AGGIORNAMENTO DEL 02 SETTEMBRE dalla Tenda per la pace e i diritti:
Dal Piccolo del 01/09/13
Evasione bis dal Cie, spariti due immigrati
di Luigi Murciano Ancora evasioni dal Cie di Gradisca. L’altra sera dodici immigrati, tra i principali attori dei danneggiamenti delle scorse settimane, hanno tentato di fuggire dall’ex caserma Polonio, in cui continua l’occupazione a oltranza dei tetti. Sei hanno abbandonato presto il disegno originale, rientrando rapidamente al centro, altri sei invece sono riusciti a riguadagnare la libertà. Soltanto due di loro, però, hanno centrato realmente l’obiettivo, allontanandosi e facendo perdere le proprie tracce. Gli altri sono stati intercettati poco dopo nelle vicinanze. Dei quattro immigrati riportati dentro i cancelli del Cie, due hanno accettato, seppur controvoglia, di far rientro nelle rispettive camerate, mentre altri due hanno dato letteralmente in escandescenze, dando vita a scontri con la polizia. Scontri nei quali sono rimasti lievemente contusi due agenti. I responsabili dell’aggressione sono già stati arrestati: si tratta di due cittadini marocchini, accusati di per resistenza e violenze. Uno avrebbe alle spalle gravi precedenti per rapina. I clandestini sono riusciti a fuggire ancora una volta dal lato confinante con il vicino Cara, approfittando del clima di confusione che regna nel centro, sempre interessato dalla “protesta dei tetti”. Una forma di mobilitazione che dura ormai da tre settimane e che, nelle ultime ore, ha registrato un picco di tensione legato alla proroga del trattenimento di alcuni ospiti dell’ex caserma. Durissimo il giudizio delle forze dell’ordine sui nuovi disordini. «Ci dicano a chi consegnare le chiavi – afferma ironicamente Angelo Obit, segretario provinciale del Sap -. Era evidente fin dall’inizio che non sistemare la rete di ferro lungo il tunnel centrale sul quale si aprono le vasche (è da li che gli immigrati salgono sui tetti nrd) si sarebbe rivelato un errore». Il problema individuato più volte dagli operatori di polizia è l’uscita in massa dalle zone comuni all’aperto, subito all’esterno delle camere. «Per questo era stata suggerita l’installazione di tornelli che, come noto, sono sistemi di controllo che permettono il passaggio di una persona per volta: ma è stata brutalmente scartata». E dire che è stato rinforzato il perimetro della struttura, fatta eccezione proprio per la parte confinante con il Cara, raggiunto il quale è un gioco da ragazzi dileguarsi. Soluzioni e punti deboli a quanto pare conosciuti benissimo dagli immigrati. «Eppure – conclude Obit – non si sono adottati rimedi: si va avanti con soluzioni tampone con l’unica disposizione di gestire l’ordine evitando soluzioni di forza. A questo punto chiediamo davvero a chi dobbiamo consegnare le chiavi. Converrebbe evidentemente – conclude il segretario del Sap – occuparsi della sicurezza dei cittadini della provincia e fare prevenzione sul territorio piuttosto che della vigilanza di una struttura che, per come è congegnata ed organizzata, non consente un controllo efficace. Qualcuno grida allo scandalo tirando in ballo la presunta, e in realtà del tutto infondata, “violazione dei diritti umani”. Ma il vero scandalo è il fatto che il Cie sia un territorio franco dove è consentito violare le leggi». Sul caso Gradisca tornano a farsi sentire anche gli esponenti regionali di Sel, pronti ad attaccare in particolare le posizioni “pro Cie” del Pdl. «La linea del partito di Berlusconi è sempre la stessa: deboli con i forti e forti con i deboli – attacca Giulio Lauri -. Ai consiglieri Pdl ricordo però i pregiudicati rappresentano solo una piccola percentuale dei migranti trattenuti nei Cie. Se uno straniero arriva lì, infatti, è perchè i propri conti con la giustizia, contrariamente ad altri che in Italia commettono i reati e non vanno in carcere, li hanno già saldati».
