NO OGM: restano sequestrati i campi

Messaggero Veneto del 27/09/11

Restano sequestrati i campi coltivati a Ogm

 

Ogm, i giudici del tribunale di Pordenone hanno sciolto la riserva e respinto l’istanza di dissequestro dei terreni di Maniago, presentata da un agricoltore di Vivaro, sui quali, secondo la procura, sarebbe stato coltivato mais trangenico. La decisione è uniforme a quella dei giudici di Udine, che la scorsa settimana si erano espressi su un caso analogo. Il sequestro cautelare era stato eseguito tra il 25 e 26 agosto, su disposizione del pubblico ministero Annita Sorti, dal Corpo forestale della Regione e aveva riguardato due campi di Maniago, di proprietà del vivarese Antonio Zolin. L’accusa contestata dalla procura al proprietario degli appezzamenti è di avere seminato illegalmente mais Ogm. Per la difesa, sostenuta dall’avvocato Francesco Longo, sulla base di una sentenza del Consiglio di Stato coltivare mais Ogm è un diritto degli agricoltori. Mercoledì scorso il tribunale del Riesame (presidente Eugenio Pergola, a latere Rodolfo Piccin e Francesco Saverio Moscato) aveva discusso il ricorso col quale la difesa chiedeva il dissequestro degli appezzamenti. Analogo riesame era stato discusso a Udine, relativamente a un sequestro cautelativo disposto dal pubblico ministero Raffaele Tito, e riguardante i campi di Mereto di Tomba e Coseano di proprietà di Raffaele Midun di Campoformido. I due agricoltori erano stati indagati per avere seminato mais Ogm senza l’autorizzazione ministeriale. Ieri, dunque, il tribunale di Pordenone ha depositato la sentenza: ha rigettato la richiesta di dissequestro dei campi di Maniago. I giudici hanno dunque aderito alla tesi della pubblica accusa, secondo la quale, per coltivare mais transgenico, è necessaria un’autorizzazione del ministero dell’Agricoltura, respingendo quella sostenuta dalla difesa, che, richiamandosi a una sentenza del Consiglio di Stato, individua invece in quel tipo di coltivazione un diritto degli agricoltori. Il legale, in pratica, aveva invocato la prevalenza del Diritto comunitario su quello nazionale che, con apposita direttiva, consentirebbe la coltivazione del seme certificato, già sottoposto a una serie di controlli sanitari e di compatibilità ambientale, come appunto il Mon810. E ciò senza la necessità di ulteriori provvedimenti o autorizzazioni, come richiedono invece le norme italiane. «Il tribunale di Pordenone si era già pronunciato per una vicenda analoga. Attendiamo di leggere le motivazioni del riesame – ha detto l’avvocato Longo -, per poi decidere il da farsi. Non è escluso l’appello in Cassazione: lo vedremo con molta serenità, rispettando la sentenza dei giudici». Intanto la procura ha concesso la granella già trebbiata per esigenze di conservazione: in caso non fosse utilizzabile ai fini agricoli, potrebbe infatti essere impiegata come combustibile