Da Il Piccolo del 14/09/10
Roghi e sciopero della fame al Cie di Gradisca
di LUIGI MURCIANO GRADISCA Cie di Gradisca senza pace: ancora una serata ad alta tensione, nella struttura per immigrati isontina. E nel centro di identificazione ed espulsione è partito lo sciopero della fame. L’allarme è scattato poco dopo le 18, quando almeno un centinaio di ospiti dell’ex caserma Polonio ha dato vita a una rivolta per protestare contro le condizioni di vita all’interno. Gli immigrati hanno dato fuoco a materassi, coperte e suppellettili nelle vasche antistanti le proprie celle in cui erano reclusi per disposizione della Prefettura in seguito alla pesante rivolta del 28 agosto. A quanto si è appreso, la sommossa segue una richiesta scritta che gli stessi clandestini avrebbero inoltrato al direttore del Cie, Luigi Del Ciello, per chiedere proprio che venisse revocata la misura del confinamento nelle celle. Non avendo trovato riscontro positivo alle proprie rivendicazioni, i clandestini hanno annunciato lo sciopero della fame. E in serata, scaduto l’ultimatum, hanno inscenato l’ennesima protesta, stavolta particolarmente massiccia. L’allarme è rientrato solamente dopo le 21, quando è stato parzialmente revocato il provvedimento restrittivo degli immigrati, che dalla tarda serata hanno potuto ricominciare ad accedere alle aree esterne, seppure soltanto in forma alternata. Resta da vedere se basterà questo per far finire lo sciopero della fame attuato dai clandestini. Il bilancio fortunatamente non conta feriti nè fra gli ospiti, nè fra le forze dell’ordine intervenute assieme agli operatori del consorzio trapanese Connecting People per sedare la sommossa e le fiamme. Non si è reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco, ma sono diverse le stanze pesantemente danneggiate. Nel frattempo, fuori dall’ex Polonio, iniziava anche sul web un insistito tam tam fra le reti antirazziste che si battono per la chiusura dei Cie, a dimostrazione dell’esistenza di contatti con l’esterno da parte degli ospiti. Allertati anche i consiglieri regionali Roberto Antonaz e Alessandro Metz, che avrebbero chiesto lumi alla Prefettura su quanto stava avvenendo dietro il muro della Polonio. Il Piccolo è riuscito ad intercettare la testimonianza diretta di uno degli immigrati. Si chiama Mounir, ha 25 anni, ed è algerino. Alle spalle una condanna – scontata completamente – a 4 anni di reclusione per detenzione e spaccio. Mounir è in Italia da quand’era adolescente e ha una famiglia che lo aspetta nel Nord Italia ma che non sa se rivedrà: lo attende il rimpatrio al termine dei sei mesi di “detenzione amministrativa” e del suo ricorso – dice – non v’è traccia. Mentre racconta concitato al telefono cosa sta accadendo, rieccheggiano in sottofondo le urla dei suoi compagni e i colpi sulle sbarre del Cie. «Abbiamo deciso di farci sentire perchè non ne possiamo più – urla – qui siamo trattati peggio dei cani: siamo in gabbia da due settimane, ci tirano fuori un’ora al mattino e una la sera. A nessuno interessa come stiamo. Ci sono persone malate di diabete e altre asmatiche che sono svenute, altri piangevano. Lì non ci abbiamo visto più. Il cibo è im mangiabile, l’acqua è dosata al massimo e per farci visitare dal medico dobbiamo diventare matti. Io ho scontato il mio debito con la giustizia, chiedevo solo un’altra possibilità e invece sto scondando una seconda condanna. Ma questa è peggio, è un inferno, perchè perfino in carcere si stava meglio»
Dal Messaggero Veneto del 14/09/10
Gradisca, nuovo tentativo di rivolta al Cie
GRADISCA. Ancora una serata ad alta tensione nel Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’Isonzo dove, poco le 18 di ieri, almeno un centinaio di immigrati ospitati nella struttura ha inscenato una rivolta incendiando materassi, coperte e suppelletteli varie. L’azione, stando a quanto si è potuto apprendere dalle testimonianze degli stessi immigrati trattenuti nel complesso di via Udine, è arrivata in risposta alla direttiva della Prefettura di Gorizia che, a seguito dei disordini scoppiati lo scorso 28 agosto, aveva disposto il confinamento nelle loro stanze degli ospiti coinvolti negli scontri con le forze dell’ordine. Un provvedimento che, nei giorni scorsi, aveva convinto gli immigrati a inviare una lettera al direttore del Cie, Luigi Del Ciello, con cui si chiedeva la revoca della disposizione restrittiva. Tra le richieste degli ospiti, oltre a un miglioramento delle condizioni generali, anche quella di poter uscire dalle stanze e accedere al cortile esterno delle camerate. Richiesta accompagnata da un ultimatum, scaduto proprio ieri, con cui gli immigrati annunciavano l’inizio dello sciopero della fame. Appurato il mancato accoglimento