NO OGM: la regione apre a Fidenato

Da Messaggero Veneto del 04/10/13

Ogm, la Regione “apre” 30 associazioni in rivolta

Il mondo anti Ogm si riunisce oggi a Pordenone nella sede della Regione. Alle 14 tocca alla task force per un’Italia libera da Ogm, rete consolidata di 30 associazioni e alcuni parlamentari da anni impegnati sul fronte della valorizzazione della biodiversità e del made in Italy contro il rischio di contaminazione da Ogm. Alle 16.30 tre delle associazioni, (Coldiretti, Aiab e Legambiente) presenteranno la 14a edizione della Biodomenica che si svolgerà domenica anche in regione. Alle 17.30 presentazione della proposta di legge promossa dagli Ecologisti democratici (primo firmatario Susanna Cenni, “regia” di Giorgio Zanin) sulla tutela della biodiversità. (m.m.) L’affaire Ogm scoppiato in provincia si sta tramutando in uno scontro istituzionale con principale imputato il governo del Fvg. E per ragioni diverse. Se le 30 associazioni che afferiscono alla task force «per un’agricoltura libera da Ogm» – oggi a Pordenone – denunciano mancanza di chiarezza, Leonardo Facco in un video postato sul sito di Movimento libertario, attacca i funzionari regionali accusandoli di aver insabbiato i dati scientifici che riconoscono la biodiversità nel campo di Giorgio Fidenato. E anche la magistratura non fa sconti circa il comportamento tenuto dalla Regione. La task force. Aiab, Legambiente e WWf riferiscono di aver incontrato sul tema la presidente Debora Serracchiani che «ha confermato l’indirizzo politico contrario a consentirne la coltivazione futura, motivando la propria convinzione dell’impossibilità giuridica a impedirne ora la coltivazione sugli appezzamenti già seminati». Le associazioni «hanno invitato comunque Serracchiani a valutare ulteriormente le possibilità di azione legale e richiamato il rischio che si profilerà a breve di una immissione anche sul mercato di mais Ogm». Appreso poi del via libera alla trebbiatuta per Dalla Libera e al riconoscimento, in ordinanza, della “libertà di semina”, chiedono chiarezza perché «queste sono le considerazioni della magistratura europea e non quelle del governo che, pur tardivamente, si è pronunciato per il divieto di coltivazione. Non sono affermazioni compatibili con le dichiarazioni di netta volontà politica di avviare politiche agricole e filiere No Ogm in Fvg». Dati scientifici. Ben più pesanti le accuse di Leonardo Facco (da sempre vicino alla causa di Giorgio Fidenato) che, in un video, attacca la Regione – non risparmiando dalle ingiurie il direttore di area – per aver “oscurato” la relazione di un tecnico Ersa sulla biodiversità riscontrata nel mais Ogm seminato da Giorgio Fidenato. Il sopralluogo del tecnico, sollecitato da un biologo amico di Fidenato, avrebbe prodotto una relazione mai diffusa perché scomoda, è la tesi di Facco. La sentenza. Il giudice Rodolfo Piccin, che ha assolto l’agricoltore di Arba, evidenzia che la legge regionale 5/2011 (assessore Claudio Violino) «oltre che posteriore ai fatti in giudizio – scrive il giudice – si rivela anche inapplicabile: i regolamenti di attuazione previsti, e adottati con delibera del 13 dicembre 2012, non sono mai entrati in vigore, poiché tale delibera non è mai stata pubblicata in Bur». E aggiunge: «Vi sarebbe in ogni caso da dubitare seriamente della compatibilità tra la normativa regionale e quella comunitaria» posto che la prima è «in palese contrasto con la disciplina dettata dall’Unione europea».

 

 

 

Dal messaggero Veneto del 03/10/13

Ogm, la Regione “apre” a quelli ammessi in Europa

 Riconosce, alla luce del “processo Fidenato”, che «la messa in coltura di varietà di mais iscritto nel catalogo comune europeo sia da considerarsi libera», che la normativa «consente l’impiego di prodotti geneticamente modificati» e che «la messa in coltura di varietà di mais Ogm autorizzate e iscritte al catalogo comune non può essere assoggettata ad una procedura nazionale di autorizzazione». Allo stesso tempo, però, detta prescrizioni stringenti per la trebbiatura del Mais mon 810. La Regione, con l’ordinanza del direttore di servizio del Corpo forestale, Massimo Stroppa, indirizzata a Silvano Dalla Libera, rompe il silenzio e i tabù di questi anni. Riconosce il diritto europeo alla semina di una varietà ogm stabilita dal catalogo europeo e traccia in modo chiaro la linea entro la quale un agricoltore che ha seminato mais transgenico – e il vicepresidente di Futuragra ha seminato complessivamente 1,09 ettari – deve muoversi. Una linea che anticipa il regime di coesistenza mai sancito fino a oggi. Il documento, richiamando la raccomandazione della commissione europea del 13 luglio 2010 sulla coesistenza, la sentenza della Corte Costituzionale del 7 febbraio 2006, la legge regionale 5 del 2011 e la nota dell’Ersa inviata a Dalla Libera a settembre, evidenzia che l’agricoltore deve «osservare gli accorgimenti necessari a evitare che le colture di mais Mon 810 nei citati appezzamenti di Vivaro possano determinare la presenza involontaria di mais Ogm in altre colture convenzionali o biologiche». Stabilisce poi 14 punti operativi per evitare la contaminazione, a partire dal fatto che la raccolta del mais dovrà avvenire entro il 10 ottobre. Chiarisce anche che, se tutte le prescrizioni date «non dovessero risultare sufficienti a evitare la nascita di piante erratiche derivanti da semi accidentalmente caduti a terra, nella primavera 2014, anteriormente alla successiva semina, si dovrà procedere al diserbo dell’appezzamento a mezzo di erbicida ad azione sistemica». La nota, seppure tecnica, ha un alto valore politico per Dalla Libera e Futuragra perché «è la prima volta che la Regione dichiara apertamente di riconoscere e rispettare la norma europea. E’ una vittoria del diritto e della libertà d’impresa», ha proseguito Dalla Libera. «Siamo finalmente a una svolta che apre per il settore agricolo una nuova opportunità per risollevarsi da una crisi che non ha precedenti nella storia del nostro Paese», evidenzia l’agricoltore. L’ordinanza rischia invece di essere una doccia fredda per la task force per un’Italia libera da ogm, rete consolidata di 30 associazioni che proprio domani sarà a Pordenone assieme a parlamentari che sostengono la causa e a esponenti di associazioni del Veneto, per riportare l’attenzione sul caso di Vivaro e denunciare il rischio contaminazione. Martina Milia