accoglienza, ipotesi emerse nei giorni scorsi. «Stiamo lavorando sulle modalità e i criteri per la scelta dei siti. Siamo riusciti a far passare il criterio secondo cui – ha esplicitato Seganti -, se ci sarà un elenco delle località, le caserme messe a disposizione saranno quelle di proprietà dello Stato e non quelle già trasferite ai Comuni».

Un criterio che escluderebbe Sgonico, sul Carso triestino, gestita dal Comune di Trieste. E per improbabile è data anche la scelta di Clauzetto, perché non distante dalla base di Aviano. Seganti ha quindi concluso: «Forse in Fvg eventuali centri di accoglienza temporanei non ce ne saranno proprio».

Eppure Paolo Ciani, coordinatore regionale del Fli e consigliere regionale, ha riferito di «richieste esplorative di preventivi economici per sistemare velocemente la caserma di Gemona “Goi Pantanali”. Auspichiamo – ha concluso Ciani – che Tondo sappia non subire passivamente imposizione dei ministri Maroni e La Russa, dando indicazioni per la gestione dei profughi e non dei clandestini.

Il dibattito ha animato ieri i lavori del Consiglio regionale, dove oggi verrà discussa una mozione della Lega per opporsi agli arrivi in regione. A presentare interrogazioni a Seganti sono stati Edouard Ballaman (Misto), Annamaria Menosso (Pd) e di Stefano Alunni Barbarossa (Cittadini). E se quest’ultimo si è detto stupito «dall’atteggiamento troppo attendista della giunta», Ballaman ha lanciato una provocazione: «Va bene accogliere le tendopoli degli immigrati in Friuli Vg solo quando il presidente della Repubblica metterà a disposizione in egual maniera la tenuta presidenziale di Castelporziano»

Critico il Pd. «Evidentemente l’appello del Capo dello Stato a una disponibilità diffusa tra le Regioni per risolvere il problema di Lampedusa – ha sottolineato Franco Codega (Pd) – non ha fatto breccia sul governo regionale. La soluzione è la tendopoli, a casa d’altri. Una soluzione sbagliata dai punti di vista sanitario, logistico e abitativo».

Idv, per voce del consigliere Enio Agnola, ha invece proposto l’utilizzo delle caserme dismesse, per ospitalità provvisoria. «Il Fvg – ha spiegato Agnola – non è in grado di gestire presenze a lungo termine, perché si creerebbero squilibri ingestibili».

«Quel che nausea davvero è l’utilizzo immorale di un’emergenza umanitaria per acchiappare un pugno di voti, come fa la Lega, o per sfuggire alla giustizia, come fa Berlusconi». Così Debora Serracchiani, eurodeputata e segretaria regionale del Pd, che affida queste considerazioni al suo blog commentando la visita di ieri a Lampedusa del premier.

«Dopo la ricostruzione invisibile dell’Aquila e la sparizione fittizia delle immondizie di Napoli, ora il governo-show di Berlusconi si trasferisce a Lampedusa. Diventa sempre più comprensibile a tutti – spiega Serracchiani – il motivo per cui l’Italia è trattata come un partner folkloristico, una specie di parente povero che viene messo alla porta quando si parla di cose serie. È infatti del tutto inutile fare fumo rinfacciando all’Europa di essere assente quando poi dall’estero assistono a queste pagliacciate, e il primo a latitare è proprio il governo, che dovrebbe ammettere di aver fallito la gestione di un’emergenza annunciata da tempo».