Monfalcone / Amianto confermata l’assoluzione dell’ex direttore Fanfani

Senza entrare nei dettagli della sentenza (alcuni dei quali a quanto riferito ci paiono sinceramente quasi offensivi non solo dei morti ma anche della nostra intelligenza seppur non siamo né medici né giuristi) lo sapevamo che i tribunali non avrebbero mai confermato quanto tutti sanno e cioè che la strage per amianto è stata perfettamente consapevole.

Le vite e la salute di migliaia di operai sono state comprate in cambio di un salario per massimizzare i profitti.

Tutti sappiamo che nonostante questa sentenza la strage continua nel silenzio, nell’indifferenza e nel cinismo.

Fuori i colpevoli!

 

da Il Piccolo

Amianto, confermata in Appello l’assoluzione di Fanfani

La Corte d’Appello di Trieste ha confermato la sentenza di assoluzione nei confronti dell’ex presidente degli stabilimenti navalmeccanici Italcantieri – oggi Fincantieri – di Monfalcone, Vittorio Fanfani, nel maxiprocesso sui decessi e le malattie legate all’esposizione all’amianto. Fanfani, 92 anni, fratello dell’ex leader Dc Amintore, aveva diretto l’azienda metalmeccanica per un decennio, dal 1974 al 1984. Assieme ad altri dirigenti era stato rinviato a giudizio nel 2009 dal Tribunale di Gorizia per l’ipotesi di reato di negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme per la tutela fisica dei lavoratori, facendo svolgere – si legge nell’ordinanza di rinvio a giudizio – mansioni di saldatore comportanti l’uso di amianto in ambienti saturi della pericolosa polvere. La sentenza di assoluzione si riferisce al procedimento avviato da un lavoratore dei cantieri navali ancora in vita, al quale sono state diagnosticate lesioni pleuriche asbestosiche tipiche, secondo l’accusa, dell’esposizione all’amianto. La difesa di Fanfani, sostenuta dall’avvocato triestino Giovanni Borgna, ha sostenuto che, qualora non compromettano l’apparato respiratorio, le placche pleuriche asbestosiche non costituirebbero malattia. Sia Vittorio Fanfani, sia Giorgio Tupini, sia Manlio Lippi, questi ultimi in passato direttori dello stabilimento di Monfalcone erano stati già assolti in primo grado in tribunale a Gorizia dall’accusa di lesioni legata all’impiego dell’amianto nei cantieri di Monfalcone, non essendo stato accertato con chiarezza se la malattia contratta da ex dipendenti fosse stata causata principalmente dall’esposizione all’amianto o da altre patologie. In un processo in particolare Tupini, Vittorio Fanfani e Lippi erano stati assolti dall’accusa di lesioni seppure con la formula dubitativa dal giudice monocratico di Gorizia Emanuela Bigattin. Ed era stato lo stesso pubblico ministero Luigi Leghissa a chiederne l’assoluzione dopo che il perito aveva sostenuto che la parte lesa registrava un’alterazione della funzionalità respiratoria che poteva derivare da cause diverse da quella dell’asbestosi.

 

 

da Il Gazzettino

Amianto, processo Fincantieri: confermata l’assoluzione dell’ex direttore Fanfani

TRIESTE – La Corte d’Appello di Trieste ha confermato la sentenza di assoluzione nei confronti dell’ex direttore degli stabilimenti navalmeccanici Italcantieri – oggi Fincantieri – di Monfalcone, Vittorio Fanfani, nel maxiprocesso sui decessi e le malattie legate all’esposizione all’amianto.

Fanfani, 92 anni, fratello dell’ex leader Dc Amintore, aveva diretto i cantieri monfalconesi per un decennio, dal 1974 al 1984. Assieme ad altri dirigenti era stato rinviato a giudizio nel 2009 dal Tribunale di Gorizia per l’ipotesi di reato di negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme per la tutela fisica dei lavoratori, facendo svolgere – si legge nell’ordinanza di rinvio a giudizio – mansioni di saldatore comportanti l’uso di amianto in ambienti saturi della pericolosa polvere.

La sentenza di assoluzione si riferisce al procedimento avviato da un lavoratore dei cantieri navali ancora in vita, al quale sono state diagnosticate lesioni pleuriche asbestosiche tipiche, secondo l’accusa, dell’esposizione all’amianto. La difesa di Fanfani, sostenuta dall’avvocato triestino Giovanni Borgna, ha sostenuto che, qualora non compromettano l’apparato respiratorio, le placche pleuriche asbestosiche non costituirebbero malattia.