Per approfondimenti sulla vicenda dei richiedenti asilo e Mineo:
Piccolo
Pagina 34 – Provincia
AL CIE
Tenta di ferire un agente Tunisino arrestato
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GRADISCA Autolesionismo e aggressione a un poliziotto, un arresto al Cie. Le forze dell’ordine hanno tradotto nel carcere goriziano un immigrato nordafricano con l’accusa di avere minacciato e aggredito un agente di polizia con una lametta. L’agente era intervenuto per fare desistere l’uomo dal completare un atto di autolesionismo e per poco non è stato ferito dalla furia del maghrebino. Un episodio che ben chiarisce quale sia il clima dietro il muro dell’ex Polonio. Il vicino Cara, intanto, potrebbe essere svuotato per fare fronte all’emergenza umanitaria che sta per abbattersi sulle coste siciliane. I richiedenti asilo attualmente ospitati a Gradisca potrebbero dunque essere trasferiti in Sicilia. Il piano d’emergenza varato dal ministro Maroni prevede infatti che nei Cara vengano smistati i cittadini stranieri in fuga dalla Libia. Ma torniamo alla delicatissima situazione del Cie. Nella struttura la tensione può esplodere in qualunque momento e le condizioni di vita degli immigrati “sono assurde: costretti a dormire e mangiare a terra e senza possibilità di lavarsi”. A denunciarlo senza giri di parole il Sap, sindacato autonomo di polizia, il cui segretario nazionale Dressadore ha scritto al Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione per denunciare la gravità della situazione. «La struttura è caduta letteralmente a pezzi – denuncia Dressadore – senza che venissero attuati seri interventi di ripristino, diversamente da quanto accaduto in altri Cie. La situazione attuale è incandescente e non si esclude che in qualunque momento possa essere attuato, viste le condizioni di vita all’interno, un tentativo di fuga di massa. Eppure nonostante l’evidente pericolo è stato disposto un rinforzo di sole 10 unità». Relativamente allo svuotamento del Cara, invece, l’associazione Tenda per la Pace ed i diritti esprime “sconcerto” per la decisione del Consiglio dei ministri in vista del possibile esodo di migranti sulle coste siciliane. Per fare loro posto, i richiedenti asilo già presenti nelle strutture per rifugiati di tutto il Paese sarebbero trasferiti nel “Villaggio della solidarietà” di Mineo, in provincia di Caltanissetta, un maxi-Cara da 2mila posti. Tenda per la Pace denuncia anche come il divieto di fumo disposto al Cie, dopo gli incendi delle ultime settimane, sia stato allargato anche al vicino Cara. Accendini e telefoni cellulari vengono requisiti. (l.m
Messaggero Veneto
SABATO, 05 MARZO 2011
Pagina 8 – Gorizia
Gradisca. Il sindaco si dichiara preoccupato e auspica, in tempi brevi, la soluzione dei problemi che continuano a creare gravi disagi
Allarme Cie, Tommasini alza la voce
«I cittadini devono stare tranquilli, ma le misure di sicurezza vanno ripristinate»
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GRADISCA. «Capiamo la particolarità del momento e le difficoltà che ne conseguono, ma riteniamo doveroso che si trovi nell’immediato una soluzione che possa tranquillizzare la cittadinanza e restituire un po’ di serenità a Gradisca»: l’ha ribadito il sindaco Franco Tommasini, pronto a ricordare anche come i ripetuti disordini al Cie di via Udine abbiano insinuato quotidiana preoccupazione nella popolazione gradiscana.
Un disagio che lo stesso primo cittadino non nasconde. «Se sono preoccupato? Credo sia normale alla luce di quanto sta succedendo, anche perchè tutto questo non è normale per una cittadina di meno di 7 mila abitanti. Vedo e sento la gente preoccupata, ormai se ne parla sempre di quanto sta accadendo dietro quel muro, ma da parte mia non posso che ribadire l’invito a stare tranquilli. Che soluzione auspichiamo? Credo che per quanto riguarda Gradisca ci sia ben poco da decidere: la priorità resta ovviamente quella di svuotare il centro, di ripristinare subito gli standard di sicurezza e confidiamo che si trovi in breve tempo il modo di normalizzare il tutto. Al momento, tuttavia, non abbiamo comunicazioni in merito».
Sull’operato della politica, regionale e nazionale, invece, Tommasini precisa: «La politica non solo può, ma deve sicuramente fare di più».
Sull’alta tensione al Cie gradiscano (dove martedì si è registrata anche l’aggressione di un immigrato tunisino a un poliziotto, ferito a una mano) e sulle restrizioni varate anche al limitrofo Cara (centro di accoglienza per richiedenti asilo), intanto, ieri è intervenuta anche l’associazione “Tenda per la pace e per i diritti”, denunciando come proprio al Cara «si applicano le stesse regole del Cie. Dal 1° marzo è vietato fumare al Cie e le motivazioni non sono certo di carattere salutistico, ma di sicurezza.
Le ultime azioni di protesta al Cie hanno provocato un ulteriore giro di vite da parte delle forze di sicurezza. Ma non è tutto: le stesse regole anti-fumo o anti-fuoco sono state applicate nel vicino Cara. Il divieto di utilizzo e detenzione di accendini significa costanti preoccupazioni a ogni ingresso nella struttura nei confronti di richiedenti asilo che, ricordiamo, secondo la legislazione italiana e le direttive europee non possono essere trattenuti in stato detentivo.
Nel centro, poi, oltre alle perquisizioni anti-sigarette e accendini, si è inasprito anche del telefonini cellulari con foto e videocamere, con queste persone costrette a scegliere tra i sequestro e il danneggiamento volonario dell’obiettivo da parte delle autorità. Un bel colpo secco alla telecamera: modalità piuttosto strane di dimostrare accoglienza».
Azioni pericolosamente “sospette” secondo l’associazione. «Si stanno forse implementando le misure del piano del Ministero dell’Interno per far fronte all’incremento di ingressi dal nord Africa? Al termine del consiglio dei Ministri, Maroni ha annunciato che il Consiglio ha dato “il via alla realizzazione del villaggio della solidarietà a Mineo, in una struttura privata di proprietà della Pizzarotti spa. Secondo il Governo il supercentro di Mineo farà da “modello di eccellenza in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo. Un modello che prevede il trapianto a Mineo dei richiedenti asilo ospitati oggi nei Cara italiani. Ciò a cui stiamo assistendo è un’operazione pericolosissima, in totale disaccordo con le direttive europee sull’asilo, che vedrà la creazione di un ghetto isolato e militarizzato per i richiedenti asilo politico e la trasformazione dei Cara in ulteriori centri detentivi quali sono i Cie. Non è ammissibile che in nome di un’emergenza umanitaria, gestibile in altre modalità, si smantellino esperienze già in atto e si alimenti una cultura di ghettizzazione degli stranieri, il tutto favorendo interessi privati golosi».
Marco Ceci