Dal Piccolo del 31/08/10
«Al Cie di Gradisca la polizia è responsabile della vigilanza esterna»
di GIOVANNI TOMASIN GRADISCA «La gestione degli ospiti del Centro di identificazione e espulsione non è competenza della polizia, noi ci occupiamo soltanto della vigilanza nella fascia esterna del centro». In occasione della sua prima visita al Cie, il nuovo questore di Gorizia Pier Riccardo Piovesana coglie l’occasione per specificare che le possibilità d’intervento della polizia all’interno del Cie sono limitate. Ma dopo le rivolte e le evasioni degli ultimi giorni, che hanno portato anche al ferimento di 6 militari, la situazione nel centro è più che mai bollente . I DANNI. «Durante il sopralluogo ho potuto constatare che i danni provocati dalla rivolta non sono gravi come si era pensato in un primo momento – ha dichiarato il questore all’uscita dal Cie -. Ma la recinzione e i sistemi di videosorveglianza della struttura devono essere potenziati con urgenza». Il rinnovo del sistema di sicurezza, specifica il questore, va portato avanti tenendo conto dello statuto peculiare del Cie: «Il centro non è un carcere, e le persone al suo interno non sono detenuti – spiega -: sono trattenuti per motivi amministrativi. Quindi ogni potenziamento degli apparati di sicurezza va condotto rispettando la loro dignità e incolumità». LA PROPOSTA. Piovesana commenta con diplomazia la proposta dell’assessore regionale Federica Seganti (Lega Nord) di trasformare i Cie in vere e proprie prigioni: «È una valutazione di carattere squisitamente politico – afferma il questore -. Se la politica deciderà di cambiare la legge e di trasformare le persone trattenute in detenuti la polizia agirà di conseguenza. Al momento, però, abbiamo a che fare con individui trattenuti amministrativamente, e non con carcerati». IL MINISTERO. Sui gravi fatti accaduti in questi giorni al Cie e sulla proposta delle Seganti abbiamo interpellato per telefono e con e-mail il ministro dell’Interno Maroni, ma fino a ieri sera nessuna risposta è giunta dal Viminale. L’OPPOSIZIONE. Nel frattempo la proposta di Seganti scatena le reazioni dell’opposizione. «I Cie sono già carceri da tempo – dice il consigliere regionale del partito democratico Paolo Menis -. Questi centri non sono più luoghi di accoglienza ma di detenzione, privi però delle garanzie giuridiche e di rispetto dei diritti umani che uno Stato civile dovrebbe sempre garantire». «Sarebbe interessante piuttosto che l’assessore spiegasse ai cittadini perché sono diventati tali – prosegue Menis -, ovvero che cosa ha fatto la sua giunta per queste strutture in questi anni e perché il capogruppo regionale chiede altri soldi. Forse alla Lega non sono bastati i 32 milioni di euro spesi negli ultimi tre anni a trovare quelle poche risorse che sarebbero state sufficienti agli adeguamenti che oggi vengono evocati come la panacea di tutti i mali?». I SINDACATI. Sul tema interviene anche il Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori polizia), che propone due alternative per ridurre la sequela di rivolte all’interno del centro: «O il Cie, fermo restando la necessità di ripristinare con estrema urgenza tutti i sistemi di sicurezza previsti, viene ridimensionato di almeno due terzi e quindi ricondotto a dimensioni più consone e tollerabili al territorio che lo ospita – afferma il Siulp in un comunicato -. Oppure, qualora si volesse continuare a sacrificare Gorizia sull’altare di ”città-Cie d’Italia”, si provveda a raddoppiare gli organizi assegnando al contempo un funzionario a tempo pieno, nonché a incrementare le risorse economiche necessarie al mantenimento della mega struttura»
Dal Messaggero Veneto del 31/08/10
Il Siulp: al Cie situazione insostenibile
GORIZIA. Il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Gradisca d’isonzo «rappresenta una grave problematica per tutta la regione. Prima o poi può scapparci il dramma». A lanciare l’allarme al di fuori dei confini goriziani, dopo le rivolte scoppiate nella struttura isontina nelle giornate di venerdì e sabato e conclusesi con un bilancio di otto immigrati fuggiti, sei militari della “Brigata Ariete” di Pordenone feriti e due immigrati arrestati, è stata la segreteria provinciale del Siulp (Sindacato italiano lavoratori di Polizia), che in una nota «dice basta alla città/Cie d’Italia». Basta anche alle dichiarazioni dell’assessore regionale alla sicurezza, Federica