Dal Messaggero Veneto del 10/03/11
Lavori a rilento nelle zone danneggiate
GRADISCA. Due sole stanze agibili sulle 28 totali e prima serie di lavori di adeguamento e messa in sicurezza della struttura conclusi non prima di aprile. Il Cie di Gradisca d’Isonzo continua a funzionare in regime d’emergenza, con una settantina dei 101 ospiti attuali ancora ospitata in sistemazione di fortuna (materassi sistemati alla bene e meglio nei corridoi, locali mensa e centralino) e al momento non è ancora stata presa una decisione in merito al ripristino delle 22 stanze comprese nelle zone “rossa” (8 camere) e “blu” (16 camere), tutte rimaste pesantemente danneggiate dagli incendi appiccati nel corso degli ultimi mesi durante le rivolte degli immigrati. Incertezza dovuta anche ai costi che una simile operazione comporta, visto che un primo preventivo di spesa aveva indicato in circa 8 mila euro il costo per il ripristino di una singola stanza, in regime standard predisposta per ospitare 8 persone. Diverso, invece, il discorso per la zona “verde”, la più vicina alla porta carraia e dotata di sole 4 stanze: l’area, infatti, è la prima ad essere stata oggetta dei lavori di adeguamento della struttura decisi dal Viminale e appaltati per circa un milione e mezzo di euro. Un intervento che prevede l’innalzamento di circa un metro e mezzo delle recinzioni perimetrali, la rivisitazione e il potenziamento del circuito di telecamere a circuito chiuso e la realizzazione ex novo di un sistema anti-intruisione a infrarossi, predisposto per segnalare eventualimovimenti sia lungo il perimetro del centro che sui tetti. Lungo le recinzioni, inoltre, è prevista anche la sistemazione di pannelli in plexiglas per evitare lo scavalcamento delle stesse. Praticamente inutilizzabili, invece, i sistemi infrarossi e di telecamere già esistenti, anch’essi pesantemente danneggiati nel corso delle continui rivolte dei mesi scorsi. (ma.ce.)
Seganti: «No ai profughi in Friuli Vg Costruiamo i Cie dove non ci sono»
Una posizione in linea con quella, seppur più colorita, espressa nei giorni scorsi dal collega di partito e capogruppo del Carroccio in consiglio regionale, Danilo Narduzzi, che in merito a possibili nuovi arrivi di immigrati in Friuli Venezia Giulia aveva dichiarato: «Che trovino sistemazione a Lampedusa o in Aspromonte, non vogliamo i profughi della Libia in regione».
Al momento impensabile per la Seganti anche ipotizzare uno svuotamento del Cara di Gradisca (138 posti di capienza e 127 ospiti a ieri), con trasferimento dei suoi ospiti nel villaggio catanese di Mineo, pronto entro il fine settimana e dove il Viminale vorrebbe trasferire duemila dei circa 2.300 richiedenti asilo attualmente ospitati nei Cara italiani. Soluzione che renderebbe la struttura isontina pronta ad accogliere immigrati provenienti da Lampedusa, con il concreto rischio di trasformarsi in un secondo Cie.
«Soluzione – osserva la Seganti – che potrebbe essere possibile qualora ci fossero gli investimenti e le attività necessarie sul territorio, ma la realtà è che oggi come oggi il Cara di Gradisca non è assolutamente attrezzato per ospitare immigrati di questa tipologia. Invece di pensare a una simile ipotesi che i soldi li utilizzino prima in altre regioni, per costruire altri Cie invece che trasformare, o rischiare di farlo, il Cara di Gradisca. Per quanto ci riguarda continuamo a lavorare affinchè arrivino meno immigrati possibile in regione. Abbiamo già una situazione grave e il buon senso consiglierebbe di risolvere prima la situazione di oggettiva criticità del Cie di Gradisca».
