NO OGM: rassegna stampa del 29 settembre

Dal Messaggero Veneto del 29/09/10

Coldiretti: ci costituiremo parte civile

 

Non soltanto il campo di Fanna, ma pure quel che resta di quello di Vivaro. Anche se fosse rimasta una sola pannocchia transgenica in circolazione, il mais seminato da Giorgio Fidenato dovrà essere confiscato e distrutto. A deciderlo il decreto di condanna del gip Piera Binotto che è stato salutato dagli oppositori degli Ogm come la doverosa – per alcuni tardiva – risposta della legge a un abuso. E mentre Coldiretti annuncia che si costituirà parte civile nel processo per chiedere il rimborso degli eventuali danni procurati al patrimonio agricolo e ambientale, strada che anche la Regione è intenzionata a seguire, Fidenato si prepara al contrattacco. IN TRUBUNALE. Il gip ha recepito le richieste della Procura disponendo, oltre alla sanzione di 25 mila euro, la confisca e distruzione non solamente del campo di Fanna, ma anche di quello di Vivaro, nonostante questo sia già stato abbattuto dai no global lo scorso 9 agosto. Giorgio Fidenato, l’agricoltore che per la legge italiana è colpevole di avere seminato senza autorizzazione del ministero dell’Agricoltura, contravvenendo a una norma che però non rispetta le direttive europee (che invece consentono la semina di quella varietà di mais), non si arrende. «Per il momento – ha detto – non abbiamo potuto fare nessun passo ufficiale in quanto il procedimento si è sviluppato sulle sole indagini scientifiche e sulle richieste della Procura. Ora entriamo in gioco e tocca a noi fornire le motivazioni e la giurisprudenza che – ha affermato – ci danno ragione. Per esempio, ci dovranno spiegare come si fa a condannare qualcuno perché ha applicato la normativa europea vigente». Proprio alla Ue Fidenato si appellerà se non vedrà riconosciuti i propri diritti in Italia. «Andremo sino in fondo: se servirà – ha concluso – ci rivolgeremo alla Corte di giustizia europea, perché siamo persuasi della bontà delle nostre tesi». COLDIRETTI. Ma le vicende giudiziarie potrebbero non esaurirsi qui. «Abbiamo chiesto ai nostri avvocati di costituirci parte civile nel processo per chiedere il rimborso degli eventuali danni procurati al patrimonio agricolo e ambientale e fare in modo che reati come questo non si verifichino più», ha affermato il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini nell’esprimere sincero apprezzamento per la decisione del tribunale di Pordenone. Una strada, questa, che la Regione aveva annunciato di voler perseguire. La Coldiretti, però, non si limita a questo: «Occorre ricordare che dai risultati delle analisi rese note dal ministero delle Politiche agricole emerge la presenza nei terreni confinanti di 15 campioni contaminati da Ogm su 30. Una enormità considerando che – ha sostenuto Marini – la contaminazione è avvenuta da un solo campo e in solo anno. Punire i colpevoli e sanare al più presto le illegalità deve essere un obiettivo condiviso da quanti hanno a cuore il rispetto delle regole». TASK FORCE. Soddisfatta Federica Ferrario di Greenpeace, secondo la quale «finalmente si riporta la legalità in Friuli», giudizio condiviso dalle 27 realtà che aderiscono alla Task force anti-Ogm. Martina Milia

 

«Colpevole assenza delle istituzioni nella vicenda»

 