delle richieste, poco dopo le 18, un centinaio di immigrati ha dato vita a una serie di proteste coordinate, nel corso delle quali sono stati appiccati incendi in diverse stanze, utilizzando materassi e coperte. Immediato l’intervento degli operatori dell’ente gestore e delle forze dell’ordine che hanno provveduto a spegnere i focolai camera per camera, senza dover ricorrere all’intervento dei pompieri e ad azioni contenitive. La situazione è rientrata nella normalità solo verso le 21, quando è stato parzialmente revocato l’ordine di confinamento degli immigrati nelle loro stanze, che in tarda serata hanno potuto nuovamente accedere, seppur solo alternativamente, all’area esterna. Una protesta approdata anche sulla “rete” e seguita in diretta da alcuni siti Internet appartenenti alle reti delle associazioni antirazziste e contrarie ai Cie. A riferire di quanto stava accadendo all’interno della struttura isontina anche la testimonianza di uno degli immigrati coinvolti nella protesta, il 25enne algerino Mounir che, raggiunto telefonicamente dal nostro giornale, si è fatto portavoce della protesta: «Siamo trattati peggio dei cani, dal 28 agosto siamo rinchiusi nelle camerate, non ci lasciano uscire se non un’ora al mattino e una alla sera. Qui c’è gente malata di diabete, persone che soffrono d’asma e per ottenere le cure è un calvario. Sono stato in carcere per 4 anni, per reati connessi allo spaccio, ma qui è peggio che in galera: il cibo è pessimo, anche le razioni d’acqua sono dosate. Il mio debito con la giustizia l’ho già saldato, aspettavo una seconda occasione ma non ho notizie del mio ricorso contro il provvedimento di espulsione e non so quale sorte mi attende». Marco Ceci
Da Il Piccolo del 14/09/10
Vertice a Palazzo Torriani sul ruolo del Centro immigrati
Vi prenderanno parte sindaci, parlamentari e rappresentanti di Prefettura e Questura
GRADISCA Un vertice a Gradisca per discutere il difficile momento del Centro di identificazione ed espulsione.
È quanto sta organizzando l’amministrazione comunale nell’ottica di coinvolgere tutte le istituzioni e gli enti locali nell’affrontare il duro impatto del centro immigrati di via Udine, che mai come quest’estate ha fatto segnare una preoccupante escalation di rivolte e tentativi – spesso riusciti – di fuga dalla struttura.Il summit avrà luogo venerdì mattina a palazzo Torriani e potrà contare sulla partecipazione dei rappresentanti di Prefettura e Questura di Gorizia e di numerosi sindaci dell’Isontino, ma anche di alcuni deputati eletti sul territorio regionale. Non è ancora chiaro se alla riunione prenderà parte qualche ulteriore esponente dello Stato: la giunta gradiscana ha intensificato i contatti in questo senso ma di conferme ufficiali per ora non ve ne sono.
La Prefettura di Gorizia intanto ha autorizzato lavori straordinari di ristrutturazione all’interno del Cie. Riguardano l’adeguamento dei sistemi di sicurezza passivi: in particolare, il ripristino del sistema di telecamere a circuito chiuso, del sistema anti-intrusione a infrarossi danneggiati l’anno scorso e infine il riposizionamento di alcune sezioni delle recinzioni rimosse nel 2007 a seguito del rapporto redatto dalla commissione parlamrnetare De Mistura.
Saranno ripristinate dunque le inferriate sistemate un tempo a protezione delle camerate e, soprattutto, i cosiddetti offendicula, le sezioni ricurve normalmente poste in cima alle recinzioni. Interventi a più riprese invocati dai sindacati di Polizia, che a riguardo avevano anche richiesto il loro rivestimento in plexiglass in maniera da renderle scivolose e dunque a prova di fuga. (l.m.)
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Da troppo tempo, cioè dall’ultima rivolta di due settimane fa, i reclusi del Cie di Gradisca d’Isonzo sono tenuti chiusi a chiave nelle loro celle, e possono fare solo un’ora e mezza d’aria al giorno. Qualche giorno fa hanno scritto una lettera al direttore Luigi del Ciello, per chiedere la fine di questo trattamento, minacciando di iniziare uno sciopero della fame. Il direttore, come sempre, ha fatto finta di niente. E allora, da stamattina, i reclusi di Gradisca -pare nella sezione E- hanno cominciato a rifiutare il cibo.
Per questo stamane una 20ina di poliziotti antisommossa è entrata intimando di smettere lo sciopero e per condire il tutto pare abbia menato alcuni dei reclusi.
A questo punto e visto che nonostante lo sciopero della fame il Direttore del Centro non ha preso in considerazione le loro richieste, i reclusi hanno cominciato a bruciare tutto quello che avevano sotto mano di combustibile: materassi, vestiti, asciugamani, ma sono chiusi dentro le camerate e non riescono a respirare.
Oltre al fumo solo urla.
da Macerie e altro