Seganti «se ai proclami non seguono fatti concreti. Non se ne può più di attendere con il patema d’animo che da un momento all’altro al Cie di Gradisca ci scappi il dramma». Tra i destinatari della presa di posizione del Siulp anche la Regione e il governatore. «Potrebbe decisamente contribuire di più, se davvero volesse risolvere la grave problematica che il Cie rappresenta per Gorizia ma più in generale per l’intero Friuli Venezia Giulia. In tal senso sarebbe un segnale importante l’interessamento diretto del presidente Tondo». Pesanti responsabilità, tuttavia, il sindacato di Polizia (minacciando al contempo azioni di protesta), le imputa anche al Comitato provinciale di Gorizia per l’ordine e la sicurezza pubblica. «Il problema è chiaro e le soluzioni praticabili pure: o il Cie di Gradisca d’Isonzo, fermo restando la necessità di ripristinare con estrema urgenza tutti i sistemi di sicurezza previsti, viene ridimensionato di almeno due terzi e, quindi, ricondotto a dimensioni più consone e tollerabili al territorio che lo ospita oppure, qualora si volesse continuare a sacrificare Gorizia sull’altare della città/Cie d’Italia, si provveda quantomeno a raddoppiare gli organici assegnando nel contempo un funzionario a tempo pieno, nonchè a incrementare le risorse economiche necessarie al mantenimento della mega struttura. Non è possibile che la seconda struttura di trattenimento più grande del Paese, per costruire la quale non si è badato a spese oggi venga gestita in economia. Poichè non è più tollerabile assistere a questo stato di inerzia da parte di tutte le istituzioni che a diverso titolo dovrebbero occuparsene, il Siulp ha in animo di organizzare forme di protesta più eclatanti qualora in tempi rapidi non siano adottate le misure necessarie». Ieri mattina, intanto, il nuovo questore di Gorizia, Pier Riccardo Piovesana, ha visitato il Cie isontino, riconoscendo come la struttura sia «molto complessa da gestire, in quanto destinata a trattenere persone in regime amministrativo e non in stato di carcerazione. I lavori per il ripristino e l’incremento della sicurezza interna sono assolutamente necessari anche se i danni riportati nel corso delle ultime due rivolte sono tutt’altro che ingenti». In contemporanea al tribunale di Gorizia sono comparsi davanti al Giudice i due immigrati clandestini (un marocchino e un tunisino) ritenuti tra i principali responsabili dei disordini di venerdì e sabato: per entrambi è stato convalidato l’arresto e, quanto al processo, l’udienza è stata aggiornata il 7 settembre per il procedimento con rito abbreviato. Marco Ceci
Bisogna alzare il livello di sicurezza del Cie»
GRADISCA. «I danni riportati dalla struttura sono fortunatamente limitati, ma è evidente che bisogna provvedere immediatamente alle riparazioni, come del resto ai lavori, già previsti, che potranno elevare il livello di sicurezza del complesso». Una diagnosi precisa, quella stilata dal questore di Gorizia Pier Riccardo Piovesana, al termine della sua prima visita ufficiale, durata circa un’ora, al Centro d’identificazione ed espulsione (Cie) di via Udine, effettuata a poco più di 24 ore dai disordini che, sabato notte, aveva provocato il ferimento di sei militari della “Brigata Ariete” di Pordenone e portato all’arresto di due immigrati, ritenuti i capi della rivolta. «La mia è stata una visita squisitamente tecnica, nel corso della quale ho potuto constatare la complessità della struttura che, non dobbiamo dimenticarlo, ospita persone trattenute con provvedimento amministrativo e non trattenuti in stato di reclusione. Questa particolarità comporta un’azione specifica, calibrata su misura e proprio per questo complessa. In questo senso ho rivolto a tutto il personale che opera all’interno della struttura il più sincero apprezzamento per l’opera svolta, con abnegazione e professionalità». Sul ferimento dei sei militari nel corso della rivolta di sabato, invece, il nuovo questore, che in precedenza aveva rivolto (assieme al sindaco di Gradisca) gli auguri di pronta guarigione ai feriti, ha precisato: «Ho ottenuto rassicurazioni sulle condizioni dei sei militari rimasti feriti mentre prestavano servizio». La situazione al Cie, intanto, è tornata alla tranquillità secondo Piovesana: «Ospiti confinati nelle loro stanze? Alla Questura compete il sistema operativo esterno alla struttura, non quello interno». (ma.ce.)