CIE DI GRADISCA: rassegna stampa del 5 agosto

Dal Piccolo del 05/08/10

La fuga dal Cie finisce su internet

 

GRADISCA E l’ evasione dal Cie finisce in diretta radio sul web. Con una nuova denuncia: «Ci hanno rinchiusi nelle celle nonostante sia proibito dalla Prefettura» L’ultima fuga dalla struttura immigrati di Gradisca, che ha visto 12 clandestini nordafricani riuscire ad eludere la sorveglianza e far disperdere le proprie tracce, è stata raccontata praticamente in diretta telefonica da un immigrato a radio Blackout, un network vicino alla galassia no-global. E successivamente il suo intervento è stato pubblicato in streaming su un sito internet. L’ospite del Cie di Gradisca, a cui mancavano pochi giorni per il rimpatrio, ha fatto esplodere la sua gioia per la fuga riuscita dei compagni di detenzione, raccontando alcuni particolari in più sulla sommossa. Dopo la rivolta interna culminata nel tentativo di fuga di una trentina di nordafricani e culminata nel ferimento di un algerino, la struttura per immigrati di via Udine si è dunque nuovamente confermata un autentico colabrodo da 17 milioni di euro. Approfittando del fatto che, per punizione, erano stati chiusi a chiave nelle celle – pare che questa misura fosse stata apertamente sconsigliata dalla Prefettura all’ente gestore della struttura – e che la porta non venisse aperta neanche per portare il cibo. Attorno alle 15 alcuni clandestini di etnia maghrebina si sono messi al lavoro per praticare un buco nel soffitto o comunque forzare, come ormai abitudine, una grata per poi raggiungere il tetto. Da lì hanno provato a scappare in 20: inizialmente ce l’hanno fatta in nove, ma successivamente altri tre nordafricani sono riusciti a scavalcare il muro e darsi alla macchia. «Sono contento per loro, questo è un posto di m…Ci passano il cibo sotto le porte, come i cani. Sto da dio a sapere che sono scappati da questo carcere di massima sicurezza». Che poi tanto inespugnabile non è: all’ex caserma Polonio si attende da oltre un anno l’intervento chiamato a rendere il centro di identificazione ed espulsione una struttura finalmente a prova di fughe e rivolte interne. (l.m.)

 

 

Dal Messaggero Veneto del 05/08/10

«Al Cie lavoriamo nel terrore»

 

GRADISCA. Il Cie di Gradisca «è un carcere a basso costo che utilizza una struttura totalmente inadeguata». Arriva dall’interno il nuovo allarme sul Centro di identificazione ed espulsione di via Udine e a lanciarlo è il personale dell’ente gestore della struttura (il consorzio cooperativistico trapanese “Connecting people”). Una vera e propria denuncia quella degli operatori, costretti a convivere quotidianamente con minacce e aggressioni. «Da luglio 2009 – ricordano i portavoce del personale adibito ai servizi interni del Cie – abbiamo subìto 15 aggressioni, in due casi estremamente gravi e la situazione non è migliorata. Siamo costretti a lavorare nel terrore, in una situazione di totale insicurezza, con telecamere spente e sensori a infrarossi fuori uso a seguito dei ripetuti tentativi di fuga. Molte delle paratie in vetro antisfondamento posizionate nelle camerate, poi, sono ormai sbriciolate, ma da settimane non vengono sostituite. Lavoriamo e viviamo con il fondato timore che possa succedere qualcosa di veramente grave». Personale che denuncia anche un sottodimensionamento delle presenze nei tre turni giornalieri. «Il giorno siamo in 5-6, la notte, il turno potenzialmente più pericoloso, capita spesso di operare in 3 persone. È vero, poi, che il regolamento interno prevede 6-7 persone per turno, ma quel documento risale ancora a quando la struttura era adibita a centro di accoglienza: il Cie è una cosa completamente diversa». Lamentale, sostengono gli operatori del Cie, più volte avanzate a Prefettura e Questura di Gorizia. «In concreto, purtroppo, è cambiato poco o nulla, la situazione resta insostenibile, anche perché gli immigrati ospiti del Cie, molti dei quali provenienti dal circuito carcerario, hanno capito che possono sfruttare a loro favore tale situazione». Cie di Gradisca dove, ieri, sono ripresi i trasferimenti. In mattinata, infatti, 5 clandestini sono stati dimessi con il foglio di via (l’invito ad abbandonare il paese entro 5 giorni) per decorrenza dei 6 mesi previsti come limite massimo per il trattenimento amministrativo mentre nel primo pomeriggio, scortati dalle forze dell’ordine, sono stati introdotti nella struttura altri 11, trasferiti da Cagliari a bordo di un volo charter. (ma.ce.)