Da Il Piccolo del 01/10/10
Già arato il campo di mais ogm di Fanna
PORDENONE Dopo la raccolta – trebbiati 450 quintali di mais transgenico – ieri mattina l’Ersa, sotto l’occhio vigile della direzione regionale alle politiche agricole, ha provveduto ad arare il campo di Fanna. Qualcuno è riuscito, durante le operazioni di raccolta a “rubare” una pannocchia come cimelio, ma il raccolto vero e proprio si trova sotto chiave in un luogo to secret e vi rimmarà fino alla conclusione del processo. Poi sarà distrutto – se il verdetto sarà confermato – o potrà essere commercializzato se la giustizia darà ragione a Giorgio Fidenato che rivendica tempi brevi da parte dei tribunali proprio perché la granella dovrà essere essiccata. Sparito il campo, però, non sparisce il problema Ogm. Ieri in Parlamento è tornato a parlarne anche Giancarlo Galan, ministro per le politiche agricole, torna rispondendo durante il question time, a Benedetto Della Vedova (deputato del Fli). La posizione di Roma è chiara: se le Regioni non provvederanno ai piani di coesistenza, ”qualcuno lo dovrà fare almeno per quella Regione (il Friuli Venezia Giulia) per cui una sentenza del Consiglio di Stato ci dice che occorre provvedere”, ha detto Galan. Il ministro ha ribadito che protocolli non possono essere effettuati ”perchè mancano le linee guida sulle quali le Regioni devono ancora decidere”, linee guida nelle quali devono essere individuati i siti. «L’urgenza di arrivare a una soluzione – ha proseguito – è determinata da almeno due fatti: il contenzioso che sale enormemente e la necessità di ottemperare alla Sentenza del Consiglio di Stato che chiede impone di attuare, almeno per il Friuli Venezia Giulia quelle linee». Ad oggi, quindi, le sperimentazioni su piante geneticamente modificate non possono essere effettuate proprio perchè i protocolli di sperimentazione, previsti dal decreto del 19 gennaio 2005, non sono stati emanati e ”le Regioni non hanno ancora individuato i siti sui quali effettuarli. Ad oggi nessuna Regione – ha aggiunto Galan in aula – ha comunicato formalmente al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali l’individuazione dei siti per la sperimentazione. Ciò non toglie, però, l’urgenza di uscire da questa situazione di stallo, dovuta principalmente al fatto che la Conferenza Stato – Regioni non ha ancora adottato le Linee guida sulla coesistenza”
Dal Messaggero Veneto del 01/10/10
Ogm fobia, rifiutato il mais dei vicini
Il campo di Fanna è stato arato ieri mattina. Dopo le operazioni di trebbiatura completate mercoledì sera – tra gruppi di curiosi che hanno tentato di “rubare” qualche pannocchia Ogm come ricordo – e l’aratura avvenuta ieri mattina, la storia dei campi transgenici sembra destinata a proseguire solo nelle aule dei tribunali. Ma non è così, almeno non per chi ha seminato mais in quell’area. Sarebbero già cinque i casi di agricoltori che si sono visti rifiutare il mais coltivato nella zona in prossimità ai campi transgenici per paura che – in assenza di certezze sulla qualità del prodotto – della granella geneticamente modificata possa mescolarsi con granella tradizionale. Alcuni conferitori, interpellati, preferiscono non commentare, nessuno vuole essere associato al pericolo biotech. Da Coldiretti, però, arriva la conferma: «Ci sono anche nostri associati che si sono visti rifiutare il mais dai centri di raccolta. Credo che il problema non riguardi solo le persone che hanno i campi nelle immediate vicinanze del campo di Fanna e Vivaro, ma l’intera area. Quello che dicevamo mesi fa non era per creare allarmismo, ma per evitare la situazione che si sta creando». In realtà al momento non ci sono certezze – le uniche analisi ufficiali sono quelle fatte dalla forestale per conto della procura e dagli ispettori ministeriali – sulla presenza di geni modificati, ma proprio per questo i conferitori guardando con sospetto il mais proveniente da quelle aree. «Come associazione abbiamo già provveduto a fare campionamenti – spiega Bertoia – e ora attendiamo i risultati. Affianchiamo le aziende in questa delicata fase. Se si fossero rispettate le regole da subito non ci troveremmo in questa situazione. Questo deve far capire che seminare Ogm non è senza conseguenze per gli altri, non si può fare quel che si vuole». Intanto la trebbiatura – richiesta dall’avvocato Francesco Longo, che difende Giorgio Fidenato, e prontamente disposta dal gip del tribunale di Pordenone – si è conclusa anche se, nonostante le varietà seminate avessero maturazioni