Sulla notizia che la prefettura di Gorizia non è ancora stata invitata dal Viminale a individuare ulteriori siti idonei per fronteggiare l’emergenza immigrazione, proprio alla luce della presenza sul territorio isontino di un Cie e di un Cara, invece, l’assessore regionale precisa: «Il Cie e il Cara sono ubicati in provincia di Gorizia, ma sono strutture che hanno una notevole rilevanza regionale. Quando in tutte le regioni ci saranno strutture con questa incidenza rispetto alla polazione residente, allora verificheremo il da farsi anche da noi. A livello politico, in questo momento, la Regione non può assolutamente dare disponibilità in questo senso, non abbiamo individuato alcun sito idoneo alternativo alle strutture gradiscane per fronteggiare i flussi migratori. Non possiamo dimenticare, poi, che la nostra regione recepisce già flussi di migranti provenienti dai confini con Austria e Slovenia. Svolgiamo già quotidianamente un servizio rilevante per la politica migratoria nazionale e abbiamo il Cara più grande del nord Italia».
A confermare come il trasferimento dei 127 ospiti del Cara di Gradisca nel villaggio catanese di Mineo resti al momento una semplice ipotesi anche le parole della direttrice della struttura, Giorgia Savoja: «Non è un’operazione realizzabile in poche ore e al momento non abbiamo alcuna comunicazione ufficiale in merito da parte del ministero dell’Interno».
Marco Ceci
Appalto Cie, sub judice 4 offerte su 6
GRADISCA. È il costituendo raggruppamento temporaneo d’impresa guidato dalla francese Gepsa (in associazione con Cofely Italia e le romane Acuarinto e Sinergasia) a occupare provvisoriamente, dopo l’apertura in Prefettura delle buste con le offerte economiche dei 6 soggetti in gara) il primo posto nella graduatoria per l’assegnazione dell’appalto triennale di Cie e Cara.
A seguire l’attuale gestore, il consorzio cooperativistico trapanese Connecting people, la cooperativa Minerva di Savogna e la cooperativa sociale La Ghirlandina di Modena. Tutte e 4 le offerte, tuttavia, sono sub judice, in quanto la Prefettura le ha considerate anomale, mentre sono risultate in regola la cooperativa Albatros di Caltanisetta e l’Ordine dei Cavalieri di Malta.
«È stata una tappa interlocutoria – ha detto il prefetto vicario Gloria Allegretto –. Una volta aperte le offerte economiche si è proceduto a stilare una graduatoria provvisoria e stabilire quella che è la soglia di anomalia, sotto la quale sono risultate le prime quattro ditte della graduatoria provvisoria. Sulla base di tale anomalia abbiamo concesso ulteriori 15 giorni alle suddette imprese per spiegare nel dettaglio i singoli capitolati di spesa al fine di valutare l’effettiva sostenibilità delle offerte. Dopo i 15 giorni la prefettura, in quanto ente appaltante, potrà stilare una classifica più veritiera, seppur sempre provvisoria, mentre confidiamo di arrivare alla graduatoria definitiva entro la fine del mese. Considerando i tempi tecnici, tuttavia, è plausibile che il nuovo gestore di Cie e Cara gradiscani entri in carico a maggio».
Aggiudicazione che viene fatta sulla base dei punteggi accumulati nelle due offerte: quella tecnica (risorse personale, incremento servizi notturni, struttura organizzativa, proposte migliorative e referenze) e quella economica. La miglior valutazione tecnica è quella della Connecting People (60 punti, il massimo), seguita da Minerva (57), Gepsa (56.5), Albatros (52), La Ghirlandina (50.5) e Ordine di Malta (25.25). L’offerta economica più bassa, invece, è stata quella presentata da Gepsa con circa 14.6 milioni di euro per tre anni (34.6 euro al giorgno per ogni ospite).
Seconda Connecting people con 16.9 milioni di euro (40 euro al giorno per ospite, contro i 42 che incassa nell’attuale gestione), poi Minerva e Ghirlandina, distanti poche migliaia di euro, entrambe con circa 18 milioni (circa 42,7 euro al giorno per ospite). L’Ordine di Malta ha offerto 17.5 milioni, mentre la richiesta più alta è quella presentata da Albatros con 23.7 milioni di euro.
Marco Ceci