Dal Piccolo del 05/07/12
Living Theatre, da New York per dire no alla pena di morte Fino a domenica nella sede del Germinal workshop organizzato da Gary Brackett Il regista in autunno tornerà per un progetto che coinvolgerà i detenuti
di Francesco Cardella Meno accademia e più sentimento, poca dizione ma maggior coinvolgimento e impegno sociale. Il Living Theatre, progetto originario di New York verso la fine degli anni ’40, accoglie da sempre queste tracce e cerca di farne un manifesto artistico alla portata (quasi) di tutti, suggerendo spunti politici e temi di confronto. Trieste diviene ufficialmente uno dei suoi “laboratori” itineranti, ricevendo in dote il titolo di sede ufficiale del circuito Living Theatre Europa, la sigla sorta nel 1999 e allestita in Piemonte, a Rocchetta Ligure. Il Living Theatre sbarca nel frattempo nel covo del Gruppo Anarchico Germinal di via del Bosco 52/a e abbozza i primi spunti del percorso “made in Trieste” affidato a Gary Brackett, il direttore artistico, 51 anni, nativo della Virginia, attore, pittore, regista, soprattutto ambasciatore dell’avanguardia newyorchese in campo teatrale. «Non è necessario avere esperienze specifiche alle spalle – sottolinea la guida del Living Theatre Europa – bisogna piuttosto essere aperti a vari linguaggi e all’impegno sociale, giocando sulla formazione dell’attore–ricercatore attraverso forme dinamiche che coinvolgano il binomio corpo–mente e la biomeccanica». I copioni qui possono attendere, il “gioco” parte dalla valorizzazione dei mezzi espressivi, anche fruendo di canali estrapolati da altri campi. «Tecniche provenienti dallo yoga, ribadisce il regista, dalle arti marziali come il Chi–Kung, o dalla meditazione, il training rituale e la creazione collettiva». Laboratori, spettacoli nelle piazze, sui palchi del quotidiano; più tra il pubblico che davanti al pubblico. Tra i lavori firmati da Gary Brackett figura “Mahoul, viaggio in Palestina”, allestito nei territori occupati a fianco degli attivisti e operatori sociali, lavoro divenuto poi un documentario. A Trieste il viaggio inizia con il workshop “Non in mio nome-Un’azione di protesta con la pena di morte” (lavoro che si protarrà sino a domenica e a cui è ancora possibile accedere), laboratorio teatrale che investiga nella tradizione pacifista. Durante il periodo estivo la nuova compagnia sbarcherà in altre sedi italiane, tra la Campania e il Lazio, ma in autunno farà ritorno a Trieste per un progetto, ancora da definire, ma su cui Gary Brackett intende investire in modo particolare: «Abbiamo preso dei contatti con il carcere e l’idea è quella di coinvolgere alcuni detenuti in un percorso teatrale, perfezioneremo il quadro a breve», ha detto il regista. Informazioni su www.livingeuropa.org, oppure si può telefonare al 347–8344336.