NO TAV: manifestazione popolare in Valsusa sabato 16 novembre

Importante appuntamento al quale saranno presenti, come molte altre volte, anche compagni/e della regione.

Qui sotto l’articolo in uscita su Umanità Nova.

 

 

Susa 16 novembre. Manifestazione popolare No Tav

Non possono bruciare i nostri cuori

Fiamme al Picapera

Il presidio Picapera di Vaie non c’è più. Intorno alle 11 di venerdì 1 novembre è stato dato alle fiamme. Venne costruito alla fine del 2010, nella stagione di resistenza alle trivelle, per impedire un sondaggio geognostico. In questo stesso luogo dovrebbe spuntare il treno, dopo un lungo tratto in galleria. Il presidio era diventato punto di riferimento per la gente di Vaie e per tutta la vasta comunità No Tav.

Il movimento ha immediatamente respinto al mittente la solidarietà pelosa dei parlamentari Si Tav Esposito e Napoli, dichiarando che i mandanti dell’incendio erano tra le file del governo, che appoggia e foraggia la lobby del cemento e del tondino, che ha fatto guadagni enormi con le grandi opere inutili finanziate con i soldi di tutti. Le amicizie tra il ministro della giustizia Cancellieri e la famiglia Ligresti, oggi sotto i riflettori dei media, non sono che l’ultimo esempio di una politica che, all’indomani del terremoto che ha pensionato la prima repubblica, ha individuato nell’alta velocità ferroviaria il canale dal quale attingere denaro senza correre rischi.

Un sistema pulito, semplice, basato sulla complicità bipartisan della destra e della sinistra, che solo in Val Susa ha incontrato l’unico grosso intoppo possibile: un grande movimento popolare, sordo alle lusinghe e forte di fronte alle minacce e alla repressione.

Quello di Vaie è il terzo presidio No Tav andato a fuoco. Prima era toccato a quelli di Bruzolo e Borgone. Quello di Borgone venne ricostruito subito, quello di Vaie lo sarà presto. Dopo la manifestazione popolare del 16 novembre, sia che la magistratura abbia tolto i sigilli, sia che non li abbia tolti, i lavori di ricostruzione riprenderanno.

È l’impegno preso dal comitato No Tav di Vaie, durante la fiaccolata per le vie del paese svoltasi domenica 3 novembre. Migliaia di No Tav sono scesi a Vaie per rafforzare il legame di solidarietà che unisce nella lotta chi resiste al supertreno. Chi resiste all’idea che questo mondo, queste relazioni sociali siano le uniche possibili.

Il giorno precedente, di fronte alle pareti annerite del presidio di Vaie, c’è stato il ricordo di Pasquale Cicchelli, un No Tav rispettato ed amato per il suo impegno nella lotta, prematuramente scomparso due giorni prima.
La magistratura torinese, per dimostrare la propria imparzialità, ha inviato avvisi di comparizione come persone informate sui fatti a numerosi ragazzi di Vaie, tutti No Tav. Una evidente provocazione mirante ad accreditare la tesi che gli incendiari siano tra gli oppositori alla Torino Lyon.

Processi superveloci e crepe nella magistratura: le dimissioni di Caselli

I processi contro i No Tav hanno una corsia privilegiata rispetto agli altri. Quello per lo sgombero della Maddalena e l’assedio del 3 luglio continua in aula bunker con l’esibizione dei poliziotti di servizio in quelle giornate. La tesi è sempre la stessa: attacco paramilitare, gruppi organizzati, violenza. I violenti pestaggi dei manifestanti arrestati, documentati da un video, i lacrimogeni che, oltre a intossicare, hanno ferito chi ha avuto la ventura di intercettarne le curiose parabole, spariscono dalle pittoriche descrizioni di un vice commissario dalla carriera in declino come quella di Massimo D’Alema, il suo referente politico di sempre.

Il lavoro della Procura è incessante su ogni fronte: in questi giorni sono arrivati avvisi di garanzia a No Tav accusati di aver spostato dei jersey che impedivano il passaggio dei manifestanti nel 2011.

Piccole crepe si stanno aprendo anche nel fronte della magistratura.

Le dimissioni da Magistratura Democratica di Giancarlo Caselli, il Procuratore capo di Torino, per ben due volte confermato nell’incarico nonostante il raggiunto limite di età, sono il segnale di un malessere che ha oltrepassato i confini della società civile per investire la stessa magistratura.

Casus belli la pubblicazione sull’Agenda 2014 dell’associazione di un articolo di Erri De Luca titolato “Notizie su Euridice”. De Luca in questo pezzo, più poetico che politico, racconta gli anni Settanta dalla parte dei perdenti, di quelli che si ritrovarono sui banchi degli imputati, quando la pubblica accusa era in mano a magistrati democratici e di sinistra come Giancarlo Caselli.

Intollerabile per il Procuratore della Repubblica, nonostante Magistratura Democratica abbia pubblicato il pezzo di De Luca con una nota introduttiva, in cui prende le distanze dalla “violenza” in ogni sua forma. Ma ben più intollerabile e, forse, all’origine vera delle dimissioni dall’associazione che aveva contribuito a fondare, è la notizia, per ora non esplosa sui media che proprio Magistratura Democratica promuoverà un convegno sui processi No Tav che si svolgerà all’interno del Palagiustizia di Torino. Uno schiaffo a mano aperta al Procuratore che più si stava spendendo per ottenere condanne contro il movimento di resistenza alla Torino Lyon.

Tanto intollerabile che l’11 novembre Caselli ha annunciato le proprie dimissioni da Procuratore: dal 28 dicembre andrà in pensione con cinque mesi di anticipo sulla scadenza dell’incarico, fissata al 9 maggio.

Assedio al Napoleon

Susa. Nella serata di martedì 5 novembre circa 150 No Tav hanno dato vita ad una manifestazione a sorpresa davanti all’hotel Napoleon, che ormai da anni ospita le truppe di occupazione di stanza a Chiomonte. Per due ore e mezza, tra slogan e canti partigiani, gli attivisti hanno aperto uno striscione con la scritta “via le truppe di occupazione” di fronte all’ingresso principale dell’albergo.
Sul retro si è attestato un altro gruppone. I carabinieri, comandati dal capitano Pieroni, che ha sostituito da qualche mese Mazzanti sulla piazza di Susa, hanno atteso inutilmente i rinforzi. Il gran dispiegamento di polizia per la partita Juventus Real Madrid ha evidentemente reso più difficili gli spostamenti di truppe.
Così il cambio turno al cantiere fortino è saltato. Un granello di sabbia nell’ingranaggio della macchina dell’occupazione militare.
Continuano in valle e a Torino le assemblee popolari: dopo quelle di Susa e S. Ambrogio ce ne sarà una a Torino e una ad Almese.

Il prossimo, importante, appuntamento è il corteo No Tav del 16 novembre a Susa.

Possono bruciare i presidi, ma non possono bruciare i nostri cuori. Queste parole erano scritte sullo striscione che apriva la fiaccolata, svoltasi dopo l’incendio del presidio di Vaie.

Lo striscione era retto tenuto dai bambini e dai ragazzi di Vaie. La lotta va avanti.

Vi aspettiamo numerosi a Susa sabato 16 novembre.

Appuntamento davanti alle 13 alla Stazione per un corteo che attraverserà i luoghi della lotta e dell’occupazione militare.