Arrestati i “registi” della rivolta al Cie
di Luigi Murciano GRADISCA Erano stati fra i più facinorosi protagonisti della rivolta che a metà agosto aveva messo a ferro il fuoco il Cie di Gradisca. Tre stranieri irregolari di etnia maghrebina sono stati arrestati dagli agenti delle Squadre Mobili di Gorizia, Trento e Torino con l’accusa di danneggiamento, resistenza e violenze. Due di loro, tra l’altro, erano riusciti a scappare dal centro di identificazione ed espulsione proprio a seguito di quella rivolta, e sono stati intercettati solo dopo mesi di ricerche serrate. La polizia di Gorizia ha eseguito la misura di custodia cautelare a carico di Eddine Bahajou Salah, l’unico dei tre stranieri ad essere ancora trattenuto nel Cie della cittadina isontina. L’uomo aveva già diversi precedenti penali per reati contro la persona, contro il patrimonio e in materia di armi. Nella stessa giornata i colleghi della Mobile del capoluogo piemontese hanno eseguito invece l’arresto di Youssef Binshak che, dal centro isontino, era riuscito a fuggire proprio durante i disordini: il nordafricano è stato rintracciato a Ferrara e quindi trasferito al Cie di Torino. Anche in questo caso lo straniero aveva già alle sue spalle – spiega la Questura goriziana – alcuni precedenti penali per danneggiamento. La triplice operazione si è conclusa giovedì, quando i poliziotti di Trento hanno arrestato un terzo immigrato clandestino, sempre maghrebino, Imed Takochi: anch’egli era riuscito ad evadere dal Cie di Gradisca in quelle ore roventi, trovando rifugio a Trento dove aveva già dimorato in passato e dove era ben noto alle forze dell’ordine per alcuni reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti. I tre irregolari si trovavano al Cie di Gradisca in attesa di espulsione dopo avere scontato in carcere le pene connesse ai reati commessi sul suolo italiano. A loro, secondo le accuse, si deve la “regia” delle violente proteste scoppiate in agosto contro i tempi di trattenimento al Cie e le condizioni di vita all’interno dell’ex Polonio. Il nucleo più determinato dei manifestanti si era reso responsabile di gravi episodi di danneggiamento alla struttura, «evidentemente finalizzati alla realizzazione di fughe di massa» spiega la Questura di Gorizia. Durante quei giorni segnati da altissima tensione, alcuni dei trattenuti, una volta sfondata una porta delle camerate, erano saliti sul tetto dell’edificio: dapprima – era stato appurato in seguito – avevano staccato le parti metalliche di sostegno dell’impianto d’allarme e poi si erano adoperati per danneggiare la rete metallica di protezione per consentire ad altri trattenuti di raggiungerli nelle ore successive. L’azione violenta era continuata con lo sfondamento dei pannelli divisori in plexiglass e l’invasione di altri settori del Cie. Ai danneggiamenti erano poi seguite le fughe di diversi trattenuti, mentre il danno economico arrecato alla struttura era stato quantificato in diverse decine di migliaia di euro. Le indagini della Squadra Mobile di Gorizia, mirate all’individuazione degli autori, si erano concluse con il deferimento all’autorità giudiziaria di una ventina di ospiti del Cie, con l’accusa di danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale nei confronti dei più facinorosi, quelli che – secondo le ricostruzioni – avevano promosso e persino coordinato i tentativi di fuga. I tre “capi-rivolta” sono stati identificati grazie alle immagini del sistema di videosorveglianza e per loro la locale Procura della Repubblica aveva richiesto provvedimenti restrittivi.