Un normale giorno catastrofico
Sandy devasta gli Usa: 50 morti vd
Bloomberg: 18 vittime solo a New York
Video Obama: “Tempesta non è finita”
Fotoracconto L’emergenza / Rep tv Aquaro
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LA CRONACA. La costa nord-est degli Stati Uniti colpita dall’uragano “del secolo”. Case e infrastrutture distrutte, oltre otto milioni senza luce. Nelle strade acqua fino a quattro metri. Obama cancella altri appuntamenti elettorali e va in New Jersey
Il grande assente batte un colpo
L’anno scorso Irene, l’uragano che ha sfiorato New York, era considerato un evento eccezionale e ci si interrogava sul perché. Quest’anno Sandy, che ha colpito più pesantemente la città, sembra già un episodio quasi normale. Il cambiamento climatico – a cui non il singolo evento ma la crescita delle anomalie può essere attribuita – sta entrando clandestinamente a far parte della nostra vita quotidiana. Le abitudini, i rischi, i valori economici cambiano in silenzio, come se l’accettazione di un disastro determinato dall’abuso dei combustibili fossili e della deforestazione, con il conseguente aumento delle emissioni serra, sia un fatto ovvio e scontato, senza alternative. Come se il modello energetico sia destino e non scelta.
Climatologi come Vincenzo Ferrara provano a ricordare che quello che sta succedendo è fuori dai manuali della meteorologia. Che su oltre mille uragani che nell’arco di un secolo hanno colpito gli Stati Uniti solo pochissimi si sono avvicinati a New York. Che è anomalo il fatto che un uragano, una volta arrivato dal golfo di Guinea all’altezza di Cuba, trovi cibo energetico più interessante puntando verso Nord anziché verso il Golfo del Messico. Che temperature così alte in quella fascia dell’Atlantico non sono normali. E che tutto ciò è in linea con le previsioni dell’Ipcc (la task force degli scienizati Onu) sul caos climatico creato dll’overdose di gas serra.
Ma nel mondo della politica il campanello dell’allarme clima squilla a vuoto. Il cambiamento climatico è stato il grande assente della campagna elettorale americana e ora comincia a presentare il conto. Più attento il mondo delle assicurazioni, quello che deve avere il borsellino pronto per pagare i danni. Pochi mesi fa il gruppo Allianz ha presentato una serie allarmante di dati: il costo dei danni provocati dai disastri è aumentato di 20 volte tra il decennio 1970-1979 e quello 2010-2019. Una parte di queste perdite è legata a fenomeni naturali come i terremoti. Ma un’altra è collegata all’aumento della minaccia climatica che si traduce in un maggior rischio uragani e alluvioni. Lo studio ipotizza un aumento di 15 centimetri della media dei mari che si traduce, per l’area di New York, Baltimora, Boston e Philadelphia, in un’esposizione economica che può arrivare a 7 mila miliardi di dollari.