Dal Piccolo del 31/08/13
Immigrati sui tetti, al Cie protesta a oltranza
di Luigi Murciano GRADISCA Prosegue a oltranza la protesta dei clandestini al Cie di Gradisca. Gli immigrati continuano ad alternarsi a turno nell’occupazione del tetto della struttura, che erano riusciti nuovamente a raggiungere nella serata di mercoledi. Sono una quindicina i nordafricani più determinati nella protesta. Ha raccolto le loro istanze la deputata del Sel, Serena Pellegrino, che giovedi sera ha visitato l’ex caserma Polonio: «Di scendere dal tetto non se ne parla. Il coro è unanime: non più di sei mesi di trattenimento» riferisce la parlamentare. Gli immigrati sono risaliti sul tetto, dopo che uno degli ospiti, da 16 mesi rinchiuso al Cie, si è visto prorogare di ulteriori 60 giorni la sua permanenza. Secondo Pellegrino «i consolati e le ambasciate non fanno quanto potrebbero. Forse – aggiunge – se dopo 14 mesi non sono riusciti a “riconoscere” un proprio cittadino, il problema è che non lo vogliono riconoscere». Intanto arriva la conferma della visita alla struttura, il 9 settembre, da parte del senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Altri consiglieri regionali, in una delegazione capeggiata da Giulio Lauri (Sel) avrebbero dovuto visitare il Cie nei giorni scorsi, ma per un vizio burocratico il sopralluogo è stato rinviato. «È poco condivisibile – commenta Lauri – che un consigliere regionale del territorio o i giornalisti non possano visitare il Cie e rendersi conto con i propri occhi di ciò che avviene all’interno. La normativa va cambiata e, per come sono concepiti, i centri vanno chiusi, a partire da Gradisca. E non parlerei sensazionalisticamente di “rivolta” degli ospiti, ma di una ferma e condivisibile protesta contro questo sistema inaccettabile». Prosegue anche il dibattito sulle condizioni di sicurezza della struttura: «L’occupazione di massa dei tetti poteva essere evitata con il semplice utilizzo di tornelli – è il parere del Sap espressso dal segretario provinciale Angelo Obit -. Agli agenti fa male sentir dire che all’interno del Cie non vengono rispettati i diritti umani. Le forze dell’ordine si limitano ad applicare, spesso con enorme buonsenso, una normativa democraticamente approvata dalla politica. La stessa politica che oggi soffia sul fuoco della tensione adesso dovrebbe, se lo ritiene, cambiare quelle normative alla luce delle criticità emerse. Ma non si accusi in maniera ideologica chi serve e rappresenta lo Stato». Attualmente il normale dispositivo di sicurezza prevede 4 uomini della Questura – tra cui l’ispettore di turno -, altri 4 del reparto mobile di Padova o carabinieri, 2 finanzieri e 20 militari. Solo nei momenti di difficoltà ad ogni turno vengono aggiunti 10 operatori del Reparto Mobile. Per fare un paragone, al Cie di Torino il dispositivo prevede mediamente ben 50 uomini in più, nonostante le presenze siano le medesime.
Gradisca: in quattro evadono dal Cie
Sono scappati dal lato confinante con il vicino Cara approfittando del clima di confusione
GRADISCA Ancora evasioni dal Cie di Gradisca. Nel pomeriggio di venerdi 30 agosto quattro clandestini, tra gli autori dei danneggiamenti delle scorse settimane, hanno fatto perdere le proprie tracce dall’ex caserma Polonio, di cui i “trattenuti” stanno occupando a oltranza i tetti con una nuova protesta. I clandestini sono riusciti a fuggire ancora una volta dal lato confinante con il vicino Cara, approfittando del clima di confusione di queste ore. Durissimo il giudizio delle forze dell’ordine sull’episodio. «Ci dicano a chi consegnare le chiavi».(l.m.
Dal Piccolo del 30/08/13
Proteste senza fine al Cie, altri due feriti
di Luigi Murciano GRADISCA Clandestini nuovamente sui tetti, è ancora bagarre al Cie di Gradisca. L’allarme è scattato mercoledì sera, quando un gruppo di una ventina di trattenuti all’ex Polonio ha forzato le barriere, riuscendo ad uscire dalle vasche di contenimento e a salire nella zona già teatro delle proteste dei giorni scorsi. Almeno in due hanno tentato senza successo la fuga: uno di loro si è ferito in maniera non grave cadendo a terra nel tentativo di raggiungere il muro di cinta aggrappato ad una sorta di fune rudimentale che ha cercato di agganciare alle sbarre. L’uomo non ha voluto desistere dal suo proposito (con gli agenti che avevano piazzato una scala per farlo scendere) quando la corda improvvisata ha ceduto facendogli compiere un volo di 4 metri. E’ stato soccorso dagli uomini del 118 e ricoverato al nosocomio di Gorizia, dal quale è stato dimesso facendo ritorno al Cie già durante la notte. Rovinosa caduta anche per un secondo straniero che non è riuscito a scavalcare le barriere per questione di centimetri. Non vi sono stati comunque scontri fra gli “ospiti” e le forze dell’ordine. Fonti interne alla polizia smentiscono con decisione, fra l’altro, la notizia secondo cui anche gli agenti sarebbero saliti sui tetti nel tentativo di riportare nelle camerate i “rivoltosi”. L’ordine della Questura al contrario è quello di controllare la situazione evitando il contatto fisico. I trattenuti, quattordici, hanno continuato ad occupare il tetto per tutta la giornata, dichiarando di volervi rimanere ad oltranza. Il “casus belli” della nuova protesta sono state le convalide di fermo per altri due mesi comminate dal giudice di pace nei confronti di 4 delle persone trattenute al Cie, una delle quali si trova all’ex Polonio da ormai 14 mesi. Altre persone colpite dal provvedimento hanno moglie e figli nel nostro Paese. Altri due avrebbero inoltrato senza successo richiesta di rimpatrio . Torna quindi d’attualità il tema dei tempi di “detenzione” nei Cie, tempi che sono acuiti anche dalla lentezza e a volte negligenza con cui i Paesi d’origine di queste persone colpite da decreto di espulsione avviano le procedure di rimpatrio. «Non abbiamo prospettive», «La vita qui non conta più niente», «Siamo come cani, molto meglio il carcere». Altri ospiti hanno persino chiesto il trasferimento in altri Cie. Nel frattempo il trattenuto agerino che aveva spaccato il naso ad un operatore con un pugno al volto è stato processato per direttissima e condannato a sei mesi di reclusione. E’ stato tradotto a Gorizia, nella casa circondariale via Barzellini. Ieri sera l’on. Serena Pellegrino (Sel) ha svolto una nuova visita al Cie per proporre eventuali mediazioni. La nuova protesta è andata in scena proprio quando a Roma si è svolto un incontro fra i funzionari del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione e le Questure il cui territorio ospita un Cie. Sul tavolo le criticità di questi giorni e le possibili soluzioni operative.