Il circolo Legambiente delle Prealpi Carniche, presieduto da Mario De Biasio, denuncia le coltivazioni illegali di mais Ogm e il comportamento delle istituzioni preposte alla salvaguardia ambientale. «Lanciati dalle associazioni ambientaliste, di categoria, dei consumatori e da gran parte della società civile – recita il documento – sono passati alcuni mesi dalle prime grida di allarme per le coltivazioni Ogm sul nostro territorio. Da allora però la questione ha assunto gli aspetti di una vergognosa telenovela». La nota di Legambiente ricostruisce come siano stati scoperti due appezzamenti coltivati a mais Ogm nei comuni di Fanna e Vivaro. Tutte le autorità preposte al controllo e all’applicazione della legge in materia furono avvisate per tempo, a maggio e giugno, e avrebbero dovuto, in tempi rapidi, verificare i fatti, distruggere le colture illegali, applicare la pena prevista per chi aveva eseguito le semine fuorilegge in quei campi. Invece, denuncia Legambiente, «il neoministro alle Politiche agricole ha voluto attuare una sperimentazione illecita in pieno campo, per verificare se il mais Ogm contaminasse davvero. Dai dati raccolti si è verificato che le colture circostanti erano state contaminate. A quella conclusione sarebbe arrivato anche un bambino delle elementari, che stava imparando i primi rudimenti di scienze». Invece che essere puniti e messi a tacere, i protagonisti delle semine illegali hanno trovato notorietà. Un gruppo di ambientalisti radicali ha deciso di «ripristinare la legalità» calpestando e tentando di asportare la coltura del campo di Vivaro: azione giudicata contraria alla tutela della proprietà privata, ma, «a nostro avviso – osserva Legambiente –, un’azione coraggiosa e doverosa a favore della tutela dell’integrità ambientale». L’autorità giudiziaria ha dichiarando la colpevolezza dei protagonisti delle semine Ogm, punendoli con una sanzione di 25 mila euro. Legambiente osserva che è «troppo poco e troppo tardi per frenare l’arroganza di chi, avendo le spalle coperte dalla Monsanto, pensa di poter fare ciò che vuole a scapito della libertà altrui. La sentenza è stata accompagnata dalla falsa affermazione dell’assoluta innocuità dei prodotti Ogm per la salute umana. Al momento questo non può essere sostenuto da nessuno. Anzi, gli ultimi studi scientifici sugli Ogm attestano esattamente il contrario. Altre clamorose bugie – denuncia Legambiente – sono circolate in questi mesi, tipo che con gli Ogm in agricoltura non si useranno più i pesticidi chimici. Ma le varietà Ogm Bt, come il mais seminato a Fanna e Vivaro, sono esse stesse un pesticida che finisce nel cibo derivato. Ci preme sottolineare – conclude Legambiente – la spaventosa, preoccupante e colpevole assenza, su questa vicenda, delle istituzioni che, non facendo il loro dovere, hanno favorito le logiche di dominio delle multinazionali a scapito del faticoso cammino di rinnovamento in atto nell’agricoltura regionale e italiana». (s.c.)

 

Sit-in dei disobbedienti davanti al tribunale

 

La decisione del tribunale di Pordenone non ferma la protesta. Oggi davanti al palazzo di giustizia i disobbedienti che fanno riferimento ai centri sociali del Nordest si riuniranno per invitare le autorità ad accelerare il processo che dovrebbe portare alla distruzione del mais transgenico. Il presidio sarà blindato: l’associazione Ya Basta lo scorso 9 agosto è riuscita a sorprendere le forze dell’ordine con un blitz a Vivaro che ha portato alla distruzione del campo di Fidenato. Il gruppo – una sessantina di persone che sono state identificate e successivamente denunciate per una serie di reati che vanno dalla manifestazione non autorizzata alla violazione di sigilli – ha più volte annunciato l’intenzione di radere al suolo anche il campo di Fanna e questo ha fatto alzare la tensione nel corso dei mesi. I disobbedienti, però, non sono gli unici che intendono ribadire con fermezza la loro contrarietà agli Ogm. Gli anarchici di Iniziativa libertaria hanno annunciato per sabato pomeriggio una manifestazione in centro a Pordenone e la presenteranno venerdì con una conferenza stampa davanti alla sede di Agricoltori federati. Intanto le reazioni alla decisione del tribunale di Pordenone non sono destinate a fermarsi. Se per il senatore del Pdl Ferruccio Saro «i pronunciamenti della giustizia stanno dimostrando che i colpi di mano in tematiche così delicate e controverse non portano a risultati produttivi, semmai a un arretramento e a un irrigidimento delle posizioni sul campo», per Susanna Cenni, deputata del Partito democratico in commissione Agricoltura, «le decisioni assunte dal giudice a Pordenone, che prevedono una multa di 25 mila euro e la distruzione del raccolto, ristabiliscono finalmente, dopo mesi di attesa e di tensioni, una situazione di legalità». Secondo Andrea Ferrante, presidente dell’Associazione italiana agricoltura biologica, «la condanna ricorda a tutti che le leggi in Italia esistono e richiama le istituzioni a compiere ancora meglio l’azione di vigilanza». (m.mi.)