diverse, è avvenuta con un’unica operazione. Il personale dell’Ersa, sotto l’occhio vigile della direzione regionale all’agricoltura, in circa tre ore ha ultimato la raccolta: 450 quintali. Ieri mattina, infine, il campo di Fanna è stato arato. Il prodotto sarà essiccato e depositato in un magazzino custodito. «Avevo appuntamento con una ventina di agricoltori per far vedere il campo – ha raccontato Fidenato in un’intervista su www.movimentolibertario.it – ma ho dovuto disdire». Ai curiosi non resta che una speranza: le sei pannocchie della semina dimostrativa, la cui ultima foto comparirà nei prossimi giorni sul sito del movimento libertario. La difesa di Fidenato ha già presentato opposizione e farà riferimento alla normativa europea, che non è stata citata nel decreto penale e al fatto, spiega sempre Fidenato nell’intervista «che il decreto legge italiano che vieta la semina non è mai stato notificato alla commissione europea». E ancora, «la sentenza deve avvenire entro limiti di tempo – dice l’agricoltore – perché il prodotto possa essere commercializzato. Quindi chiederemo, attraverso l’avvocato, di fare il processo penale in tempi rapidi». L’obiettivo è «che molti più agricoltori possano seminare liberamente Ogm nella campagna del prossimo anno». Martina Milia
Ogm, le Regioni: «L Italia resti free» Ma il ministro: fate le linee guida
ROMA. Sugli organismi geneticamente modificati, ieri si è sfiorato uno scontro istituzionale in sedicesimo. Da un lato gli assessori dell’agricoltura delle Regioni che, rivendicando le proprie competenze costituzionali in materia di agricoltura, danno mandato al ministro dell’agricoltura Galan di esercitare la clausola di salvaguardia e non decidono sulle linee di coesistenza. Dall’altro il ministro Galan che dallo scranno del Governo alla Camera, rispondendo al question time, lanciava il suo avvertimento. «Se le Regioni non emanano le linee guida di coesistenza fra ogm e non-ogm qualcuno dovrà pur farlo» e si suppone che a farlo potrebbe essere proprio il suo ministero. La decisione degli assessori all’Agricoltura è stata unanime e quasi certamente sarà ratificata il prossimo 7 ottobre dalla Conferenza Stato-Regioni, quando sarà licenziato l’ordine del giorno proposto dal coordinatore Dario Stefàno (Puglia), dove appunto si chiede a Galan di procedere «con l’esercizio della clausola di salvaguardia» di cui si sono già avvalsi Paesi come Austria, Ungheria, Francia, Grecia, Germania e Lussemburgo vietando la coltivazione del Mais Mon810 e della patata Amflora. Nella stessa seduta gli assessori hanno poi deciso di non esprimersi sulle linee guida di coesistenza tra coltura convenzionali, biologiche e geneticamente modificate in quanto «superate dai nuovi orientamenti proposti dalla Commissione Europea che prevedono libertà per gli Stati membri di decidere in merito alla coltivazione di colture geneticamente modificate». Non decidendo sulle linee guida di coesistenza le Regioni impediscono di fatto la coltivazione degli ogm. Un voto unanime delle Regioni non era scontato, visto che una regione importante come la Lombardia è sempre stata più possibilista verso il biotech. Poche ore dopo la decisione, rispondendo durante il question time alla Camera Galan ha fatto un intervento che è sembrato piuttosto un avvertimento: se le regioni non deliberano sulle linee guida di coesistenza (in particolare sulla parte relativa alla sperimentazione) «qualcuno lo dovrà fare. Almeno – ha specificato – per quella Regione per cui una sentenza del Consiglio di Stato ci dice che occorre provvedere». La Regione è il Friuli Venezia Giulia, dove l’altro ieri il Gip di Pordenone ha deciso di far arare. raccogliere e stoccare il prodotto del campo di Fanna dove si era seminato abusivamente mais ogm. La decisione delle Regioni ha trovato il plauso delle organizzazioni agricole anti-ogm Coldiretti e Cia-Confederazione italiana agricoltori. «A questo punto il ministro Galan dovrebbe aver ben chiara la posizione da tenere, anche in sede comunitaria», afferma Sergio Marini, presidente Coldiretti. Mentre sull’altro fronte Confagricoltura chiede proprio a Galan «di fare quello che le Regioni non hanno ancora fatto». Il fronte anti-ogm ha poi segnato un altro punto mercoledì sera, quando la commissione Agricoltura del Senato ha espresso, anche qui all’unanimità, il parere favorevole sullo schema di regolamento comunitario che introduce la possibilità per gli Stati membri di vietare la coltivazione di Ogm sul proprio territorio.