Il Pdl: «A Gradisca delinquenti comuni»
Sul caso del Cie di Gradisca e sulla sua eventuale chiusura si muove anche la politica. In una lettera al presidente della Regione Serracchiani, i consiglieri del Pdl Ziberna, Novelli, Colautti, Cargnelutti, Ciriani e Riccardi esprimono la loro «perplessità». «Noi riteniamo – scrivono – che su problemi di questa portata, che si ripercuotono in diversi quanto delicati ambiti (dalla sicurezza degli ospiti a quella della popolazione, alle condizioni di vita all’interno delle strutture ed a quelle degli operatori di polizia, sino alle relazioni internazionali), si debba abbandonare quella demagogia con cui questa Giunta ha prevalentemente operato. Chi oggi chiede tout court la chiusura dei Cie in Italia – continuano i berluscones – è come se chiedesse la chiusura delle carceri e la conseguente messa in libertà dei detenuti. Perché chi fa questa proposta deve avere il coraggio di dire ai cittadini che la maggior parte dei clandestini stanno scontando pene detentive per stupro, rapina, spaccio di stupefacenti, violenza».
Dal Piccolo on line del 29/08/13
Immigrati di nuovo sul tetto del Cie di Gradisca: un ferito
Venti ospiti del Cie sono saliti attorno alle 23 sul tetto della struttura, scandendo lo slogan “Libertà! Libertà!”
Nuova rivolta al Cie di Gradisca. Venti ospiti della struttura per immigrati, sono saliti sui tetti attorno alle 23. Non si hanno notizie di feriti anche se sul posto è intervenuta l’ambulanza del 118. Al contrario delle altre volte, non sono stati allertati i vigili del fuoco. Sui tetti gli immigrati scandiscono lo slogan “libertà!libertà”. Un immigrato è caduto dal tetto ed è stato portato con l’ambulanza all’ospedale di Gorizia.
Dal Piccolo del 29/08/13
Immigrato aggredisce un operatore del Cie
di Luigi Murciano GRADISCA Con un cazzotto rompe il naso a un operatore del Cie di Gradisca: «Meglio andare in carcere che stare in questo inferno». È stato accontentato: prima con l’arresto, poi con il processo per direttissima. Protagonista dell’ennesimo episodio di tensione dentro le mure del centro isontino, un cittadino algerino, 38enne, di cui non sono state rese note le generalità. I dettagli dell’accaduto sono piuttosto frammentari, ma raccontano di una vera e propria aggressione che il nordafricano avrebbe perpetrato nei confronti di un dipendente della Connecting People, il consorzio siciliano che gestisce la struttura. L’aggredito sarebbe anch’esso del Nord Africa: un uomo di nazionalità marocchina, ma residente da tempo a Gradisca dove abita con la famiglia. Non è chiaro se il gesto sia scaturito da precedenti dissapori fra i due nordafricani o se piuttosto sia stato causato da un improvviso diverbio. Di certo l’algerino secondo la testimonianza di alcuni operatori avrebbe affermato in quei momenti “caldi” di non avere niente da perdere e di preferire di gran lunga una detenzione in carcere alla permanenza a tempo indeterminato nel Cie. «È un messaggio molto pericoloso – confida un operatore – perchè rischia di ingenerare altri episodi violenti. Siamo abituati alle continue minacce ma in questi giorni in molti hanno soffiato sul fuoco della tensione e la situazione all’interno è ancora molto delicata. Il Cie è peggio di un penitenziario? Vero o falso che sia – aggiunge -, se fra gli ospiti passasse il concetto che aggredire gli operatori vale un trasferimento in carcere qui dentro diventerebbe ancor di più un incubo». Nei mesi scorsi una dipendente era stata colpita alla testa con un lucchetto da un trattenuto al Cie di Gradisca. Intanto trapela anche la notizia che a Ferragosto ai dipendenti sono stati pagati gli stipendi di maggio. Sono quindi sempre tre le mensilità arretrate per dei lavoratori che continuano ad operare in condizioni estremamente complesse. Il Sap, sindacato autonomo di polizia, ha recentemente auspicato che gli operatori possano essere formati professionalmente per gestire situazioni di questo tipo anzichè essere mandati allo sbaraglio. Forze dell’ordine e militari come noto presidiano il perimetro esterno dell’ex Polonio e intervengono soltanto in caso di emergenze.