Il Piccolo 12 marzo 2011
Immigrato si ferisce per protesta durante il sopralluogo parlamentare al Cie
La conclusione: «Il centro va svuotato subito e rimesso in sicurezza»
di Luigi Murciano
GRADISCA
Un immigrato che ha deciso di
“immolarsi” infliggendosi delle
ferite da taglio proprio davanti
ai loro occhi.Un piccolo arsenale
per rivolte e sommosse spuntato
magicamente dall’intercapedine
di una porta. Una sensazione
netta di disagio e degrado.
E la conclusione inevitabile: «Così
non si può andare avanti: il
centro sia svuotato e rimesso
quanto prima in sicurezza». Sono
le “istantanee” della visita
compiuta ieri dai membri del
Comitato parlamentare Schengen,
Europol ed Immigrazione
al Cie e al Cara di Gradisca. Assente
la presidente Margherita
Boniver, appena rientrata dalla
missione in Tunisia, sono stati il
vicepresidente Ivano Strizzolo
(Pd) e i senatori Carlo Pegorer
(Pd) e Piergiorgio Stiffoni (Lega)
a effettuare il sopralluogo nelle
due strutture. Mentre il centro
per richiedenti asilo non desta
particolari preoccupazioni (se
non per essere ai limiti di capienza
e per l’assenza di notizie concrete
sul trasferimento degli
ospiti nel maxi-Cara di Caltanissetta
per fare posto ai migranti
provenienti dal Maghreb) la situazione
del Cie devastato dagli
incendi è invece «oltre il livello
di guardia». Le presenze attualmente
si attestano sulle 100 unità,
una soglia «che supera ampiamente
la capienza massima
che le attuali condizioni permetterebbero
» come sottolineato
dal Prefetto di Gorizia, Marrosu.
Di 28 stanze ne sono rimaste agibili
solamente un paio – da 8 persone
l’una, ospitano in tutto 30
immigrati -, mentre gli altri 70
ospiti vivono da settimane sul
pavimento degli spazi comuni.
Secondo il questore Piovesana,
«senonè successo nulla di grave
è solo per sacrificio e professionalità
delle forze dell’ordine. Se
si vuole tenerlo aperto, il Cie va
ripensato». Mancano le condizioni
minime di sicurezza per
poliziotti e operatori, come affermano
i sindacati: «Poco personale,
messa in sicurezza discutibile
e in gravissimo ritardo: chi
ha permesso quest’escalation e
vuole si prosegua su questi binari
si assume una responsabilità
gravissima». A completare il tutto
– accusando la «Ue che ignora
i problemi dell’Italia» – va giù duro
il leghista Stiffoni. Protestano
anche le associazioni come Caritas
e Asgi, che denunciano l’impenetrabilità
del sistema-Cie e
«l’inesistenza di un dialogo con
la Prefettura». «A Gradisca c’è il
Cie dove le criticità si manifestano
con maggiore continuità – rilevano
Strizzolo, Pegorer e Stiffoni
–. La struttura non è più rispondente
alla tipologia di migranti
per cui venne concepita.
Il 60% oggi proviene dal carcere.
Soggetti a rischio, disposti a tutto
per evitare il rimpatrio. I locali
vanno resi funzionali in tempi
brevi. E in concomitanza coi lavori
il centro va certamente
svuotato». Non propriamente
musica per le orecchie del sindaco
di Gradisca, Tommasini, per
cui il Cie è «un’esperienza fallimentare,
unaferita per la città» e
va chiuso. Dal consigliere regionale
Brandolin una “sfida” all’assessore
Seganti: «Gradisca e la
provinciahannogià dato: i flussi
migratori, se necessario, vanno
spalmati in regione». Scenario
escluso appena qualche giorno
fa.
Messaggero Veneto SABATO, 12 MARZO 2011 Pagina 8 – Gorizia
Il sindaco Tommasini: basta investire sul Centro per immigrati
L’invito a chiudere Cie e Cara ripetuto ai rappresentanti del Comitato parlamentare di controllo sugli accordi di Schengen
GRADISCA. «Basta investire sul Centro immigrati. I danni che ha causato a Gradisca sono incalcolabili e la palese inagibilità del Cie ci porta a chiederne, come per il limitrofo Cara, la chiusura»: ad affondare il colpo è stato il sindaco Franco Tommasini, che all’incontro con i rappresentanti del Comitato parlamentare per gli accordi di Schengen ha ribadito anche come «Gradisca ha già dato più di quanto poteva dare».
«I danni che il centro per immigrati ha creato all’immagine di Gradisca e alla sua economia, ledendo palesemente due pilastri come il commercio e il turismo, sono inquantificabili – ha rincarato la dose Tommasini –. Nonostante la presenza costante di Prefettura e Questura, poi, i continui disordini, incendi e fughe hanno creato un senso di insicurezza insostenibile ormai nella popolazione. Su tali strutture la posizione del Comune è sempre stata chiara, ma alla luce di quanto sta succedendo ci sembra più che mai questo il momento di chiederne la chiusura. La colpa dei danni è indubbiamente degli immigrati, ma allo stato attuale siamo alle prese con una struttura ingestibile, una situazione inaccettabile sia per chi vi opera sia per gli ospiti stessi. La visita del Comitato è un momento importante, ma, alla luce delle tante promesse ricevute in passato, mi auguro che questa volta non si tratti soltanto di un incontro di facciata».
Dichiarazioni, quelle di Tommasini, diventate ancor più decise dopo la replica del senatore leghista Pier Giorgio Stiffoni («Stia tranquillo sindaco che non siamo venuti a fare turismo parlamentare») e di altre figure istituzionali, tra cui il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli, che sottolineavano l’impraticabilità di una chiusura di Cie e Cara, anche alla luce della possibile nuova ondata migratoria dal Nordafrica.
«Non viviamo sulla luna, ma è assurdo quanto sta succedendo. Torniamo a chiedere adesso la chiusura del centro per immigrati di via Udine perché quel centro è distrutto. Inutile girarci intorno: quel centro era nato per svolgere altre funzioni e piuttosto che spendere altri soldi per riadeguarlo o potenziarlo sarebbe più logico chiuderlo, anche perché per molti versi quella gradiscana s’è rivelata esperienza fallimentare. Inutile insistere».
Marco Ceci