LAGER DI GRADISCA/ L’11 la commissione Schengen

Il Cie di Gradisca è inagibile:
visita di una delegazione Ue

Cie, immigrati

di Marco Ceci

La Commissione parlamentare Schengen, Europol e Immigrazione sarà l’11 di marzo al Centro di identificazione ed espulsione di di Gradisca d’Isonzo dopo le ultime sommosse che di fatto lo hanno reso inagibile. Il Cie di Gradisca è quello in cui si sono avuti più disordini ed episodi di violenza rispetto agli altri ubicati in varie regioni italiane.

 

Il Cie di Gradisca è inagibile: visita di una delegazione Ue

Il Sap critica in maniera aspra le condizioni in cui sono tenuti gli extracomunitari ospiti del Centro. «Situazione vergognosa»
di Marco Ceci

GRADISCA. La Commissione parlamentare Schengen, Europol e Immigrazione sarà l’11 di marzo al Centro di identificazione ed espulsione di di Gradisca d’Isonzo dopo le ultime sommosse che di fatto lo hanno reso inagibile. Lo hanno reso noto i parlamentari friulani del Pd Ivano Strizzolo e Carlo Pegorer. Prima della visita al Cie, la delegazione parlamentare si incontrerà nel municipio di Gradisca con i rappresentanti delle istituzioni locali e con i responsabili di prefettura e questura per fare il punto sulla situazione divenuta insostenibile.

Il Cie di Gradisca è il centro dove si sono avuti più disordini ed episodi di violenza rispetto agli altri ubicati in varie regioni italiane. La visita della delegazione parlamentare è ritenuta ancora più necessaria anche alla luce di possibili sviluppi circa la situazione del Nord Africa.

«Il peggiore dei serial killer ha un trattamento migliore degli immigrati detenuti nel Cie di Gradisca d’Isonzo, dove a seguito della situazione di emergenza venutasi a creare domenica scorsa vi sono condizioni di trattenimento inumane». A lanciare l’ennesimo allarme sul Centro di identificazione ed espulsione di via Udine è la segreteria provinciale del Sap (Sindacato autonomo di Polizia), che in una nota ricorda come «i 101 ospiti attuali per la quasi totalità vengono fatti alloggiare nei luoghi comuni (atri e corridoi) tra le due mense, da anni non funzionanti, mentre una parte è sistemata nell’unica stanza rimasta agibile, anche se si è provveduto a ripristinarne un’altra. A oggi vengono fatti dormire a terra, senza materassi e cuscini, con la luce accesa anche di notte. Non possono lavarsi nè farsi la barba (se non alcuni), visto che sono disponibili solo i bagni delle camere agibili (due docce per camera), senza considerare che gli è vietato anche l’accesso allo spazio comune all’aperto. Il rischio di malattie è elevato».

Ad aggravare ulteriormente la situazione e la tensione «ormai altissima sono le due ordinanze prefettizie riguardanti il divieto di fumare per gli ospiti e il ritiro dei telefoni cellulari, prevedendo l’utilizzo dei telefoni fissi della struttura (dei sei presenti solo tre sono in funzione, di cui due nella zona verde, attualmente oggetto di lavori di messa in sicurezza e dove gli ospiti vengono scortati dalla polizia per telefonare, ndr). Anche la somministrazione dei pasti è un momento di attrito che la Polizia deve contenere al chiuso e in spazi ristretti, con notevole pericolo. Per non parlare dei controlli personali mirati a reperire accendini, lamette da barba, vetro e lacci per le scarpe. Gli immigrati arrivano a chiedere di essere trasferiti in un carcere per poter consumare un pasto decente, lavarsi e dormire. Il sindacato si chiede come mai si permetta questa situazione “vergognosa”, costringendo le forze dell’ordine, non specializzate nel trattenimento di soggetti così detenuti, a un continuo contatto con gli immigrati. Chi si è assunto la responsabilità del trattenimento in queste condizioni? Un Paese civile quale è l’Italia non può tollerare in trattenimento in queste condizioni».

(06 marzo 2011)